This contribution opens with a brief reflection on theoretical archaeology and practical material... more This contribution opens with a brief reflection on theoretical archaeology and practical material classification activities. Following this, the various questions that can be asked of the finds to be classified and how they condition the construction of typologies will be briefly addressed. Questions on chronology and technology; questions on the technoanthropological context of use that force us to raise our gaze from the individual artefact to the surrounding universe; questions on the social use of artefacts (for distinctions of rank, gender, age, etc., but also for interactions aimed at establishing, or overcoming, limits and boundaries); questions on artefacts as means of exchange (of goods, but also of information or values); questions on what people thought of the artefacts they had (importance, but also indifference or rejection). An example, from an archaeological excavation, will show that everything also holds in the attempt to move from our etic classifications to emic classifications closer to the thinking of our past information. In conclusion, a brief reflection is proposed on the importance of distinguishing not only recurring types but variants and special cases; on the usefulness of moving from reflections on the agency of single objects to reflections extended to collective habitus; on the definition of material culture as a complex object of investigation for which adequate classificatory reasoning is required. Keywords: study questions and approaches, agency, habitus, material culture, attributes, types, variants
Copertina e indice.
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinveniment... more Copertina e indice.
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinvenimenti preistorici hanno da tempo attirato l'attenzione di storici e archeologi su Filattiera. Il presente fascicolo racconta, in breve, i risultati di ricerche e scavi iniziati sistematicamente nel 1981 che aiutano a comprendere un territorio ricco di importanti testimonianze preistoriche, romane, medievali, postmedievali.
Intervista di Valentina Cabiale. Questa intervista è la trascrizione di una lunga chiacchierata c... more Intervista di Valentina Cabiale. Questa intervista è la trascrizione di una lunga chiacchierata con un archeologo molto conosciuto in ambito specialistico, in particolare per i suoi studi di archeologia della produzione, archeologia teorica e metodologia della ricerca.
Quella del tesoro di Dorak è la storia di un tesoro disegnato e mai fotografato, forse esposto e ... more Quella del tesoro di Dorak è la storia di un tesoro disegnato e mai fotografato, forse esposto e poi nascosto in qualche museo, sicuramente mai studiato in modo rigoroso. Una vicenda, misteriosa ma reale, in cui il non detto inquieta ancora coloro che hanno sempre nascosto una parte importante della storia dell’archeologia colonialista. Protagonisti della storia sono un archeologo inglese e i giornalisti che raccontarono lo scandalo del tesoro scomparso, senza dimenticare una donna, bellissima e misteriosa, che viaggiava in treno indossando gioielli preistorici, poi scomparsa come in un sogno. Condurre un’inchiesta sessant’anni dopo, senza neppure la certezza di dove fosse il luogo del delitto, è, ovviamente e a pieno titolo, Archeologia. Significa ripartire dai documenti, dalle lettere e dalle dichiarazioni alla stampa e confrontarli con i disegni originali dei reperti, ragionare dell’affidabilità di alcuni fra i più grandi nomi dell’archeologia novecentesca e attuale. Significa recuperare alla storia della disciplina e a quella dei popoli anatolici almeno quella parte di verità che sembra incontrovertibile. Senza preconcetti e pregiudizi, ma anche senza timori reverenziali di fronte a chi, la storia del tesoro scomparso, avrebbe dovuto raccontarla per tempo e in prima persona.
Recensione del volume di Luca Pisoni, Il bagaglio intimo. Gli oggetti dei migranti in viaggio ve... more Recensione del volume di Luca Pisoni, Il bagaglio intimo. Gli oggetti dei migranti in viaggio verso l’Europa.
Abstract
I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza... more Abstract I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza facile distinguere più tradizioni disciplinari che, talvolta, sono diventate vere e proprie scuole. Fra queste sono universalmente note la scuola francese e quella anglosassone, mentre la situazione italiana sembra più complessa e mutevole. Trenta e più anni fa, il paradigma marxista era così forte da subordinare l’analisi della produzione all’interpretazione socio economica e di ciò è esempio la definizione del modo di produzione schiavistico, ma anche quella della signoria mineraria medievale. Più che ai prodotti si guardava alle merci. Con la crisi del marxismo, rapidamente, si sono, però, persi molti riferimenti interpretativi e l’analisi della cultura materiale è divenuta spaesata elencazione dell’equipaggiamento in uso nei diversi contesti. A interpretazioni talvolta discutibili si sono sostituite descrizioni ipotizzate migliori solo perché supportate da analisi archeometriche. Il bambino non è però stato gettato con l’acqua sporca e, con il tempo, sono state condotte molte ricerche che hanno aperto nuove prospettive. Tali ricerche, oltre ad avere valenza locale, sono significative perché dimostrano che si può legare l’analisi tecnica della produzione - i cicli – allo studio delle condizioni materiali della medesima, dei rapporti sociali, del territorio. I reperti sono così stati studiati in quanto prodotti e al tempo stesso, oltre che come merci, come indicatori ambientali e di status sociale. In tal senso gli archeologi hanno evitato i più banali percorsi di ricerca messi a punto dagli storici della tecnica, ma anche le discussioni inutilmente teoriche, per confrontarsi con gli storici, gli etnografi, i geografi. In tal modo crediamo si sia costituita una via italiana all’archeologia della produzione, e, forse, all’archeologia tout court. Una via non istituzionalizzata o riconosciuta, ma capace di affrontare campi di ricerca disparati e mettere in valore indicatori eterogenei, ognuno con un proprio specifico potenziale informativo: dalle frecce litiche alla ceramica, all’edilizia, ai frantoi, alle scorie, al pentolame di pietra ollare, alle campane, alle fornaci vetrarie, alle macchine per torcere la seta. Lo studio della produzione si è così visto non separabile dall’indagine dei meccanismi di scambio e dalle logiche del consumo, mentre la cultura materiale di ogni gruppo si è compreso essere funzione, nel medesimo tempo, dei comportamenti pratici e delle idee socialmente condivise.
Homo sapiens è anche homo faber ed è homo narrans. Nel presente contributo si discute quindi di p... more Homo sapiens è anche homo faber ed è homo narrans. Nel presente contributo si discute quindi di produzione di manufatti, sapere tecnico, abilità narrative, costruzione di storie, relazioni sociali, storia della cultura materiale. Perché lo storytelling non sia solo divulgazione edulcorata, ma occasione di riflessione sul fare storia a partire da manufatti altrimenti destinati a rimanere muti. Parole chiave: Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati. Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica.
297) GIANNICHEDDA E., Recensione a Antonio Frova Archeologo e maestro. Atti della giornata in ric... more 297) GIANNICHEDDA E., Recensione a Antonio Frova Archeologo e maestro. Atti della giornata in ricordo di Antonio Frova, Milano, 25 maggio 2009, a cura di G. Cavalieri Manasse, S. Lusuardi Siena, E. Roffia, Quaderni del Centro Studi Lunensi, n. 9 (nuova serie), 2013, in Rivista di Studi Liguri, LXXX-LXXXI, 2014-2015 (ma 2018), pp. 247 – 251.
Ripartendo dal volume scritto con Tiziano Mannoni nel 1996, nel presente contributo si affrontano... more Ripartendo dal volume scritto con Tiziano Mannoni nel 1996, nel presente contributo si affrontano diverse questioni: l’importanza e la particolarità dell’Archeologia della produzione nelle città; l’importanza e il significato della ‘specializzazione artigianale’ per la ‘Rivoluzione urbana’ e, successivamente, per la storia stessa delle città.
Il castello di Lagopesole (Avigliano, PZ) – importante fortilizio medievale a pianta rettangolare... more Il castello di Lagopesole (Avigliano, PZ) – importante fortilizio medievale a pianta rettangolare, racchiuso da quattro torri angolari già oggetto di scavi archeologici parziali e di importanti lavori di restauro, nel corso dei prossimi anni sarà interessato da un progetto di riallestimento e ridefinizione degli spazi. Nel contributo, oltre ad alcune proposte, si discute la messa in fase delle principali evidenze.
Riassunto
Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e inter... more Riassunto Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e interpretazione delle Unità Stratigrafiche; costruzione dei sistemi di classificazione; archeologia globale (con specifico riferimento all’esperienza ligure). Brevi esempi sono relativi a incisioni rupestri, statue stele, organizzazione del territorio. Parole chiave: stratigrafie, tipologie e classificazioni, archeologia globale.
Abstract The text addresses three issues that refer to specific limits: recognition and interpretation of the stratigraphic units; construction of classification systems; “archeologia globale” (in Liguria). Brief examples are relative to petroglyphs, stele statues, organization of the territory. Key-words: stratigraphy, tipology and classification, “archeologia globale”.
A margine del concorso per Funzionario archeologo si affrontano alcune questioni che hanno a che ... more A margine del concorso per Funzionario archeologo si affrontano alcune questioni che hanno a che fare con il presente e il futuro della disciplina: 1 - periodizzazione (è davvero indispensabile una rigorosa partizione cronologico disciplinare?); 2 - metodologie archeologiche (sono destinate a tornare ad essere discipline ausiliarie?); 3 - questioni di gender e di classe (chi sono gli o le archeologhe? chi fa carriera e chi no?).
280) GIANNICHEDDA E., 2016, Il limes bizantino in Lunigiana fra fonti e archeologia, in Silvia Lu... more 280) GIANNICHEDDA E., 2016, Il limes bizantino in Lunigiana fra fonti e archeologia, in Silvia Lusuardi Siena, Giuseppina Legrottaglie (a cura di), Dall’appennino a Luni tra età romana e medioevo, Atti della giornata di studi Berceto 26 settembre 2015, Quaderni del Centro Studi Lunensi, 10 (n.s.), pp. 143 – 168.
Riassunto Le testimonianze archeologiche relative alle fortificazioni lunigianesi indagate fra Pontremoli e Aulla obbligano a riconsiderare alcune questioni: l’ipotizzata importanza strategica di Filattiera, la natura della contrapposizione bizantino-longobarda, i tempi e i modi dell’invasione. Privilegiando lo studio dei caratteri del popolamento ed evitando, invece, ogni storytelling avvenimentale. Parole chiave: torri - castelli - villaggi trincerati Abstract The archaeological evidences related to the fortifications that were investigated in Lunigiana between Pontremoli and Aulla make necessary to reconsider some issues: the hypothesized strategic importance of Filattiera, the nature of the Byzantine-Longobard clash, the times and ways of the invasion. This was made by putting into evidence how the area was populated instead of the storytelling of each event. Keywords: towers - castles - trenched villages
Una approfondita disamina di tutte le principali tematiche produttive, in un territorio esteso ed... more Una approfondita disamina di tutte le principali tematiche produttive, in un territorio esteso ed eterogeneo qual è l’Italia settentrionale fra V e XV secolo, è, almeno per le mie forze, un’operazione impossibile. Credo invece utile affrontare il tema richiamando, in breve, alcune linee guida che dovrebbero caratterizzare le ricerche di archeologia della produzione: ragionare per cicli, considerare le tendenze in cui si sono verificati specifici fatti, legare produzione scambio e consumo, non trascurare mai il contesto geostorico (ambiente ma anche strade, ruolo del mercato, sistemi di potere), insistere dove possibile sulle cesure (innovazioni, mutamenti, crisi) con il fine di comprendere i motivi delle persistenze. Gli esempi a cui si farà cenno sono relativi alle classi di manufatti che più frequentemente si rinvengono sul territorio e, aldilà del materiale e dei passaggi squisitamente tecnici, si accennerà ai diversi modi di produzione dei beni d’uso comune (ceramiche, abiti e accessori, attrezzi metallici, eccetera) e dei manufatti di pregio (ancora ceramiche, vetri, svariati oggetti metallici, seta).
This contribution opens with a brief reflection on theoretical archaeology and practical material... more This contribution opens with a brief reflection on theoretical archaeology and practical material classification activities. Following this, the various questions that can be asked of the finds to be classified and how they condition the construction of typologies will be briefly addressed. Questions on chronology and technology; questions on the technoanthropological context of use that force us to raise our gaze from the individual artefact to the surrounding universe; questions on the social use of artefacts (for distinctions of rank, gender, age, etc., but also for interactions aimed at establishing, or overcoming, limits and boundaries); questions on artefacts as means of exchange (of goods, but also of information or values); questions on what people thought of the artefacts they had (importance, but also indifference or rejection). An example, from an archaeological excavation, will show that everything also holds in the attempt to move from our etic classifications to emic classifications closer to the thinking of our past information. In conclusion, a brief reflection is proposed on the importance of distinguishing not only recurring types but variants and special cases; on the usefulness of moving from reflections on the agency of single objects to reflections extended to collective habitus; on the definition of material culture as a complex object of investigation for which adequate classificatory reasoning is required. Keywords: study questions and approaches, agency, habitus, material culture, attributes, types, variants
Copertina e indice.
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinveniment... more Copertina e indice.
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinvenimenti preistorici hanno da tempo attirato l'attenzione di storici e archeologi su Filattiera. Il presente fascicolo racconta, in breve, i risultati di ricerche e scavi iniziati sistematicamente nel 1981 che aiutano a comprendere un territorio ricco di importanti testimonianze preistoriche, romane, medievali, postmedievali.
Intervista di Valentina Cabiale. Questa intervista è la trascrizione di una lunga chiacchierata c... more Intervista di Valentina Cabiale. Questa intervista è la trascrizione di una lunga chiacchierata con un archeologo molto conosciuto in ambito specialistico, in particolare per i suoi studi di archeologia della produzione, archeologia teorica e metodologia della ricerca.
Quella del tesoro di Dorak è la storia di un tesoro disegnato e mai fotografato, forse esposto e ... more Quella del tesoro di Dorak è la storia di un tesoro disegnato e mai fotografato, forse esposto e poi nascosto in qualche museo, sicuramente mai studiato in modo rigoroso. Una vicenda, misteriosa ma reale, in cui il non detto inquieta ancora coloro che hanno sempre nascosto una parte importante della storia dell’archeologia colonialista. Protagonisti della storia sono un archeologo inglese e i giornalisti che raccontarono lo scandalo del tesoro scomparso, senza dimenticare una donna, bellissima e misteriosa, che viaggiava in treno indossando gioielli preistorici, poi scomparsa come in un sogno. Condurre un’inchiesta sessant’anni dopo, senza neppure la certezza di dove fosse il luogo del delitto, è, ovviamente e a pieno titolo, Archeologia. Significa ripartire dai documenti, dalle lettere e dalle dichiarazioni alla stampa e confrontarli con i disegni originali dei reperti, ragionare dell’affidabilità di alcuni fra i più grandi nomi dell’archeologia novecentesca e attuale. Significa recuperare alla storia della disciplina e a quella dei popoli anatolici almeno quella parte di verità che sembra incontrovertibile. Senza preconcetti e pregiudizi, ma anche senza timori reverenziali di fronte a chi, la storia del tesoro scomparso, avrebbe dovuto raccontarla per tempo e in prima persona.
Recensione del volume di Luca Pisoni, Il bagaglio intimo. Gli oggetti dei migranti in viaggio ve... more Recensione del volume di Luca Pisoni, Il bagaglio intimo. Gli oggetti dei migranti in viaggio verso l’Europa.
Abstract
I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza... more Abstract I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza facile distinguere più tradizioni disciplinari che, talvolta, sono diventate vere e proprie scuole. Fra queste sono universalmente note la scuola francese e quella anglosassone, mentre la situazione italiana sembra più complessa e mutevole. Trenta e più anni fa, il paradigma marxista era così forte da subordinare l’analisi della produzione all’interpretazione socio economica e di ciò è esempio la definizione del modo di produzione schiavistico, ma anche quella della signoria mineraria medievale. Più che ai prodotti si guardava alle merci. Con la crisi del marxismo, rapidamente, si sono, però, persi molti riferimenti interpretativi e l’analisi della cultura materiale è divenuta spaesata elencazione dell’equipaggiamento in uso nei diversi contesti. A interpretazioni talvolta discutibili si sono sostituite descrizioni ipotizzate migliori solo perché supportate da analisi archeometriche. Il bambino non è però stato gettato con l’acqua sporca e, con il tempo, sono state condotte molte ricerche che hanno aperto nuove prospettive. Tali ricerche, oltre ad avere valenza locale, sono significative perché dimostrano che si può legare l’analisi tecnica della produzione - i cicli – allo studio delle condizioni materiali della medesima, dei rapporti sociali, del territorio. I reperti sono così stati studiati in quanto prodotti e al tempo stesso, oltre che come merci, come indicatori ambientali e di status sociale. In tal senso gli archeologi hanno evitato i più banali percorsi di ricerca messi a punto dagli storici della tecnica, ma anche le discussioni inutilmente teoriche, per confrontarsi con gli storici, gli etnografi, i geografi. In tal modo crediamo si sia costituita una via italiana all’archeologia della produzione, e, forse, all’archeologia tout court. Una via non istituzionalizzata o riconosciuta, ma capace di affrontare campi di ricerca disparati e mettere in valore indicatori eterogenei, ognuno con un proprio specifico potenziale informativo: dalle frecce litiche alla ceramica, all’edilizia, ai frantoi, alle scorie, al pentolame di pietra ollare, alle campane, alle fornaci vetrarie, alle macchine per torcere la seta. Lo studio della produzione si è così visto non separabile dall’indagine dei meccanismi di scambio e dalle logiche del consumo, mentre la cultura materiale di ogni gruppo si è compreso essere funzione, nel medesimo tempo, dei comportamenti pratici e delle idee socialmente condivise.
Homo sapiens è anche homo faber ed è homo narrans. Nel presente contributo si discute quindi di p... more Homo sapiens è anche homo faber ed è homo narrans. Nel presente contributo si discute quindi di produzione di manufatti, sapere tecnico, abilità narrative, costruzione di storie, relazioni sociali, storia della cultura materiale. Perché lo storytelling non sia solo divulgazione edulcorata, ma occasione di riflessione sul fare storia a partire da manufatti altrimenti destinati a rimanere muti. Parole chiave: Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati. Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica.
297) GIANNICHEDDA E., Recensione a Antonio Frova Archeologo e maestro. Atti della giornata in ric... more 297) GIANNICHEDDA E., Recensione a Antonio Frova Archeologo e maestro. Atti della giornata in ricordo di Antonio Frova, Milano, 25 maggio 2009, a cura di G. Cavalieri Manasse, S. Lusuardi Siena, E. Roffia, Quaderni del Centro Studi Lunensi, n. 9 (nuova serie), 2013, in Rivista di Studi Liguri, LXXX-LXXXI, 2014-2015 (ma 2018), pp. 247 – 251.
Ripartendo dal volume scritto con Tiziano Mannoni nel 1996, nel presente contributo si affrontano... more Ripartendo dal volume scritto con Tiziano Mannoni nel 1996, nel presente contributo si affrontano diverse questioni: l’importanza e la particolarità dell’Archeologia della produzione nelle città; l’importanza e il significato della ‘specializzazione artigianale’ per la ‘Rivoluzione urbana’ e, successivamente, per la storia stessa delle città.
Il castello di Lagopesole (Avigliano, PZ) – importante fortilizio medievale a pianta rettangolare... more Il castello di Lagopesole (Avigliano, PZ) – importante fortilizio medievale a pianta rettangolare, racchiuso da quattro torri angolari già oggetto di scavi archeologici parziali e di importanti lavori di restauro, nel corso dei prossimi anni sarà interessato da un progetto di riallestimento e ridefinizione degli spazi. Nel contributo, oltre ad alcune proposte, si discute la messa in fase delle principali evidenze.
Riassunto
Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e inter... more Riassunto Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e interpretazione delle Unità Stratigrafiche; costruzione dei sistemi di classificazione; archeologia globale (con specifico riferimento all’esperienza ligure). Brevi esempi sono relativi a incisioni rupestri, statue stele, organizzazione del territorio. Parole chiave: stratigrafie, tipologie e classificazioni, archeologia globale.
Abstract The text addresses three issues that refer to specific limits: recognition and interpretation of the stratigraphic units; construction of classification systems; “archeologia globale” (in Liguria). Brief examples are relative to petroglyphs, stele statues, organization of the territory. Key-words: stratigraphy, tipology and classification, “archeologia globale”.
A margine del concorso per Funzionario archeologo si affrontano alcune questioni che hanno a che ... more A margine del concorso per Funzionario archeologo si affrontano alcune questioni che hanno a che fare con il presente e il futuro della disciplina: 1 - periodizzazione (è davvero indispensabile una rigorosa partizione cronologico disciplinare?); 2 - metodologie archeologiche (sono destinate a tornare ad essere discipline ausiliarie?); 3 - questioni di gender e di classe (chi sono gli o le archeologhe? chi fa carriera e chi no?).
280) GIANNICHEDDA E., 2016, Il limes bizantino in Lunigiana fra fonti e archeologia, in Silvia Lu... more 280) GIANNICHEDDA E., 2016, Il limes bizantino in Lunigiana fra fonti e archeologia, in Silvia Lusuardi Siena, Giuseppina Legrottaglie (a cura di), Dall’appennino a Luni tra età romana e medioevo, Atti della giornata di studi Berceto 26 settembre 2015, Quaderni del Centro Studi Lunensi, 10 (n.s.), pp. 143 – 168.
Riassunto Le testimonianze archeologiche relative alle fortificazioni lunigianesi indagate fra Pontremoli e Aulla obbligano a riconsiderare alcune questioni: l’ipotizzata importanza strategica di Filattiera, la natura della contrapposizione bizantino-longobarda, i tempi e i modi dell’invasione. Privilegiando lo studio dei caratteri del popolamento ed evitando, invece, ogni storytelling avvenimentale. Parole chiave: torri - castelli - villaggi trincerati Abstract The archaeological evidences related to the fortifications that were investigated in Lunigiana between Pontremoli and Aulla make necessary to reconsider some issues: the hypothesized strategic importance of Filattiera, the nature of the Byzantine-Longobard clash, the times and ways of the invasion. This was made by putting into evidence how the area was populated instead of the storytelling of each event. Keywords: towers - castles - trenched villages
Una approfondita disamina di tutte le principali tematiche produttive, in un territorio esteso ed... more Una approfondita disamina di tutte le principali tematiche produttive, in un territorio esteso ed eterogeneo qual è l’Italia settentrionale fra V e XV secolo, è, almeno per le mie forze, un’operazione impossibile. Credo invece utile affrontare il tema richiamando, in breve, alcune linee guida che dovrebbero caratterizzare le ricerche di archeologia della produzione: ragionare per cicli, considerare le tendenze in cui si sono verificati specifici fatti, legare produzione scambio e consumo, non trascurare mai il contesto geostorico (ambiente ma anche strade, ruolo del mercato, sistemi di potere), insistere dove possibile sulle cesure (innovazioni, mutamenti, crisi) con il fine di comprendere i motivi delle persistenze. Gli esempi a cui si farà cenno sono relativi alle classi di manufatti che più frequentemente si rinvengono sul territorio e, aldilà del materiale e dei passaggi squisitamente tecnici, si accennerà ai diversi modi di produzione dei beni d’uso comune (ceramiche, abiti e accessori, attrezzi metallici, eccetera) e dei manufatti di pregio (ancora ceramiche, vetri, svariati oggetti metallici, seta).
Presentazione e Indice di un volume dedicato al classificare.
Dalla IV di copertina:
Qualsiasi ... more Presentazione e Indice di un volume dedicato al classificare.
Dalla IV di copertina: Qualsiasi ciotola ricorda le mani unite nel gesto di raccogliere l’acqua; ciotole e scodelle sono presenti ovunque e da almeno diecimila anni; non tutte le ciotole sono uguali, pur potendo servire ai medesimi scopi. E molte si rompono, con le conseguenze di carattere archeologico che ciò determina. Questi, in sintesi, gli argomenti di cui tratta il presente libro, traendo spunto da alcune domande.
Classificare è una peculiarità umana? Perché classificare è operazione quotidiana in molte discipline scientifiche, e in archeologia è importantissima, ma non lo è in altre discipline storiche? Perché classifichiamo nei modi che sono consueti? Sostenere che si classifica per mettere ordine, o che non esiste conoscenza senza classificazione, non è sufficiente. Occorre chiederci se l’impegno profuso produca sempre un qualche risultato. E se la ricerca del meglio talvolta non precluda il raggiungimento del bene. Più in generale, quale consapevolezza abbiamo della relazione fra il come classifichiamo e le interpretazioni che ne conseguono? Quali ‘trappole’ si celano perfino nelle classificazioni più oggettive?
Molte delle classificazioni che facciamo sono apparentemente ovvie, naturali, implicite, esperienzali, inconsapevoli e condivise da tutti quanti conosciamo. Altre, invece, sono classificazioni elaborate a tavolino, insegnate con metodo, acquisite nel tempo, valutate a posteriori. Specialistiche. Fra teorie e prassi, tutti noi - archeologi e non - classifichiamo. E classifichiamo per come ‘viviamo’ il presente ma anche per come ‘pensiamo’ le cose, singole e in associazione, lo sviluppo storico, i modi di vivere nelle società del passato.
Enrico Giannichedda (Genova 1960) è un archeologo indipendente. Membro dell’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Genova, si occupa prevalentemente di metodologia della ricerca, archeologia della produzione, archeologia teorica. Ha condotto ricerche in varie regioni italiane e insegnato, come docente a contratto, in numerose università. Fra i suoi lavori a stampa, Archeologia della produzione, insieme a Tiziano Mannoni (Einaudi, Torino 1996, ma anche Barcellona 2004), Uomini e cose Appunti di archeologia (Edipuglia, Bari 2006), Archeologia teorica (Carocci, Roma 2002, e 2016 per un’edizione ampliata), Quasi giallo. Romanzo di archeologia (Edipuglia, Bari 2018).
Nel dipartimento di Archeologia si intrecciano molte storie.
Alla morte sospetta di un docente di... more Nel dipartimento di Archeologia si intrecciano molte storie. Alla morte sospetta di un docente di numismatica fanno seguito furti, incendi, minacce, in un clima di tensione che coinvolge un giovane ricercatore impegnato la sera nella pasticceria paterna, una professoressa che non vuole invecchiare, una sensuale dottoranda e altri personaggi, molti dei quali hanno qualcosa da celare. Fra loro, un carabiniere interessato ai metodi archeologici e una bizzarra studentessa appassionata di romanzi gialli. Intanto, a lezione e via mail, si affrontano altre storie. Antiche e controverse. L’uomo del Similaun fu realmente ucciso sul ghiacciaio? Chi realizzò la Sindone? La civiltà nuragica fu spazzata via da uno tsunami preistorico? I neandertaliani del Circeo erano cannibali? Gli schiavi newyorchesi avevano rituali funerari segreti? E, più importante di tutte, l’archeologia può essere il movente di uno o più omicidi? Interpretare fatti e testimonianze, però, non è mai facile. Le domande senza risposta si moltiplicano e le trame che uniscono passato e presente si complicano. Alcuni, benché increduli, scoprono allora che le proprie vite sono in pericolo e reagiscono. La storia, però, non si ferma e trascina tutti verso un drammatico finale.
La produzione di oggetti viene prevalentemente studiata sulla base dei reperti che provengono dag... more La produzione di oggetti viene prevalentemente studiata sulla base dei reperti che provengono dagli scavi di insediamenti abitativi, dove cioè i manufatti venivano usati, rotti e buttati via. Perciò sono prevalenti gli studi sulle forme, sulle funzioni, sulle eventuali decorazioni, e al massimo sulle materie prime impiegate. La prima parte del libro riguarda il sapere empirico degli antichi artigiani e i metodi storici e scientifici usati per conoscere tale sapere.
Seconda parte: Le ricerche sul campo; Bibliografia. La seconda parte è costituita da sedici esemp... more Seconda parte: Le ricerche sul campo; Bibliografia. La seconda parte è costituita da sedici esempi di ricerche e scavi archeologici condotti in Liguria su attività produttive differenti comprese tra la preistoria e la rivoluzione industriale.
L’uomo semplicemente (recensione)
Riflessioni a partire da: Philippe Soulier (a cura di), André L... more L’uomo semplicemente (recensione) Riflessioni a partire da: Philippe Soulier (a cura di), André Leroi-Gourhan «l’homme, tout simplement», Travaux de la Maison de l’Archéologie et de Ethnologie René-Ginouvès, 20, Paris 2015, pp. 188.
Il secondo numero delle monografie che accompagnano la rivista PCA è dedicato a un tema di grande... more Il secondo numero delle monografie che accompagnano la rivista PCA è dedicato a un tema di grande rilevanza, lo studio dei paesaggi storici, e ha la dichiarata ambizione di disseminare ricerche di qualità ad un pubblico più ampio dei soli addetti ai lavori.
I testi che seguono sono ripresi dalla pagina facebook dedicata a ‘Quasi giallo. Romanzo di arc... more I testi che seguono sono ripresi dalla pagina facebook dedicata a ‘Quasi giallo. Romanzo di archeologia’. Un po’ spot pubblicitario, un po’ riflessione leggera, essi affrontano alcuni temi che vanno oltre il libro in questione. Fra questi, alcune questioni ‘tecniche’ sullo scrivere un romanzo, il rapporto fra indagini ‘poliziesche’ e archeologia, la curiosità retrospettiva tipica degli archeologi, archeologia e fumetti, cosa è storytelling e, soprattutto, creative non fiction, ma, anche, molte domande su archeologia e società e su temi di varia attualità (verosimiglianza, verità, fake e molto altro). Spesso temporanea ed effimera attualità.
Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno spe... more Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno specialista di storia e teoria della letteratura, affronta in un corposo volume una questione fondamentale: la relazione fra produzione di utensili (i cicli produttivi) e non soltanto l’evoluzione del linguaggio, ma addirittura lo sviluppo di capacità narrative finalizzate a raccontare ‘storie’ utili. Una questione che, a mio avviso, non può riguardare soltanto gli specialisti della preistoria antica e dei processi di ominazione, perché ha molto a che vedere, in qualsiasi contesto preindustriale e prescientifico, con la trasmissione dei saperi tecnici (e, difatti, Cometa rinvia alle opere di A. Leroi-Gourhan), l’archeologia della produzione, la capacità di leggere in un manufatto la commistione di ‘funzione’ e ‘bellezza’ (o stile). Scopo del presente lavoro, oltre ad invitare a riflettere sulle tesi di Cometa a partire ovviamente dal libro, vi è ribadire, indipendentemente dai termini utilizzati e dalle partizioni disciplinari, l’utilità di studi archeologici in cui si fa storia della cultura materiale tenendo insieme la ricostruzione dei comportamenti (tecnici) e quella dei significati (sociali) anche grazie allo studio delle scelte ‘narrative’ adottate dagli antichi.
Parole chiave: Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica. Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati.
INDICE GENERALE
Introduzione. Classificare perché? 7
PARTE PRIMA. DAI FULMINI ALLA SPAZZATURA
1.... more INDICE GENERALE Introduzione. Classificare perché? 7 PARTE PRIMA. DAI FULMINI ALLA SPAZZATURA 1. Giganti e tempo storico 23 Michele Mercati. Aldilà delle fonti, 28 Joseph Hilarius Eckhel. I vantaggi della numismatica, 30 Christian Jurgensen Thomsen. Fare storia, 32 Gustav Oscar Montelius. Ordinare simili ma diversi Bor Emil Hildebrand e Hans Hildebrand. Tipi e varianti, 37 Augustus Henry Pitt Rivers. Il museo tipologico, 38 Willian Matthew Flinders-Petrie. Sequenze e breve durata, 41 2. Grandi ordinatori 43 Hans Dragendorff. Sistematica di forme e decori, 43 Heinrich Dressel. Una tavola, una (sub) disciplina, 45 John Davidson Beazley. Questione di stile, 48 Arne Furumark. Produttori antichi e moderne interpretazioni, 54 Alfred Vincent Kidder. Stratigrafie e dettagli, 56 3. Punto e a capo 59 Vere Gordon Childe. Uno spartiacque, 60 4. Analisi e definizioni 65 James A. Ford e Albert C. Spaulding. Una polemica tipica, 65 Clasina Ising. Le forme del vetro, 71 Francois Bordes vs Sally Rosen Binford e Lewis R. Binford. Tipologie funzionali, 72 Georges Laplace. Tipologia analitica ed universale, 77 David L. Clarke. Archeologia analitica, 81 Jean-Claude Gardin. Archeologia logicista, 86 Tiziano Mannoni. Le classi della produzione, 92 Graziella Berti. Forme e decori, 96 Renato Peroni (1930-2010). Tipi concreti, 97 Herman Müller-Karpe. Metalli e cronologie, 103 Jean Paul Morel. Individui-tipo, 103 Ian Hodder. Stili come simboli, 106 William Rathje. Progetto spazzatura, 111 PARTE SECONDA. CON LE SCARPE DEGLI ALTRI 5. Altre discipline e strade 117 Collezionare, catalogare, possedere, 118 Daniel De Foe e Jonathan Swift. Raccontare le cose e gli altri, 123 Carl Nilsson Linnaeus. Le classificazioni naturalistiche, 125 Tipi senza nome. Il sistema metrico decimale, 127 Charles Darwin. Evoluzionismo e tempi storici, 130 Johan August Strindberg. La bottonologia, 137 Émile Durkheim e Marcel Mauss. Stringere le idée, 139 Bronislaw Malinowski. Classificare bisogni, 142 André Leroi-Gourhan. Materiali, tendenze, fatti, 145 Giuseppe Šebesta e Ettore Guattelli. I musei etnografici, 148 Claude Lévi-Strauss. Natura e cultura in cucina, 153 Umberto Eco. Tipi cognitivi e Contenuto molare, 156 Francesco Orlando. Elenchi di cose inutili, 159 Michele Cometa. Raccontare è utile, 162 PARTE TERZA. I MEZZI A DISPOSIZIONE 6. Quasi un glossario 167 Classificazione, 168 Tipologia, 168 Tassonomia o sistematica, 169 Gruppo, Classe, Categoria, Produzione, 174 Serie, 174 Associazione, 175 Contesto, 175 Tipo, 176 Prototipo e idealtipo, 179 Sottotipi, varietà, varianti, 180 Pezzi unici, 182 Attributi, 183 Confronti, 185 Limiti, 187 7. Registrare informazioni. Parole, schede e disegni 189 Nomi, definizioni, descrizioni, 189 Schede, 192 Disegni e fotografie, 194 Classificazioni automatiche, 197 Archeografia e oltre, 201 PARTE QUARTA. DOMANDE E OBIETTIVI 8. Domande e approcci ai materiali 213 Approccio cronotipologico, 215 Approccio tecnologico, 220 Approccio tecno antropologico, 224 Approccio sociale, 232 Approccio socioeconomico, 235 Approccio cognitivo, 237 Per complicare, 250 9. Noi e Loro 255 Gli obiettivi, 255 Un punto d’arrivo, 265 Note bibliografiche 275 Bibliografia 279
Presentazione dei volumi 'Quasi giallo. Romanzo di archeologia' di E. Giannichedda e 'Porta di ma... more Presentazione dei volumi 'Quasi giallo. Romanzo di archeologia' di E. Giannichedda e 'Porta di mare' di F. Lambiti a cura di Mirella Serlorenzi e Daniele Manacorda.
Chiusi 19 maggio 2018, ore 18. Presentazione di 'QUASI GIALLO. ROMANZO DI ARCHEOLOGIA' di Enrico ... more Chiusi 19 maggio 2018, ore 18. Presentazione di 'QUASI GIALLO. ROMANZO DI ARCHEOLOGIA' di Enrico Giannichedda. Con l'autore ne discutono Antonia Falcone e Enrico Zanini.
Lunedì 21 maggio 2018, ore 16.00, Aula G.016 Maria Immacolata, Largo A. Gemelli, 1 - Milano prese... more Lunedì 21 maggio 2018, ore 16.00, Aula G.016 Maria Immacolata, Largo A. Gemelli, 1 - Milano presentazione di 'QUASI GIALLO. Romanzo di archeologia'. Con l'autore interverranno Giuseppe LUPO, Docente di Letteratura moderna e contemporanea, Carlo LUALDI Archeologo professionista.
Genova 24 maggio 2018. Presentazione del libro 'QUASI GIALLO. Romanzo di archeologia'. Museo di s... more Genova 24 maggio 2018. Presentazione del libro 'QUASI GIALLO. Romanzo di archeologia'. Museo di san Agostino. Introduce Severino Fossati, presentano anna Decri e Fabio Negrino.
Presentazione del libro di Enrico Giannichedda 'Quasi giallo. Romanzo di archeologia (Edipuglia e... more Presentazione del libro di Enrico Giannichedda 'Quasi giallo. Romanzo di archeologia (Edipuglia editore 2018). Loggia di san Sebastiano, 26 maggio 208 ore 17,30. Con l'autore intervengono Ada Gabucci (archeologa), Sabrina Caneva (insegnante), Raffaella Romagnolo (scrittrice).
Domenica 27 maggio alle 17.40, presso la Sala della Fortuna del Museo Etrusco di Villa Giulia, ve... more Domenica 27 maggio alle 17.40, presso la Sala della Fortuna del Museo Etrusco di Villa Giulia, verrà presentato il libro di Enrico Giannichedda, QUASI GIALLO. Romanzo di Archeologia (Le vie maestre 5, Edipuglia). Dialogheranno con l'Autore il prof. Daniele Manacorda e la dott.ssa Mirella Serlorenzi.
Fulmini e spazzatura. Classificare in archeologia, 2021
Qualsiasi ciotola ricorda le mani unite nel gesto di raccogliere l’acqua; ciotole e scodelle sono... more Qualsiasi ciotola ricorda le mani unite nel gesto di raccogliere l’acqua; ciotole e scodelle sono presenti ovunque e da almeno diecimila anni; non tutte le ciotole sono uguali, pur potendo servire ai medesimi scopi. E molte si rompono, con le conseguenze di carattere archeologico che ciò determina. Questi, in sintesi, gli argomenti di cui tratta il presente libro, traendo spunto da alcune domande. Classificare è una peculiarità umana? Perché classificare è operazione quotidiana in molte discipline scientifiche, e in archeologia è importantissima, ma non lo è in altre discipline storiche? Perché classifichiamo nei modi che sono consueti? Sostenere che si classifica per mettere ordine, o che non esiste conoscenza senza classificazione, non è sufficiente. Occorre chiederci se l’impegno profuso produca sempre un qualche risultato. E se la ricerca del meglio talvolta non precluda il raggiungimento del bene. Più in generale, quale consapevolezza abbiamo della relazione fra il come classifichiamo e le interpretazioni che ne conseguono? Quali ‘trappole’ si celano perfino nelle classificazioni più oggettive? Molte delle classificazioni che facciamo sono apparentemente ovvie, naturali, implicite, esperienzali, inconsapevoli e condivise da tutti quanti conosciamo. Altre, invece, sono classificazioni elaborate a tavolino, insegnate con metodo, acquisite nel tempo, valutate a posteriori. Specialistiche. Fra teorie e prassi, tutti noi − archeologi e non − classifichiamo. E classifichiamo per come ‘viviamo’ il presente ma anche per come ‘pensiamo’ le cose, singole e in associazione, lo sviluppo storico, i modi di vivere nelle società del passato.
Quasi quattromila iscritti, duemilaseicento partecipanti, 226 sopravissuti alle prove scritte, 20... more Quasi quattromila iscritti, duemilaseicento partecipanti, 226 sopravissuti alle prove scritte, 203 idonei dopo gli orali di un concorso atteso da vent'anni e che prevede novanta assunzioni di Funzionari archeologi destinati a molte, ma non a tutte, le regioni italiane. Un concorso lungo e certamente faticoso per chi vi ha partecipato che ha però avuta scarsissima copertura mediatica. Perfino su Facebook, dove le chiacchiere da bar si sprecano, è prevalso il riserbo e pochissimi fra i miei 'amici' hanno fatto commenti, recriminando o festeggiando a seconda dei casi e delle prove. Prove che sono filate via con una tempistica serrata e mai messa in discussione da qualche ricorso pendente. Per le vicende private, di vincitori e vinti, ovviamente si ha il massimo rispetto, ma un concorso così importante per il futuro dell'archeologia in Italia, non può non essere oggetto di pubblica riflessione. Anche da parte di chi al concorso non ha partecipato ma si occupa a titolo personale di archeologia. Ai Funzionari di prossima assunzione sarà difatti affidato un compito formidabile e importantissimo; dovranno garantire e incrementare il patrimonio, materiale e culturale, di tutti. In pratica, dovranno rendere il nostro paese migliore; più colto, più bello, più vivibile, più attrattivo, più inclusivo. Coniugando passato, presente e futuro (Conservazione, Ricerca, Fruizione, Valorizzazione) e avendo come linea guida il dettato costituzionale. Ma sapendo, altresì, che congiuntura economica e (in)sensibilità politica saranno di quotidiano ostacolo e che il loro compito sarà quindi davvero impegnativo. Ad un cittadino che parteggia per i Funzionari come rappresentanti di uno Stato che funziona, e a cui augura perciò buon lavoro, si consenta qualche considerazione nella convinzione che, grazie al lavoro della Commissione esaminatrice, i migliori avranno fatto valere i propri titoli e competenze. E nella speranza che, se qualche meritevole non ce la dovesse avere fatta, vi siano presto nuovi concorsi e regolarità di future assunzioni. Le considerazioni che seguono non riguardano quindi i singoli e neppure entrano nello specifico di come il concorso è stato costruito (valutazione titoli, prove scritte, lingua straniera, orali) ma cercano di capire in quali direzioni ci si sta muovendo, quali professionalità e competenze il Mibact sembra richiedere alla formazione universitaria e al mondo del lavoro. E, anche, chi saranno gli archeologi del futuro e che cosa ne caratterizza il mestiere. Le domande In particolare, mi soffermerò sulle prove orali ma prima un cenno alle prove scritte che complessivamente, nelle tracce estratte e in quelle non estratte, offrivano un quadro della
Nel numero de L’espresso del 29 marzo 2012 Chicco Testa propone una soluzione semplice ai problem... more Nel numero de L’espresso del 29 marzo 2012 Chicco Testa propone una soluzione semplice ai problemi dei beni culturali; concentrare le risorse in pochi grandi progetti, verso cui convogliare auspicati flussi turistici, e rinunciare a tutto il resto. In pratica lasciare distruggere chiese, castelli e ogni testimonianza sepolta per salvare Pompei e pochi altri siti. Tale soluzione, non condivisibile e contraria alla legge, non tiene però conto delle conquiste della moderna archeologia che, diversamente da ciò che si vuole fare credere, non si occupa di monumenti in chiave filologica, ma studia il territorio, contribuisce alla ricostruzione storica globale, sostiene la valorizzazione dei beni archeologici anche in chiave locale. Molti esempi si potrebbero fare al riguardo, ma va ammessa la colpa degli archeologi, spesso incapaci di uscire dal proprio guscio e di raggiungere almeno le persone colte che hanno a cuore i beni culturali. Testa, però, semplificando problemi complessi, non aiuta un paese con testimonianze diffuse e collegate fra loro. Proprio in questo intreccio, che non ha eguali, andrebbe difatti riconosciuta la peculiarità italiana per poi farne tesoro. La Provocazione di Testa obbliga, però, a pensare quanto poco le riflessioni degli archeologi siano diffuse nella cosiddetta società civile.
Uploads
Papers
Keywords: study questions and approaches, agency, habitus, material culture, attributes, types, variants
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinvenimenti preistorici hanno da tempo attirato l'attenzione di storici e archeologi su Filattiera. Il presente fascicolo racconta, in breve, i risultati di ricerche e scavi iniziati sistematicamente nel 1981 che aiutano a comprendere un territorio ricco di importanti testimonianze preistoriche, romane, medievali, postmedievali.
❗ D𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐰𝐰𝐰.𝐞𝐝𝐢𝐩𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚.𝐢𝐭 ❗
I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza facile distinguere più tradizioni disciplinari che, talvolta, sono diventate vere e proprie scuole. Fra queste sono universalmente note la scuola francese e quella anglosassone, mentre la situazione italiana sembra più complessa e mutevole. Trenta e più anni fa, il paradigma marxista era così forte da subordinare l’analisi della produzione all’interpretazione socio economica e di ciò è esempio la definizione del modo di produzione schiavistico, ma anche quella della signoria mineraria medievale. Più che ai prodotti si guardava alle merci. Con la crisi del marxismo, rapidamente, si sono, però, persi molti riferimenti interpretativi e l’analisi della cultura materiale è divenuta spaesata elencazione dell’equipaggiamento in uso nei diversi contesti. A interpretazioni talvolta discutibili si sono sostituite descrizioni ipotizzate migliori solo perché supportate da analisi archeometriche. Il bambino non è però stato gettato con l’acqua sporca e, con il tempo, sono state condotte molte ricerche che hanno aperto nuove prospettive. Tali ricerche, oltre ad avere valenza locale, sono significative perché dimostrano che si può legare l’analisi tecnica della produzione - i cicli – allo studio delle condizioni materiali della medesima, dei rapporti sociali, del territorio. I reperti sono così stati studiati in quanto prodotti e al tempo stesso, oltre che come merci, come indicatori ambientali e di status sociale. In tal senso gli archeologi hanno evitato i più banali percorsi di ricerca messi a punto dagli storici della tecnica, ma anche le discussioni inutilmente teoriche, per confrontarsi con gli storici, gli etnografi, i geografi. In tal modo crediamo si sia costituita una via italiana all’archeologia della produzione, e, forse, all’archeologia tout court. Una via non istituzionalizzata o riconosciuta, ma capace di affrontare campi di ricerca disparati e mettere in valore indicatori eterogenei, ognuno con un proprio specifico potenziale informativo: dalle frecce litiche alla ceramica, all’edilizia, ai frantoi, alle scorie, al pentolame di pietra ollare, alle campane, alle fornaci vetrarie, alle macchine per torcere la seta. Lo studio della produzione si è così visto non separabile dall’indagine dei meccanismi di scambio e dalle logiche del consumo, mentre la cultura materiale di ogni gruppo si è compreso essere funzione, nel medesimo tempo, dei comportamenti pratici e delle idee socialmente condivise.
Parole chiave: Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati. Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica.
Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e interpretazione delle Unità Stratigrafiche;
costruzione dei sistemi di classificazione; archeologia globale (con specifico riferimento all’esperienza ligure).
Brevi esempi sono relativi a incisioni rupestri, statue stele, organizzazione del territorio.
Parole chiave: stratigrafie, tipologie e classificazioni, archeologia globale.
Abstract
The text addresses three issues that refer to specific limits: recognition and interpretation of the stratigraphic units; construction of classification systems; “archeologia globale” (in Liguria). Brief examples are relative to petroglyphs, stele statues, organization of the territory.
Key-words: stratigraphy, tipology and classification, “archeologia globale”.
cronologico disciplinare?);
2 - metodologie archeologiche (sono destinate a tornare ad essere discipline ausiliarie?);
3 - questioni di gender e di classe (chi sono gli o le archeologhe? chi fa
carriera e chi no?).
Riassunto
Le testimonianze archeologiche relative alle fortificazioni lunigianesi indagate fra Pontremoli
e Aulla obbligano a riconsiderare alcune questioni: l’ipotizzata importanza
strategica di Filattiera, la natura della contrapposizione bizantino-longobarda, i tempi
e i modi dell’invasione. Privilegiando lo studio dei caratteri del popolamento ed evitando,
invece, ogni storytelling avvenimentale.
Parole chiave: torri - castelli - villaggi trincerati
Abstract
The archaeological evidences related to the fortifications that were investigated in Lunigiana
between Pontremoli and Aulla make necessary to reconsider some issues: the
hypothesized strategic importance of Filattiera, the nature of the Byzantine-Longobard
clash, the times and ways of the invasion. This was made by putting into evidence how
the area was populated instead of the storytelling of each event.
Keywords: towers - castles - trenched villages
Gli esempi a cui si farà cenno sono relativi alle classi di manufatti che più frequentemente si rinvengono sul territorio e, aldilà del materiale e dei passaggi squisitamente tecnici, si accennerà ai diversi modi di produzione dei beni d’uso comune (ceramiche, abiti e accessori, attrezzi metallici, eccetera) e dei manufatti di pregio (ancora ceramiche, vetri, svariati oggetti metallici, seta).
Keywords: study questions and approaches, agency, habitus, material culture, attributes, types, variants
L a posizione geografica, alcuni documenti e la singolarità dei rinvenimenti preistorici hanno da tempo attirato l'attenzione di storici e archeologi su Filattiera. Il presente fascicolo racconta, in breve, i risultati di ricerche e scavi iniziati sistematicamente nel 1981 che aiutano a comprendere un territorio ricco di importanti testimonianze preistoriche, romane, medievali, postmedievali.
❗ D𝐢𝐬𝐩𝐨𝐧𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐰𝐰𝐰.𝐞𝐝𝐢𝐩𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚.𝐢𝐭 ❗
I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza facile distinguere più tradizioni disciplinari che, talvolta, sono diventate vere e proprie scuole. Fra queste sono universalmente note la scuola francese e quella anglosassone, mentre la situazione italiana sembra più complessa e mutevole. Trenta e più anni fa, il paradigma marxista era così forte da subordinare l’analisi della produzione all’interpretazione socio economica e di ciò è esempio la definizione del modo di produzione schiavistico, ma anche quella della signoria mineraria medievale. Più che ai prodotti si guardava alle merci. Con la crisi del marxismo, rapidamente, si sono, però, persi molti riferimenti interpretativi e l’analisi della cultura materiale è divenuta spaesata elencazione dell’equipaggiamento in uso nei diversi contesti. A interpretazioni talvolta discutibili si sono sostituite descrizioni ipotizzate migliori solo perché supportate da analisi archeometriche. Il bambino non è però stato gettato con l’acqua sporca e, con il tempo, sono state condotte molte ricerche che hanno aperto nuove prospettive. Tali ricerche, oltre ad avere valenza locale, sono significative perché dimostrano che si può legare l’analisi tecnica della produzione - i cicli – allo studio delle condizioni materiali della medesima, dei rapporti sociali, del territorio. I reperti sono così stati studiati in quanto prodotti e al tempo stesso, oltre che come merci, come indicatori ambientali e di status sociale. In tal senso gli archeologi hanno evitato i più banali percorsi di ricerca messi a punto dagli storici della tecnica, ma anche le discussioni inutilmente teoriche, per confrontarsi con gli storici, gli etnografi, i geografi. In tal modo crediamo si sia costituita una via italiana all’archeologia della produzione, e, forse, all’archeologia tout court. Una via non istituzionalizzata o riconosciuta, ma capace di affrontare campi di ricerca disparati e mettere in valore indicatori eterogenei, ognuno con un proprio specifico potenziale informativo: dalle frecce litiche alla ceramica, all’edilizia, ai frantoi, alle scorie, al pentolame di pietra ollare, alle campane, alle fornaci vetrarie, alle macchine per torcere la seta. Lo studio della produzione si è così visto non separabile dall’indagine dei meccanismi di scambio e dalle logiche del consumo, mentre la cultura materiale di ogni gruppo si è compreso essere funzione, nel medesimo tempo, dei comportamenti pratici e delle idee socialmente condivise.
Parole chiave: Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati. Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica.
Il testo affronta tre argomenti che rinviano a specifici limiti: riconoscimento e interpretazione delle Unità Stratigrafiche;
costruzione dei sistemi di classificazione; archeologia globale (con specifico riferimento all’esperienza ligure).
Brevi esempi sono relativi a incisioni rupestri, statue stele, organizzazione del territorio.
Parole chiave: stratigrafie, tipologie e classificazioni, archeologia globale.
Abstract
The text addresses three issues that refer to specific limits: recognition and interpretation of the stratigraphic units; construction of classification systems; “archeologia globale” (in Liguria). Brief examples are relative to petroglyphs, stele statues, organization of the territory.
Key-words: stratigraphy, tipology and classification, “archeologia globale”.
cronologico disciplinare?);
2 - metodologie archeologiche (sono destinate a tornare ad essere discipline ausiliarie?);
3 - questioni di gender e di classe (chi sono gli o le archeologhe? chi fa
carriera e chi no?).
Riassunto
Le testimonianze archeologiche relative alle fortificazioni lunigianesi indagate fra Pontremoli
e Aulla obbligano a riconsiderare alcune questioni: l’ipotizzata importanza
strategica di Filattiera, la natura della contrapposizione bizantino-longobarda, i tempi
e i modi dell’invasione. Privilegiando lo studio dei caratteri del popolamento ed evitando,
invece, ogni storytelling avvenimentale.
Parole chiave: torri - castelli - villaggi trincerati
Abstract
The archaeological evidences related to the fortifications that were investigated in Lunigiana
between Pontremoli and Aulla make necessary to reconsider some issues: the
hypothesized strategic importance of Filattiera, the nature of the Byzantine-Longobard
clash, the times and ways of the invasion. This was made by putting into evidence how
the area was populated instead of the storytelling of each event.
Keywords: towers - castles - trenched villages
Gli esempi a cui si farà cenno sono relativi alle classi di manufatti che più frequentemente si rinvengono sul territorio e, aldilà del materiale e dei passaggi squisitamente tecnici, si accennerà ai diversi modi di produzione dei beni d’uso comune (ceramiche, abiti e accessori, attrezzi metallici, eccetera) e dei manufatti di pregio (ancora ceramiche, vetri, svariati oggetti metallici, seta).
Dalla IV di copertina:
Qualsiasi ciotola ricorda le mani unite nel gesto di raccogliere l’acqua; ciotole e scodelle sono presenti ovunque e da almeno diecimila anni; non tutte le ciotole sono uguali, pur potendo servire ai medesimi scopi. E molte si rompono, con le conseguenze di carattere archeologico che ciò determina. Questi, in sintesi, gli argomenti di cui tratta il presente libro, traendo spunto da alcune domande.
Classificare è una peculiarità umana? Perché classificare è operazione quotidiana in molte discipline scientifiche, e in archeologia è importantissima, ma non lo è in altre discipline storiche? Perché classifichiamo nei modi che sono consueti? Sostenere che si classifica per mettere ordine, o che non esiste conoscenza senza classificazione, non è sufficiente. Occorre chiederci se l’impegno profuso produca sempre un qualche risultato. E se la ricerca del meglio talvolta non precluda il raggiungimento del bene. Più in generale, quale consapevolezza abbiamo della relazione fra il come classifichiamo e le interpretazioni che ne conseguono? Quali ‘trappole’ si celano perfino nelle classificazioni più oggettive?
Molte delle classificazioni che facciamo sono apparentemente ovvie, naturali, implicite, esperienzali, inconsapevoli e condivise da tutti quanti conosciamo. Altre, invece, sono classificazioni elaborate a tavolino, insegnate con metodo, acquisite nel tempo, valutate a posteriori. Specialistiche.
Fra teorie e prassi, tutti noi - archeologi e non - classifichiamo. E classifichiamo per come ‘viviamo’ il presente ma anche per come ‘pensiamo’ le cose, singole e in associazione, lo sviluppo storico, i modi di vivere nelle società del passato.
Enrico Giannichedda (Genova 1960) è un archeologo indipendente.
Membro dell’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Genova, si occupa prevalentemente di metodologia della ricerca, archeologia della produzione, archeologia teorica. Ha condotto ricerche in varie regioni italiane e insegnato, come docente a contratto, in numerose università. Fra i suoi lavori a stampa, Archeologia della produzione, insieme a Tiziano Mannoni (Einaudi, Torino 1996, ma anche Barcellona 2004), Uomini e cose Appunti di archeologia (Edipuglia, Bari 2006), Archeologia teorica (Carocci, Roma 2002, e 2016 per un’edizione ampliata), Quasi giallo. Romanzo di archeologia (Edipuglia, Bari 2018).
Alla morte sospetta di un docente di numismatica fanno seguito furti, incendi, minacce, in un clima di tensione che coinvolge un giovane ricercatore impegnato la sera nella pasticceria paterna, una professoressa che non vuole invecchiare, una sensuale dottoranda e altri personaggi, molti dei quali hanno qualcosa da celare. Fra loro, un carabiniere interessato ai metodi archeologici e una bizzarra studentessa appassionata di romanzi gialli.
Intanto, a lezione e via mail, si affrontano altre storie. Antiche e controverse. L’uomo del Similaun fu realmente ucciso sul ghiacciaio? Chi realizzò la Sindone? La civiltà nuragica fu spazzata via da uno tsunami preistorico? I neandertaliani del Circeo erano cannibali? Gli schiavi newyorchesi avevano rituali funerari segreti? E, più importante di tutte, l’archeologia può essere il movente di uno o più omicidi?
Interpretare fatti e testimonianze, però, non è mai facile. Le domande senza risposta si moltiplicano e le trame che uniscono passato e presente si complicano. Alcuni, benché increduli, scoprono allora che le proprie vite sono in pericolo e reagiscono. La storia, però, non si ferma e trascina tutti verso un drammatico finale.
Riflessioni a partire da: Philippe Soulier (a cura di), André Leroi-Gourhan «l’homme, tout simplement», Travaux de la Maison de l’Archéologie et de Ethnologie René-Ginouvès, 20, Paris 2015, pp. 188.
Parole chiave: Archeologia cognitiva, archeologia della produzione, archeologia teorica. Cicli produttivi, narrazione, comportamenti e significati.
Introduzione. Classificare perché? 7
PARTE PRIMA. DAI FULMINI ALLA SPAZZATURA
1. Giganti e tempo storico 23
Michele Mercati. Aldilà delle fonti, 28
Joseph Hilarius Eckhel. I vantaggi della numismatica, 30
Christian Jurgensen Thomsen. Fare storia, 32
Gustav Oscar Montelius. Ordinare simili ma diversi
Bor Emil Hildebrand e Hans Hildebrand. Tipi e varianti, 37
Augustus Henry Pitt Rivers. Il museo tipologico, 38
Willian Matthew Flinders-Petrie. Sequenze e breve durata, 41
2. Grandi ordinatori 43
Hans Dragendorff. Sistematica di forme e decori, 43
Heinrich Dressel. Una tavola, una (sub) disciplina, 45
John Davidson Beazley. Questione di stile, 48
Arne Furumark. Produttori antichi e moderne interpretazioni, 54
Alfred Vincent Kidder. Stratigrafie e dettagli, 56
3. Punto e a capo 59
Vere Gordon Childe. Uno spartiacque, 60
4. Analisi e definizioni 65
James A. Ford e Albert C. Spaulding. Una polemica tipica, 65
Clasina Ising. Le forme del vetro, 71
Francois Bordes vs Sally Rosen Binford e Lewis R. Binford. Tipologie funzionali, 72
Georges Laplace. Tipologia analitica ed universale, 77
David L. Clarke. Archeologia analitica, 81
Jean-Claude Gardin. Archeologia logicista, 86
Tiziano Mannoni. Le classi della produzione, 92
Graziella Berti. Forme e decori, 96
Renato Peroni (1930-2010). Tipi concreti, 97
Herman Müller-Karpe. Metalli e cronologie, 103
Jean Paul Morel. Individui-tipo, 103
Ian Hodder. Stili come simboli, 106
William Rathje. Progetto spazzatura, 111
PARTE SECONDA. CON LE SCARPE DEGLI ALTRI
5. Altre discipline e strade 117
Collezionare, catalogare, possedere, 118
Daniel De Foe e Jonathan Swift. Raccontare le cose e gli altri, 123
Carl Nilsson Linnaeus. Le classificazioni naturalistiche, 125
Tipi senza nome. Il sistema metrico decimale, 127
Charles Darwin. Evoluzionismo e tempi storici, 130
Johan August Strindberg. La bottonologia, 137
Émile Durkheim e Marcel Mauss. Stringere le idée, 139
Bronislaw Malinowski. Classificare bisogni, 142
André Leroi-Gourhan. Materiali, tendenze, fatti, 145
Giuseppe Šebesta e Ettore Guattelli. I musei etnografici, 148
Claude Lévi-Strauss. Natura e cultura in cucina, 153
Umberto Eco. Tipi cognitivi e Contenuto molare, 156
Francesco Orlando. Elenchi di cose inutili, 159
Michele Cometa. Raccontare è utile, 162
PARTE TERZA. I MEZZI A DISPOSIZIONE
6. Quasi un glossario 167
Classificazione, 168
Tipologia, 168
Tassonomia o sistematica, 169
Gruppo, Classe, Categoria, Produzione, 174
Serie, 174
Associazione, 175
Contesto, 175
Tipo, 176
Prototipo e idealtipo, 179
Sottotipi, varietà, varianti, 180
Pezzi unici, 182
Attributi, 183
Confronti, 185
Limiti, 187
7. Registrare informazioni. Parole, schede e disegni 189
Nomi, definizioni, descrizioni, 189
Schede, 192
Disegni e fotografie, 194
Classificazioni automatiche, 197
Archeografia e oltre, 201
PARTE QUARTA. DOMANDE E OBIETTIVI
8. Domande e approcci ai materiali 213
Approccio cronotipologico, 215
Approccio tecnologico, 220
Approccio tecno antropologico, 224
Approccio sociale, 232
Approccio socioeconomico, 235
Approccio cognitivo, 237
Per complicare, 250
9. Noi e Loro 255
Gli obiettivi, 255
Un punto d’arrivo, 265
Note bibliografiche 275
Bibliografia 279
Con l'autore ne discutono Antonia Falcone e Enrico Zanini.