Galea grossa
La galea grossa o galea grossa da merchado era la tipica galea mercantile utilizzata nel Mediterraneo nel Medioevo, grazie ai grandi spazi di stiva.
Caratteristiche
La galea grossa, sviluppata a partire dal Duecento, presentava dimensioni molto maggiori rispetto alla galea sottile da guerra, con la presenza di due alte incastellature a prua e a poppa e di un trinceramento posto a mezzanave per farvi da riparo ai soldati, su modello del dromone bizantino. Erano dotate di due, ma più spesso tre, alberi a vela, oltre che dei tradizionali remi, utilizzati nella navigazione controvento, in caso di bonaccia o durante i combattimenti. Il sistema di voga, data la particolare pesantezza della nave, rispetto agli altri tipi di galea, era quello a scaloccio, con cinque vogatori per banco agenti su un unico remo.
I maggiori volumi di stiva rendevano queste galee ideali per le attività mercantili, consentendo tuttavia, grazie alla maggiore manovrabilità e sicurezza offerta dai remi, una maggior capacità difensiva rispetto alle navi tonde a vela.
Le galee grosse erano quindi utilizzate principalmente per il trasporto di mercanzie di un certo valore e furono utilizzate dalle repubbliche marinare italiane quale principale elemento delle mude, cioè delle carovane marittime utilizzate nei commerci, spesso a protezione del nucleo di navi tonde e talvolta con l'aggiunta di un'ulteriore scorta di galee sottili.
In caso di guerra le galee grosse potevano essere schierate anche nelle flotte da guerra con una funzione di fortezze galleggianti nel mezzo dello schieramento di galee sottili. Proprio da questa particolare funzione, con il declinare del sistema delle mude, seguito alla crisi dei commerci mediterranei innescata agli inizi del XVI secolo dalla scoperta portoghese delle rotte circumafricane, che rese di fatto obsolete le galee grosse mercantili, venne sviluppato sulla base di questo tipo di navi il modello della galeazza da guerra.
Bibliografia
- Mutinelli, Fabio: Lessico Veneto, tipografia Giambattista Andreola, Venezia, 1852