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Leonardo da Vinci, dietro le quinte del genio

Nel quindicesimo episodio del podcast di Wired, Claudio Giorgione, curatore del museo della Scienza e della tecnologia di Milano, sfata alcuni miti sul grande maestro rinascimentale

Leonardo da Vinci è spesso ricordato come un genio autodidatta e solitario, ma la realtà storica è molto più complessa e affascinante. In questo episodio di Grande Giove, il podcast powered by Wired che esplora i fenomeni della tecnologia, della scienza e dell'innovazione, abbiamo approfondito la figura del più famoso italiano del Rinascimento. E lo abbiamo fatto direttamente dal Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, insieme a Claudio Giorgione, curatore senior del museo e autore di diversi volumi dedicati a da Vinci, tra cui “Le Gallerie Leonardo da Vinci” e “Leonardo da Vinci. La collezione dei modelli”.

"Leonardo fu senz'altro un genio, nel senso che ebbe veramente grandi intuizioni e seppe condensare nella sua attività tante cose diverse", afferma Giorgione. "Tuttavia, era naturale nel Rinascimento che umanisti e ingegneri fossero anche pittori e viceversa, quindi non era una sua prerogativa esclusiva". Uno degli aspetti più affascinanti di Leonardo era la sua insaziabile curiosità, che lo spingeva a indagare ogni aspetto del mondo che lo circondava. "Questo è forse il messaggio più importante che può lasciare a noi uomini contemporanei: essere sempre desiderosi di conoscere, come lo fu lui", spiega il curatore.

Contrariamente alla credenza popolare, Leonardo non era completamente autodidatta. Come spiega Giorgione, "la parola autodidatta va contestualizzata e non si può applicare come noi ce la immaginiamo, cioè Leonardo che impara da solo osservando". Infatti, ebbe importanti maestri che plasmarono la sua formazione, tra cui il celebre Andrea del Verrocchio: "non solo un grande pittore e scultore, ma anche un eccellente didatta. La sua capacità di insegnare un metodo basato soprattutto sul disegno come strumento di lavoro è stata fondamentale per la formazione artistica di Leonardo". A Milano, Leonardo incontrò anche un altro importante maestro che ebbe un particolare influsso su di lui, Luca Pacioli, un matematico toscano noto per aver inventato la partita doppia. Pacioli gli insegnò gli elementi di Euclide, e la loro collaborazione portò Leonardo a disegnare i famosi solidi platonici.

Ma chi era davvero Leonardo da Vinci? Chi erano i suoi genitori e come si guadagnava da vivere? Non tutti sanno che era figlio illegittimo di un notaio, quindi non ha mai sofferto la fame e ha avuto un'infanzia agiata. Cresciuto in parte con i nonni, ha potuto permettersi studi di alto livello presso il Verrocchio a Firenze, finanziati dal padre. A Milano, suo padre riceveva uno stipendio dal Duca Ludovico il Moro e Leonardo, grazie alle numerose commissioni, non aveva problemi economici, vivendo in una situazione di relativo privilegio.

Questa posizione sociale influenzò anche alcune delle sue idee, che possono apparire elitiste. Giorgione spiega che, per esempio, nella sua progettazione della Città Ideale, Leonardo differenziava le strade per i nobili da quelle per il trasporto delle merci, riservate al popolo, una visione che oggi potremmo considerare poco democratica. Non dobbiamo però giudicare con i parametri attuali: l'idea di uguaglianza sociale come la conosciamo oggi non esisteva. Contestualizzare le idee del periodo è essenziale per comprendere Leonardo e la sua epoca, ricorda il curatore.

Uno dei miti più diffusi su Leonardo è quello della sua scrittura. Si dice fosse ambidestro e famosa è la sua scrittura a specchio. La verità dietro questo aspetto è molto pratica: Leonardo era naturalmente mancino, disegnava e scriveva con la mano sinistra. Scrivere a specchio gli permetteva perciò di evitare di sbavare l'inchiostro mentre scriveva con la penna d'oca. Anche se all'epoca si tentava di correggere i mancini, Leonardo sviluppò questo metodo personale di scrittura e lo preferiva per i suoi appunti, che non erano destinati ad altri.

Riguardo l'idea che Leonardo fosse un inventore, la risposta è complessa. “Da un lato molte sue intuizioni erano corrette, ma spesso mancavano delle tecnologie necessarie per essere realizzate. La definizione di inventore può quindi risultare fuorviante. Al Museo, per esempio, preferiamo evitare questo termine per non creare fraintendimenti”, spiega Giorgione. Leonardo era certamente un innovatore, ma le sue invenzioni riflettono anche i limiti tecnologici del suo tempo.

Un aspetto meno noto della personalità di Leonardo era la sua attenzione all'apparenza e alle relazioni sociali. Giorgione racconta: "Leonardo era un uomo di bell'aspetto, amava vestirsi bene ed essere elegante". Inoltre, "era molto apprezzato per la sua abilità di raccontare storie intriganti". Questa capacità di muoversi con disinvoltura negli ambienti sociali era fondamentale per ottenere commissioni e sostegno per i suoi progetti.

Ai microfoni Daniele Ciciarello e Matteo Imperiale, con il coordinamento editoriale di Luca Zorloni, l'assistenza editoriale di Maddalena Sara e il supporto operativo e logistico di Elena Lotto.