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Tea, 6 cose da sapere per capire come funzionano le tecniche di evoluzione assistita delle piante

Guida alla tecnica di correzione genetica senza inserimento di materiale esterno (diversa dagli ogm), partendo da un campo di riso sperimentale in Lomellina
Immagine del campo di riso Tea distrutto
Immagine del campo di riso Tea distruttoRegione Lombardia

Cosa c’è da temere nelle Tecniche di evoluzione assistita (Tea)? Pochi giorni fa è stato distrutto il primo campo per le sperimentazioni delle Tea mai inaugurato in Italia. Vandalizzato durante una notte di fine giugno a poco più di un mese dalla sua inaugurazione: Vittoria Brambilla, professoressa dell'Università Statale di Milano e responsabile della sperimentazione avviata a Lomellina, spiega a Wired come i ricercatori hanno reagito per il riavvio della sperimentazione. “Adesso abbiamo ripristinato il campo con le piante che si sono salvate. E abbiamo migliorato la sorveglianza con telecamere nella zona. Abbiamo anche suggerito che per le prossime sperimentazioni il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) e l'Ispra non rendano pubblici i siti: vediamo se la politica riesce a supportarci su questa richiesta”. In ogni caso, c'è comunque da far conto dei danni che sono derivati dall'atto vandalico:

Il 13 maggio scorso l’Università degli Studi di Milano aveva annunciato insieme a Regione Lombardia l’avvio di una sperimentazione unica nel nostro paese: il progetto RIS8imo, ovvero la prima sperimentazione italiana in campo di riso con tecniche di evoluzione assistita. Di cosa si tratta? Le Tea sono una tecnica di "correzione genetica" senza inserimento di materiale esterno (diverso quindi dagli organismi geneticamente modificati) con l'obiettivo di rendere una coltivazione più resistente a cambiamenti climatici e fitopatie.

  1. Le Tea sono davvero necessarie?
  2. Che differenza c’è tra le Tea e gli Ogm?
  3. Queste tecniche rendono le piante “innaturali”?
  4. Rischi per la salute?
  5. Le piante crescono troppo rapidamente?
  6. Le Tea avvantaggeranno solo i coltivatori ricchi?

Le Tea sono davvero necessarie?

Assolutamente sì, secondo Deborah Piovan, presidente della Fnp proteoleaginose di Confagricoltura: “Le sfide da affrontare sono serie e costituiscono un pericolo per il sistema di produzione del cibo. In primis, il mutamento del clima. Oggi, infatti, coltiviamo piante selezionate quando il clima era più freddo. Poi, la necessità di ridurre gli sprechi. Insomma, avere piante più resistenti alle malattie e agli insetti è una priorità. E quindi ridurre quanto più la pressione che il sistema cibo ha sull’ambiente”. Brambilla aggiunge che "le Tea possono essere usate per migliorare geneticamente qualsiasi tratto di una pianta. Renderle meno bisognose di fertilizzanti, migliorarle per la resistenza alla siccità, creare varietà che resistano a parassitari specifici. Noi entriamo nella cellula per rendere la pianta più resistente. Credo sia interessante per noi come per gli agricoltori. E si possono fare molte altre cose oltre questa che stiamo sperimentando”.

Anche la Piovan è d'accordo: “Gli aspetti più promettenti sono quelli legati alla resistenza a malattie e a situazioni ambientali di stress, quali la carenza idrica e la salinità. Con un effettivo miglioramento di tutti gli aspetti della sostenibilità: da quelli ambientali a quelli economici".

Vittoria Brambilla della Statale di Milano pianta le prime piante di riso modificato con tecniche Tea
Le piante, inizialmente ottenute e coltivate nei laboratori del dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali della Statale di Milano, sono appena state trasferite alla risaia di un’azienda agricola in provincia di Pavia

Che differenza c’è tra le Tea e gli Ogm?

Vittoria Brambilla spiega: "Ogm? Le Tea sono un’altra cosa: rendono più rapido un processo naturale senza alterare il patrimonio genetico”. Piovan aggiunge che “gli ogm, noti e coltivati da molti anni, sono transgenici, ossia ospitano un gene prelevato da un'altra specie. Le Tea prevedono cambiamenti molto più contenuti, che riguardano poche basi rispetto alle migliaia presenti in un gene, e non introducono geni da altre specie”.

La professoressa della Statale racconta che “per addomesticare riso, frumento, mais ci abbiamo messo 15mila anni di Storia: tempi lunghissimi. Adesso stiamo crescendo moltissimo come popolazione mondiale, tutte le risorse sono in sofferenza e dobbiamo produrre più cibo. Con le Tea, alcuni vantaggi sono il minore impiego di pesticidi, agrofarmaci, acqua. Pensiamo al fatto che le piante oggi usate sono state addomesticate nei millenni”. In ogni caso, spiega Brambilla, gli ogm sono ormai sicuri: “L’esperienza di contatto con gli ogm negli ultimi 30 anni ci ha educato al fatto che una cautela iniziale, e condivisibile, si è tradotta in un’occasione perduta. Oggi dopo tre decenni che li importiamo e ce li mangiamo, potremmo anche cominciare a coltivarli anche noi gli ogm, visto che abbiamo verificato che sono sicuri”.

Le piante crescono troppo rapidamente?

Tra le principali critiche alle sperimentazioni ci sono i tempi di sviluppo. Brambilla spiega che “per produrre una nuova varietà secondo il metodo classico ci vogliono almeno 6-7 anni: con le Tea in un anno si riesce ad ottenerla. Se io una mutazione la produco con l’incrocio o lo faccio con le Tea è identico. E tempi brevi di sviluppo significa testare più varietà”. Si sceglie di farlo perché ci sono diversi interessi allo sviluppo rapido delle colture. Sicuramente interessi diretti anche alla cura delle fitopatologie, come spiega Deborah Piovan: “Questa iniziativa permetterà di eliminare il trattamento fungicida contro la malattia del brusone. Si tratta, dunque, di un interessante miglioramento nella direzione della sostenibilità ambientale ed economica”. E per sconfiggere il brusone, chiude Brambilla, “oggi si usano gli agrofarmaci, molto impattanti sull’ambiente”.

Queste tecniche rendono le piante “innaturali”?

Brambilla spiega: “Le piante che mangiamo oggi sono tutti frutto di incroci o mutazioni spontanee. In questo caso noi inseriamo delle mutazioni mirate: queste piante sono identiche a quelle che si trovano in natura. È un bene che ci sia un’agricoltura moderna: il miglioramento genetico mira a questo”. Al momento l’applicazione su larga scala in agricoltura della Tea in Italia, come nell’Unione europea, non è autorizzata. Lo sono, con lunghi iter, dei test. Perché? “È sbagliato in generale fermare la ricerca di base - segue Brambilla -. Penso che sia molto giusto coltivare queste piante per scopi sperimentali, ma non c’è una finalità per realizzare specie di questo tipo a livello commerciale: la nostra è ricerca pubblica per affrontare in modo specifico una patologia di una pianta”.

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La crisi della siccità potrebbe spingere l'Ue a rivedere le limitazioni sulle colture geneticamente modificate

Rischi per la salute?

Brambilla è categorica: Nessun rischio per la salute umana, nulla di strano inserito all’interno: abbiamo riprodotto cose che succedono in natura in queste varietà". D’altra parte, in alcuni paesi le Tea sono già sperimentate da diversi anni, prosegue la docente: “Il Giappone, le coltiva a uso sperimentale e le commercializza. La Cina e l’India fanno esperimenti sulle Tea da sempre, ma non hanno ancora commercializzato. E negli Stati Uniti al momento c’è in atto una deregolamentazione di queste tecniche. In Europa non hanno mai smesso di sperimentare alcuni paesi, tra cui il Belgio, l’Olanda, la Svezia, la Repubblica Ceca, la Spagna: tra l’altro la Spagna coltiva anche ogm per scopi commerciali, pensiamo ad esempio al mais. E noi ce lo mangiamo".

Le Tea avvantaggeranno solo i coltivatori ricchi?

Infine, il tema economico. Francesco Sottile, delegato di Slow Food, sottolinea di porre attenzione al rischio che queste tecnologie diventino oggetto di interesse per grandi imprese agricole, privando il piccolo coltivatore della sua “sovranità” produttiva. La rappresentante di Confagricoltura ci tiene a ricordare un punto sulle Tea: “Pensare di rinunciarvi sarebbe miope e pericoloso. Le Tea sono uno degli strumenti che la cassetta degli attrezzi dell’innovazione ci mette a disposizione, uno dei più utili. È urgente promuovere la ricerca e la sperimentazione per arrivare auspicabilmente alla messa a coltura”.

Sul lato della ricerca, Brambilla afferma che le Tea siano diverse ma anche che sia necessario imparare dall'esperienza del mercato degli ogm: "Le Tea sono potenzialmente una tecnologia molto democratica: se fosse legalizzata e semplificata a livello burocratico, sarebbe molto semplice da impiegare. La mia opinione è che va benissimo non brevettare queste tecniche perché non si creano varietà nuove. Oggi invece per registrare una nuova varietà di ogm ci vogliono milioni di euro, per cui gli ogm li fanno solo le multinazionali: dobbiamo impedire che le tea finiscano come gli ogm. Evitiamo richieste economicamente alte, quindi impediamo che siano estremamente regolamentate, così lasciamo il mercato aperto anche agli operatori più piccoli”.