Coordinate: 33°50′N 35°46′E
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Libano

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Libano (disambigua).
Libano
(AR) كلنـا للوطـن للعـلى للعـلم
Kullunā li-l-waṭan li-l-ʿulā li-l-ʿalam
(IT) Tutti noi per la patria, la gloria e la bandiera
Libano - Localizzazione
Libano - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica del Libano
Nome ufficiale(AR) الجمهورية اللبنانية
al-Jumhūriyya al-Lubnāniyya
Lingue ufficialiarabo
Altre linguefrancese
Capitale Beirut  (1 200 000 ab. / 2013)
Politica
Forma di governoRepubblica parlamentare
PresidenteVacante[1]
Primo ministroNajīb Mīqātī
IndipendenzaDalla Francia, 22 novembre 1943
Ingresso nell'ONU24 ottobre 1945 (stato fondatore)
Superficie
Totale10 452 km² (170º)
% delle acque2%
Popolazione
Totale6 825 442 ab. (2020) (109º)
Densità398 ab./km²
Tasso di crescita-0,38% (2012)[2]
Nome degli abitantilibanesi
Geografia
ContinenteAsia
ConfiniSiria, Israele
Fuso orarioUTC+2
Orario estivo (ora legale): UTC+3
Economia
Valutalira libanese
PIL (nominale)41 343[3] milioni di $ (2012) (85º)
PIL pro capite (nominale)10 311 $ (2012) (66º)
PIL (PPA)62 501 milioni di $ (2012) (85º)
PIL pro capite (PPA)15 587 $ (2012) (63º)
ISU (2021)0,706 (alto) (112º)
Fecondità1,8 (2011)[4]
Consumo energetico0.31 3 kWh/ab. anno
Varie
Codici ISO 3166LB, LBN, 422
TLD.lb
Prefisso tel.+961
Sigla autom.RL
Lato di guidaDestra (↓↑)
Inno nazionaleKullunā li-l-watan li-l'ula li-l-'alam
Festa nazionale22 novembre
Libano - Mappa
Libano - Mappa
1L'articolo 11 della Costituzione Libanese dichiara: “L'arabo è la lingua nazionale ufficiale. La legge determina i casi in cui la lingua francese può essere utilizzata”. Altri idiomi diffusi in Libano sono il vernacolo arabo libanese, l'inglese, francese e l'armeno.
2 L'ultimo censimento risale al 1932 e non è stato più aggiornato per motivi di opportunità politica e per non turbare gli equilibri interconfessionali.
3 Fonte CIA World FactBook, 2003.
Evoluzione storica
Stato precedente Grande Libano
 

Il Libano (in arabo لبنان?, Lubnān), ufficialmente Repubblica del Libano (in arabo اَلْجُمْهُورِيَّة اَللُّبْنَانِيَّة?, al-Jumhūriyya al-Lubnāniyya), è uno Stato del Medio Oriente affacciato sul mar Mediterraneo. Il Libano confina a nord e a est con la Siria e a sud con Israele. A ovest si affaccia sul mar Mediterraneo. La superficie del Libano è di 10452 km². La capitale è Beirut. Le attività economiche principali sono i servizi bancari e finanziari, tradizionalmente sostenuti da un regime economico libero-scambista e competitivo, e il turismo.

Origini del nome

Secondo una ricostruzione etimologica tanto diffusa quanto non scientifica, il termine Lubnān sarebbe stato utilizzato a partire dall'VIII secolo d.C. e deriverebbe dalla radice trilittera l-b-n, la stessa della parola laban (ossia "latte"), per via della somiglianza tra il Monte Libano, massiccio montuoso coperto di neve d'inverno e il colore del latte.

Geografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Libano.
Il Libano visto dal satellite

Il Libano si trova in Asia e più precisamente nell'Asia occidentale (Vicino Oriente), di cui è il paese più piccolo per superficie. Lungo 250 km e largo da 25 a 60 km, confina con il Mar Mediterraneo a ovest per una costa lunga 225 km, con la Siria a nord e a est (per 375 km), con Israele a Sud (per 79 km). Il confine nord con la Siria è segnato in buona parte dal fiume Nahr al-Kabir, mentre a sud il punto più estremo sulla costa è segnato dal promontorio di Rosh Hanikra. Una catena montuosa denominata Monte Libano si estende attraverso l'intero paese per circa 160 km, parallelamente alla costa mediterranea, con la più alta vetta, il Qurnat al-Sawda', che raggiunge i 3089 m.

Il confine con le Alture del Golan (de jure in Siria ma occupate da Israele nella guerra dei sei giorni) è contestato dal Libano in una piccola area chiamata Fattorie di Sheb'a, nonostante il confine sia stato demarcato dalle Nazioni Unite.[5]

  • Superficie: 10452 km²
  • Paesi confinanti: Siria a est e a nord, Israele a sud.

Idrografia

Clima

  • Clima: Mediterraneo - temperato
  • Temperatura marina: 32 °C (media estiva)

Il Libano ha un clima mediterraneo moderato. Sulla costa gli inverni sono freschi e piovosi e le estati calde e umide. A maggiori altitudini, le temperature invernali scendono sotto lo zero con frequenti nevicate, anche abbondanti, mentre le estati sono dure e secche.[6] Benché in generale il Libano goda di precipitazioni annue abbastanza elevate in confronto agli aridi paesi circostanti, alcune aree nord-orientali sono più aride perché le cime della catena occidentale bloccano molte nuvole nate sul Mediterraneo.[7]

Nell'antichità, il Libano ospitava grandi foreste di cedro del Libano, oggi simbolo nazionale.[8] Tuttavia, millenni di sfruttamento commerciale (per edilizia e cantieri navali), senza alcuna politica di riforestazione, hanno fortemente ridotto la loro diffusione.[8]

Storia

Storia antica

Lo stesso argomento in dettaglio: Fenici.
Mappa degli antichi insediamenti Fenici

I più antichi insediamenti umani in Libano risalgono al 7000 a.C., in particolare a Biblo, la più antica città del mondo abitata con continuità.[9][10]

Nell'antichità il Libano fu la sede della civiltà dei Fenici, i cui centri propulsori furono prima Sidone e poi Tiro.

Nel VI secolo a.C. fu incorporata da Ciro il Grande nell'Impero Persiano e due secoli più tardi entrò nell'orbita dei regni ellenistici successori di Alessandro Magno. Nel I secolo a.C. ebbe luogo la conquista romana, che si protrasse (prima nell'ambito di un impero unificato, poi nel seno dell'Impero romano d'Oriente) fino all'invasione araba. In epoca ellenistica, la massima parte del territorio libanese (fra cui la cosiddetta Celesiria) fu considerata, anche sotto il profilo politico, appartenente alla Siria, mentre durante la conquista romana fece parte sia della provincia romana della Siria che della provincia autonoma Phoenice Libanensis.

La conquista, già nel VII secolo, da parte degli arabi mossi dall'Islam cambiò definitivamente la storia e la civiltà del paese, che pure vide un periodo di dominazione cristiana all'epoca delle crociate (XII e XIII secolo) il cui territorio era compreso tra il Principato di Galilea e la Contea di Tripoli. Nel 1291 vi fu un ritorno degli arabi con i Mamelucchi, fino alla conquista ottomana.

Possedimento ottomano

Cristiani libanesi nel 1880

L'Impero ottomano dominò anche il Libano, come parte della Grande Siria, per quattro secoli, dal 1516, quando fu conquistato dal sultano Selim I, fino al termine della prima guerra mondiale).

Ciò che differenzia e rende unico il Libano è il suo costante ruolo di crocevia e ponte tra il mondo cristiano ed islamico: da rimarcare sono i contatti frequenti tra il Libano e l'Europa ed in particolare con la Francia e con l'Italia: i rapporti con l'Italia affondano le loro radici nella penetrazione commerciale pisana, veneziana e genovese all'indomani della caduta dell'Impero bizantino ed alla costante permanenza di basi militari e commerciali veneziane nelle vicinanze del Libano fino al XVIII secolo. Curioso e rimarchevole è l'episodio che lega la Toscana alla storia del Libano e che rimonta agli inizi del XVII, quando il Granduca di Toscana Cosimo II, ospitò a lungo e strinse un'alleanza con l'emiro libanese Fakhr al-Din II, secondo la quale, mediante l'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, il primo si impegnava ad aiutare il secondo a liberare il Libano dal giogo ottomano. Tale alleanza non andò a buon fine vista la prematura morte del Granduca e la sua difficile successione da parte del figlio appena undicenne. Sempre in virtù degli storici legami di commercio e diplomatici tra gli stati italiani ed i paesi levantini, e in particolare il Libano, a tutt'oggi l'Italia è il primo partner commerciale della Repubblica del Libano.

I rapporti con la Francia risalgono circa a cinquant'anni dopo i tentativi toscani quando i re di Francia ottengono, nel quadro dell'alleanza che aveva siglato con l'Impero ottomano ai danni dell'Impero Asburgico, uno statuto di particolare autonomia e libertà per i cristiani del Libano.

Un'influenza più incisiva della Francia si ebbe a partire dal 1842 e con Napoleone III. Proprio per via di questi rapporti storici, la Francia al momento della caduta dell'Impero ottomano volle ottenere nel Trattato di Pace di Versailles il protettorato sul Libano e la Siria.

Miliziani cristiani del Monte Libano, fine del XIX secolo

La comunità cristiana durante la dominazione ottomana sperimentò periodi di oppressione sotto la leadership di esponenti musulmani. A partire dai primi del 1800, e per vari decenni, gli Ottomani consentirono l'insediamento di clan drusi, curdi e sunniti nell'area cristiana, sotto la protezione dell'esercito imperiale ottomano. La popolazione maronita del Monte Libano, vedendo questi insediamenti come una minaccia alla loro fragile identità arabo-cristiana, entrò spesso in urto con questi insediamenti. Le potenze europee (essenzialmente la Francia e il Regno Unito) intervennero a sostegno della locale popolazione cristiana dopo i massacri del 1860, allorché 10 000 cristiani furono sterminati in violenti scontri con i Drusi.

Nel 1861 il distretto autonomo del "Monte Libano" fu istituito all'interno della cornice statale ottomana, fruendo di una garanzia internazionale. Questo fu amministrato da un cristiano ottomano non-libanese (noto localmente come "Mutasarrif", (a guida quindi di una Mutasarrifiyya, o Mutasarrifato). I cristiani mantennero così la maggioranza della popolazione del Monte Libano, con un significativo numero però di Drusi al suo interno.

Durante la prima guerra mondiale, l'Impero Ottomano lanciò una campagna repressiva contro i maroniti, nel quadro dei vasti massacri di cristiani condotti nell'area vicino-orientale. In questo ambito, la flotta ottomana decretò un embargo dell'intera costa cosiddetta levantina, circondando la regione con truppe e tagliando fuori il Libano dal resto del mondo. La sconfitta turca nella battaglia di Megiddo da parte degli inglesi e dei loro alleati, portò alla fine della dominazione ottomana nel settembre 1918.

Mandato francese

Lo stesso argomento in dettaglio: Grande Libano.
Mappa del mandato francese sulla Siria e (in verde) il Libano

Dopo la dissoluzione dell'Impero ottomano al termine della prima guerra mondiale, di fatto ratificando l'accordo Sykes-Picot fra Gran Bretagna e Francia (16 maggio 1916), la Società delle Nazioni affidò la Grande Siria, comprese le cinque province che oggi costituiscono il Libano, al controllo della Francia con un Mandato. Il 26 aprile 1920 la Conferenza di Sanremo definì limiti e compiti di tale protettorato; tali decisioni furono ratificate dalla Società delle Nazioni il 24 luglio 1922 ed entrarono formalmente in vigore il 29 settembre 1923.

Tuttavia, già a partire dal 1º settembre 1920, per decreto dell'alto commissario generale Henri Gouraud, la Francia istituì come indipendente sotto proprio mandato, lo Stato del Grande Libano, una delle tante enclavi etniche dell'ampia e indifferenziata area siriana (bilād al-Shām) con capitale Beirut. Il 1º settembre 1926 la Francia istituì la Repubblica Libanese, da quel momento in poi separata dalla Siria, anche se amministrata sotto lo stesso mandato.

Nel marzo 1922 venne istituito un "consiglio rappresentativo" di 30 deputati eletti a doppio turno in collegi confessionali-territoriali con mandato quadriennale, che fu eletto per la prima volta nel maggio 1922.[11] Tale consiglio ratificò la Costituzione libanese, che fu promulgata il 23 maggio 1926, in base alla quale esso mutò il proprio nome in "Consiglio parlamentare libanese" ed eleggendo il primo presidente del Paese, il costituzionalista Charles Debbas, di religione greco ortodossa.

Indipendenza

Da destra: il primo ministro Riad as-Solh, il presidente Bishara El Khoury e l'alto commissario della Francia libera Georges Catroux alla fine del 1943.

Il Libano proclamò l'indipendenza nel novembre 1943, durante la seconda guerra mondiale mentre la Francia era occupata dalla Germania nazista o sotto il regime fantoccio di Vichy, il cui alto commissario mandatario, generale Henri Dentz, spingeva per l'indipendenza. Perciò il Regno Unito, che aveva varie forme di controllo su Sudan, Egitto, Palestina, Giordania e Iraq, occupò militarmente Siria e Libano e li pose sotto l'autorità della Francia libera di De Gaulle. Nell'agosto 1943 si tennero le elezioni sulla base di un decreto commissariale (sulla base del Patto Nazionale di quell'anno) che stabiliva il principio di 6/5 per il rapporto cristiani/musulmani (rimasto in vigore fino agli Accordi di Ta'if del 1989) e 55 eletti. Mentre il consiglio, riunitosi a partire dal 21 settembre, si era ridenominato Assemblea Nazionale, l'8 novembre 1943 il nuovo governo libanese abolì unilateralmente il mandato francese. Allora furono imprigionati per 11 giorni, dall'11 al 22 novembre 1943 nel castello di Rashaya il nuovo presidente Bishara al-Khuri insieme a Camille Chamoun, Riyad al-Sulh, Pierre Gemayel e altri indipendentisti in seguito all'arresto da parte delle Forces françaises libres.

La loro liberazione il 22 novembre divenne il giorno dell'indipendenza del Libano. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 24 ottobre 1945, terminò il mandato francese mentre nel 1946 le truppe francesi e inglesi abbandonarono il paese.

Gli anni dello sviluppo economico

Il Patto Nazionale del 1943, mai formalizzato per iscritto, prevedeva la divisione delle cariche fra i principali gruppi religiosi del paese: la presidenza fu riservata ai cristiani maroniti, la carica di primo ministro ai musulmani sunniti e la presidenza dell'Assemblea nazionale ai musulmani sciiti.

Invece la legge elettorale fu modificata più volte, sempre salvando il principio 6/5, in particolare nel 1953 per riconoscere alle donne il diritto di voto. Le elezioni dal 1960 al 1996 hanno avuto luogo con la legge elettorale del 1960, che prevedeva 99 deputati da eleggere in 26 circoscrizioni. Tuttavia l'accordo di Ta'if (concluso il 22 ottobre 1989 e pubblicato il 21 settembre 1990) ha modificato l'articolo 24 della Costituzione per istituire la parità parlamentare tra cristiani e musulmani e fissare in 128 il numero dei deputati.

La storia libanese successiva all'indipendenza è stata caratterizzata dall'alternanza di periodi di stabilità politica e di disordini. Il 29 novembre 1947, come tutti i paesi arabi, il Libano non accettò la risoluzione 181 dell'ONU che ripartiva il territorio della Palestina mandataria fra uno Stato ebraico (Israele) e uno Stato arabo (Palestina) a partire dal 1948. Di conseguenza, al termine del mandato britannico (14 maggio 1948) Israele proclamò l'indipendenza e la Lega araba, incluso il Libano, iniziò la guerra, durante la quale il Libano non invase Israele, ma si limitò a dare sostegno logistico all'Esercito Arabo di Liberazione. Sconfitto quest'ultimo nella Operazione Hiram, fu stipulato un armistizio fra Israele e Libano (23 marzo 1949); tuttavia (fino al 2007) non fu firmato alcun trattato di pace.

Dopo l'armistizio del 1949 il Libano non ha più partecipato militarmente ad alcun conflitto arabo-israeliano: non alla crisi di Suez (1956), né alla guerra dei sei giorni (1967), né alla guerra del Kippur (1973). Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, in Libano giunsero più di 100 000 profughi palestinesi cacciati durante la proclamazione dello Stato di Israele, mentre le risoluzioni delle Nazioni Unite non venivano applicate (né la 181 sulla partizione approvata il 29 novembre 1947 né la 194 sui profughi approvata nel dicembre 1948).

Il negoziato tra il presidente libanese Shihab e quello della Repubblica Araba Unita Nasser, dopo la fine della crisi libanese del 1958

Questo, insieme a rigurgiti nazionalisti panarabi, portò alla crisi libanese del 1958, risolta dopo l'intervento USA.

Alla precarietà politica nel Libano si è sovrapposta una rapida prosperità economica, determinata dall'importanza che Beirut riveste nel Vicino Oriente quale centro finanziario e commerciale. Le riforme e la modernizzazione, insieme a un'amministrazione efficiente, che il presidente Fu'ad Shihab tra gli anni cinquanta e sessanta seppe imporre al suo Paese fecero del Libano il centro economico-finanziario, ma anche culturale, dell'intero Medio Oriente, e di scambi commerciali con i principali paesi europei, in particolare Francia e Italia.

La guerra civile

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile in Libano e Guerra del Libano (1978).
La "linea verde" che divideva Beirut tra la zona est (dominata dal Fronte Libanese) da quella ovest

Le tensioni politiche nel paese precipitarono nel 1975, evolvendosi in una guerra civile che si sarebbe protratta in più fasi fino al 1990 e che vide numerosi contendenti e frequenti capovolgimenti di alleanze. Inizialmente a fronteggiarsi furono da una parte le milizie del Fronte Libanese, dominate dai cristiani maroniti, e dall'altra le milizie del Movimento Nazionale Libanese, sostenute dall'OLP. Quando nel 1976 il conflitto stava volgendo a favore del Movimento Nazionale Libanese, la Siria, su invito del Fronte Libanese, intervenne nel paese. La Lega araba, dopo l'accordo di Riyaḍ del 21 ottobre 1976, autorizzò allora l'intervento di una Forza Araba di Dissuasione, a maggioranza siriana, che riuscì a riportare con la forza una provvisoria e fragile stabilità nella nazione.

Il 14 marzo 1978 Israele lanciò l'Operazione Litani, occupando l'area meridionale del paese, con l'obiettivo di creare una zona cuscinetto con le forze dell'OLP. Fu creata allora la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) per rafforzare il mandato e riportare pace e sovranità al Libano.

Invasione israeliana del 1982

Lo stesso argomento in dettaglio: Conflitto libanese del 1982.
L'insediamento del presidente Amin Gemayel nel 1982

Nel 1982 il paese vide una nuova invasione da parte di Israele, che lanciò l'Operazione Pace in Galilea obiettiva a sradicare definitivamente dal Libano la presenza armata palestinese; le forze israeliane giunsero fino a Beirut, assediandola. Il neoeletto presidente Bashir Gemayel il 14 settembre 1982, nove giorni prima dell'investitura ufficiale, cadde vittima di un attentato, perdendo la vita.

La forza multinazionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Forza Multinazionale in Libano.
Le rovine della base Usa dopo l'attentato che provocò la morte di 241 marines

Vi fu a questo punto un intervento internazionale multiforze americano, francese e italiano (Missione Italcon) che consentì il ritiro della dirigenza dell'OLP. La dirigenza dell'OLP si rifugiò quindi a Tunisi. Furono comunque perpetrate atrocità contro la popolazione civile come la strage di Damour (1976) e il massacro nei campi-profughi di Sabra e Shatila (1982) a Beirut, operati il primo da miliziani palestinesi del campo di Tell al-Zaʿtar e il secondo da unità cristiane guidate da Elie Hobeika, che non vennero opportunamente contrastate dall'esercito israeliano di stanza nell'area coinvolta ed anzi, in talune circostanze tali atrocità vennero agevolate dalle suddette forze.[12] Presidente della Repubblica fu eletto Amin Gemayel, fratello di Bashir. Resterà presidente fino al 1988.

Il 23 ottobre 1983 un duplice attentato dinamitardo da parte di Hezbollah alle basi della Forza Multinazionale causò la morte di 241 marines statunitensi e 56 soldati francesi. Questo causò il ritiro pochi mesi dopo delle truppe di pace, lasciando il Libano in una strisciante guerra civile.

L'influenza siriana

Lo stesso argomento in dettaglio: Occupazione siriana del Libano.

In seguito agli Accordi di Ta'if del 1989 termina la guerra e nasce la II Repubblica libanese. Amin Gemayel e alcuni dei suoi sostenitori si opposero e andarono in esilio dopo la nomina di un governo presieduto dal generale Michel Aoun, che nel 1990 fu deposto dai siriani. La presenza siriana divenne preponderante, nonostante fosse sotto le insegne della Forza Araba di Dissuasione. Ma con la fine della guerra iniziò anche un periodo di ricostruzione. Nel 1994 fu vietato il movimento Forze Libanesi, che rappresentava i cristiani più radicaleggianti, e le attività dei suoi militanti severamente limitate dai governi filo-siriani. Nel 1999 avvenne l'elezione di Émile Lahoud alla presidenza della Repubblica. Nel 2000 Amin Gemayel tornò dall'esilio. A seguito dell'assassinio dell'ex Primo ministro sunnita Rafīq al-Ḥarīrī nel 2005, ci fu la cosiddetta "Rivoluzione del Cedro" antisiriana, che avviò il ritiro delle truppe siriane della FAD (Forza Araba di Dissuasione).

Guerra dell'estate 2006

Lo stesso argomento in dettaglio: Conflitto Israele-Hezbollah del 2006.

Il 12 luglio 2006, i miliziani sciiti libanesi conosciuti come Hezbollah, attaccarono una pattuglia dell'esercito israeliano in perlustrazione nei pressi del villaggio di Zar'it, uccidendo otto soldati e catturandone due.[13][14][15]

Bombe israeliane sul centro di Tiro

Israele iniziò un'aggressione militare contro il Libano. Nei giorni seguenti i bombardamenti aerei israeliani abbatterono molte infrastrutture moderne e diversi ponti vennero in quel mese distrutti. Altre spedizioni aeree colpirono l'aeroporto di Beirut, i porti, le centrali elettriche e le principali vie di collegamento terrestre con la Siria, i quartieri della periferia meridionale di Beirut e diversi villaggi nel Libano meridionale, provocando anche migliaia di vittime civili[senza fonte]. Sul terreno le forze armate israeliane incontrarono una forte resistenza offerta dai miliziani Hezbollah e altre truppe della resistenza, che adottarono tattiche di guerriglia. Diversi carri israeliani Merkava furono distrutti o danneggiati dai lanciagranate e dalle mine Hezbollah, che riuscì ad abbattere anche degli elicotteri e a colpire un'unità navale al largo di Beirut. Nonostante un ingente appoggio di artiglieria e supporto aereo, gli israeliani in un mese riuscirono ad avanzare solo di alcuni chilometri all'interno del territorio libanese. Durante gli scontri Hezbollah lanciò migliaia di razzi, molti anche contenenti bombe a grappolo di tipo cinese, sul territorio israeliano, causando panico e vittime fra la popolazione civile nel Nord d'Israele (8 vittime civili durante tutto il periodo della guerra).

L'11 agosto 2006, dopo settimane di stallo in cui la diplomazia non era riuscita a giungere ad una tregua tra le parti per consentire l'apertura di corridoi umanitari in favore della popolazione civile libanese, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità la Risoluzione 1701.[16] Il testo della risoluzione chiede l'immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale, in concomitanza con lo schierarsi nella zona delle truppe regolari libanesi e dell'UNIFIL e prevede la creazione di una zona cuscinetto "libera da ogni personale armato che non sia quello delle Nazioni Unite e delle forze armate regolari libanesi" per dodici miglia tra la frontiera israelo-libanese e il fiume Litani. La risoluzione richiama al rispetto della precedente Risoluzione 1559 del 2004, che aveva richiesto il disarmo delle milizie libanesi, compresa Hezbollah.

Il 14 agosto 2006, subito dopo l'annuncio del cessate il fuoco e la fine delle azioni militari, il governo libanese avviò il dispiegamento delle proprie forze armate lungo il confine meridionale. Centinaia di migliaia di civili fecero ritorno ai propri villaggi, in molti casi gravemente danneggiati dal conflitto. Il 25 agosto 2006, il vertice dell'Unione europea a Bruxelles stabilì l'invio di circa settemila militari europei per costituire il nucleo centrale della forza multinazionale di interposizione nel Libano meridionale (seconda missione UNIFIL).

Le truppe multinazionali, guidate dalla Francia, a cui è subentrata l'Italia nel febbraio 2007 (Operazione Leonte), secondo la Risoluzione 1701 intraprenderanno inoltre ogni azione necessaria per assicurare che la loro area d'operazione non sia utilizzata per attività offensive di ogni genere. Non avranno il compito di disarmare le milizie Hezbollah, che spetterà all'esercito libanese, assieme alla sorveglianza del confine con la Siria, per impedire il traffico d'armi.

La crisi politica innescata dalle dimissioni dal governo Siniora di cinque ministri legati ai partiti Hezbollah e Amal, dovuta al comportamento del Siniora e i suoi alleati durante e dopo la guerra, le modalità della ricostruzione, le divergenze riguardanti in parte l'istituzione del Tribunale speciale per il Libano, istituito per indagare sull'assassinio di Rafīq al-Ḥarīrī, e in parte la richiesta non accolta di un rimpasto di governo che assegni maggiore potere alla componente sciita, si aggravò ulteriormente dopo l'assassinio del ministro dell'industria Pierre Amine Gemayel, figlio dell'ex presidente Amin, avvenuto il 21 novembre 2006.

I primi anni del XXI secolo

Lo stesso argomento in dettaglio: Conflitto libanese del 2008.

Dopo gli scontri tra sciiti e sunniti avvenuti agli inizi di maggio 2008, una mediazione internazionale guidata dalla diplomazia del Qatar ha permesso alle fazioni politiche locali di accordarsi per l'elezione del generale Michel Suleiman alla presidenza della repubblica e per la formazione di un governo di unità nazionale, in vista delle elezioni parlamentari previste per la primavera del 2009 che si sono svolte regolarmente.

In queste elezioni per la prima volta si presentano due grandi coalizioni unite non dalla comunanza religiosa, ma dal sostegno o meno della Siria. Nell'Alleanza del 14 marzo anti-siriana vi sono i cristiano-maroniti della Forze Libanesi e delle Kataeb insieme ai drusi del Partito Socialista Progressista e ai sunniti del Movimento del Futuro, mentre nell'Alleanza dell'8 marzo con gli sciiti di Amal e Hezbollah vi è il principale partito maronita, il Movimento Patriottico Libero del generale Michel Aoun. Nel 2009 sono i primi a vincere le elezioni, ma formano un governo di unità nazionale.

Coinvolgimento nella guerra civile siriana

Posto di blocco dell'esercito libanese schierato a Tripoli

Dal 2011 nel corso della guerra civile siriana, si è determinato un riacutizzarsi dello scontro settario libanese che vede le fazioni sunnite sostenere i ribelli, mentre quelle sciite, e in particolare la milizia Hezbollah, sostenere anche militarmente il governo siriano. Lo sconfinamento della guerra civile siriana in Libano non ha solo coinvolto le cittadine al confine siriano, ma anche i grandi centri urbani, tra cui Beirut, Sidone e Tripoli dove si sono verificati scontri armati, rapimenti e attentati. Dal 2013 le Forze armate libanesi hanno fatto da interposizione tra i due contendenti, mentre le elezioni, previste nel 2013, sono state rinviate. Nel 2016 viene eletto presidente della repubblica l'ex generale Michel Aoun, che torna all'incarico dopo quasi 30 anni dalla prima volta, mentre primo ministro è il sunnita Saad Hariri.

Le elezioni si sono svolte nel 2018 e hanno visto la vittoria dell'Alleanza dell'8 marzo, con il partito di Aoun che ha ottenuto la maggioranza relativa con 28 seggi. La recessione economica (dovuta in parte anche alle ricadute della guerra civile nella vicina Siria) di questi anni, ha visto un aumento del deficit di bilancio e del debito estero. Questo ha portato alla fine del 2019 a una serie di proteste nel paese e alle dimissioni del primo ministro Saad Hariri.

Gli anni 2020

Per anni, il Libano ha pagato gli interessi sul proprio debito pubblico attraverso altri prestiti, in un spirale progressiva di debito pubblico crescente, ma sul finire del 2019 tale meccanismo ha iniziato a scricchiolare,[17] portando il paese all'insolvenza nel marzo 2020.[18] La dimensione della crisi economica è stata tale che molte famiglie sono tornate al baratto, vedendo il potere d'acquisto dei propri stipendi contrarsi di oltre il 90%;[19] in aggiunta, il paese ha dovuto affrontare la pandemia globale di Covid 19.

Il 4 agosto 2020, l'esplosione accidentale di 2 750 tonnellate di nitrato d'ammonio stoccato in condizioni precarie nel porto di Beirut ha generato la distruzione di buona parte della città, causando 270 morti, 5 000 feriti, 300 000 senzatetto, distruggendo oltre la metà delle riserve di grano del paese e privando il Libano del porto da cui transitava circa il 60% della propria merce.[20][21][22][23]

A seguito dell'esplosione si sono riversate in strada migliaia di persone a Beirut per protestare contro il Governo, causando la morte di un poliziotto e l'occupazione di diversi ministeri governativi da parte dei manifestanti.[24]

Il mandato presidenziale di Michel Aoun è terminato ufficialmente il 31 ottobre 2022, dopo 6 anni in carica, con l'interim del primo ministro.

Società

Demografia

I residenti in Libano contavano circa 6850000 unità nel 2018. Le principali città del paese sono Beirut, Tripoli e Sidone. L'area metropolitana di Beirut ospita quasi metà della popolazione del paese.[25] La popolazione include centinaia di migliaia di rifugiati siriani e palestinesi.

Composizione etnoreligiosa

Lo stesso argomento in dettaglio: Religioni in Libano.
La Cattedrale di San Giorgio accanto alla Moschea Mohammad al-Amin a Beirut

La popolazione libanese è estremamente variegata e comprende diversi gruppi confessionali. Lo Stato riconosce ufficialmente 18 confessioni: tra i musulmani i sunniti, gli sciiti duodecimani, ismailiti, alauiti e i drusi, tra i cristiani la Chiesa maronita, la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa greco-cattolica melchita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa ortodossa siriaca, Chiesa cattolica sira, i protestanti, la Chiesa assira d'Oriente, la Chiesa cattolica caldea, la Chiesa ortodossa copta e la Chiesa latina e infine la comunità ebraica.[26]

I musulmani rappresentano oggi una piccola maggioranza e sono equamente divisi tra sunniti e sciiti; i drusi, pur avendo sviluppato una dottrina distante dall'islam ortodosso, sono comunque classificati come musulmani dallo Stato. Tra i cristiani il gruppo principale è rappresentato dai maroniti, seguiti dai greco-ortodossi e dai melchiti. I cristiani sono concentrati perlopiù nella zona centrale del monte Libano e nella parte est di Beirut, gli sciiti duodecimani soprattutto nel sud del paese, nella parte ovest di Beirut e nella sua periferia meridionale e nella valle della Beqa', i sunniti soprattutto attorno a Tripoli, Sidone e nella parte ovest di Beirut e i drusi principalmente nel massiccio dello Shuf. Gli equilibri politici tra i vari gruppi confessionali del Libano sono stabiliti dal Patto Nazionale.[27]

Dal 1932 non sono più stati eseguiti censimenti ufficiali a causa della grande sensibilità della politica libanese nei confronti dei rapporti numerici fra le varie confessioni religiose. Sulla base di nuovi dati, infatti, i rapporti di forza cambierebbero a favore dei musulmani (attualmente rappresentano la maggioranza) e di conseguenza andrebbe cambiata anche la costituzione e quanto in essa previsto per la vita politica libanese. Tra l'altro, il censimento del 1932, svolto sotto il mandato francese, contò solo i cittadini libanesi residenti in Libano nel 1932, escludendo i libanesi emigrati e i residenti non libanesi. Risultarono 785543 cittadini libanesi residenti, così ripartiti:[28]

  • Cristiani: 56%
    • Cattolici: 44%
      • Maroniti: 32%
      • Greco-cattolici: 6%
      • Armeno-cattolici: 4%
      • Latino-cattolici: 2%
    • Greco-ortodossi: 10%
    • Protestanti e altri: 2%
  • Musulmani: 44%
    • Sunniti: 15%
    • Sciiti: 22%
    • Drusi: 7%

Dal punto di vista etnoculturale, i libanesi sono per la stragrande maggioranza arabi, anche se vi sono significative minoranze di armeni e di curdi.

Diversi milioni di libanesi, musulmani e cristiani, sono emigrati a partire dal XIX secolo verso l'America meridionale (soprattutto verso Argentina e Brasile), gli Stati Uniti d'America, i paesi arabi del Golfo, il Senegal, la Costa d'Avorio, l'Australia e l'Europa occidentale. La diaspora libanese conta 18 milioni di unità, delle quali 7 milioni in Brasile.[senza fonte]

Lingue

La lingua ufficiale è la lingua araba. L'arabo standard è usato in diglossia con i dialetti arabi levantini. Il francese costituisce di fatto la seconda lingua. La costituzione del Libano dichiara che «l'arabo è la lingua nazionale ufficiale. La legge determina i casi in cui la lingua francese può essere utilizzata».[29] Il Libano è membro dell'Organizzazione internazionale della francofonia.[30] Circa il 38% dei libanesi utilizza il francese quale seconda lingua.[30] Il francese è diffuso in ambito mediatico; sono infatti presenti quattro quotidiani e un settimanale di cinema in francese ed è presente Radio Liban con le sue trasmissioni francofone.[31] Negli ultimi anni sta avanzando la popolarità della lingua inglese, soprattutto tra i giovani. La comunità armena conserva il dialetto armeno occidentale.

Ordinamento dello Stato

Il Libano è una repubblica parlamentare. La costituzione libanese venne approvata il 23 maggio 1926, fu emendata una prima volta il 7 dicembre 1943 e un'ultima volta a seguito degli Accordi di Ta'if del 1989.[32]

Dal punto di vista costituzionale, il Libano è una repubblica parlamentare, l'Assemblea dei deputati elegge il presidente della repubblica che condivide il potere esecutivo con il primo ministro, partecipando alle sedute del Consiglio dei ministri senza diritto di voto e nomina il primo ministro indicato dalla maggioranza dei deputati. Il presidente della repubblica è eletto ogni sei anni.

Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei deputati (Majlis al-Nuwwāb), composta da 128 deputati eletti ogni cinque anni (fino al 2009 ogni quattro) mediante suffragio universale diretto. Il diritto di voto si esercita a partire dall'età di ventuno anni.

L'elemento più importante del sistema politico libanese è il confessionalismo, ossia un assetto istituzionale in cui l'appartenenza religiosa di ogni singolo cittadino diventa il principio ordinatore della rappresentanza politica e il cardine del sistema giuridico. Anche gli incarichi amministrativi sono suddivisi tra le differenti confessioni religiose secondo un meccanismo predeterminato di quote riservate, che sono attribuite a ciascun gruppo in funzione del suo peso demografico e sociale.

In base a una convenzione costituzionale siglata informalmente come "Patto Nazionale" (al-mīthāq al-watanī) nel 1943, che integra o interpreta la costituzione del 23 maggio 1926, le più alte cariche dello Stato sono assegnate ai tre gruppi principali:

Gli accordi di Ta'if del 1989 non hanno modificato questo sistema, ma si sono limitati a riequilibrare i rapporti di forza tra le confessioni maggiori, facendo in modo che il numero di deputati musulmani fosse pari al numero di deputati cristiani, e aumentando i poteri e le prerogative del primo ministro a scapito del presidente della repubblica. Gli accordi di Ta'if hanno previsto anche un nuovo organo, il "Consiglio costituzionale libanese", composto da 10 membri, 5 eletti dal Parlamento e 5 dal consiglio dei ministri, il cui ruolo è quello di controllare la costituzionalità delle leggi e garantire il rispetto e l'integrità delle istituzioni, in particolare l'equilibrio tra i poteri, istituito nel 1993.[33]

Per quanto riguarda il Parlamento, i 128 seggi dell'Assemblea nazionale in palio sono attribuiti in base sia a un criterio geografico sia a un criterio confessionale, attraverso una minuziosa ripartizione che cerca di riflettere gli equilibri demografici esistenti tanto a livello nazionale quanto a livello locale.

Governatorati Collegi elettorali sciiti sunniti drusi alawiti maroniti greco-ortodossi greco-cattolici armeno-ortodossi altri cristiani Totale
Beirut 19 Beirut 1 2 1 1 1 11 6
Beirut 2 1 2 1 1 12 6
Beirut 3 1 2 1 2 13 7
Bekaa 23 Baalbek + Hermel 6 2 1 1 10
Zahlah 1 1 1 1 2 1 7
Rashayā+Beqā' Ovest 1 2 1 1 1 6
Monte Libano 35 Jbeil+Kisrawān 1 7 8
Nord Metn 4 2 1 1 8
Ba'abda+Aley 2 3 5 1 11
Shūf 2 2 3 1 8
Nord Libano 28 Akkār, Dinniyeh, Bsharreh 5 1 3 2 11
Tripoli, Zghorta, Batrūn, Kurah 6 1 6 4 17
Sud Libano 23 Sidone, Tiro 9 2 1 12
Hasbayā, Nabatiyeh, Jezzin 5 1 1 2 1 1 11
Totale 128 27 27 8 2 34 14 8 5 3 128

1 protestanti; 2 gruppi minori, cattolici di rito latino; 3 armeno-cattolici.

I seggi sono attribuiti attraverso un sistema proporzionale a preferenze multiple. In ogni collegio, ciascun elettore, indipendentemente dalla propria affiliazione religiosa, può esprimere tante preferenze quanti sono i seggi da assegnare per ciascun gruppo confessionale. Ad esempio, nel collegio Beirut 2 l'elettore potrà esprimere una preferenza per il seggio sciita, due preferenze per i seggi sunniti, una preferenza per il seggio greco-ortodosso, una preferenza per il seggio armeno-ortodosso e una preferenza per il seggio riservato alle confessioni cristiane più piccole. In questo modo, i candidati in lizza devono cercare di ottenere il consenso non solo dei propri correligionari, ma della maggioranza degli elettori del collegio. Questo sistema, concepito per promuovere gli esponenti più moderati in seno a ciascuna comunità, rischia di penalizzare le confessioni numericamente minoritarie. Negli ultimi anni sono state avanzate richieste di riforma della legge elettorale, introducendo collegi elettorali più piccoli oppure attraverso la costituzione di un collegio unico nazionale con sistema a preferenza unica.

Nel settembre 2008 il parlamento ha approvato la nuova legge elettorale,[34] inserendo le seguenti modifiche:

  • aumento del numero dei collegi elettorali con distretti più piccoli
  • le elezioni si devono svolgere in un unico giorno
  • nelle 24 ore prime del voto deve terminare la propaganda elettorale
  • divieto di pubblicizzare i sondaggi nei dieci giorni prima del voto
  • dal 2013 verrà conteggiato il voto dei libanesi all'estero

Il sistema politico è dominato da alleanze elettorali ad hoc, costituite mediante negoziazioni e compromessi attorno a figure di notabili locali e personalità influenti di ciascun collegio elettorale. Queste liste non hanno una base ideologica e spesso non risultano nella formazione di gruppi parlamentari ben identificabili.

Suddivisioni amministrative

Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorati del Libano, Distretti del Libano e Comuni del Libano.
Governatorati e distretti del Libano

La Repubblica del Libano è divisa in otto governatorati (muhāfaza), a loro volta divisi in 25 distretti (qadā'). L'unita amministrativa minima è il municipio (baladiyya).

Città principali

  • Capitale: Beirut (1 792 000 ab., stima 2003; 2 115 000 aggl. urbano, stima 2001)
  • Altre città:

Politica

Il palazzo del parlamento libanese

Elezioni parlamentari del 2005

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni parlamentari in Libano del 2005.

Nella primavera del 2005, alle elezioni per il XVII parlamento, sulla scia dell'assassinio dell'ex-Primo ministro Rafīq al-Ḥarīrī, di numerose manifestazioni di massa di diverso orientamento politico, nonché del ritiro dell'esercito siriano, si è prodotto un sostanziale cambiamento del paesaggio politico libanese. L'opposizione anti-siriana ha ottenuto una solida maggioranza, ottenendo 72 seggi su 128.

Dopo il conflitto del 2006 fra Hezbollah e Israele, si è prodotto un lungo stallo politico, che si è risolto in una ridefinizione dei rapporti di forza de facto tra maggioranza e opposizione a favore di quest'ultima. Concordato questo esito, il 25 maggio 2008 il Parlamento ha eletto quasi all'unanimità il generale Michel Suleiman quale nuovo Presidente della repubblica.

Elezioni parlamentari del 2009

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni parlamentari in Libano del 2009.

Nel 2009, alle elezioni per il XVIII parlamento, si è riscontrato un sostanziale equilibrio tra le due principali coalizioni, peraltro molto eterogenee al loro interno. La Alleanza del 14 marzo (anti-siriana) ha ricevuto una fragile maggioranza, e l'uscita del Partito Socialista Progressista dalla coalizione ha portato a un rovesciamento di fronte, privilegiando la Coalizione 8 marzo dopo il gennaio 2011. La composizione dell'esecutivo libanese si basa comunque su un principio di "unità nazionale" (waḥda waṭaniyya) che privilegia la ricerca del consenso, la rappresentanza di tutti i principali partiti in seno al gabinetto dei ministri, e un meccanismo di divisione del potere su base consociativa.

Il rinvio delle elezioni del 2013

Il 31 maggio 2013, il Parlamento ha esteso il suo mandato per 17 mesi, a causa del blocco della legge elettorale. Il 5 novembre 2014, il Parlamento ha emanato un altro decreto legislativo, mantenendo così il suo mandato per altri 31 mesi, fino al 20 giugno 2017.

Il 18 febbraio 2014 il primo ministro Tammam Salam ha formato un governo di unità nazionale con 24 membri, otto della Alleanza del 14 marzo, otto della Alleanza dell'8 marzo, sei indipendenti e due del PSP.

Elezioni dal 2016

Il 31 ottobre 2016, dopo molti mesi di stallo, il parlamento libanese ha eletto Michel Aoun come presidente della repubblica. Il 18 dicembre successivo è entrato in carica il nuovo governo di unità nazionale, presieduto da Saad Hariri. Nel 2018 si sono tenute le elezioni parlamentari, rinviate dal 2013, che hanno visto la vittoria dell'Alleanza dell'8 marzo (sciiti e parte dei maroniti).

La crescente crisi economica, aggravata negli anni dai riflessi negativi avutisi nel paese a causa della Guerra civile siriana, ha scatenato nella popolazione una serie di proteste che hanno spinto il primo ministro a dimettersi il 29 ottobre 2019.

Il 19 dicembre è stato eletto primo ministro, dalla sola maggioranza dell'Alleanza dell'8 marzo uscita dalle urne nel 2018, il sunnita Hassan Diab, professore di ingegneria informatica all'università.[35]

Nelle elezioni parlamentari del maggio 2022 Hezbollah e i suoi alleati hanno perso la maggioranza parlamentare, ma hanno comunque eletto il presidente del parlamento. Le Forze Libanesi, e le altre formazioni cristiane, guidate da Samir Geagea hanno guadagnato terreno (19 seggi) e i candidati indipendenti che promettevano riforme hanno ottenuto 13 seggi.

Il mandato presidenziale di Michel Aoun è terminato ufficialmente il 31 ottobre 2022, dopo 6 anni in carica, senza designazione di successori. A causa della mancata elezione del Presidente della Repubblica, carica che va a un maronita, ha assunto tali funzioni ad interim il primo ministro Najīb Mīqātī, in attesa che venga eletto un nuovo Presidente.

Simboli

Bandiere storiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Bandiera del Libano.

Inno nazionale

Kullunā li-l-watan li-l'ula li-l-'alam è l'inno nazionale del Libano adottato nel 1927.

Economia

Moneta: Lira libanese (100 piastre).

Il Libano ha una lunga tradizione di politiche economiche basate sulla concorrenza e il libero scambio, che prevedono una rigorosa applicazione del segreto bancario, anche se recentemente è stato approvato un testo di legge contro il riciclaggio di denaro, e l'assenza di restrizioni riguardanti i movimenti di capitale e gli investimenti diretti dall'estero.

La guerra civile (1975-1990) ha danneggiato seriamente le infrastrutture del paese, ma non ne ha intaccato il ruolo e la reputazione di hub regionale dei servizi bancari, finanziari e assicurativi.

Nella prima metà degli anni 1990 la ripresa economica, per quanto eccessivamente focalizzata sulla ricostruzione della capitale e sulle grandi opere, è stata favorita da un settore bancario finanziariamente solido e da un sistema di piccole e medie imprese dotate di grandi capacità di recupero, oltre che dalle rimesse provenienti dai libanesi residenti all'estero.

Tra il 2000 e il 2005 la crescita si è attestata su tassi prossimi allo zero (0,5% nel 2005), mentre il debito pubblico, cresciuto a dismisura negli anni del conflitto, è giunto nel 2005 al 200,7% del PIL. L'indice dei prezzi al consumo è ora sotto controllo, con un livello del 2,4% nel 2005, mentre il tasso di disoccupazione viene stimato intorno al 18% della forza lavoro.

Il governo libanese ha annunciato l'intenzione di procedere nel lungo periodo alla privatizzazione, mediante la vendita di una cospicua parte del proprio pacchetto azionario, della compagnia aerea di bandiera Middle East Airlines, della compagnia elettrica Électricité du Liban, della compagnia di telefonia fissa Liban Telecom e del porto di Beirut. Nelle intenzioni del governo, i ricavi risultanti dalla vendita sul mercato e i risparmi sugli stipendi del personale delle compagnie privatizzate dovranno essere utilizzati per il risanamento dei conti pubblici e per l'appianamento del deficit di bilancio.

Il governo libanese intende inoltre varare un piano di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, mentre il programma di riforma del sistema tributario ha mosso i suoi primi passi nel febbraio del 2002 con l'aumento della tassa sugli idrocarburi e l'approvazione dell'imposta sul valore aggiunto. Gli osservatori più scettici sottolineano che non è chiaro quanto questi obiettivi possano essere realizzati in un quadro di instabilità politica e di grande frammentazione sociale, aggravata da un crescente divario tra ricchi e poveri.[senza fonte]

La Banca Centrale del Libano ha mantenuto un forte impegno nel preservare la credibilità e la stabilità della lira libanese, evitando di ricorrere a svalutazioni competitive (anche per mantenere sotto controllo il tasso d'inflazione) e preservando un tasso di cambio di 1 508 lire contro un dollaro americano. Nel 2015, l'inflazione ha toccato un tasso negativo pari al -4% per passare al +6% nel 2018 e al 4% del 2019 (dati ISPI).[36]

Dal 1956 in Libano è in vigore una rigida legislazione sul segreto bancario, propria dei paradisi fiscali. Il segreto copre anche l'emissione societaria di azioni pagabili al portatore. Esistono accordi bilaterali con 29 Paesi, ma al 2015 è esclusa in linea di principio la pubblicazione dei dati dei correntisti e delle transazioni valutarie per scopi di indagine tributaria.[37]

Al 2019, l'Italia è risultata uno dei primi dieci partner commerciali del Libano,[38][39] sebbene il valore degli scambi sia stato relativamente contenuto fra uno e due miliardi di euro.[40] Nel 2010, le importazioni erano state complessivamente pari a 10 miliardi di dollari, dieci volte superiori all'export libanese di oro e metalli[41] e droga. Quest'ultima è all'origine della guerra fra sciiti di Amal e "khomeinisti" di Hezbollah.[42] Nel giugno 2020, il Libano è stato il primo paese arabo a legalizzare il commercio interno della cannabis per scopo terapeutico e industriale,[43] di cui era uno dei primi produttori mondiali.[44]

Fino al 2015, il Libano era caratterizzato da un'elevata propensione al risparmio che nel triennio 2008-2012 aveva portato a un valore dei depositi bancari in dollari pari a tre volte il Prodotto Interno Lordo. Dopo il 2015, si erano registrati tassi di crescita superiori al 10%.[45][46] I depositi erano incentivati dal cambio col dollaro e dai tassi di interesse.[47][48] Dopo venti anni di politica monetaria tesa a stabilizzare un cambio fisso lira libanese/dollaro a un valore di 1 500,[49] nel 2011 la banca centrale lasciò che in pochi mesi la valuta si deprezzasse 40% del valore sul dollaro. Nel 2019, il debito pubblico, che dagli anni Novanta era il terzo più alto al mondo in percentuale sul PIL,[50] arriva al 170% del PIL e supera il tetto dell'11% del deficit, mentre l'inflazione viaggia a due cifre, le riserve in valuta estera della banca centrale scendono ai minimi storici e per la prima volta anche il risparmio privato entra in crisi. Nel marzo 2020, il governo decide di non ripagare 1.2 miliardi di titoli di debito in scadenza. Il governo ha chiesto di rinegoziare le condizioni e i tassi di interesse sul debito, con particolare riferimento a ulteriori 30 miliardi di stock detenuti da società di investimento estere.[45]

Al 2019, il PIL nazionale ammontava a 77 miliardi di euro a fronte di un debito pari al 150 per cento del PIL,[51] quindi con un'importante quota di debito estero.

Nell'aprile 2020, il governo ha concordato col Fondo Monetario Internazionale un piano di riforme economiche che prevede l'abbassamento del rapporto debito/PIL intorno al 100%, e in contropartita la concessione di un prestito-ponte da 10 miliardi di euro e ai livelli raggiunti durante gli anni Novanta. Prima dell'esplosione al porto di Beirut e delle successive dimissioni del governo, la politica nazionale era intenzionata a svalutare il tasso di cambio dal valore medio di 1 500 a 3 500 lire libanesi per dollaro.[52] L'FMI ha chiesto la riforma del settore bancario, il blocco delle assunzioni nel settore pubblico e l'incremento delle tasse.[53]

Nel triennio 2017-2020, il PIL è calato del 30%. A luglio, la banca centrale ha comunicato la fissazione di un tasso di cambio specifico per il settore alimentare e per la manifattura pari a 3 900 lire per dollaro[54][non chiaro], valore che il governo voleva estendere a tutta l'economia. In precedenza, già esisteva un doppio tasso di cambio che al mercato nero si aggirava intorno alle 8000 lire per dollaro.[55]

Cultura

Patrimoni dell'umanità

Lo stesso argomento in dettaglio: Patrimoni dell'umanità del Libano.

I siti di interesse culturale o naturale protetti dall'UNESCO sono:

Arte

Una delle più importanti esponenti artistiche del XX secolo fu la pittrice e scultrice Saloua Raouda Choucair (1916-2017), esponente dell'arte astratta di spicco non solo del Libano ma del mondo arabo.[56]

Produzione letteraria

Valle di Qadisha
Khalil Gibran,nel 1913.

Tra gli scrittori libanesi si ricordano Khalil Gibran, Ali Ahmed Said, Hodā Barakāt, Elias Khoury, Rashid Daif, Georges Schehadé, Amin Maalouf e Samir Kassir.

Tra le altre note scrittrici libanesi del XX secolo ricordiamo Mayy Ziyade, libanese-palestinese e Anbara Salam Khalidi, anche attivista, e tra le prime femministe arabe.

Spettacoli e musica

Numerosi festival sono organizzati durante il periodo estivo, spesso all'interno di monumenti e siti archeologici. Il programma di questi festival comprende generalmente un mix di spettacoli teatrali, opera lirica, musical, concerti di musica classica e musica pop. I festival più importanti si svolgono a Baalbek, Beiteddine e Biblo.

Provengono dal Libano numerosi interpreti della musica araba contemporanea. Oltre ad artisti come Fairuz, celebre per la sua estensione vocale, lo spirito patriottico e le sue canzoni d'amore, e Marcel Khalife, noto per il suo impegno politico e come interprete di oud, uno strumento tradizionale simile al liuto, la nuova generazione dei cantanti di musica pop comprende nomi famosi in tutto il mondo arabo, come Najwa Karam, Nancy Ajram, Cyrine Abdelnour, Haifa Wehbe, Nawal al-Zoghby, Elissa, Ragheb Alama e il cantante anglo-libanese Mika, uno dei cantanti pop attuali di maggior seguito.

Cinema

Un importante riconoscimento internazionale per il cinema libanese è arrivato anche nel 2018 con il primo film del Libano candidato per l'Oscar al miglior film straniero: si tratta de L'insulto diretto dal regista Ziad Doueiri.

Sistema scolastico

Il Libano è uno dei paesi con la più alta percentuale di alfabetizzazione nel mondo arabo e nella regione del Vicino Oriente: l'86% della popolazione. Poiché il Libano non ha risorse naturali, cioè materie prime, le risorse umane sono le più importanti per il paese.

Il governo dedica al sistema scolastico molte risorse, investendo più del 15% delle entrate statali. In particolare, negli ultimi anni è attivo un grande progetto per introdurre le tecnologie dell'informazione nelle scuole pubbliche.

In Libano, l'età dell'obbligo scolastico è ancora 11 anni. Il sistema scolastico era basato sul baccalauréat francese, ma vari cambiamenti sono stati adottati. Ci sono due tipi di scuole, quelle private e quelle pubbliche. Lo studente deve imparare la lingua araba come lingua madre e può scegliere di imparare la lingua inglese o la lingua francese come prima lingua straniera. Inoltre, può scegliere una terza lingua come seconda lingua straniera.

Nonostante le similitudini fra i sistemi scolastici libanese ed italiano, l'età dell'obbligo, la struttura scolastica come il calendario scolastico, il sistema dei voti e i temi trattati nei curricula scolastici dei due paesi sono diversi.

Università

Il Libano ospita numerose università, che seguono perlopiù il sistema accademico statunitense e offrono titoli di studio riconosciuti dagli atenei degli Stati Uniti. Tra le università più importanti spiccano, per prestigio, numero di iscritti, varietà di corsi e credibilità accademica, la American University of Beirut, fondata da missionari protestanti americani nell'ottobre 1866, la Lebanese American University, l'Università Araba di Beirut e l'Université Libanaise, che è l'unico ateneo statale del Paese. Inoltre in Libano si trova la più importante università francofona tra quelle presenti in Paesi in cui il francese non sia lingua materna dominante della popolazione, l'Université Saint-Joseph, fondata dai Padri gesuiti nel 1875.

Scienza

In ambito scientifico ricordiamo la figura del biologo Ardem Patapoutian, Premio Nobel per la medicina, nel 2021.

Festività nazionale

Data Nome Significato
22 novembre عيد الإستقلال اللبناني : Festa dell'Indipendenza (ʿĪd al-istiqlāl al-lubnānī) termine del Mandato francese della Siria e del Libano, nel 1943

Gastronomia

La cucina libanese è parte della cucina levantina e utilizza principalmente frutta, verdura e cereali. Tipici della cucina libanese sono i falafel e il hummus.

Tutela dell'ambiente

Cedri sotto la neve nella Foresta dei cedri di Dio

Durante gli anni della guerra civile, l'ecosistema libanese ha subito danni molto ingenti. Alcune foreste furono abbattute, altre furono bruciate dai frequenti incendi provocati dalle bombe e la distruzione di quasi tutti i servizi ha comportato la dispersione di rifiuti solidi e liquidi.

Finita la guerra, i fondi vennero utilizzati per la ricostruzione di strade, città e attività, perciò il problema della tutela ambientale passò in secondo piano. Questo ha portato in alcune zone ad un'edilizia incontrollata e ad altri gravi reati, come il pompaggio nel sottosuolo di liquidi pericolosi.

La situazione è comunque in via di miglioramento e il turismo, in aumento, ha comportato un inasprimento delle pene per reati contro l'ambiente e ha portato alla creazione di nuove aree protette. Nel governo libanese vi è anche la carica di ministro dell'ambiente, il che dimostra che esiste una certa sensibilità per le tematiche ambientali. Esistono anche diverse ONG che tutelano l'ambiente o stanno sensibilizzando gli abitanti.

La Foresta dei cedri di Dio dal 1998 è Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Aree protette

Le zone protette più importanti del Libano sono:

Sport

Terzo posto ai Giochi panarabi del 1957 e del 1997. La Nazionale di calcio del Libano ha come capocannoniere Hassan Maatouk con 23 reti.

Per quanto concerne il kickboxing il Libano ha raggiunto nel 1997 il titolo di campione del mondo.[57]

Il Libano ai Giochi olimpici ha conquistato due argenti e due bronzi alle Olimpiadi estive. Prima medaglia olimpica per il Libano fu la medaglia di bronzo vinta da Khalil Taha, nella lotta Greco Romana, ai Giochi olimpici di Helsinki 1952.

Note

  1. ^ De facto Najīb Mīqātī ad interim in quanto primo ministro. La Costituzione libanese, infatti, non prevede la figura di un presidente provvisorio o facente funzioni, per quanto, per compensare a ciò, preveda che le funzioni presidenziali siano esercitate temporaneamente dal Consiglio dei ministri (presieduto dal Primo Ministro) sotto forma di delega formale finché il Parlamento non elegga un nuovo Presidente.
  2. ^ (EN) Population growth rate, su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013 (archiviato il 4 maggio 2012).
  3. ^ Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013, su imf.org. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato il 19 maggio 2019).
  4. ^ Tasso di fertilità nel 2011, su data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013 (archiviato il 23 febbraio 2013).
  5. ^ "Israel's Withdrawal from Lebanon Given UN's Endorsement" (XML), 2000. URL consultato il 1º novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2008).
  6. ^ The Golden Book: Lebanon, Firenze, Casa Editrice Bonechi, 2004, p. 3, ISBN 978-88-476-1489-5.
  7. ^ "Lebanon - Climate", Country Studies US.. URL consultato il 5 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2013).
  8. ^ a b "Lebanon Cedar - Cedrus libani", Blue Planet Biomes. URL consultato il 10 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2013).
  9. ^ "Byblos". URL consultato il 31 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2018).
  10. ^ Copia archiviata, su destinationlebanon.gov.lb. URL consultato il 14 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2008).
  11. ^ La composizione confessionale era: 6 sunniti, 5 sciiti, 2 drusi, 10 maroniti, 5 ortodossi, 1 greco-cattolico, 1 altre minoranze (armeni).
  12. ^ (EN) Thomas Friedman, From Beirut to Jerusalem, Macmillan, 1990, p. 161.
  13. ^ Sulla vicenda si sono susseguite versioni discordanti relativamente al luogo esatto dell'incidente Da parte israeliana si è parlato di sconfinamento degli Hezbollah, che a propria volta hanno affermato che lo scontro si sarebbe svolto in territorio libanese.
  14. ^ GlobalResearch.ca: Who Really Started the War Against Lebanon?, su globalresearch.ca. URL consultato il 12 novembre 2006 (archiviato il 9 ottobre 2006).
  15. ^ Secondo un documento (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2006). dell'UNIFIL, «New hostilities on the Israeli-Lebanese border started on 12 July 2006 when Hizbollah launched several rockets from Lebanese territory across the Blue Line towards IDF positions near the coast and in the area of the Israeli town of Zarit. In parallel, Hizbollah fighters crossed the Blue Line into Israel, attacked an Israeli patrol and captured two Israeli soldiers, killed three others and wounded two more. The captured soldiers were taken into Lebanon. [...] Israel retaliated by ground, air and sea attacks. In addition to air strikes on Hizbollah positions, the IDF targeted numerous roads and bridges in southern Lebanon, within and outside the UNIFIL area of operations.»
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