Giovanni Baglione

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Ottavio Leoni, Ritratto di Giovanni Baglione, 1625. Incisione, 11,3 × 14,4 cm. Chicago, Art Intitute, inv. n.1920.2303.

Giovanni Baglione (Roma, 1573 circa – Roma, 30 dicembre 1643) è stato un pittore e biografo di artisti italiano, che operò principalmente a Roma tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento.

È noto soprattutto per aver scritto Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, prima raccolta edita di biografie d'artista nella Roma del secolo XVII. Di notevole importanza anche il suo scritto Le nove chiese di Roma, edito nel 1639.

È lo stesso Giovanni Baglione a fornire notizie circa il suo apprendistato, avvenuto in ambito tardomanierista presso il pittore fiorentino Francesco Morelli.[1] La sua prima attività si svolse tra Roma e Napoli e, nel 1600, collaborò con il Cavalier d'Arpino alla decorazione del transetto della Basilica di San Giovanni in Laterano, dipingendo l'Offerta dei vasi d'oro fatta da Costantino a papa Silvestro. Tuttavia, in seguito al grande successo della pittura di Michelangelo Merisi da Caravaggio che, proprio nel 1600, aveva completato la decorazione della cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi con il Ciclo di San Matteo, Baglione abbandonò il suo stile tardomanierista a favore di quello caravaggesco.

La sua adesione allo stile naturalista di Merisi provocò lo sdegno di Caravaggio che, com'è noto, non gradiva essere imitato.[2] Quando, nel 1603, fu esposta la Resurrezione di Giovanni Baglione alla chiesa del Gesù, il dipinto riscosse poco successo tra i pittori, almeno a detta di Caravaggio, Orazio Gentileschi, Ottavio Leoni e Onorio Longhi, i quali composero due poemetti satirici ai danni dello stesso Baglione e del suo amico e collega pittore Tommaso Salini.[3] Con un linguaggio volgare, i poemetti satirici rivolgevano accuse pesanti a Giovanni Baglione e Tommaso Salini: il primo veniva tacciato di incompetenza e di essere addirittura il vituperio della pittura, mentre Salini - soprannominato "l'angelo custode" di Baglione - era accusato di essere una malalingua, di parlare male di tutti gli artisti eccetto Baglione e, in buona sostanza, di essere il suo tirapiedi.[4] In seguito alla distribuzione di questi versi, sempre nel 1603, Giovanni Baglione sporse denuncia per diffamazione ai danni - appunto - di Caravaggio, Orazio Gentileschi, Ottavio Leoni e Onorio Longhi.[5] Dopo questo processo, Baglione abbandonò il caravaggismo per tornare a quella che Carla Guglielmi Faldi chiama la "maniera propria".[6] Insomma, nonostante Baglione non fosse ben considerato dai suoi colleghi, era ben visto dall'alta società e dalle alte istituzioni della Chiesa, soprattutto per il suo modo di fare con cui si ingraziava i potenti.[senza fonte]

Le sue opere più importanti sono gli affreschi con Storie di Maria a Santa Maria dell'Orto (1598-1599), chiesa romana nella quale lavorò con molte opere addirittura fino al 1641, lasciandovi forse la maggior concentrazione di sue opere; San Filippo, Offerta dei vasi fatta da Costantino a Silvestro nel transetto di San Giovanni in Laterano (1600) (del periodo tardomanierista romano); Estasi di San Francesco (collezione privata, 1601); Santi Pietro e Paolo (Santa Cecilia in Trastevere, 1601), Amor divino che abbatte il profano (Gemäldegalerie di Berlino: sono opere con chiara influenza caravaggesca). Nelle opere successive (tra cui la perduta Resurrezione di Tabita per la basilica di San Pietro in Vaticano (1607), che gli valse il cavalierato di Cristo) si staccò dal caravaggismo. Tuttavia il San Sebastiano curato dagli angeli in Santa Maria dell'Orto - del 1624 - dimostra ancora una chiarissima ispirazione caravaggesca.

Cavaliere di Cristo - nastrino per uniforme ordinaria
Giovanni Baglione, Amor sacro e amor profano, 1602, (Roma)
  • Storie dei Certosini, 1591-92, affreschi dell'atrio, Napoli, Certosa di San Martino
  1. ^ Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma: Andrea Fei, 1642, p.401.
  2. ^ Luigi Spezzaferro, "Caravaggio in una prospettiva storica", in Caravaggio e l'Europa : il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale), Milano: Skira, 2005, p.41.
  3. ^ L'opera è perduta, ma nota attraverso il bozzetto al Louvre. Caravaggio definì questa Resurrezione una pittura "goffa" e la riteneva la peggiore opera mai eseguita da Baglione. Vedi gli atti del processo del 1603 presso l'Archivio di Stato di Roma, Tribunale criminale del Governatore, Processi del XVII secolo, vol. 28bis, ff. 398-401r.
  4. ^ Per il poemetto presumibilmente scritto da Caravaggio e gli altri pittori summenzionati, si veda Archivio di Stato di Roma, Tribunale criminale del Governatore, Processi del XVII secolo, vol. 28bis, f.369R. Per tutti gli altri documenti riguardanti il processo, si veda Stefania Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti 1532 - 1724, Roma: Bozzi, 2003.
  5. ^ Per ulteriori letture sul processo e per leggere alcuni brani estrapolati dai verbali del 1603, si veda il seguente link: http://www.archiviodistatoroma.beniculturali.it/index.php?it/237/il-processo-del-1603
  6. ^ Carla Guglielmi Faldi, ad vocem "Giovanni Baglione", in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, vol. 5 (1963).
  • Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma: Andrea Fei, 1642.
  • Carla Guglielmi, "Intorno all'opera pittorica di Giovanni Baglioni", in Bollettino d'arte n. 39 (1954), pp.311–326.
  • Valentino Martinelli, "L'Amor divino 'tutto ignudo' di Giovanni Baglione e la cronologia dell'intermezzo caravaggesco", in Arte antica e moderna n.5 (1959), pp.82–96.
  • Italo Faldi, "Il Cavalier Bernini, il Cavalier Baglione e il Cavalier Guidotti Borghese", in Arte antica e moderna n. 14 (1961), pp.297–299.
  • Roberto Longhi, "Giovanni Baglione e il quadro del processo", in Paragone n. 163 (1963), pp.23–31.
  • Carla Guglielmi Faldi, ad vocem "Giovanni Baglione", in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, vol. 5 (1963).
  • Stephen Pepper, "Baglione, Vanni and Cardinal Sfondrato", in Paragone n. 211 (1967), pp.69–74.
  • Erich Schleier, "Una pala d'altare inedita di Giovanni Baglione ed il suo studio preliminare", in Arte illustrata n. 41/42 (1971), pp.10–16.
  • Liliana Barroero, Santa Maria dell'Orto, Roma: Palombi, 1976.
  • Alberto Macchi, L'uomo Caravaggio - atto unico, prefazione di Stefania Macioce, Roma: AETAS, 1995. ISBN 8885172199
  • Jane Turner (a cura di), The Dictionary of Art, pp.53–55, New York: Grove, 1996.
  • Giovanni Baglione (1566 - 1644): pittore e biografo di artisti a cura di Stefania Macioce, Roma: Lithos, 2002.
  • Stefania Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti 1532 - 1724, Roma: Bozzi, 2003.
  • Luigi Spezzaferro, "Caravaggio in una prospettiva storica", in Caravaggio e l'Europa: il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale), Milano: Skira, 2005, p.33-43.
  • Marco Gallo, «Tavole e quadri a olio su stucco dipinti». Giovanni Baglione a San Pietro e a Santa Maria Maggiore: un contenzioso estimatorio con l'Accademia di San Luca nel 1614 e alcune precisazioni sul lessico delle “Vite”, in M. Gallo, Studi di storia dell’arte, iconografia e iconologia. La biblioteca del curioso, Roma 2007, pp. 307-320.
  • Francesco Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il Seicento, 3 voll., Andreina & Valneo Budai Editori, Roma 2008, ad indicem.
  • Harula Economopoulos, Il cardinale Paolo Sfondrati committente di Giovanni Baglione, in Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630. Saggi, a cura di R. Vodret, Milano 2012, pp. 145-169.
  • Marco Gallo, Piedi nudi sulla pietra. Giovanni Baglione e l’iconografia penitenziale di san Pietro, Roma 2013.

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