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Le voci bianche

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Paese di produzioneItalia
Durata100 min
Rapporto2,35:1
Generesatirico
RegiaPasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa
SoggettoPasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Luigi Magni
SceneggiaturaPasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Luigi Magni
ProduttoreNello Meniconi, Luciano Perugia
FotografiaEnnio Guarnieri
MontaggioRuggero Mastroianni
MusicheGino Marinuzzi Jr.
ScenografiaPier Luigi Pizzi
CostumiPier Luigi Pizzi
TruccoNilo Iacoponi, Alfio Meniconi
Interpreti e personaggi

Le voci bianche è un film del 1964 diretto da Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, presentato fuori concorso al 17º Festival di Cannes.[1]

Trama

Nella Roma del '700 assistiamo alle disavventure di Meo,poveraccio che deve perennemente risolvere il problema della fame. La grande occasione si presenta quando un amico gli dà l'idea di sacrificare il fratello più piccolo e portarlo in un Conservatorio per farlo castrare e farlo diventare una "voce bianca",in un'epoca in cui,per editto papale,le donne non potevano recitare a teatro e i castrati erano tenuti in grande considerazione perché ricoprivano i ruoli femminili. I 50 scudi di compenso risolverebbero i problemi della famiglia e permetterebbero a Meo di sposarsi,ma il fratello pensa bene di scappare. Meo lo deve sostituire visto che non può restituire i soldi e non vuole neppure essere incarcerato. Corrompendo il chirurgo,salva la sua virilità ma da lì in poi dovrà fingere continuamente di essere una voce bianca,con esiti esilaranti. Entrato nel bel mondo della nobiltà romana,approfitterà della sua condizione per soddisfare le voglie libertine delle signore,fino a quando mette incinta la stessa ragazza che avrebbe dovuto sposare,maritatasi nel frattempo con un vecchio marchese. Scoperto dal nobiluomo preferirà diventare davvero un castrato stavolta,piuttosto che vedersi tagliare la capoccia!

Distribuzione

Distribuito dalla Cineriz il 13 agosto 1964.

Critica

Ottavio Jemma, scrittore, sceneggiatore e abituale collaboratore del regista (anche se non in questo film), definisce Le voci bianche «un ritratto causticamente feroce della Roma seicentesca, libertina e ipocrita, prosperante all’ombra del governo papalino».[2] Il critico Ermanno Comuzio notò invece che «La satira viene fuori da un'efficace collaborazione fra i diversi elementi creativi: i gustosi costumi e le scenografie di Pier Luigi Pizzi (ma il merito è prima ancora dei registi, che hanno saputo fondere i costumi dei personaggi con gli sfondi autentici della Roma barocca), la recitazione guidata da un Paolo Ferrari scatenato, le argute citazioni musicali di Gino Marinuzzi Jr.».[3]

Per il Dizionario Mereghetti è un film «impertinente e graffiante [...] che dimostra una ricchezza d'invenzioni e una libertà di toni che il prolifico Festa Campanile non toccò mai - né prima né dopo - nella sua pur lunga carriera».[4] Il Dizionario Morandini lo definisce «una delle più impertinenti e spregiudicate tra le farse in costume degli anni '60».[5]

Note

  1. ^ (EN) Official Selection 1964, su festival-cannes.fr. URL consultato l'11 giugno 2011.
  2. ^ Ottavio Jemma, Prefazione in: Andrea Pergolari, Pasquale Festa Campanile ovvero La sindrome di Matusalemme, Aracne, Roma 2008 (ISBN 978-88-548-1926-9), pp.7-8.
  3. ^ Ermanno Comuzio, Le voci bianche, «Cineforum», n. 38/39, novembre 1964
  4. ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007. ISBN 9788860731869 p. 3278
  5. ^ Il Morandini - Dizionario dei Film 2000, Bologna, Zanichelli editore, 1999. ISBN 8808021890 p. 1489

Collegamenti esterni

(EN) 0059883, su IMDb, IMDb.com.

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