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accadde a salerno

Febbraio ’ 56: sul Lungomare
si poteva addirittura sciare

Trenta centimetri di neve per 10 giorni in tutta la citt�
e cos� via dei Principati divent� una pista per slittini

Salerno innevata in una vecchia foto dell'epoca

Salerno innevata in una vecchia foto dell'epoca

SALERNO— La �Bianca Visitatrice� . Cos� la ribattezzarono a pi� riprese i giornali di quei giorni, vezzo letterario dal vago sapore eufemistico quasi ad esorcizzare un fenomeno decisamente singolare ed inconsueto, quantomeno sulle coste tirreniche: la neve. Tanta, tantissima neve, un enorme tappeto bianco esteso per centinaia di chilometri. �Il Mezzogiorno come il Polo Nord� il ritornello pi� in voga allora. Febbraio del 1956, cuore dell'inverno pi� freddo (e lungo) a memoria d'uomo. Un'eccezionale ondata di gelo proveniente dal circolo polare artico colp� l'Europa e l'Africa settentrionale. Con temperature costantemente sotto lo zero. Tre settimane da brivido che causarono danni incalcolabili e pi� di 500 vittime in tutto il vecchio continente.

Ad occhi profani poteva sembrare davvero il principio di una qualche apocalisse di stampo biblico, ed effettivamente non mancarono ondate di isterismo e panico collettivo: sedicenti profeti gridarono all'imminente fine del mondo (a Londra si verific� in quei giorni un curioso fenomeno atmosferico mai completamente chiarito: il cielo si oscur� improvvisamente in pieno giorno fino ad assumere un inquietante colore verde smeraldo), mentre scienziati ed ambientalisti protendevano per l'origine antropica dell'anomalia climatica, scagliandosi contro gli esperimenti nucleari di americani e russi. Uomo o Madre Natura, anche l'Italia si ritrov� in quello storico mese di febbraio a fare i conti con la furia degli elementi. Nevic� persino a Pantelleria e Lampedusa. La colonnina di mercurio precipit� in picchiata ovunque, facendo toccare record mai pi� eguagliati in numerose citt� (Torino -22, Roma e Napoli -8, Palermo -5). La provincia salernitana non fece eccezione, con abbondanti nevicate che si protrassero ininterrotte per oltre dieci giorni. Lo stesso capoluogo si risvegli� ricoperto da uno strato di trenta centimetri di neve. Uno spettacolo surreale, a tratti fiabesco.

Salerno come una qualunque citt� alpina: �Le vie che odorano pi� spesso di brezza marina che di resina di abeti nordici— recitava una cronaca di quei giorni — si ammantano di bianco, bianco il monte San Liberatore e il Bonadies, bianco il castello, il campanile del Duomo, i tetti di ogni casa, i vicoli del centro storico, le spiagge e le aiuole del Lungomare. Mentre la lunga discesa di via dei Principati si trasforma in un'improvvisata pista a disposizione di novelli sciatori� . Sotto quella patina di poesia, per�, la dura realt� era ben diversa: scuole e uffici chiusi per giorni, autovetture e mezzi pubblici impossibilitati a percorrere le strade ormai impraticabili, fontane ridotte a ghiaccioli, vigili del fuoco impegnati full time. In zona Carmine, come pure nei rioni collinari di Fratte, Matierno e Giovi, le tubature dell'acqua scoppiarono in pi� punti, creando ulteriori disagi ai residenti gi� provati dal freddo intenso e da una fornitura elettrica a singhiozzo. I danni complessivi furono ingenti.

Raffaele Avallone
07 febbraio 2011
(ultima modifica: 08 febbraio 2011)� RIPRODUZIONE RISERVATA

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