Jakarta, il grazie di Francesco ai catechisti: siete la forza della Chiesa
Lorena Leonardi - Città del Vaticano
Il desiderio di camminare “mano nella mano”, la richiesta di abbattere le barriere linguistiche, la preoccupazione condivisa per la natura e per i “piccoli” - siano essi poveri, deboli, emarginati o disabili - e lo sforzo per essere “ponti di dialogo”. Sono i temi emersi dalle testimonianze che Papa Francesco ha ascoltato nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione a Jakarta, nel corso dell’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e i catechisti, svoltosi nel pomeriggio di oggi - tarda mattinata in Italia - mercoledì 4 settembre.
Vicini nonostante la lontananza
A prendere la parola per primo Maxi Un Bria, presidente della Federazione Indonesiana dei Sacerdoti Diocesani (UNINDO): rivolgendosi al Papa in inglese, ha definito la sua presenza “una benedizione per tutti i sacerdoti, diocesani e religiosi, che cercano di camminare ‘mano nella mano’, servendo insieme i fedeli di tutte le chiese locali in Indonesia”. Raccontando l’impegno, “in questo Paese pluralista”, di una Chiesa cattolica attenta “a promuovere il bene comune dei fedeli e della nazione”, il presbitero ha espresso gratitudine per “la cura paterna” che Francesco e i suoi predecessori hanno sempre mostrato “come segno della vicinanza di Pietro a noi che siamo così lontani”.
Più uniti e in armonia con la Chiesa universale
Ha portato il saluto delle consacrate e dei consacrati suor Rina Rosalina delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento: “Nonostante la vastità dell’Indonesia - ha spiegato - ci sentiamo uniti nel nostro lavoro, sostenuti dalla Chiesa e dalla Conferenza episcopale” del Paese. Rivolgendosi al Santo Padre, la religiosa ha confidato: “Cerchiamo sempre di imparare da Lei” ma “purtroppo, a causa della distanza e delle barriere linguistiche, a volte abbiamo difficoltà ad accedere ai documenti emanati da Roma”. Nonostante gli sforzi, “le traduzioni possono richiedere molto tempo”, tanto che, ha proseguito, “stiamo ancora aspettando di poter leggere nella nostra lingua madre, bahasa Indonesia, alcuni dei Suoi insegnamenti”.
Ribadendo il desiderio di “essere più perfettamente uniti e in armonia con la Chiesa universale, camminando insieme nella sinodalità”, la suora ha interrotto la sua testimonianza in italiano per trasmettere in spagnolo al Santo Padre un messaggio di affetto da parte di tutte le sue consorelle: “Le vogliamo molto bene e siamo grate di avere un Papa così vicino e pastorale”. Al termine della testimonianza, Francesco si è intrattenuto brevemente con la consacrata scambiando qualche parola, prima che un canto introducesse altre due testimonianze.
I catechisti, forza della Chiesa
“Per me Lei rappresenta veramente san Francesco d’Assisi”, ha detto Agnes Natalia, insegnante della scuola elementare di Sant’Orsola a Jakarta e catechista nella parrocchia di Santa Maria Vergine Regina, condividendo con Francesco alcuni pensieri. “Lei si preoccupa molto della conservazione della natura e dei ‘piccoli’, i poveri, i deboli, gli emarginati e i disabili” e “ha anche mostrato grande attenzione per i disabili”, ha riflettuto la donna, facendo riferimento ad alcune frasi del Papa e a quando, nel 2020, disse che “ognuno di noi è bello agli occhi di Dio” accogliendo in Vaticano i bambini autistici dell’Ambulatorio Sonnenschein di St. Pölten, in Austria.
Scherzando con la catechista, il Papa ha fatto una battuta a proposito della “somiglianza” con San Francesco, per poi soffermarsi a braccio sull’importanza del ruolo dei catechisti, i primi a “portare avanti la Chiesa”, seguiti da suore, preti e vescovi, “ma i catechisti sono la fonte, sono la forza della Chiesa”. Francesco ha poi ricordato quando, in un viaggio in Africa, un presidente della repubblica gli ha raccontato di essere stato battezzato dal proprio padre catechista: “La fede si trasmette a casa, la fede si trasmette in dialetto”, ha sottolineato, “e le catechiste insieme alle mamme e alle nonne portano avanti questa fede. Ringrazio tanto i catechisti, sono bravi”.
Ponti di dialogo per presentare il volto di Cristo
Di una presenza “molto incoraggiante” per i catechisti che operano “in questa terra così ricca di diversità” ha parlato Nikolas Wijaya, docente di religione cattolica alla Regina Pacis Senior High School di Bogor e membro della commissione catechistica dell’omonima diocesi. Ricordando le parole del Papa nell’enciclica Fratelli tutti, l’insegnante ha insistito sul termine “ponte” come analogia per la presenza della Chiesa nella società, chiedendo a Francesco di pregare per tutti i catechisti affinché possano “essere ponti che uniscono molte persone” ispirando così un circolo virtuoso di “ponti del dialogo” attraverso i quali “presentare il volto di Cristo con fede, fraternità e compassione”.
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