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Daniel Halévy: differenze tra le versioni

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Citazioni di Daniel Halévy: il piccolo Federico
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==Citazioni di Daniel Halévy==
==Citazioni di Daniel Halévy==
*Il piccolo Federico è tardo a parlare, contempla ogni cosa con occhi gravi e rimane in silenzio. A due anni e mezzo, profferisce la prima parola. Il pastore ama questo compagno silenzioso e se lo conduce dietro volentieri nelle sue passeggiate. Federico Nietzsche non dimenticò mai il suono lontano delle campane sulla pianura immensa, cosparsa di stagni, né l’impressione della propria mano racchiusa nella grossa mano paterna.<ref>Da ''[https://archive.org/details/DanielHalevyLaVitaDiFedericoNietzsche/page/n1/mode/1up La vita di Federico Nietzsche]'', versione italiana di L. Ambrosini, Fratelli Bocca Editori, 1912, p. 2.</ref>
*Il piccolo Federico è tardo a parlare, contempla ogni cosa con occhi gravi e rimane in silenzio. A due anni e mezzo, profferisce la prima parola. Il pastore {{NDR|suo padre}} ama questo compagno silenzioso e se lo conduce dietro volentieri nelle sue passeggiate. [[Friedrich Nietzsche|Federico Nietzsche]] non dimenticò mai il suono lontano delle campane sulla pianura immensa, cosparsa di stagni, né l'impressione della propria mano racchiusa nella grossa mano paterna.<ref>Da ''[https://archive.org/details/DanielHalevyLaVitaDiFedericoNietzsche/page/n1/mode/1up La vita di Federico Nietzsche]'', versione italiana di L. Ambrosini, Fratelli Bocca Editori, 1912, p. 2.</ref>


*[[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] trovò a Basilea stessa un confidente migliore della sua inquietudine. Lo storico [[Jacob Burckhardt|Jacopo Burckhardt]], grande conoscitore di arti e di civiltà, era triste; ogni brutalità gli era odiosa; detestava la guerra e le sue distruzioni. Cittadino dell'ultima città in Europa che mantenga la sua indipendenza e il costume antico, fiero di questa indipendenza e di questo costume, Jacopo Burckhardt, borghese di Basilea, non amava le nazioni di trenta o quaranta milioni di anime che vedeva costituirsi. Ai disegni di Bismarck e di Cavour preferiva il consiglio di Aristotele: «Fate in modo che il numero dei cittadini non superi i diecimila, o se no, non potrebbero più riunirsi sulla piazza pubblica». Aveva studiato Atene, Venezia, Firenze e Siena. Teneva in altissimo conto le discipline antiche e latine, in conto molto mediocre le germaniche: aveva paura di un'egemonia tedesca.<ref>Da ''La vita di Federico Nietzsche'', cit., 1912, p. 76.</ref>
*Nietzsche trovò a Basilea stessa un confidente migliore della sua inquietudine. Lo storico [[Jacob Burckhardt|Jacopo Burckhardt]], grande conoscitore di arti e di civiltà, era triste; ogni brutalità gli era odiosa; detestava la guerra e le sue distruzioni. Cittadino dell'ultima città in Europa che mantenga la sua indipendenza e il costume antico, fiero di questa indipendenza e di questo costume, Jacopo Burckhardt, borghese di Basilea, non amava le nazioni di trenta o quaranta milioni di anime che vedeva costituirsi. Ai disegni di Bismarck e di Cavour preferiva il consiglio di Aristotele: «Fate in modo che il numero dei cittadini non superi i diecimila, o se no, non potrebbero più riunirsi sulla piazza pubblica». Aveva studiato Atene, Venezia, Firenze e Siena. Teneva in altissimo conto le discipline antiche e latine, in conto molto mediocre le germaniche: aveva paura di un'egemonia tedesca.<ref>Da ''La vita di Federico Nietzsche'', cit., 1912, p. 76.</ref>


==Note==
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Versione delle 18:08, 4 gen 2025

Daniel Halévy (1888 circa)

Daniel Halévy (1872 – 1962), storico e saggista francese.

Citazioni di Daniel Halévy

  • Il piccolo Federico è tardo a parlare, contempla ogni cosa con occhi gravi e rimane in silenzio. A due anni e mezzo, profferisce la prima parola. Il pastore [suo padre] ama questo compagno silenzioso e se lo conduce dietro volentieri nelle sue passeggiate. Federico Nietzsche non dimenticò mai il suono lontano delle campane sulla pianura immensa, cosparsa di stagni, né l'impressione della propria mano racchiusa nella grossa mano paterna.[1]
  • Nietzsche trovò a Basilea stessa un confidente migliore della sua inquietudine. Lo storico Jacopo Burckhardt, grande conoscitore di arti e di civiltà, era triste; ogni brutalità gli era odiosa; detestava la guerra e le sue distruzioni. Cittadino dell'ultima città in Europa che mantenga la sua indipendenza e il costume antico, fiero di questa indipendenza e di questo costume, Jacopo Burckhardt, borghese di Basilea, non amava le nazioni di trenta o quaranta milioni di anime che vedeva costituirsi. Ai disegni di Bismarck e di Cavour preferiva il consiglio di Aristotele: «Fate in modo che il numero dei cittadini non superi i diecimila, o se no, non potrebbero più riunirsi sulla piazza pubblica». Aveva studiato Atene, Venezia, Firenze e Siena. Teneva in altissimo conto le discipline antiche e latine, in conto molto mediocre le germaniche: aveva paura di un'egemonia tedesca.[2]

Note

  1. Da La vita di Federico Nietzsche, versione italiana di L. Ambrosini, Fratelli Bocca Editori, 1912, p. 2.
  2. Da La vita di Federico Nietzsche, cit., 1912, p. 76.

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