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Compagnie della Calza

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Vittore Carpaccio, Partenza dei fidanzati (particolare Due Compagni dei Fratelli Zardinieri)

Le Compagnie della Calza erano delle compagnie di giovani nobili veneziani che organizzarono la vita di spettacolo veneziana tra il XV e il XVI secolo. I membri indossavano calze distintive di vari colori che davano loro il nome.[1][2]
Come dice un memorialista nate:

«per rendere più pompose le feste, gli spettacoli o altre giullerie e divertimenti, a' quali la Città fu sempre inclinata»

Ogni anno, all'inizio di carnevale, ogni Compagnia organizzava una serie di spettacoli riservati alla nobiltà veneziana nei quali venivano impiegati (a spese della compagnia) celebri buffoni del tempo, ma anche dei veri e propri spettacoli teatrali con la presenza anche di famosi autori come il Ruzante e Pietro Aretino.

Le varie compagnie avevano nomi di fantasia sia ispirati dalle virtù come ad esempio quelle dei Floridi, degli Uniti, e dei Concordi; altri invece traevano ispirazione dai mestieri come gli Ortolani e i Zardinieri. Le compagnie si distinguevano per le calze colorate dei colori della compagnia e per complicati ricami che richiamano il nome della compagnia stessa.

Vittore Carpaccio, Arrivo degli ambasciatori (particolare Compagno della calza, al centro con lo stemma della sua Compagnia

Nel quadro di Vittore Carpaccio la Partenza dei fidanzati che fa parte del ciclo delle Storie di sant'Orsola, si vede chiaramente il complicato ricamo con la sigla F.[ratelli] Z.[ardinieri] sulla manica sinistra di uno dei due.

Durante le feste per la visita di sovrani, come quella di Enrico III di Francia del 1574, a quella annuale dell'Ascensione (in veneziano la festa della Sensa) d'importanza pari al carnevale per i veneziani, le Compagnie della Calza venivano mobilitate per l'organizzazione di cortei sui canali, per apparare il Bucintoro e la diffusione di eventi spettacolari per le calli della città.

Le feste e gli spettacoli

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Vittore Carpaccio, Ritorno degli ambasciatori alla corte inglese (part.) al centro seminginocchiato un Compagno della calza con un complicato ricamo sia sulla manica che sulla calza

Fra gli spettacoli precipui di Venezia promosse dalle compagnie della calza vi erano le Momarie, sorta di processioni mascherate fatte lungo i canali dove venivano rappresentate le battaglie fra Vizi e Virtù, il trasporto di teatri galleggianti apparati lungo i principali canali, cene preparate sui ponti per gli ambasciatori e i sovrani in visita a Venezia.

Durante la festa della Sensa veniva poi allestita in piazza San Marco la Caza al toro (la caccia al toro), una specie di corrida con la partecipazione di buffoni e autori-attori della commedia alla villanesca, di cui erano autori fra gli altri Ruzante, Menato e Cherea. Secondo le fonti coeve Ruzante lavorò per la compagnie degli Immortali e gli Ortolani anche se spesso le sue commedie furono censurate a causa delle sconcezze contenute nei suoi testi[3].

Anche altri commediografi lavorarono per le Compagnie della Calza veneziane, uno per tutti Pietro Aretino che nel 1542 mise in scena una sua commedia: La Talanta per la compagnia dei Sempiterni, con la scenografia dipinta da Giorgio Vasari, come recita il sottotitolo della commedia:

«Composto a petitione de magnanimi signori Sempiterni, e recitato da le lor proprie Magnificentie con mirabil superbia d'apparato»

Molti pittori e architetti lavorarono per queste compagnie, ad esempio Tiziano, nel 1541, anche lui per i Sempiterni.

Lo stesso Giorgio Vasari nella Vita di Taddeo Zuccari riporta la notizia di un teatro costruito in legno da Andrea Palladio e decorato dal pittore Federico Zuccari, per una Compagnia della Calza non citata (anche se fonti recenti l'attribuiscono alla Compagnia degli Accesi)[4]:

«Federigo [Zuccari], se bene era sollecitato a tornarsene da Vinezia, non poté non compiacere e non starsi quel carnovale in quella città in compagnia d'Andrea Palladio architetto: il quale avendo fatto alii signori della compagnia della Calza un mezzo teatro di legname a uso di colosseo, nel quale si aveva ida recitare una tragedia, fece fare nell'apparato a Federigo dodici storie grandi, di sette piedi e mezzo l'una per ogni verso, con altre infinite cose de' fatti d'Ircano re di lerosalem, secondo il soggetto della tragedia: nella quale opera acquistò Federigo onore assai, per la bontà di quella e prestezza con la quale la condusse»

Purtroppo il teatro di Palladio, essendo di legno, andò distrutto con un incendio che si sviluppò nel Convento della Carità a cui il teatro era collegato.

La testimonianza più importante sulle Compagnie della calza è riportata nelle cronache in dialetto veneziano del memorialista Marin Sanudo il giovane.

Francesco Sansovino nel suo libro Venetia, città nobilissima, et singolare scrive che fino al 1562, a Venezia, le Compagnie della Calza in attività erano ben 43.

«I primi furono cognominati Pavoni et gli ultimi Accesi. Ma fra tutte, furono famosi et di molto nome gli Eterni et i Reali. Mi soviene di haverne vedute due a' miei tempi, l'una dei Sempiterni et l'altra de gli Accesi, la prima l'anno 1541, l'altra 1562»

Vittore Carpaccio, Miracolo della Croce a Rialto (part.) Impresa ricamata di soggetto marino sul cappuccio di un compagno della calza

I compagni della calza sono comparsi nell'iconografia dei pittori di scuola veneta del XVI secolo.

«I Bellini, il Carpaccio, il Conegliano, antichi pittori della Viniziana Scuola, ne lasciarono di questi Compagni, alcuni ritratti...»

Oggi sono visibili grazie, soprattutto, ai teleri di Vittore Carpaccio delle Storie di sant'Orsola. Nel telero Incontro dei fidanzati e partenza dei pellegrini è particolarmente riconoscibile sulla manica di un personaggio, probabilmente Antonio Loredan, la cui famiglia aveva commissionato la serie, un complicato e ricco ricamo nella cui impresa le iniziali "F" e "Z" con in mezzo la rappresentazione di un albero, una dama e una zappa ovvero gli attributi del lavoro della terra e dell'amor cortese è stata riconosciuta nella sigla la parola Fratelli Zardinieri riferita alla Compagnia della calza degli Zardinieri e citata spesso nei Diari di Marino Sanudo. A causa delle dimensioni ridotte non sono stati, fino ad oggi, decifrati i ricami dei compagni che compaiono negli altri teleri.

Non furono questi gli unici ritratti di Compagni della Calza: sempre Carpaccio nel suo quadro Miracolo della Croce a Rialto compaiono ben due membri, uno dei quali ha sul cappuccio un'impresa decifrabile come di una sirena col motto latino Memento anche se non conosciamo la compagnia di riferimento.

Ma il ritratto più famoso si trovava negli affreschi di Giorgione dell'ormai scomparso, nella struttura originaria, Fondaco dei Tedeschi, accanto al Ponte di Rialto. Purtroppo dell'affresco staccato e riposto alla Ca' d'Oro non rimane che qualche ombra. L'incisore Cesare Vecellio, parente di Tiziano, ha fatto una copia (mutuandola da Carpaccio), che è incisa nel suo libro Degli habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo (1590) dove la figura del Compagno della Calza è in primo piano anche se di schiena.

  1. ^ (EN) History of Prose Fiction.
  2. ^ Le Compagnie della calza.
  3. ^ Giorgio Padoan, L'avventura della commedia rinascimentale, Piccin 1996, p. 93n.
  4. ^ Claudio Bernardi, Storia essenziale del teatro, Vita e Pensiero, 2005, p. 142
  • Bernardo Giustiniani, Historie cronologiche dell'origine degl'ordini militari e di tutte le religioni cavalleresche infino ad hora instituite nel mondo, Volume 1, in Venezia, 1692
  • Giovanni Battista Gallicciolli, Delle Memorie Venete Antiche Profane Ed Ecclesiastiche: Libri Tre, Editore Fracasso, 1795
  • Lionello Venturi, Le compagnie della calza, Venezia 1908-1909.
  • Ludovico Zorzi, Il teatro e la città, Einaudi, Torino, 1977.
  • Ludovico Zorzi, Carpaccio e la rappresentazione di Sant'Orsola. Ricerche sulla visualità dello spettacolo nel Quattrocento, Torino, Einaudi, 1988.
  • Edward Muir, Guerre culturali, Libertinismo e religione alla fine del Rinascimento, Bari, 2008.
  • Maria Teresa Muraro, La festa a Venezia e le sue manifestazioni rappresentative: le Compagnie della Calza e le Momarie. in Storia della cultura veneta, Vicenza Neri Pozza, 1981

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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