Ampelmännchen
Ampelmännchen è (letteralmente) l'omino del semaforo della ex Repubblica Democratica Tedesca.
Descrizione
È nato nel 1961 per opera del designer della Germania dell'Est Karl Peglau.
Prima della riunificazione del 1990, i due stati tedeschi avevano forme diverse per l'Ampelmännchen, con una figura umana generica in Germania Ovest, e una figura maschile che indossa un cappello a Est.
Si trattava di un simbolo molto amato che godeva di una condizione privilegiata ed è una delle poche caratteristiche della Germania Est comunista ad essere sopravvissuto alla fine della cortina di ferro. Dopo la caduta del muro di Berlino, l'Ampelmännchen ha acquisito uno status di culto ed è diventato un souvenir popolare nel business del turismo.
Storia
Il primo semaforo provvisto di indicazione per l'attraversamento pedonale è stato eretto nel 1950 e in molti paesi sono stati sviluppati diversi modelli (che sono stati poi standardizzati). A quel tempo, i semafori erano gli stessi per auto, biciclette e pedoni. L' Ampelmännchen di Berlino è stato creato nel 1961 dallo psicologo del traffico Karl Peglau[1] (1927-2009) come parte di una proposta per un layout del traffico con nuove luci. Peglau ha criticato il fatto che i colori standard del semaforo (rosso, giallo, verde) non aiutava adeguatamente gli utenti della strada che non erano in grado di distinguere tra i colori (10 per cento della popolazione totale), e che le luci erano troppo piccole e troppo deboli in confronto con la pubblicità luminosa e la luce solare. Di conseguenza propose di mantenere i tre colori, ma di introdurre forme intuitive per ogni luce colorata.
Peglau quindi ricorse al concetto realistico-concreto di un piccolo uomo che è comprensibile a tutti e ricorse a forme archetipiche. Le braccia allargate e di spessore consistente di un uomo in piedi, con vista frontale-rossa, simboleggia una barricata per bloccare ed è quindi il segnale di "stop"; l'uomo orientato lateralmente, verde con gambe divaricate nella posizione del passo in avanti, è associato invece al permesso di "andare avanti". La luce gialla è stata abbandonata poiché poco significativa.
I prototipi furono realizzati al VEB Leuchtenbau Berlino e la presentazione ufficiale fu il 13 ottobre 1961 a Berlino.
L'Ampelmännchen divenne così popolare che genitori e insegnanti utilizzarono il simbolo per insegnare l'educazione alla sicurezza stradale per i bambini nei primi anni 1980.
Dopo l'unificazione tedesca del 1990, ci sono stati tentativi di unificare i segnali stradali alle forme tedesco-occidentale. La segnaletica della Germania dell'Est fu smantellata e sostituita. Il programma tedesco-orientale per l'istruzione civica con gli Ampelmännchen scomparve. Ciò ha portato a richieste di salvarlo come una parte della cultura tedesca: la prima campagna con questo scopo ha avuto luogo a Berlino all'inizio del 1995[2][3].
Markus Heckhausen, un disegnatore grafico della città tedesco-occidentale di Tubinga e fondatore, in seguito, della "Ampelmann GmbH" a Berlino, aveva notato quei semafori durante le sue visite a Berlino Est nel 1980. Quando fu alla ricerca di nuove possibilità di design nel 1995, ebbe l'idea di raccogliere gli impianti smantellati e costruire lampade. Il pubblico accolse calorosamente i primi sei modelli e i giornali locali pubblicarono le immagini a pagina intera, seguiti da articoli di quotidiani nazionali e riviste di design.
Oggi, l'Ampelmännchen si trova ancora nell'ex Germania Est ed è un simbolo dell'Ostalgie[3] (ovvero il fenomeno della nostalgia dell'Est). Alcuni amatori gli hanno apportato qualche modifica, come ad esempio un ombrello; a Zwickau in Sassonia si trova anche una versione femminile. In alcune parti dell'ex Germania Ovest, ad esempio Berlino Ovest o Saarbrücken[4] oggi si trovano semafori con l'Ampelmännchen dell'Est.
Ha ispirato poesie e filastrocche, e la sua immagine è utilizzata in pubblicità e programmi televisivi. A Berlino sono reperibili molti gadget con la sua effigie.
Note
- ^ Karl Peglau, Das Ampelmännchen oder: Kleine östliche Verkehrsgeschichte, in Das Buch vom Ampelmännchen, 1997, pp. 20–27.
- ^ East German Loses Copyright Battle over Beloved Traffic Symbol, su dw-world.de, Deutsche Welle, 17 giugno 2006. URL consultato il 6 dicembre 2008.
- ^ a b Ampelmännchen is Still Going Places, su dw-world.de, Deutsche Welle, 16 giugno 2005. URL consultato il 6 dicembre 2008.
- ^ (German) Theodor Bolzenius, Polizisten flitzen mit Segways durch die Kirchenmeile (DOC), su katholikentag.net, 23 maggio 2006. URL consultato l'11 dicembre 2008. Lingua sconosciuta: German (aiuto)
Voci correlate
Altri progetti
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