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Carroccio

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Il Carroccio in un dipinto di Amos Cassioli (1832 - 1891).

Il Carroccio era un grande carro a quattro ruote recante le insegne cittadine, intorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie dei comuni, prevalentemente lombardi, ma anche toscani (basti pensare al carroccio su cui è posto il cencio del Palio di Siena) e dell'intera Italia settentrionale.
Difeso da truppe scelte, pavesato con i colori del comune, era trainato da buoi e portava un'antenna con la croce e con lo stendardo, un altare e una campana ("la martinella"). In tempo di pace era custodito nella chiesa principale della città.

Storia

Di origine incerta, secondo la tradizione fu inventato dall'arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano (XI secolo) tra il 1037 ed il 1039 in uno degli assedi che Corrado II il Salico fece a più riprese a Milano in questo biennio.[1] Il suo uso da Milano si diffuse in molti comuni dell'Italia settentrionale, in Toscana e fuori d'Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV.

La prima traccia del carroccio compare nel poema di Raimbaut de Vaqueiras , trovatore francese del XII secolo, intitolato il Carros, dove rivolge le proprie lusinghe a Beatrice figlia di Bonifacio I del Monferrato, dove le donne di Lombardia rivali della fanciulla si avvalgono di un carroccio ed altri carri da guerra per "combattere" la crescente fama della fanciulla.[2] Il carroccio fu protagonista nella battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, durante la quale era difeso dalla compagnia della morte, guidata secondo la tradizione popolare da Alberto da Giussano, personaggio che compare in realtà solo in opere letterarie del secolo successivo. Sempre secondo la leggenda, durante il combattimento, sopra il carroccio stesso un sacerdote disse messa incitando i combattenti in nome di Dio. Oltre alla battaglia di Legnano, il carroccio fu usato anche nel 1214 nella battaglia di Bouvines.

Il carroccio della Lega Lombarda venne catturato dagli imperiali nel 1237 a Cortenuova, donato a papa Gregorio IX dall'imperatore Federico II e trasportato nel Palazzo Senatorio di Roma in quella che tuttora si chiama Sala del Carroccio, dove viene conservata l'iscrizione commemorativa del dono fatto dall'Imperatore al Popolo romano. L'iscrizione così recita: "Cesaris Augusti Friderici, Roma, secundi dona tene currum perpes in Urbe decus. Hic Mediolani captus de strage triumphos Cesaris ut referat inclita preda venit. Hostis in probrium pendebit, in Urbis honorem mictitur, hunc Urbis mictere iussit amor".

Nel 1275, invece, fu il carrocio dei bolognesi, guelfi, ad essere catturato nella battaglia di San Procolo dai forlivesi, ghibellini, e ad essere portato in trionfo a Forlì.

Alessandro Visconti in un libro del 1945, rifacendosi al cronista Arnolfo, riporta questa descrizione:

«L'insegna che doveva precedere i combattenti era fatta così: un'alta antenna, a guisa d'un albero di nave, piantata in un robusto carro s'ergeva in alto portando alla cima un aureo pomo con due lembi di candido lino pendenti. In mezzo a quell'antenna stava infissa la veneranda Croce con dipinta l'immagine del Redentore a braccia aperte rivolte alle schiere circostanti, perché qualunque fosse l'evento della guerra, guardando quell'insegna, i soldati ne avessero conforto.»

Il Carroccio nell'era moderna

Il vecchio Carroccio di Asti
Il Carroccio di Siena
  • Nella ricorrenza del Palio di Legnano (ultima domenica di maggio), una copia del carroccio sfila tra le vie di Legnano, trainato da buoi e trasportando la Croce di Ariberto, premio ambito della corsa ippica "a pelo", nella quale si sfidano le 8 contrade di Legnano.
  • Nella ricorrezza del Palio di Asti, il Carroccio viene trainato da tre coppie di candidi buoi e porta, come vuole la tradizione, le insegne della città (una croce bianca in campo rosso), un gallo in ferro battuto, simbolo delle libertà comunali, ed il Palio di Asti, ambito premio del vincitore della corsa. Si tratta di una ricostruzione storica del Carroccio astese medievale e reca l'altare con una riproduzione di San Secondo, presente nel Coro Gotico del Duomo, e con la Martinella, una campana di richiamo delle truppe alla preghiera prima della battaglia. È custodito nella Collegiata di San Secondo, dalla quale esce solo una volta l'anno, proprio in occasione della corsa del Palio, alla terza domenica di settembre.

L'origine del carroccio è incerta, ma si presuppone che derivi da usanze saracene. Per questo alcuni studiosi suppongono che Lucera, invasa dai saraceni durante il regno di Federico II, possa essere una delle prime città italiane ad aver adottato questo simbolo, o addirittura che essa sia la patria del Carroccio.


Note

  1. ^ Fonte: pag 26 di "Guida d'Italia Touring Club Italiano: Milano"; Milano Touring editore 2007.
  2. ^ Fonte:Ernest Voltmer , Il carroccio, Einaudi 1994, pag 6

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