Martedì in Libano un'ondata senza precedenti di piccole detonazioni nei cercapersone wireless di centinaia di membri di Hezbollah ha ucciso almeno 11 persone ferendone più di 4.000.
Le esplosioni in Libano
I dispositivi hanno iniziato a esplodere intorno alle 15:30 ora locale, secondo una dichiarazione di alcuni membri di Hezbollah, in cui si afferma che sono state colpite "varie unità e istituzioni" del gruppo radicale sostenuto dall'Iran. Le esplosioni sono continuate per più di un'ora, stando a quanto riporta Reuters. Una dichiarazione di Hezbollah afferma che un numero "elevato" di persone è stato ferito, con lesioni di vario tipo.
Poco dopo, diversi filmati postati sui social media e ripresi da telecamere a circuito chiuso o da telefoni, che non sono stati verificati in modo indipendente, sembrano mostrare ospedali invasi da feriti, oltre a esplosioni all'altezza della vita e immagini di cercapersone danneggiati. Persone che hanno contatti nella regione hanno raccontato che le esplosioni hanno causato il caos nelle strade.
"Attualmente le agenzie di Hezbollah stanno conducendo un'ampia indagine scientifica e di sicurezza per determinare le cause che hanno portato a queste esplosioni simultanee", ha detto Hezbollah in un primo comunicato.
Martedì il ministro della Sanità libanese, Firass Abiad, ha dichiarato che 2.750 persone erano rimaste ferite, di cui 200 in modo grave. La cifra è poi salita via via che l'impatto dell'attacco è diventato più chiaro. L'unità di sicurezza interna del paese ha chiesto alla popolazione di rimanere lontano dalle strade per consentire i trasferimenti negli ospedali. Anche l'ambasciatore iraniano in Libano è rimasto ferito nelle esplosioni, oltre a 14 persone in Siria, come comunicato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong britannica.
La mano di Israele?
Israele è largamente indicato come autore dell'attacco. I combattimenti tra il paese e Hezbollah si sono intensificati a partire dall'attacco di Hamas in territorio israeliano dello scorso 7 ottobre. In una seconda dichiarazione diffusa dopo le esplosioni e riportata da Al Jazeera, Hezbollah ha incolpato Israele per quella che descrive come una "aggressione criminale che ha preso di mira anche i civili".
Le Forze di difesa israeliane hanno risposto alle sollecitazioni di Wired US con un “no comment”. Reuters ha riportato che un "funzionario di Hezbollah" anonimo ha descritto l'operazione come la "più grande violazione della sicurezza" subita dal gruppo in quasi un anno di scontri con Israele.
Le ipotesi sulle modalità
Non è ancora chiaro come sia stato condotto l'attacco. Le prime notizie diffuse sui social media ipotizzavano che le esplosioni fossero state innescate da una manomissione digitale che avrebbe causato il surriscaldamento delle batterie e la detonazione dei dispositivi. Un articolo apparso sul sito della Lebanese broadcast corporation international (Lbci), una rete televisiva libanese in lingua araba, ha dato conto delle prime ricostruzioni su un possibile attacco informatico: "Secondo le informazioni ottenute da Lbci, i primi rapporti suggeriscono che il server dei cercapersone sia stato compromesso, portando all'installazione di uno script che ha causato un sovraccarico. Questo ha probabilmente causato il surriscaldamento delle batterie al litio, che sono poi esplose".
I video e le immagini diffusi sui social media tuttavia mostrano esplosioni apparentemente troppo ampie per essere state causate dalle sole batterie. Una foto per esempio si vede un cercapersone divelto con alcune informazioni ancora leggibili relative a marca e modello, che potrebbero indicare il dispositivo Gold apollo Ap-900. Altri rapporti parlano invece del Gold apollo Ar-924, che ha una batteria agli ioni di litio.
L'Ap-900 è alimentato da due batterie Aaa che, come qualsiasi batteria, potrebbero essere indotte a esplodere, anche se probabilmente non con la forza e la portata delle detonazioni mostrate nei presunti video. E anche se Hezbollah avesse usato gli Ar-924 o un altro modello con batterie agli ioni di litio – che possono causare esplosioni più gravi – è comunque improbabile che da sola la normale batteria di un cercapersone possa produrre esplosioni in grado di ferire più persone.
"Queste esplosioni non sono [provocate] solo dalle batterie – afferma Jake Williams, vicepresidente della ricerca e sviluppo di Hunter Strategy, che in passato ha lavorato per l'Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti –. In base a quanto riportato, è probabile che questi cercapersone siano stati sequestrati dalle autorità israeliane e modificati con esplosivi. Questo evidenzia i rischi della sicurezza nella catena di approvvigionamento, soprattutto in luoghi dove la tecnologia è più difficile da spedire". Gold Apollo non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento di Wired US.
Williams sottolinea che un'operazione di questo tipo coinvolgerebbe probabilmente agenti sia nel settore della distribuzione della tecnologia che in quello dell'approvvigionamento a Hezbollah. "Comprometti la catena di approvvigionamento, ma non vuoi avere migliaia di cercapersone esplosivi in giro per il Libano – afferma –. La talpa li fa arrivare esattamente alle persone giuste".
Alcuni ricostruzioni di martedì indicano che Hezbollah recentemente ha esteso l'uso dei cercapersone nel tentativo di rendere sicure le comunicazioni dopo che l'intelligence israeliana si era infiltrata in altri canali. Associated press ha riportato che un "funzionario di Hezbollah" anonimo ha detto che il gruppo aveva recentemente iniziato a usare una "nuova marca" di cercapersone, che "prima si è riscaldata e poi è esplosa".
"È improbabile che sia stato coinvolto un hacker: per provocare un effetto simile è probabile che il materiale esplosivo si trovasse già all'interno dei cercapersone", spiega il consulente indipendente Lukasz Olejnik –. I rapporti citano una recente consegna di nuovi cercapersone, che forse quindi era compromessa".
Michael Horowitz, responsabile dell'intelligence della società di gestione dei rischi Le Beck International, che si occupa di Medio Oriente e Nord Africa, sostiene che un attacco partito dalla catena di approvvigionamento potrebbe aver richiesto anni di preparativi, forse con un fornitore infiltrato e il posizionamento di esplosivi all'interno di nuovi dispositivi.
"È una grave violazione della sicurezza, soprattutto se si tratta di una carica collocata all'interno dei dispositivi, che a mio avviso è lo scenario più probabile – commenta Horowitz –. Questo significherebbe che Israele è riuscito a infiltrarsi tra i fornitori di Hezbollah arrivando a consegnare centinaia (se non migliaia) di dispositivi utilizzati per le comunicazioni sicure".
I possibili obiettivi di Israele
L'attacco si inserisce nel contesto dell'escalation tra Israele e Hezbollah degli ultimi mesi, che ha alimentato timori sull'inizio di una guerra. Nelle ore precedenti alle esplosioni di martedì, Israele ha dichiarato che tra i suoi obiettivi ci sarebbe il rientro di 60mila persone nel nord del paese dopo l'evacuazione seguita agli attacchi di Hezbollah e non ha escluso un'azione militare.
Secondo Horowitz l'attacco potrebbe essere il "preludio a un'offensiva più ampia", forse volta a interrompere le reti di comunicazione di Hezbollah. È probabile infatti che la sostituzione di un gran numero di cercapersone richieda tempo. Horowitz sostiene che in alternativa l'attentato potrebbe anche essere finalizzato a mostrare "la portata della penetrazione dell'intelligence israeliana". "È un'operazione che non si compierebbe solo per provocare feriti", afferma.
Anche se le esplosioni non sono state causate da un attacco cyber e fisico che ha indotto le batterie a esplodere, non è comunque da escludere che le cariche piazzate nei cercapersone siano stati fatte detonare usando un comando a distanza, come per esempio un messaggio creato ad hoc. In alcuni filmati le persone sembrano controllare i dispositivi istanti prima delle esplosioni, anche se potrebbe trattarsi di una coincidenza.
È possibile che l'operazione produca un impatto psicologico su Hezbollah, considerando che le bombe sarebbero state nascoste in un dispositivo poco appariscente senza che nessuno se ne accorgesse. E anche se gli attacchi di martedì sono stati particolarmente aggressivi, non sarebbe la prima volta che l'intelligence israeliana è accusata di piazzare esplosivi all'interno di dispositivi elettronici.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.