Ne avrete sicuramente sentito parlare: l’equiseto è una pianta erbacea decisamente particolare, nota per le sue proprietà benefiche per l’organismo, tanto che i suoi estratti vengono utilizzati per preparare tisane e integratori alimentari. Tuttavia, rappresenta anche un vero e proprio “disastro” per l’agricoltura, dato che è altamente infestante e resistente alla maggior parte dei prodotti chimici comunemente impiegati nella sua lotta. Se avete un giardino o un piccolo orto, potreste avere anche voi questo problema. Come fare? Scopriamolo insieme.
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Cos’è l’equiseto: caratteristiche e proprietà
L’equiseto (Equisetum arvense) è una pianta erbacea davvero molto particolare. Viene infatti considerata un “fossile vivente”, in quanto unico genere di felce ancora in vita della famiglia delle Equisetacee – le quali, in era Paleozoica, dominavano i sottoboschi delle zone temperate del mondo. È dunque una tra le piante più antiche della terra, con alcune sue specie diffuse già ben 390 milioni di anni fa. Non sorprende, quindi, che si tratti di una pianta così resistente, tanto da non aver quasi alcun “nemico” in grado di abbatterla.
Un’altra caratteristica dell’equiseto, noto anche come “coda di cavallo”, è la sua diffusione: la pianta si trova pressoché ovunque, ad eccezione dell’Oceania e dell’Antartide. Tuttavia, è molto più facile incontrarla in Europa, in particolar modo nelle regioni mediterranee, dove il clima è temperato. In Italia è distribuita in ogni regione, dalle zone costiere a quelle di montagna. L’equiseto cresce spontaneamente ed è anzi considerata un’erba infestante. Tuttavia possiede anche molte proprietà benefiche, tanto da essere un ingrediente di diversi prodotti volti al benessere dell’organismo.
Il rizoma e le radici aeree della pianta contengono sostanze come l’acido salicilico, le saponine, i flavonoici, l’ipriflavone e diversi sali minerali, utili per risolvere alcuni problemi di salute. Tisane e integratori all’equiseto vengono dunque utilizzati per stimolare la funzionalità dei reni e dell’apparato urinario, grazie alla loro azione diuretica. Inoltre possiedono proprietà antinfiammatorie e astringenti, utili per le affezioni respiratorie. L’equiseto, infine, è noto per essere un ottimo rimineralizzante: sembrerebbe favorire la crescita di unghie e capelli e il rafforzamento di ossa e denti.
Come sbarazzarsi dell’equiseto
Abbiamo già anticipato che sbarazzarsi dell’equiseto, una pianta erbacea fortemente infestante, non è affatto facile. Quali sono i motivi? Innanzitutto, si tratta di una specie a rapida crescita che si diffonde velocemente in modi molto diversi: un esempio è l’utilizzo di strumenti o macchine in campi infestati dall’equiseto e poi in aree ancora “pulite”, senza una sufficiente igienizzazione degli attrezzi. Inoltre, parte della sua resistenza è dovuta alla conformazione vegetale. La pianta si sviluppa in maniera molto estesa sottoterra, attraverso i rizomi che forniscono ad essa elevate quantità di sostanze nutritive.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è la sua adattabilità: l’equiseto predilige terreni compatti e dal sottosuolo umido, ma può tranquillamente sopravvivere anche in ambienti abbastanza secchi. Come sbarazzarsi, dunque, di questa erba infestante la cui crescita può rapidamente finire fuori controllo? Non è facile: si possono adottare metodi meccanici per rimuovere le piante, qualora la loro diffusione fosse ancora ridotta, mentre alcuni agricoltori stanno sperimentando tecniche biologiche più efficaci. I metodi chimici, per quanto pericolosi, sembrano ancora rappresentare l’unica speranza in caso di infestazione seria.
I metodi meccanici
Iniziamo proprio dai metodi meccanici: come sbarazzarsi dell’equiseto? Abbiamo detto che questa pianta predilige terreni compatti e molto umidi, quindi possiamo prevenire la sua comparsa – o ridurne la diffusione – facendo leva su queste caratteristiche. Se il terreno è stato compattato dall’uso di macchinari pesanti, è bene effettuare un’aratura profonda per alleggerire le zolle. Questo sistema permette anche l’arieggiamento del sottosuolo che, se impregnato d’acqua, può così asciugarsi e drenare via gli eccessi idrici. Per lo stesso motivo, è importante evitare di bagnare il terreno se non necessario, riducendo al minimo le irrigazioni – giusto quanto basta per la sopravvivenza delle altre piante.
Un altro sistema, utile nelle piccole infestazioni, consiste nella raccolta delle radici di equiseto: occorre dunque vangare il terreno in profondità per portare alla luce i rizomi ed eliminarli. Questa operazione può efficacemente essere praticata in tardo autunno, perché permette di lasciare gli apparati radicali esposti al gelo invernale per un lungo periodo di tempo. Allo stesso modo, una vangatura di fine primavera lascia le radici esposte al sole rovente, per far sì che si asciughino e – di conseguenza – si secchino definitivamente.
I metodi biologici
Da un po’ di tempo a questa parte, i ricercatori in tutto il mondo stanno adottando nuove tecniche di lotta contro l’infestazione da equiseto. Accanto ai metodi chimici, che possono essere eccessivamente aggressivi per il terreno, si stanno dunque sviluppando dei metodi biologici, decisamente più innovativi e rispettosi dell’ambiente. Queste tecniche consistono nell’utilizzo di patogeni fungini particolari, in grado di contenere l’infestazione senza però danneggiare le altre colture. Al momento, le ricerche hanno portato alla scoperta di alcune specie di fungo che potrebbero essere impiegate per risolvere questo problema.
I metodi chimici
Infine, non ci resta che vedere i metodi chimici: a differenza di molte altre piante, purtroppo l’equiseto è resistente anche a tantissimi prodotti solitamente usati contro le erbe infestanti. Questo accade perché si tratta di una pianta erbacea priva di vere foglie, bensì dotata di sottili fusti laterali difficili da “colpire” con i disinfestanti. Dunque, sono ben esigue le quantità di erbicida che vengono assorbite dalla pianta, ricadendo sul terreno circostante e sulle colture vicine. Ci sono tuttavia alcune sostanze che sembrano in grado di tenere sotto controllo – e addirittura debellare – la diffusione infestante dell’equiseto.
Tra i più efficaci, che è possibile utilizzare anche in Italia, c’è il glufosinate ammonio, un erbicida di contatto che sembra essere in grado di limitare la disseminazione delle radici della pianta. Anche il glifosfato pare parzialmente utile contro l’equiseto, soprattutto se utilizzato in estate o all’inizio dell’autunno. In questi periodi, infatti, la vegetazione è più abbondante e quindi più facilmente aggredibile. Inoltre le alte temperature, l’elevata umidità e l’intensa illuminazione solare favoriscono l’azione del disinfestante.
È importante ricordare che gli erbicidi chimici vanno utilizzati sotto stretto controllo, meglio se da professionisti del settore. Possono infatti essere molto pericolosi per l’ambiente, nonché per gli animali e per l’uomo stesso, quindi è fondamentale seguire sempre con attenzione le istruzioni riportate sulla confezione e utilizzare tutte le misure di sicurezza.