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Vladimir Konstantinovič Bukovskij

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Bukovskij nel 1987

Vladimir Konstantinovič Bukovskij (1942 – 2019), scrittore e dissidente russo.

Citazioni di Vladimir Konstantinovič Bukovskij

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  • La nostra società è malata. È malata di paura, una sopravvivenza dell'era staliniana. Ma il processo di guarnigione spirituale della società si è già iniziato e non può essere interrotto.[1]
  • Non importa per quanto tempo sarò recluso, non rinuncerò mai alle mie convinzioni, né a diffondere le mie idee tra tutti coloro che vorranno ascoltarmi... Anzi, ho un solo rimpianto: nel breve periodo in cui sono stato libero, un anno, due mesi e tre giorni, ho fatto troppo poco per questa causa.[1]
  • Se l'Occidente non darà una risposta ferma e decisa all'arroganza interna ed esterna dell'Unione Sovietica boicottando i Giochi olimpici, una terza guerra mondiale non è esclusa.[2]

Intervista di Pierluigi Battista, La Stampa, 16 ottobre 1990.

  • Penso che questa storia dei Nobel per la pace sia diventata un gioco neanche tanto divertente e che oramai con la Pace, quella vera, non c'entra più niente.
  • Non credo alla riformabilità del socialismo in Urss. Sono sicuro del suo fallimento, ma questa è tutta un'altra storia. È la storia della dissoluzione dell'impero sovietico, su cui sto riflettendo da almeno trent'anni. Ma perché rammaricarsene? Perché alimentare tante paure sul «dopo»? L'impero russo doveva finire all'inizio del secolo, assieme agli altri imperi. Ma in Russia è stato il socialismo bolscevico a rimettere insieme le schegge di un impero dissolto, attraverso l'ideologia o mediante la forza. Ora che il socialismo si disgrega, diventa inevitabile la disgregazione dell'impero sovietico. Perché dobbiamo essere preoccupati? Caso mai dobbiamo preoccuparci del fatto che in Urss oramai manca tutto, persino il tabacco.
  • Eltsin è stato educato allo stesso modo di Gorbaciov e ha frequentato le stesse sue scuole. È soltanto un po' più simpatico e soprattutto un po' più sincero.
  • Solgenitsin è un grande scrittore ma non un politico. Posso anche essere d'accordo con lui in linea teorica, ma politicamente Solgenitsin ha il dovere di indicare un credibile scenario del «dopo». Altrimenti ricade nella vecchia abitudine dell'intelleghentsia di voler spiegare al popolo come deve vivere.

Intervista di Gianni De Martino, Giannidemartino.it, 6 giugno 1994.

  • I comunisti travestiti da democratici hanno la coscienza sporca e i gruppi di potere della Russia di oggi non sopportano gente pulita, preferiscono i Zhirinovski e i Rutskoi, che sono stati allevati dal vecchio sistema.
  • La società oggi ha una cattiva coscienza, soffre di sensi di colpa e non sopporta chi in passato è stato contro. La sensazione che ho avuto io quando sono andato in Russia è che le nuove élites siano sì molto cortesi ma preferirebbero non averci tra i piedi. Perché noi li conosciamo, sappiamo com’erano fino a pochi anni fa. E oggi trovano delle scusanti, non hanno l’onestà di riconoscere i propri errori. Continuano a mentire fino alla fine e io non ho fiducia nella classe intellettuale, è la parte più opportunista della società.
  • Le vecchie generazioni sono irrimediabilmente compromesse e non fanno altro che scaricare le loro responsabilità ora sugli ebrei, ora sulla CIA, senza mai riconoscere i loro stessi errori. Quella di Solgenitsyn è una missione spirituale, lui – a differenza di me – è un uomo religioso e ha il compito di svegliare le coscienze e farle pentire.
  • I comunisti italiani sono compromessi fino al collo con il regime sovietico.
  • I vostri comunisti italiani sapevano perfettamente di schierarsi dalla parte dei nostri comunisti che erano dei perfetti nazisti, per i quali però non c’è ancora stato un processo come quello di Norimberga. Abbiamo avuto persone in galera, gente ammazzata per questo. Allora l’Italia era parte della Nato e i missili sovietici erano puntati contro l’Italia. Gli italiani che arrivavano a collaborare con il KGB è come se avessero collaborato con il nemico, dal quale ricevevano soldi e una formazione speciale per confezionare bombe, preparare attentati, alimentare il terrorismo, falsificare i documenti, modificare i tratti del volto, eccetera. Io voglio che vadano in prigione, o che perlomeno compaiano davanti a un giudice che possa decidere.
  • Non possiamo avere fiducia nei comunisti italiani finché non si libereranno dalla menzogna.

Da A quando il processo al comunismo?

Lacittaonline.it, n° 3, dicembre 2001.

  • Sono convinto che un paese, fin quando non è riuscito a prendere coscienza del proprio passato, quindi a digerire, per così dire, il proprio passato, non potrà avere nessun futuro. Settantatre anni di regime sovietico nel mio paese sono riusciti a distruggere l’economia, sono riusciti a distruggere la natura, sono riusciti a ridurre il paese in povertà ma soprattutto sono riusciti a operare la cosa peggiore, ovvero, sono intervenuti in modo distruttivo nella coscienza dell’uomo.
  • A Mosca, è necessario un processo come quello di Norimberga operato nei confronti del nazismo. Se questo processo non verrà celebrato, non saremo in grado di compiere alcun passo avanti. Abbiamo il potere di portare alla luce tutti i segreti e tutti i crimini che sono stati compiuti in settantatre anni di regime. Solo qualora riusciremo in questo intento, solo quando faremo questo, daremo ai paesi del resto del mondo la possibilità di credere in noi, di aver fiducia in noi. Solo dopo aver operato e celebrato un processo come questo, potremo sperare e contare finalmente su una presa di coscienza nei confronti del passato dei popoli che facevano parte del blocco socialista.
  • Con l’avvento di Putin al potere possiamo tranquillamente dire che il Kgb è tornato a occupare i ranghi della società, a livello finanziario, politico, economico e amministrativo. La cosa assurda è che, se dieci anni fa questi uomini in qualche modo mostravano di essere imbarazzati e di vergognarsi del loro passato, ora non lo fanno più. Questa è la situazione attuale.
  • È inutile arrabbiarsi di fronte a un comunista, perché un comunista è quello che è e non può essere diverso da quello che è.
  • Piace molto parlare oggi di una certa versione alla cinese, di una terza via cinese. Io non vedo questa terza via cinese, quest’alternativa cinese. Io vedo che in Cina si sta semplicemente degenerando e sta avvenendo all’interno delle strutture del Partito esattamente lo stesso processo degenerativo che abbiamo osservato in Unione Sovietica.

Intervista di Sergio Della Val, Lacittaonline.it, n° 9, dicembre 2003.

  • Il gulag non è soltanto un campo di concentramento, è una mentalità, una psicologia di repressione politica, una suddivisione della società in nemici e non, che accompagna l’ideologia.
  • In Russia i prigionieri politici furono rilasciati nel 1992 e fino al 2000 non c’erano più prigionieri politici. Ma sembra che si vada all’indietro, che il KGB controlli tutti gli aspetti della vita e sia tornato al potere. Al momento ci sono prigionieri politici, non sono tanti, ma stanno aumentando. La maggior parte della gente che protesta contro la guerra in Cecenia o contro l’inquinamento nucleare è stata accusata di aver rivelato segreti militari. Ma in realtà non sono segreti, sono cose risapute, l’autorità semplicemente non vuole che la gente ne parli.
  • Quando Putin è andato al potere nel 2000, le persone in Russia hanno immediatamente capito che il KGB era tornato al potere, e subito si sono spaventate. Se prima c’era più o meno la possibilità di essere critici nei riguardi del governo, ora la maggior parte delle persone ha paura di dire qualsiasi cosa.
  • [Sull'Unione europea] È una vaga copia dell’Unione Sovietica, stanno tentando di creare qualcosa di simile e, proprio come l’Unione Sovietica, viene governata da venticinque commissari che non sono stati eletti, come il Politburo, si eleggono tra loro ma non sono stati eletti. È stata creata coercitivamente, infatti, le nazioni che non vogliono aderire sono obbligate, costrette.

Atfp.it, dicembre 2003.

  • Il comunismo, storicamente, è condannato al fallimento. Ma questo lo sapevamo già tutti. Io, per esempio, sapevo che il comunismo sarebbe fallito da quando avevo 14 anni. È condannato perché non può funzionare. Ma, materialmente, il comunismo non è ancora scomparso. Lasciamo perdere Europa Orientale e Russia, vediamo Cina, Corea del Nord, Cuba, ecc. Il sistema comunista in molti paesi è ancora molto forte. La Corea del Nord, un piccolo paese, è in grado di spaventare tutto il mondo con le sue minacce nucleari. Dire che, come fenomeno, come pericolo per il mondo, il comunismo sia morto non corrisponde dunque alla realtà.
  • Il governo Putin sta cercando di ricomporre il potere del centro, diciamo il potere del Cremlino. È chiaro che non ci riuscirà totalmente, perché prima il potere del Cremlino era strettamente collegato all’ideologia, al sistema totalitario. Non credo che riescano più a restaurare un sistema totalitario, ma possono ripristinare il potere centrale su molti aspetti della vita, rendendo i russi sempre più infelici.
  • La caduta del comunismo non è stata opera di Gorbaciov. Era inevitabile. Il sistema è crollato perché era fallito. Ad un certo punto le loro ambizioni globali sono diventate troppo vaste per la ristretta base economica sulla quale poggiavano. Si sono spinti troppo oltre, promovendo la rivoluzione in Angola, Nicaragua, Cuba, Afghanistan e via dicendo. Il costo delle impresse militari, il costo di mantenere quel vasto impero diventò man mano eccessivo, trascinando il sistema nel baratro.
  • In Russia, quando due poteri si contendono un mercato, si uccidono a vicenda. Non è la concorrenza di un prodotto sul mercato. È la concorrenza di chi ha più kalashnikov. Questo non è libero mercato. Noi abbiamo un mercato mafioso, regolato da norme interne al mondo mafioso.
  • Quando Gorbaciov avviò quelle riforme, l’Occidente gli diede appoggio totale, molto più di ciò che si meritava. Lei sa quanti soldi hanno dato a Gorbaciov in sette anni? Quarantacinque miliardi di dollari! Non potevano dargli di più. I leader dell’Occidente, come Margaret Thatcher, Ronald Reagan e Helmut Kohl, appoggiarono Gorbaciov anche quando questi cominciò a uccidere persone, quando favorì il conflitto fra armeni e azerbaijani, quando inviò le truppe speciali in Lituania. Quando ormai erano in tanti a dire che non meritava più nessun tipo di appoggio, l’Occidente continuava a sostenerlo. Lo hanno sostenuto finché hanno potuto.
  • Quando Stalin capì che la nazione non lo avrebbe difeso e che, nonostante tutti i suoi kolkhoz ed i suoi gulag, si sarebbe arresa volentieri ai tedeschi, capì che qualsiasi riferimento all’ideale comunista sarebbe stato inutile. Decise allora di tornare alle radici dell’anima russa. Nel 1941 Stalin riaprì molte chiese, ripescò i preti rimasti nei campi di concentramento e diede loro parrocchie. Stalin ricreò la Chiesa ortodossa a sua immagine e somiglianza.
  • Diciamolo chiaramente: la chiesa che Stalin ricreò non era più la Chiesa ortodossa di sempre. I vescovi dovevano essere strettamente legati al KGB e nessuno poteva essere ordinato sacerdote, e tanto meno diventare vescovo, senza l’autorizzazione del KGB. Detto francamente, il clero era composto quasi esclusivamente da agenti del KGB.
  • L’autorità morale della Chiesa ortodossa russa è molto bassa. Essa è poco più d’una estensione del potere temporale del Cremlino. Non si può governare la Russia solo col terrore, con la forza, con i gulag. Ci vuole anche un elemento di potere spirituale. E questo elemento è fornito dalla Chiesa ortodossa.

Intervista di Rodolfo Casadei, tempi.it, 21 maggio 2007.

  • A mio parere [Aleksandr Val'terovič Litvinenko] è stato ucciso su ordine del governo russo. E loro stessi lo hanno veramente chiarito pochi mesi fa che avrebbero ucciso gli oppositori all'estero. In giugno di quest'anno la Duma ha approvato una legge che dà al presidente il potere di usare le forze di sicurezza come "squadroni della morte" per colpire quelli che chiamano "gli estremisti" sul territorio russo o all'estero. Hanno anche emendato la legge che definisce cosa rientra nella definizione di estremisti, allargandola in modo da inserire cose come la critica al regime attraverso pubblicazioni, o insulti alla dignità nazionale. Entrambe le cose sono molto vaghe in termini legali, in termini pratici all'esecutivo è stata data carta bianca per uccidere chi vuole.
  • Ho cominciato ad oppormi apertamente al regime totalitario sovietico quando avevo 16 anni, e l'ho pagata: sono stato dodici anni in prigione, nei campi di lavoro, hanno tentato due volte di uccidermi, e alla fine mi hanno cacciato dal paese. È così normale per me che non ci faccio caso, è, diciamo, un "rischio professionale".
  • Uccidere un cittadino britannico su suolo britannico da parte di agenti di una potenza straniera è un atto di aggressione. E il paese aggredito potrebbe invocare il capitolo 5 del trattato Nato: l'attacco a un paese membro è un attacco a tutti. Credo che tutti in Europa stiano aspettando la reazione del Regno Unito, perché loro sono la parte lesa.
  • La Rai mi ha chiesto molto circa i miei rapporti con Litvinenko, molto meno su Prodi e Scaramella. Non ricordo bene tutto quello che mi hanno chiesto quelli di Repubblica. Dice che hanno scritto solo quello che ho detto su Prodi e Scaramella? Beh, si vede che avevano un'agenda politica.

Intervista di Paolo Guzzanti, il Giornale.it, 21 maggio 2007.

  • [Riferito a la Repubblica] Per anni è stato usato dal Kgb come proprio portavoce allo scopo di diffondere disinformazione.
  • Il terrorismo politico è stato tutto inventato dall'Unione Sovietica. Non esisteva prima: nasce tutto da una stessa strategia e da piani e addestramenti sovietici.
  • La versione secondo cui Scaramella mi ossessionava per estorcermi a tutti i costi qualcosa su Prodi è un'invenzione del quotidiano La Repubblica.
  • Ero presente quando Litvinenko ripeté queste accuse su Prodi al mio amico Gerard Batten. E Gerard Batten disse: Ma questa storia è straordinaria, se ne deve parlare?. Poi Batten la comunicò al Parlamento europeo chiedendo un'inchiesta su Romano Prodi.

Da Il piano segreto per far diventare l'Europa come l'Unione Sovietica

Intervista di Alessandra Nucci, Radici cristiane, dicembre 2012 (n.80).

  • Come fu creata l'URSS? Certo, con la forza militare, ma anche costringendo le repubbliche a unirsi con la minaccia finanziaria, facendo loro paura economicamente.
  • Un'unica economia rende impossibile i continui aggiustamenti necessari per favorire gli scambi. Non dimentichiamo che anche l'Unione Sovietica andò in bancarotta. Certo, eravamo molto più avanti sulla strada dell'integrazione verso un unico Stato: non solo la moneta unica, ma anche un unico popolo. E l'URSS, a differenza dell'Europa, aveva risorse enormi, per cui ogni volta che si trovava sull'orlo del fallimento, scopriva nuove risorse: petrolio, diamanti, oro...
  • Le difficoltà economiche aiutano a ridurre la sovranità, perché la gente è più disposta ad accettare e obbedire.
  • Il sogno dei socialisti, il Program Maximum, è sempre stato di eliminare la proprietà privata, la famiglia e lo Stato nazionale. Con la proprietà privata non ci sono riusciti, ma continuano sulla via della distruzione della famiglia e della nazione.
  • Il socialismo è la forma meno violenta e graduale del comunismo, ed è socialista il progetto di Unione Europea, che nasce a Maastricht nel 1992. L'intento era quello di salvare il socialismo in Europa dopo il crollo del Muro di Berlino e la prevedibile bancarotta dello stato sociale anche in Occidente. Le spese sociali stavano crescendo e non c'era modo di contrastarle o fermarle.

Note

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  1. a b Citato in Bukovskij ha accusato i suoi giudici. "Questa società è malata di paura", La Stampa, 8 gennaio 1972
  2. Citato in «Boicottiamo i Giochi della Russia dei falchi», La Stampa, 5 febbraio 1980

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