Daniele Luttazzi

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Daniele Luttazzi

Daniele Luttazzi, pseudonimo di Daniele Fabbri (Santarcangelo di Romagna, 26 gennaio 1961), è un comico, conduttore televisivo, scrittore, autore, attore, traduttore, cantautore e illustratore italiano. Il suo pseudonimo è un omaggio al musicista e attore Lelio Luttazzi.[1]

Figlio di insegnanti elementari,[2] dopo il Liceo ginnasio statale Vincenzo Monti di Cesena frequenta la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Modena, laureandosi con una tesi sperimentale sulla eziopatogenesi autoimmunitaria della gastrite atrofica.[3][4]

Attività artistica

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Capo scout,[5] dal 1979 al 1981 è nella redazione dei mensili AGESCI Camminiamo insieme (rover e scolte) e Giochiamo (lupetti e coccinelle). Per questa rivista scrive e disegna il fumetto Le avventure dei Pezzati, che al secondo anno viene sospeso dalle gerarchie perché giudicato poco ortodosso.[6][7]

A 18 anni collabora con il settimanale cattolico riminese Il Ponte,[2] per il quale scrive e disegna la pagina umoristica Freezer.

Nel 1979 fonda il gruppo new wave ze Endoten Control's.[8][9][10][11]

Nel 1980, a 19 anni, viene eletto consigliere comunale a Santarcangelo di Romagna nelle file della Democrazia Cristiana.[12] Dopo due anni, mantenuta la promessa elettorale di far chiudere una fogna, si dimette.[13]

Gli esordi (1988-1998)

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Nel 1988, in attesa di un bando per ricercatore in immunologia,[14][15][16] comincia a scrivere e a recitare in cabaret monologhi comici.[17][18] Pubblica alcune vignette sul settimanale satirico Tango.[19] Nel maggio del 1989 vince il concorso per giovani comici La Zanzara d'oro.[14] Partecipa quindi alla rassegna Riso in Italy al teatro Sistina di Roma: in giuria Renzo Arbore, che la settimana seguente lo fa esordire nel programma televisivo D.O.C. (Rai 2).[20] Per tutta l'estate è l'opinionista comico del Maurizio Costanzo Show, a cui partecipa per 30 puntate.[20][21] Scrive una rubrica di critica televisiva sul settimanale Mongolfiera[3] e una pagina illustrata di humor surreale sul mensile Hp Accaparlante.[22]

Nel maggio 1989 viene scritturato di nuovo al Costanzo Show, ma abbandona il programma alla prima puntata in polemica con il nuovo stile televisivo inaugurato da Costanzo, da lui definito "TV del dolore".[21][23] Nell'autunno del 1989 è fra i protagonisti del varietà comico Fate il vostro gioco (Rai 2). Durante la prova generale della prima puntata fa una battuta sul Partito socialista («Mio padre è un pervertito: l'ho sorpreso al telefono che parlava con un amico americano, contrattava l'affitto di una bambina messicana. Chiedeva: posso fare quello che voglio, anche iscriverla al Partito socialista?»)[2] e la sua partecipazione alle puntate viene cancellata.[2][16][20]

Nel 1990, registra per il programma Banane (Telemontecarlo) gli sketch comici Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù, che però non vengono trasmessi per decisione del produttore del programma Sandro Parenzo.[24][20][25][26] Pubblica i testi degli sketch nel libro Adenoidi. Porta in scena il monologo Oggi in tutta la mia casa c'è uno splendore nuovo[27] e l'anno dopo Chi ha paura di Daniele Luttazzi? Interpreta un giornalista nel film di Claudio Sestieri Barocco.[28] Nel 1992 commenta in diretta programmi tv nel varietà T'amo tv (Telemontecarlo).[25] In estate scrive e interpreta per RadioDue Onde comiche ovvero Fate entrare i cavalli vuoti,[20] varietà in 12 puntate. Ne ricava il quarto monologo teatrale: Fate entrare i cavalli vuoti.[29] È uno dei fondatori del mensile comico-satirico Comix.[24] Nel 1993 traduce #$@&! - L'antologia di Lloyd Llewellyn, il fumetto underground di Daniel Clowes per le Edizioni Telemaco di Daniele Brolli.[20]

Nel 1994 pubblica una parodia del bestseller di Susanna Tamaro Va' dove ti porta il cuore, intitolata Va' dove ti porta il clito, per il quale riceve il "Premio Satira Politica Forte dei Marmi".[30] Dalla parodia, Luttazzi ricava il monologo teatrale omonimo.[31]

Il grande pubblico comincia a conoscerlo nella stagione 1994-1995 su Rai 3 nel programma Magazine 3, assieme a Gloria De Antoni e Oreste De Fornari.[2][32] Luttazzi cura le rubriche Sesso con Luttazzi, La Piccola Biblioteca, e La cartolina di Luttazzi. I testi vengono pubblicati nei libri Sesso con Luttazzi (da cui è tratto l'omonimo spettacolo teatrale) e Adenoidi.

Scrive la parodia Come sopravvivere quando un gatto se ne va usando l'eteronimo Alessandra Coen.[33]

Raggiunge la popolarità con i personaggi proposti a Mai dire Gol dal 1996 al 1997: Panfilo Maria Lippi, il prof. Fontecedro e Luisella Gori.[34][35] Diventano celebri la frase con cui il giornalista Panfilo apre sempre Tabloid, il suo tg («Questa edizione del telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali») e il saluto del prof. Fontecedro, docente universitario freak a Palo Alto («Cosmico!»). Luisella è invece la tipica annunciatrice Mediaset. I programmi televisivi che annuncia hanno un tratto surreale: "Domenica, Rete4. La Santa Messa. La trama, ingenua, è un pretesto per far cantare i fedeli." I testi dei tre personaggi sono riportati nei libri Tabloid e Cosmico![36]

Barracuda: l'esordio come conduttore

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La prima trasmissione televisiva tutta sua è Barracuda, andata in onda nel 1998–1999 su Italia 1, programma con cui Luttazzi lancia in Italia il genere del talk-show notturno all'americana.[37][38] Uno dei co-autori, Davide Parenti, dirà: «Tutti rubiamo tutto. Noi due abbiamo fatto insieme 'Barracuda' rubando a Letterman.»[39] Luttazzi ha dichiarato al Corriere della Sera[40] che il programma subì il controllo Mediaset e una censura dei contenuti (per esempio nella prima intervista, fu tagliata la risposta di Claudio Martelli «Berlusconi non è un politico, è un piazzista»).[20][41][42] Luttazzi vuole andarsene, ma la penale miliardaria lo costringe a restare.[40] L'anno dopo, il direttore di Italia 1 non riconferma il programma.[7]

L'atto unico Scene da un adulterio è portato in scena dalla Nuova Compagnia di Teatro.[43] Collabora all'edizione italiana del mensile GQ fin dal primo numero (ottobre 1999) con la rubrica satirica La posta del cuore.[44] Verso la fine del 1999 Telecom Italia vara il nuovo servizio 187 e ingaggia Luttazzi come testimonial per la campagna pubblicitaria.[45] Inizialmente il contratto è di un mese, ma lo spot ha successo e il contratto viene rinnovato per due anni. Registi degli spot sono Riccardo Milani e Marcello Cesena.[34]

Satyricon e l'editto bulgaro (2001)

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Con Satyricon (2001) Luttazzi ripropone il talk-show all'americana nella Rai 2 di Carlo Freccero. Le polemiche si susseguono a partire dalla prima puntata,[46] per culminare nella interruzione dopo l'intervista con Marco Travaglio sul libro L'odore dei soldi.[47][48] Il programma termina alla dodicesima puntata. Berlusconi, Fininvest, Mediaset e Forza Italia lo querelano per diffamazione chiedendo un risarcimento di 41 miliardi di lire.[49] L'anno seguente, il Presidente del Consiglio Berlusconi, durante una visita ufficiale in Bulgaria, accusa Luttazzi, assieme a Michele Santoro ed Enzo Biagi, di fare un uso "criminoso" della tv di stato (il cosiddetto "Editto bulgaro") e si augura che la cosa possa non ripetersi in futuro.[50] Il talk-show di Luttazzi non viene riconfermato[51] e, con i programmi Sciuscià di Michele Santoro e Il Fatto di Enzo Biagi, sparisce dai palinsesti Rai.[52] Una relazione del Parlamento europeo (2004) definisce "ingerenza inammissibile" la richiesta berlusconiana di escludere dalla Rai Biagi, Santoro e Luttazzi.[53] Dopo anni di processi Luttazzi vince le cause.[54][55][56] Da allora Luttazzi non ha più lavorato in Rai.[56] Il 4 aprile 2001 apre il suo blog.[57]

Attività successive (2002-2007)

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Luttazzi torna a teatro col monologo Satyricon. Riferisce che in alcune regioni, come Puglia, Lombardia e Veneto, i teatri subiscono presunte pressioni politiche al fine di cancellare i suoi spettacoli.[4][58][59][60] A Cagliari il sindaco forzista Emilio Floris cerca di impedire lo spettacolo.[49] Luttazzi subisce due strani furti in casa, minacce e intimidazioni, al punto che il suo management assolda delle guardie del corpo per la tournée.[49]

Pubblica Benvenuti in Italia e Capolavori, mini-testi umoristici corredati da sue illustrazioni.[61] Scrive la canzone Sometimes, cantata da Ada Montellanico nel cd Suoni Modulanti.[62] Porta in scena il monologo satirico Adenoidi.[63] Collabora al libro per bambini Abbecedario con una filastrocca sulla lettera X. Il libro vince il Premio Andersen 2003.[64]

Il 10 novembre è intervistato da Pippo Baudo in Cinquanta. Storia della TV di chi l'ha fatta e di chi l'ha vista. La puntata affronta il tema della censura. Durante l'intervento di Luttazzi, l'audience del programma, che era all'8% di share, tocca il 21%.[49] Dopo la messa in onda, Luttazzi denuncia una censura baudiana ai suoi danni, operata tagliando alcune sue battute di satira politica dette durante l'intervista.[49][65] Luttazzi ricorda: «Ai giornalisti fu anche detto che ero stato presente al montaggio. Falso. Il giorno dopo ci fu la strage di Nassiriya, ci misi quattro giorni per far passare sulle agenzie di stampa la denuncia dei tagli subiti. Ma Baudo rimase zitto».[65] Il critico Sebastiano Messina attacca Luttazzi, sostenendo che si sia autocensurato per convenienza.[66] Luttazzi risponde definendo Messina «incompetente»[67]: «La logica e la deontologia, a questo punto, imporrebbero la rimozione del critico cieco. Finché questo non accadrà, a Repubblica avranno una rubrica scadente di recensioni tv».[67] Qualche tempo dopo, a Messina subentra Antonio Dipollina.

Il giornalista Giovanni Floris gli propone di aprire ogni puntata di Ballarò con un intervento satirico registrato, quindi non in diretta, come permesso ad altri comici. Luttazzi rifiuta.[68]

Lascia GQ, giudicando "troppo frivolo" il nuovo corso della rivista, rispetto a quello del direttore dimissionario Andrea Monti, che comprendeva, oltre a servizi fotografici con belle donne, inchieste giornalistiche su temi scottanti.[69]

Nel 2003 esce l'edizione italiana di Rolling Stone e Luttazzi, dal primo numero, scrive la rubrica di chiusura.

Il 23 novembre partecipa con un intervento in video alla puntata live di RaiOt: contro il potere politico di Silvio Berlusconi, Luttazzi propone di boicottare le aziende che fanno pubblicità sulle reti Mediaset.[70]

Il 24 novembre la compagnia dell'Archivolto mette in scena a Genova la lettura dei Dialoghi platonici; tra essi c'è anche il racconto Stanotte e per sempre, la cui rappresentazione viene descritta in modo inesatto dalla stampa, tratta in inganno da un'agenzia ANSA secondo cui Luttazzi in scena vestito da Andreotti sodomizzava il cadavere di Aldo Moro.[71] Sorgono nuove polemiche e viene minacciata una querela per diffamazione da parte della vedova di Aldo Moro.[72] L'esperta di satira latina Margherita Rubino, che ha visto lo spettacolo, si schiera in favore di Luttazzi.[73] La Procura di Genova e l'Ordine dei giornalisti aprono un'inchiesta per oscenità. Le accuse cadono dopo la visione del video della serata.[15][49]

Espone una selezione di opere grafiche alla galleria Il vicolo di Genova.[74]

Luttazzi decide di terminare la sua collaborazione con la rivista Rolling Stone, «a causa di un'intervista-marchetta a Carlo Rossella» fatta dal direttore Carlo Antonelli.[75] Quel numero del periodico era contro la guerra in Iraq di Bush e un articolo di Luttazzi collegava il Nigergate a un dossier costruito a Roma in ambienti contigui al Sismi,[76] anticipando di un anno lo scoop di Repubblica sul tema; ma nell'intervista di Antonelli con Rossella, che per sua stessa ammissione aveva passato all'ambasciata americana a Roma il falso dossier sulle armi di distruzione di massa in Iraq con cui poi venne giustificata la guerra, le domande vertevano su argomenti giudicati da Luttazzi irrilevanti, tipo «qual era il suo gruppo musicale preferito negli anni '60?».[75][76]

Giuliano Ferrara gli offre una rubrica su il Foglio, in cui poter scrivere con piena libertà, ma Luttazzi rifiuta «perché il contesto è importante, e io sul Foglio non voglio comparire».[21][49]

Bompiani pubblica la sua nuova traduzione, integrale e fedele, dei classici di Woody Allen: Rivincite, Senza Piume, Effetti Collaterali.[16][77] Porta nei teatri Bollito misto con mostarda, spettacolo di satira sull'attualità.[78]

Pubblica il suo primo album musicale, Money for Dope (EMI).[8][79] Per la rivista MicroMega, intervista diversi autori satirici italiani, ponendo loro domande sulla satira. Fra questi Stefano Benni, Sergio Saviane, Riccardo Mannelli.[80][81] Pubblica il libro Bollito misto con mostarda.

Viene invitato da Adriano Celentano nel programma Rockpolitik, assieme a Biagi e Michele Santoro: Luttazzi, come Biagi, declina l'invito, in polemica con il direttore di Rai 1 Fabrizio Del Noce che si era autosospeso all'annuncio della loro partecipazione al programma.[82][83]

Rinuncia a esibirsi al teatro Smeraldo perché la società che gestisce il teatro si è aggiudicata la gestione del teatro Lirico indicando Marcello Dell'Utri come direttore artistico.[68]

Nell'ottobre 2005 apre il blog interattivo con podcast.[84][85]

Il 12 gennaio Luttazzi chiude il blog, nonostante i centomila contatti settimanali e un podcast fra i più seguiti in Italia.[86] Torna a una pubblicazione poco frequente e disabilita la possibilità di inserire commenti. Lo scopo è di evitare le derive populistiche che, secondo Luttazzi, la forma di comunicazione del blog favorisce.[86][87][88][89]

È in teatro con lo spettacolo Come uccidere causando inutili sofferenze, in cui immagina di essere inviato dal governo in missione in Iraq ad allietare le truppe italiane con una compagnia di varietà.[90][91] Replicando a una intervista concessa da Luttazzi a La Stampa[92], il giornalista Filippo Facci sostiene che l'unico motivo per cui, a differenza di Santoro, Luttazzi non è tornato in tv è che faceva bassi ascolti e definisce i suoi monologhi "spettacoli semi-clandestini".[93] L'ultima data del tour, il 24 novembre 2006 al Palalottomatica di Roma, fa il tutto esaurito.[94]

Michele Santoro gli offre uno spazio fisso ad Annozero. Luttazzi declina l'invito perché "la Rai non ha sciolto il vincolo" nei suoi confronti. «Scrivevo e conducevo un programma, e da lì voglio ripartire.»[95]

Luttazzi a Roma nel 2007

Sky gli propone di inaugurare il nuovo canale comedy, ma l'idea non va in porto. «Proposi un Tg satirico. Mi chiesero come avrei reagito se avessero tagliato al montaggio qualche battuta. Gli risposi che il contratto glielo avrebbe impedito. Sono spariti».[96]

Il 10 novembre esordisce a Conegliano con Barracuda 2007.

Pippo Baudo chiede a Luttazzi di presentare con lui il Festival di Sanremo 2007, ottenendo un rifiuto.[2] Secondo Luttazzi, Baudo cercava «lo scoop o il colpo a sorpresa. Ma a me non interessa né toccare né baciare in bocca Baudo. Io voglio parlare liberamente di politica, di sesso, di religione. Non fare la scimmietta da circo».[97]

A febbraio esce il secondo CD musicale, School Is Boring (Edel).

Intervistato da Enzo Biagi per il programma Rai Rotocalco Televisivo, Luttazzi propone il "comma Luttazzi" contro le querele vessatorie: "Tu, se vuoi, potente di turno, puoi farmi causa per 20 miliardi. Ma se perdi la causa, i miliardi li dai tu a me."[98]

Con un articolo pubblicato su MicroMega, critica il 'V-Day' promosso da Beppe Grillo ed evidenzia demagogia e populismo delle proposte, nonché l'ambiguità di chi vuole fare il leader politico continuando a fare satira.[99][100][101]

Il ritorno in tv: Decameron

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Dal 3 novembre 2007 conduce il varietà satirico Decameron: in onda nella seconda serata del sabato sera di LA7, tratta, come recita il titolo, di "politica, sesso, religione e morte". In conferenza-stampa, il direttore di rete Antonio Campo Dall'Orto garantisce che Luttazzi potrà essere libero di dire e fare ciò che vorrà.[102] Nelle prime due puntate, in una fascia oraria in cui lo share di La7 non arriva all'1%, ottiene una percentuale media del 6%: due milioni e mezzo di spettatori.[103] Il programma viene sospeso sabato 8 dicembre 2007 prima della messa in onda della sesta puntata, che avrebbe dovuto trattare dell'ultima enciclica promulgata da papa Benedetto XVI.[104] La7 accusa Luttazzi di aver offeso con una battuta Giuliano Ferrara, uno dei volti più noti della rete.[105] La7 fa causa a Luttazzi[106], che vince sia in primo grado che in appello.[107][108]

Esordisce al Gran Teatro di Roma con il monologo Decameron, che comprende quanto previsto per la sesta puntata del programma.

Inaugura la prima pagina a colori del quotidiano il manifesto con una rubrica di brevi battute sui fatti del giorno.[109] La collaborazione dura qualche mese ed è gratuita, come suo "personale contributo al pluralismo", rivela il direttore Gabriele Polo.[110] La rubrica si intitola Ultim'ora. Il suo stile ha successo e viene imitato da nuovi blog di satira web come Spinoza.it.[111]

Apre sul suo blog una palestra di satira.[112][113] Alla sua scuola si formano gli autori di Lercio.it.[114][115] Pubblica con Feltrinelli il saggio politico-satirico La guerra civile fredda.

L'intervento a Raiperunanotte (2010)

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Il 25 marzo 2010 Luttazzi partecipa a Raiperunanotte. La trasmissione, condotta da Michele Santoro, è stata promossa dalla FNSI dopo la decisione della RAI di sospendere i talk-show politici durante il periodo di campagna elettorale per le regionali.[116] Il monologo satirico di Luttazzi[117] suscita entusiasmi e polemiche.[118][119] Al termine del suo intervento, l'hashtag #raiperunanotte raggiunge i 5 700 tweet all'ora: secondo il ricercatore della LUISS Luca Alagna (Ezekiel), si tratterebbe di un record assoluto per l'Italia.[120][121]

Attività successive (2011-in corso)

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Nel 2011 viene pubblicato il romanzo a fumetti La quarta necessità, soggetto e sceneggiatura di Luttazzi, tavole di Massimo Giacon.[122]

In occasione delle elezioni politiche 2013, Luttazzi dà alle stampe il romanzo satirico Lolito.[123] Allegato a il Fatto Quotidiano, vende 28 000 copie in un solo giorno[124] e il Fatto Quotidiano ne appronta una ristampa immediata,[125] esaurita la quale l'editrice Chiarelettere pubblica (maggio 2013) una nuova prima edizione del romanzo per il canale librerie.[126]

Nel febbraio 2015 esce in edicola con il Fatto Quotidiano il romanzo satirico Bloom Porno-Teo-Kolossal.[127]

Nell'aprile 2016 Luttazzi annuncia sul suo blog che GQ rinuncia alla sua prevista collaborazione.[128]

Nel 2017 scrive l'introduzione della raccolta di testi del collettivo satirico Lercio, intitolata "Per una comicità totale".[129]

Il 3 gennaio 2019, durante una conferenza stampa, il direttore di Rai 2 Carlo Freccero annuncia l'intenzione di riportare Luttazzi sul piccolo schermo, diciotto anni dopo la chiusura di Satyricon.[130] Tuttavia, dopo due incontri tra aprile e maggio con la dirigenza Rai, alla presentazione dei nuovi palinsesti il nome di Luttazzi non compare. È lo stesso comico, dal suo blog con un post del 10 luglio, a spiegare le ragioni del mancato accordo con viale Mazzini (censura di temi religiosi, pretese economiche inventate).[131]

A partire dal 14 aprile 2020 gli viene affidata la rubrica satirica giornaliera Non c'è di che su Il Fatto Quotidiano, dove dal 26 aprile 2020, ogni domenica, scrive anche Questioni comiche, una pagina su teoria e prassi della comicità[132][133].

Sul numero di agosto 2020, il mensile de Il Fatto Quotidiano (Fq Millennium) pubblica un suo pamphlet dal titolo "Contro gli imperatori del web".[134]

Il 25 aprile 2022 Luttazzi ha partecipato all'evento "20 anni Editto Bulgaro" che si è tenuto al Centro documentale Enzo Biagi di Pianaccio.[135]

Il 22 novembre 2022 viene pubblicato dalla casa editrice Paper First il libro "Infinite Reich", parodia del classico "Infinite Jest", di David Foster Wallace. Il libro è una satira del consumismo USA che viene ricontestualizzato nella Germania Nazista del 1945.[136]

Idee e opinioni

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Luttazzi elenca cinque principi fondamentali di una battuta comica: brevità, esattezza, semplicità, sorpresa, ritmo. Descrive inoltre la battuta come un micro-racconto formato da una trama (il plot) e una sceneggiatura (la struttura). La risata, sostiene, scatta per la tecnica, non per il contenuto. «Infatti la parafrasi di una battuta, cioè il plot senza struttura, non fa ridere».[137]

La deontologia del comico, secondo Luttazzi, consiste nel dire battute che fanno ridere l'autore.[138]

Quanto alla satira, per Luttazzi è «un punto di vista e un po' di memoria», si occupa fin dall'epoca di Aristofane di quattro temi principali (politica, religione, sesso e morte)[34][139] e ha l'effetto di liberare l'individuo «dai pregiudizi inculcati in lui dai marketing politici, culturali, economici e religiosi».[140] La satira, sostiene, «dà fastidio perché esprime un giudizio sui fatti, addossando responsabilità»[140] e dev'essere contro ogni Potere, anche quello della satira.[141] La satira, per Luttazzi, contrasta il Potere «mantenendo viva nel nostro immaginario quella sana oscillazione fra sacro e profano che chiamiamo dubbio».[13][140][142] Sostiene inoltre che un autore satirico debba saper resistere alla tentazione del potere, cui cede non appena pensa che il suo compito sia "dire la verità".[141] «La satira non è "scrivere battute"», precisa. «Scrivere battute è solo sudoku. La satira è quello che ci fai con quelle battute».[13]

Luttazzi afferma che la satira nasce faziosa con Aristofane[113] e cessa di essere satira quando diventa propaganda partitica.[143]

A proposito delle accuse di volgarità, Luttazzi invita a leggere i maestri del genere: Aristofane, Ruzante, Rabelais, Swift, Sterne, Woody Allen, Karl Kraus e Dario Fo.[144]

Luttazzi ritiene importante distinguere la satira dal semplice sfottò, che è reazionario in quanto rende simpatico il bersaglio[145] e definisce "sfottò fascistoide" ogni materiale satirico che dileggi la vittima di un sopruso poiché questo tipo di sfottò si schiera di fatto dalla parte dei carnefici.[146]

Ha espresso parole di stima nei confronti dei colleghi Maurizio Milani[147][148], Alessandro Bergonzoni, Aldo, Giovanni e Giacomo[149], Corrado Guzzanti e Sabina Guzzanti[150]. Dalle colonne del Fatto Quotidiano ha argomentato contro la comicità reazionaria di Dave Chappelle[151], Checco Zalone e Pio e Amedeo[152].

In forte polemica con Fabio Fazio, ne ha smentito, dati alla mano, l'affermazione che alla Rai il programma "Che tempo che fa" si ripagasse con la pubblicità. Inoltre ha stigmatizzato i costi enormi di quel programma e il suo compenso, usando il parametro del costo per spettatore; la partecipazione numerosa in quella trasmissione di artisti appartenenti alla sua stessa agenzia, la Itc2000 di Beppe Caschetto; e lo strapotere in Rai di agenzie come quella. Ha documentato infine lo storytelling capzioso con cui, al suo passaggio alla Nove, i giornalisti amici hanno cercato di accreditare la tesi della sua epurazione[153].

Un suo saggio pubblicato da Fq Millennium analizza "l'arte infame della censura", elencando le sei sanzioni progressive del protocollo disciplinare cui viene sottoposto chi fa "satira vera" nella tv italiana: denigrazione, censura, vessazione, lite temeraria, character assassination e damnatio memoriae[154].

Ha scritto sui rapporti fra copyright, diritto d'autore e norme sociali dei comici, illustrandone limiti e anacronismi in materia di plagio[155].

Sul pregiudizio del realismo referenziale

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Secondo Luttazzi, «la gente condivide un pregiudizio, quello del realismo referenziale, cioè credere che il senso della parola "gatto" sia l'animale reale gatto. Chi crede questo, pensa che una parola abbia lo stesso senso in tutti i contesti in cui è usata.» Nel sottolinearne l'assurdità, Luttazzi spiega che «il senso di una parola (o di una proposizione) è la funzione che svolge all'interno di una pratica. Due frasi identiche, in contesti diversi, hanno due funzioni diverse e quindi sono due frasi diverse». Per Luttazzi accade lo stesso con le battute comiche: spostandole in un contesto diverso, possono assumere una nuova funzione comica e quindi far ridere per un motivo diverso. Apparentemente simili, in realtà «sono due battute diverse».[13]

Su linguaggio, ideologia e "détournement"

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Luttazzi sostiene che «un'ideologia dominante si esprime in un linguaggio e può essere corrosa solo con un linguaggio altro. La pratica situazionista del "détournement" ritrova qui tutta la sua urgenza. Il popolaccio, infatti, è schiavo dell'ideologia dominante anche perché si accontenta del semplice senso grammaticale dei testi dati; ma il significato vero di un testo si sprigiona dal rapporto con tutti gli altri testi del discorso, all'interno di pratiche sociali che hanno stabilito il significato di quel rapporto. Non è possibile non dico scardinare, ma neppure criticare l'ideologia dominante se resti all'interno del codice imposto.»[156]

Nel corso degli anni, diversi detrattori l'hanno accusato di "plagio". Uno dei più assidui fu il giornalista Christian Rocca: dopo le prime puntate di Satyricon (Rai 2, 2001), dalle colonne del Il Foglio accusò Luttazzi di copiare rubriche del Late Show di David Letterman.[157]. Luttazzi replicò che Satyricon era una parodia del Letterman[158] e di non aver mai nascosto di ispirarsi al modello americano «cui lo stesso Letterman si ispira: il "Tonight Show"» di Johnny Carson. Rocca rincarò la dose nel 2007, sostenendo che la battuta su Giuliano Ferrara, che portò alla chiusura del programma, fosse un plagio da Bill Hicks. Sentenza 2012: la battuta non era plagio.[159]

Nel gennaio 2008 un blog anonimo elencò una serie di battute in inglese sostenendo che Luttazzi le avesse "plagiate", e nel giugno 2010, due mesi dopo il monologo di Luttazzi a Raiperunanotte, venne diffuso in Rete un video anonimo che metteva a confronto venti minuti di repertorio di comici anglofoni con la corrispondente versione di Luttazzi. Ne diede notizia il Giornale[160], seguito da la Repubblica[161] e l'Unità[162]. Luttazzi replicò che quel video era diffamatorio perché non diceva tutta la verità: dall'apertura del suo blog (2005) invita i fan a trovare le citazioni nascoste nei suoi testi, tramite un gioco segnalato in home-page, la "caccia al tesoro".[163][164][165] Il caso divise l'opinione pubblica fra accusatori (Le Iene[166], Emo Philips[167]), accusatori con riserva (Wu Ming[168][169]) e difensori (Roberto Faenza e Roberto Benigni[170]).

Nel 2014, un saggio pubblicato sulla rivista specialistica Cultus, facendo riferimento agli studi di Lawrence Venuti, analizzò l'incompetenza di chi accusava Luttazzi e valutò positivamente le sue riscritture di materiali preesistenti, definendole transcreazioni, ovvero traduzioni creative che aggiungono nuovi significati alle fonti, allo scopo di modificare il canone culturale del proprio Paese.[171]

Procedimenti giudiziari

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Accuse di diffamazione

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Caso Satyricon

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Nel 2001, in seguito alla sua intervista a Marco Travaglio durante una puntata di Satyricon, Berlusconi, Fininvest, Mediaset e Forza Italia lo querelano per diffamazione chiedendo un risarcimento di 41 miliardi di lire. Dopo 16 anni di processi Luttazzi vince le cause: i fatti raccontati erano veri e la satira di Luttazzi rispettava il criterio della continenza.[172][173]

Caso Cremonini

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Dopo un monologo di Satyricon in cui commenta un'indagine dei NAS in uno stabilimento Inalca, che aveva portato al sequestro di un capannone con 130 quintali di carni avariate, l'azienda Cremonini gli fa causa per diffamazione, chiedendo un risarcimento di 120 miliardi di lire. Luttazzi vince la causa.[174]

Accuse di plagio

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Nel 1994 Susanna Tamaro e la Baldini&Castoldi fanno causa a Luttazzi per plagio dopo la pubblicazione di Va' dove ti porta il clito, parodia di Va' dove ti porta il cuore. Luttazzi vince la causa: secondo il giudice è parodia e non plagio.[175] La Tamaro fa ricorso. In favore di Luttazzi si pronunciano Maria Corti, Guido Almansi, Patrizia Violi e Omar Calabrese; per la Tamaro Giampaolo Dossena e Piergiorgio Bellocchio.[176] La Tamaro perde di nuovo.[31]

Caso Decameron

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L'8 dicembre 2007 l'emittente televisiva LA7, diretta da Antonio Campo Dall'Orto, sospende il programma Decameron sostenendo che nella puntata precedente Luttazzi abbia offeso Giuliano Ferrara[177] con questa battuta: «Dopo quattro anni di guerra in Iraq, 3 900 soldati americani morti, 85 000 civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema: penso a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta. Va già meglio no?»[106] La battuta di Luttazzi riprende un famoso monologo del comico statunitense Bill Hicks che sbeffeggiava il giornalista Rush Limbaugh, di cui Giuliano Ferrara, per Luttazzi, è la versione italiana. Secondo Dall'Orto si tratta di un insulto a Giuliano Ferrara, ma Ferrara ammette che quella di Luttazzi è una battuta satirica.[20][178]

Luttazzi ritiene pretestuoso il motivo addotto dalla direzione della rete, nota che il suo contratto con La7 impediva la sospensione del programma[179] e si dice d'accordo con Dario Fo, che attribuisce la sospensione al monologo satirico sull'enciclica papale Spe Salvi, registrato da Luttazzi per la puntata successiva, mai trasmessa.[180] La Repubblica e Libero intervengono nella polemica sostenendo che un blogger accusa Luttazzi di plagio da Hicks, ma il blogger smentisce decisamente e reindirizza il suo link, che Repubblica e Libero mettono a disposizione dei lettori, a un sito porno.[181] Il giorno dopo, sul Foglio, è Christian Rocca ad accusare Luttazzi di plagio: da Hicks e da altri celebri comici americani. Rocca cita la "caccia al tesoro" di Luttazzi, ma sostiene che la cosa vada ben oltre la citazione.[182] Telecom fa causa a Luttazzi e la perde, venendo condannata al pagamento di un milione e duecento mila euro come risarcimento.[107] Secondo la sentenza, riassume Luttazzi, La7 chiuse Decameron in modo arbitrario e illegittimo e la battuta su Giuliano Ferrara non fu insulto né plagio, ma satira.[159] Telecom Italia Media (ex-La7) ricorre in appello, ma lo perde nell'aprile 2018.[108]

Accuse di evasione fiscale

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Il 4 ottobre 2014 la procura di Civitavecchia iscrive nel registro degli indagati Daniele Luttazzi per evasione fiscale di oltre 140 000 euro di Irpef. Luttazzi dichiara di non essere un evasore e che si tratta di un errore della Guardia di Finanza.[183] Il 9 ottobre 2017 Luttazzi è assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.[184][185]

Lo stesso argomento in dettaglio: Opere di Daniele Luttazzi.

Traduzioni, prefazioni

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  • Non qui, Barbara, nessuno ci sta guardando (1989)
  • Oggi in tutta la mia casa c'è uno splendore nuovo (1990)
  • Chi ha paura di Daniele Luttazzi? (1991)
  • Fate entrare i cavalli vuoti (1992)
  • Sesso con Luttazzi (1993, 1999, 2004, 2008)
  • Va' dove ti porta il clito (1995, 2009)
  • Adenoidi (1996)
  • Tabloid (1997)
  • Barracuda LIVE (1998)
  • Scene da un adulterio (1998) (recitato dalla Nuova Compagnia di Teatro)
  • Satyricon (2001)
  • Adenoidi 2003 (2003)
  • Dialoghi platonici (2003) (recitati da attori dello Stabile di Genova e dell'Archivolto, per la regia di Giorgio Gallione)
  • Bollito misto con mostarda (2004)
  • Come uccidere causando inutili sofferenze (2005)
  • Barracuda 2007 (2007)
  • Decameron (2008)
  • Sesso con Luttazzi (il monologo teatrale) (VHS, Polygram, 1997)
  • Tabloid (VHS, Polygram, 1997)
  • Sesso con Luttazzi (la rubrica di Magazine 3) (VHS, Mondadori, 1999)
  • Satyricon (VHS, L'Espresso, 2001)
  • Barracuda live! (VHS, Cecchi Gori Home Video, 2001)
  • Adenoidi 2003 (VHS e DVD, Elleu Multimedia, 2003)
  • Luttazzi contro! (contiene Adenoidi, Satyricon e Luttazzi special 2003) (DVD, Corriere della sera, 2004)
  • Bollito misto con mostarda (contiene libretto I giardini dell'epistassi) (DVD, Feltrinelli, 2006)
  • Decameron (DVD, Il Fatto Quotidiano, 2010)
  • Songbook (2009)
  • Caramelle Balsamiche "Victors" (1990)
  • Telecom "servizio 187" (2000-2001)

Riconoscimenti

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  • 1994 – Premio Satira Politica Forte dei Marmi ("Va' dove ti porta il clito")
  • 1995 – Premio Regia Televisiva (coautore e conduttore, "Magazine 3")
  • 1996 – Premio Regia Televisiva (coautore e cointerprete, "Mai dire gol")
  • 1997 – Premio Regia Televisiva (coautore e cointerprete, "Mai dire gol")
  • 1999 – Premio Regia Televisiva ("Barracuda")
  • 2008 – Premio Riccione TTV ("Decameron")
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Voci correlate

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