Giuseppe Boffito: differenze tra le versioni
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→Citazioni di Giuseppe Boffito: frontespizi d'ogni genere |
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'''Giuseppe Boffito''' (1869 – 1944), letterato, bibliografo, storico della scienza e presbitero italiano. |
'''Giuseppe Boffito''' (1869 – 1944), letterato, bibliografo, storico della scienza e presbitero italiano. |
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==''Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento''== |
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==Citazioni di Giuseppe Boffito== |
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*[...] il [[frontespizio]] del libro aveva nel Seicento le maggiori e più delicate cure, simile in questo alla moderna copertina, così curata oggi da editori e autori. Il libro doveva sin dalle prime pagine, o almeno nelle prime pagine, fermare l'attenzione e formare l'ammirazione del più distratto lettore. Se l'impressione tipografica era cattiva, o addirittura orribile, scadente la carta, i caratteri sbavati, non importava troppo: il primo aspetto sì importava che fosse bello o appariscente. Di qui lo spesseggiare dei frontespizi incisi, in questo secolo; tanto che il Seicento si potrebbe tipograficamente definire come il secolo dei frontespizi, alla stessa guisa che il Settecento merita d'essere detto il secolo delle vignette. |
*[...] il [[frontespizio]] del libro aveva nel Seicento le maggiori e più delicate cure, simile in questo alla moderna copertina, così curata oggi da editori e autori. Il libro doveva sin dalle prime pagine, o almeno nelle prime pagine, fermare l'attenzione e formare l'ammirazione del più distratto lettore. Se l'impressione tipografica era cattiva, o addirittura orribile, scadente la carta, i caratteri sbavati, non importava troppo: il primo aspetto sì importava che fosse bello o appariscente. Di qui lo spesseggiare dei frontespizi incisi, in questo secolo; tanto che il Seicento si potrebbe tipograficamente definire come il secolo dei frontespizi, alla stessa guisa che il Settecento merita d'essere detto il secolo delle vignette. (p. 52) |
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*Frontespizi d'ogni genere e d'ogni gusto, semplici, barocchi, barocchissimi: i primi sono rari, ma non mancano. Architettonici i più, ora puri portali, ora addirittura archi di trionfo o anche facciate d'edifizi: il tutto ornato di solito da statue simboliche o storiche: ma anche frontespizi floreali, araldici, animaleschi, frontespizi con scene, sovente graziose, idilliche mitologiche od allegoriche, con vedute di città o di mare o di campagna. Qualche genietto o angelo alato non manca quasi mai, come spesso campeggia in alto il ritratto dell'autore oppure il ritratto o l'impresa della persona a cui il libro è dedicato. Il titolo o cartello, inciso o no, ora occupa, com'era giusto, il centro e l'incisione si riduce a un'inquadratura più o meno ricca e sfoggiata, ora invece ha appena modo di far capolino in qualche piedistallo, in qualche pietra caduta e dispersa, in qualche scudetto, o in qualche drappo o banderuola svolazzante. |
*Frontespizi d'ogni genere e d'ogni gusto, semplici, barocchi, barocchissimi: i primi sono rari, ma non mancano. Architettonici i più, ora puri portali, ora addirittura archi di trionfo o anche facciate d'edifizi: il tutto ornato di solito da statue simboliche o storiche: ma anche frontespizi floreali, araldici, animaleschi, frontespizi con scene, sovente graziose, idilliche mitologiche od allegoriche, con vedute di città o di mare o di campagna. Qualche genietto o angelo alato non manca quasi mai, come spesso campeggia in alto il ritratto dell'autore oppure il ritratto o l'impresa della persona a cui il libro è dedicato. Il titolo o cartello, inciso o no, ora occupa, com'era giusto, il centro e l'incisione si riduce a un'inquadratura più o meno ricca e sfoggiata, ora invece ha appena modo di far capolino in qualche piedistallo, in qualche pietra caduta e dispersa, in qualche scudetto, o in qualche drappo o banderuola svolazzante. (p. 52) |
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*Il processo d'[[incisione]] ordinariamente adoperato non è uno solo: ora è l'[[acquaforte]] ed ora il [[bulino]], ed ora il lavoro frettoloso della punta si mescola e si compie col lavorio paziente del bulino. Famose sovra tutte le acqueforti del [[Stefano della Bella|Della Bella]] e del [[Jacques Callot|Callot]], il quale ultimo crebbe a quest'arte, come riconosce il suo ultimo e migliore biografo, il Pian, nella officina fiorentina di Giulio Parigi. Tuttavia anche il Callot, quando si trattò nel 1619 d'illustrare la lunga serie dei ''Miracoli della SS. Annunziata'' preferì il bulino all'acquaforte. Il [[Giovenale Boetto|Boetto]] e lo [[Raffaello Schiaminossi|Schiaminossi]]<ref>Nel testo "Sciaminossi".</ref> incidono bensì con l'acquaforte, ma ritoccano e rifiniscono poi l'incisione con l'aiuto del bulino; e così soglion fare vari altri, come, dietro la guida del Bartsch del Vesme e di altri competenti studiosi d'arte, verremo notando nello stendere l'elenco alfabetico degli incisori di frontespizi. |
*Il processo d'[[incisione]] ordinariamente adoperato non è uno solo: ora è l'[[acquaforte]] ed ora il [[bulino]], ed ora il lavoro frettoloso della punta si mescola e si compie col lavorio paziente del bulino. Famose sovra tutte le acqueforti del [[Stefano della Bella|Della Bella]] e del [[Jacques Callot|Callot]], il quale ultimo crebbe a quest'arte, come riconosce il suo ultimo e migliore biografo, il Pian, nella officina fiorentina di Giulio Parigi. Tuttavia anche il Callot, quando si trattò nel 1619 d'illustrare la lunga serie dei ''Miracoli della SS. Annunziata'' preferì il bulino all'acquaforte. Il [[Giovenale Boetto|Boetto]] e lo [[Raffaello Schiaminossi|Schiaminossi]]<ref>Nel testo "Sciaminossi".</ref> incidono bensì con l'acquaforte, ma ritoccano e rifiniscono poi l'incisione con l'aiuto del bulino; e così soglion fare vari altri, come, dietro la guida del Bartsch del Vesme e di altri competenti studiosi d'arte, verremo notando nello stendere l'elenco alfabetico degli incisori di frontespizi. (p. 58) |
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*Giuseppe Boffito, ''[https://archive.org/details/frontespiziincis00boff/page/n6/mode/1up Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento]'', Libreria internazionale succ. Seeber, Firenze, 1922. |
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Versione delle 18:58, 3 gen 2025
Giuseppe Boffito (1869 – 1944), letterato, bibliografo, storico della scienza e presbitero italiano.
Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento
- [...] il frontespizio del libro aveva nel Seicento le maggiori e più delicate cure, simile in questo alla moderna copertina, così curata oggi da editori e autori. Il libro doveva sin dalle prime pagine, o almeno nelle prime pagine, fermare l'attenzione e formare l'ammirazione del più distratto lettore. Se l'impressione tipografica era cattiva, o addirittura orribile, scadente la carta, i caratteri sbavati, non importava troppo: il primo aspetto sì importava che fosse bello o appariscente. Di qui lo spesseggiare dei frontespizi incisi, in questo secolo; tanto che il Seicento si potrebbe tipograficamente definire come il secolo dei frontespizi, alla stessa guisa che il Settecento merita d'essere detto il secolo delle vignette. (p. 52)
- Frontespizi d'ogni genere e d'ogni gusto, semplici, barocchi, barocchissimi: i primi sono rari, ma non mancano. Architettonici i più, ora puri portali, ora addirittura archi di trionfo o anche facciate d'edifizi: il tutto ornato di solito da statue simboliche o storiche: ma anche frontespizi floreali, araldici, animaleschi, frontespizi con scene, sovente graziose, idilliche mitologiche od allegoriche, con vedute di città o di mare o di campagna. Qualche genietto o angelo alato non manca quasi mai, come spesso campeggia in alto il ritratto dell'autore oppure il ritratto o l'impresa della persona a cui il libro è dedicato. Il titolo o cartello, inciso o no, ora occupa, com'era giusto, il centro e l'incisione si riduce a un'inquadratura più o meno ricca e sfoggiata, ora invece ha appena modo di far capolino in qualche piedistallo, in qualche pietra caduta e dispersa, in qualche scudetto, o in qualche drappo o banderuola svolazzante. (p. 52)
- Il processo d'incisione ordinariamente adoperato non è uno solo: ora è l'acquaforte ed ora il bulino, ed ora il lavoro frettoloso della punta si mescola e si compie col lavorio paziente del bulino. Famose sovra tutte le acqueforti del Della Bella e del Callot, il quale ultimo crebbe a quest'arte, come riconosce il suo ultimo e migliore biografo, il Pian, nella officina fiorentina di Giulio Parigi. Tuttavia anche il Callot, quando si trattò nel 1619 d'illustrare la lunga serie dei Miracoli della SS. Annunziata preferì il bulino all'acquaforte. Il Boetto e lo Schiaminossi[1] incidono bensì con l'acquaforte, ma ritoccano e rifiniscono poi l'incisione con l'aiuto del bulino; e così soglion fare vari altri, come, dietro la guida del Bartsch del Vesme e di altri competenti studiosi d'arte, verremo notando nello stendere l'elenco alfabetico degli incisori di frontespizi. (p. 58)
Bibliografia
- Giuseppe Boffito, Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento, Libreria internazionale succ. Seeber, Firenze, 1922.
Altri progetti
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- ↑ Nel testo "Sciaminossi".