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Signoraggio

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Solidus, moneta Romana dell'eta imperiale

Il signoraggio [1] è l'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta. Gli economisti intendono per signoraggio, i redditi che la banca centrale e lo stato ottengono grazie alla possibilità di creare base monetaria in condizioni di monopolio.

Definizione di signoraggio

Bagliano e Marotta, in Economia monetaria, Il Mulino, definiscono il signoraggio (pag. 18) come segue:

«In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dall'investimento in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. Poiché questi redditi derivano dalla condizione di privilegio concessa dallo Stato, i profitti sono in genere incamerati in misura prevalente da quest'ultimo, sotto forma di imposte. Un limite alla produzione, potenzialmente illimitata di base monetaria è posto dall'obiettivo del mantenimento di un livello dei prezzi relativamente stabile, data la relazione diretta che storicamente si è osservata tra inflazione e offerta di moneta.»

La Banca d'Italia definisce il signoraggio in questo modo:[2]

«Per signoraggio viene comunemente inteso l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta. Con riferimento all'euro il reddito da signoraggio generato dall'emissione della moneta è definito come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario che, secondo l'articolo 32.1 dello Statuto del SEBC, è “Il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell'esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali.»

La Banca d'Italia è una società di diritto pubblico costituita da quote di partecipazione di enti privati[3]. Il signoraggio ottenuto dal conio di moneta viene diviso in proporzione con i partecipanti al capitale e con il pagamento delle relative tasse allo Stato[4]. Va sottolineato che il prelievo fiscale assorbe gran parte dei redditi da signoraggio e che la destinazione dell'utile netto avviene nel rispetto delle norme dello statuto della Banca d'Italia, i dividendi destinati ai partecipanti non possono quindi superare il 6% del capitale sociale della Banca d'Italia (pari a 156.000 euro), cui può aggiungersi su approvazione del Consiglio Superiore, un ulteriore 4% del valore nominale del capitale.[senza fonte]

Storia del signoraggio

Dollaro USA

Nell'antichità, quando la base monetaria consisteva di monete in metallo prezioso, chiunque disponesse di metallo prezioso poteva portarlo presso la zecca di Stato, dove veniva trasformato in monete con l'effigie del sovrano. I diritti spettanti alla zecca e al sovrano erano esatti trattenendo una parte del metallo prezioso. Il signoraggio in tale contesto è dunque l'imposta sulla coniazione, noto anche come diritto di zecca. Il valore nominale della moneta e il valore intrinseco delle monete non coincidevano, a causa del signoraggio e dei costi di produzione delle monete. L'imposta sulla coniazione poi serviva a finanziare la spesa pubblica. Nel caso in cui lo Stato possedesse miniere di metallo prezioso, il signoraggio coincideva con la differenza tra il valore nominale delle monete coniate e i costi per estrarre il metallo prezioso e coniare le monete. Già con i romani, da Settimio Severo si può parlare di signoraggio: questo imperatore dimezzò la quantità di metallo prezioso contenuto nelle monete, mentre lasciò invariato il valore nominale.

Con la rivoluzione industriale si assiste al graduale abbandono dei sistemi monetari fondati sui metalli preziosi e sulla convertibilità delle monete in metalli preziosi. La crescita degli scambi economici provocata dalla rivoluzione industriale rese necessario l'uso di monete la cui offerta potesse essere regolata a piacimento dalle banche centrali e non fosse vincolata dalla limitata disponibilità di metalli preziosi. Inoltre l'affermarsi di talune monete, sempre più diffuse e accettate negli scambi internazionali, rese obsoleto il ricorso ai metalli preziosi per regolare tali scambi. Infine l'affermazione del biglietto di banca e di altre forme di pagamento svincolate dall'uso di metalli preziosi si spiega con la praticità dei sistemi di pagamento che non obbligano a trasferire ingenti quantità di pesante metallo prezioso.

Kennedy ed il signoraggio

L'immagine di Kennedy su una moneta da mezzo dollaro

Il 4 giugno 1963 il presidente John Fitzgerald Kennedy firmò l'ordine esecutivo numero 11110[5], che permetteva al governo statunitense il potere di emettere moneta senza passare attraverso la Federal Reserve. La moneta nel progetto di Kennedy era garantita dalle riserve federali di argento. Presso la Corte Suprema non furono sollevati quesiti di anticostituzionalità contro questo provvedimento. Infatti l'emissione di moneta negli USA è un potere conferito al Congresso per l'articolo I sez. 8 della Costituzione Americana[6]. In tutto Kennedy mise in circolazione banconote per 4,3 miliardi di dollari. Dopo l'assassinio di Kennedy l'ordine esecutivo 11110 cadde in disuso e tutte le banconote emesse dal governo ritirate dal mercato al termine della loro vita fisica.

Il signoraggio oggi

Nei paesi dell'area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete metalliche, e dalla Banca centrale europea (BCE) per la stampa delle banconote, che emette in condizioni di monopolio[7]. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle banche centrali nazionali in ragione della rispettiva quota partecipazione (per la Banca d'Italia ad esempio il 12,5%[8]).

I singoli stati nazionali provvedono in seguito a prelevare gran parte di tali redditi dalle banche centrali tramite il prelievo fiscale[9]. In taluni casi, come per la Bank of England, essendo la banca centrale completamente di proprietà statale, il reddito derivato dall'emissione delle banconote viene indirettamente incamerato interamente dallo stato[10].

I singoli stati, tra i quali lo Stato italiano, incassano reddito derivante dal diritto di emettere monete metalliche, dal quale devono sottrarre i costi per produrle. Si tratta di un reddito quasi sempre modesto, eccezion fatta nel caso di stati di piccole dimensioni come la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano le cui monete diventano oggetto di collezione.

Si può quindi distinguere il reddito derivante dal diritto di emettere in esclusiva moneta in due grandi categorie: il reddito derivante dall'emissione di monete metalliche e quello derivante dall'emissione di altre forme di moneta, banconote e moneta scritturale. Quest ultimo viene incassato solitamente dalla banca centrale, il primo dallo stato.

Inoltre, mentre la creazione e l'emissione monetaria è gestita dalla Banca Centrale e avviene in contropartita ad obbligazioni statali, la semplice creazione della moneta scritturale, o moneta elettronica, è facoltà di tutto il sistema bancario[11].

La differenza è tratteggiata dalla Banca centrale del Canada nel proprio sito[12]. Mentre nel caso delle monete metalliche il reddito consiste nella differenza tra il valore nominale delle monete metalliche emesse e il costo per produrle, nel caso dell'emissione di monete non metalliche il reddito consiste negli interessi maturati sui titoli acquistati a fronte dell'emissione di moneta. Tali redditi, incamerati dalla banca centrale, servono a pagarne i costi e le imposte sull'emissione di moneta. Il reddito da signoraggio viene in gran parte incamerato dallo Stato che ha concesso alla banca centrale il diritto di emettere base monetaria in condizioni di monopolio.

Quando una moneta (in senso lato) esce dalla circolazione perché distrutta o collezionata dai numismatici, lo stato (o la banca) che l'ha emessa può coniarne o stamparne un'altra di ugual valore, incamerandone il relativo reddito da signoraggio.

Signoraggio e inflazione

Nulla impedisce agli Stati di finanziare la propria spesa pubblica battendo moneta, ovvero emettendo moneta che invece di essere utilizzata per acquistare titoli di stato venga usata per pagare i costi dello stato. Tuttavia è universalmente accettato dagli economisti che tale pratica genera inflazione, con costi per la collettività, la cosiddetta “tassa da inflazione”, che la maggior parte degli stati preferisce limitare. Per tale ragione l'ipotesi di finanziare la spesa pubblica attraverso l'emissione di moneta viene considerata non praticabile. Non perché essa non lo sia dal punto di vista teorico, ma perché impraticabile dal punto di vista pratico.[senza fonte] Tuttavia la vendita da parte dello stato di obbligazioni statali per ottenere moneta genera debito pubblico.

Non sono mancati tuttavia casi in cui massicce (o anche modeste) emissioni di moneta sono servite a finanziare la spesa pubblica, con effetti modesti sull'inflazione quando l'offerta di moneta era insufficiente o quando l'immissione di moneta nell'economia è avvenuta per breve tempo.

A tali casi si possono ricondurre per esempio esperienze di emissione di moneta per finanziare la spesa pubblica nel periodo fascista. In altri contesti, come accaduto in Germania durante la Repubblica di Weimar o in periodi più recenti in paesi del Sud America, [senza fonte]

Gli effetti negativi delle esperienze di iperinflazione e di periodi prolungati di inflazione elevata hanno condotto le autorità politiche e monetarie ad adottare politiche che,trascurando tutte le implicazioni di natura economico-sociale di un'aumento del debito pubblico del paese, scongiurassero il ritorno a situazioni di inflazione elevata. Pertanto le scelte relative all'emissione e al controllo della base monetaria sono state delegate, nella gran parte dei paesi occidentali, a banche centrali, rendendo l'economia dei paesi interessati un'economia fondata sul debito.

Signoraggio e falsari

Anche nel caso dei falsari si può parlare guadagno da signoraggio perché, una volta create le banconote o monete che siano, le utilizzano per scopi personali. In questo caso si può dire che essi guadagnino tutta la differenza fra valore nominale e intrinseco, ovvero se per "produrre" una banconota da cento euro spendono 1 €, ne guadagnano 99.

Signoraggio e dollarizzazione

Quando un paese adotta una moneta straniera come valuta con corso legale, rinuncia pertanto al diritto di signoraggio. La dollarizzazione, ovvero la sostituzione della moneta locale con il dollaro statunitense, comporta due tipi di perdite relative al signoraggio: da un lato a mano a mano che si ritira dalla circolazione la moneta nazionale cambiandola con la divisa straniera, le autorità monetarie devono ricomprare la massa di moneta di proprietà del pubblico e delle banche, restituendo i diritti di signoraggio che si erano accumulati con il tempo. Inoltre le autorità monetarie perdono i guadagni relativi al signoraggio nel futuro.

Nel contempo gli Stati Uniti aumentano le loro entrate relative al signoraggio ed è sorto un dibattito in merito alla possibilità che gli USA cedano parte di questi guadagni alle economie dollarizzate. A questo riguardo esiste un precedente negli accordi sottoscritti dal Sudafrica e altri tre stati africani che utilizzano il rand come valuta avente corso legale (Lesotho, Namibia e Swaziland).

Sebbene gli USA non abbiano sottoscritto fino ad oggi alcun accordo con Panama o con altri paesi in cui il dollaro ha corso legale, nel Senato degli Stati Uniti sono state presentate proposte legislative relative al rimborso dei diritti di signoraggio.

Creazione della moneta bancaria

Il potere di creare moneta non è affidato unicamente alle Banche Centrali Nazionali, e non avviene quindi unicamente a fronte di un debito nazionale contratto mediante obbligazioni statali. La maggior parte della moneta esistente attualmente, infatti, è in forma elettronica, ovvero è moneta bancaria, detta anche scritturale.

È potere delle banche commerciali creare la moneta scritturale, la cui regolarizzazione è dettata da particolari documenti come quello della Federal Reserve Bank, il Modern Money Mechanics[13], pubblicato per la prima volta nel 1961 di cui l'ultima revisione risale al Giugno 1992. Nel documento viene descritto come mediante il sistema di riserva frazionaria e del moltiplicatore dei depositi, ogni banca commerciale è in grado di creare a fronte di un prestito, una quantità di moneta scritturale pari ad una percentuale fissata (ad esempio il 98%) di ciò che la banca ha in deposito. Viene anche spiegato come anche questa quantità di denaro creata dalla banca possa essere considerata a sua volta come un nuovo deposito all'interno del sistema bancario, così da poter far fronte ricorsivamente alla creazione di nuova moneta mediante lo stesso sistema di moltiplicazione dei depositi. Anche questa moneta è chiamata Fiat Money, o moneta fiduciaria, perché non è più emessa in contropartita a nessun metallo prezioso, ma con l'unico vincolo della riserva obbligatoria, e quindi si basa sulla promessa di pagamento da parte di chi contrae il debito.

In Italia

Il signoraggio sulle monete da 1 e 2 euro

Nel 2002 l'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti propose, sull'onda della protesta per l'introduzione dell’euro, di stampare banconote di pari valore. Il 12 settembre l'allora presidente della BCE Wim Duisenberg in una conferenza stampa in risposta a Tremonti disse:

«Non abbiamo progetti di introdurre banconote da 1 o 2 euro, ma ne abbiamo sentito parlare. Naturalmente, ne abbiamo discusso. Stiamo valutando le implicazioni di introdurre tali banconote. In linea di principio non abbiamo niente contro questo progetto, ma stiamo valutando le implicazioni e spero che Mr. Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come Ministro dell'economia, ne sarebbe contento non lo so.»

Riguardo al conio degli euro, le banconote vengono stampate dalle singole banche centrali su commissione della BCE, mentre le monete vengono coniate direttamente dalle zecche di ogni nazione europea. Il signoraggio derivante dal conio delle monete viene quindi incamerato direttamente dagli stati membri. È su questa argomentazione che Duisemberg aveva posto l'accento, rivolgendosi a Tremonti.

La corte di Cassazione sul signoraggio

La Corte di cassazione nel luglio del 2006[14] ha giudicato una richiesta di un cittadino a ottenere la propria quota di reddito da signoraggio. Ha osservato che la pretesa si fonda non sul mancato rispetto delle regole giuridiche da parte della Banca d'Italia, bensì su un diverso modo di distribuire il reddito da signoraggio, auspicato dal cittadino che ha chiamato in giudizio la Banca d'Italia.

Tale richiesta, che configura secondo la Cassazione una pretesa di mettere in discussione la scelte con cui lo stato ha configurato la propria politica monetaria, attraverso gli organi istituzionali competenti, secondo la Cassazione esula dall'ambito della giurisdizione, in quanto non tocca al giudice sindacare il modo in cui lo Stato italiano esplichi le proprie funzioni sovrane.

Prima di questa sentenza la Banca d'Italia aveva messo in guardia i cittadini dall'adire alle vie legali seguendo la sentenza del giudice di pace di Lecce, sentenza poi resa vana dalla sentenza della Cassazione.

La sentenza di un giudice di pace il cui consulente tecnico ha dichiarato l'esistenza del signoraggio è stata così commentata da un comunicato ufficiale della Banca d'Italia:

«In relazione alle numerose richieste di pagamento, formulate rivendicando la proprietà collettiva della moneta unica europea e il relativo reddito da signoraggio, pervenute alla Banca d'Italia a seguito della diffusione data dai mezzi di informazione alla sentenza del Giudice di pace di Lecce n. 2978/05, l'Istituto informa che la sentenza, avente effetto solo tra le parti dell'originario giudizio, costituisce una pronuncia del tutto isolata, già disattesa dal Giudice di pace di Pizzo Calabro il quale, con sentenza depositata l'8 aprile c.a. e con altre 17 decisioni di analogo tenore, ha ritenuto i singoli componenti delle collettività nazionali privi del potere di agire in giudizio per contestare le pubbliche potestà di emissione della moneta e di gestione del valore monetario. La sentenza del Giudice di pace di Lecce è stata impugnata dalla Banca d'Italia presso la Suprema Corte di Cassazione, cui è rimessa la decisione definitiva della controversia, che sarà discussa prima dell'estate.Si informa, infine, che, già prima dell'adozione della moneta unica, la magistratura aveva ripetutamente respinto simili azioni di rivendica della proprietà collettiva della massa monetaria, coltivate nei confronti della Banca d'Italia, quale Istituto di emissione della lira talvolta condannando gli attori al risarcimento del danno per lite temeraria. In considerazione di quanto sopra, la Banca d'Italia continuerà a respingere le richieste di pagamento del reddito da signoraggio.»

Le interrogazioni parlamentari

Nel corso del tempo vi sono state diverse interrogazioni parlamentari sia in Italia [15] [16] sia al parlamento Europeo, in questa sede da parte di Roger Helmer (PPE-DE), Charles Tannock (PPE-DE) e Theresa Villiers (PPE-DE)[17]. Nonostante le discussioni sul tema signoraggio siano avvenute in queste importanti sedi, le varie interrogazioni non hanno portato a conclusioni pratiche.

Note

  1. ^ Il termine deriva dal provenzale "senhoratge", derivazione di "senhor", che in italiano significa "signore"[senza fonte]. Nel Medio Evo infatti erano i signori feudali i titolari del diritto di battere moneta e i beneficiari del guadagno che ne derivava.
  2. ^ http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio
  3. ^ Gli azionisti della Banca d'Italia
  4. ^ Bilancio 2006 della Banca d'Italia
  5. ^ (EN) [1]
  6. ^ (EN) Article I of United States Constitution
  7. ^ Infatti, secondo l'articolo 105 A del Trattato di Maastricht "La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità."
  8. ^ La partecipazione al capitale della BCE
  9. ^ Ad esempio nell'anno 2007 l'attivo della Banca d'Italia è stato di 1 705 646 647 euro, dei quali 1 610 489 843 euro sono stati incamerati dallo stato italiano sotto forma di imposte, con un utile netto di esercizio di 95 156 804 euro per la banca; la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, ma di proprietà al 95% di gruppi privati e 5% dell'INPS. Cfr. Bilancio della Banca d'Italia
  10. ^ la Bank of England ricava reddito dall'emissione di Euro anche se la valuta della Gran Bretagna è la Sterlina britannica
  11. ^ Modern Money Mechanics - Federal Reserve Bank of Chicago
  12. ^ Seigniorage Revenue (EN)
  13. ^ Modern Money Mechanics - Federal Reserve Bank of Chicago
  14. ^ Corte di Cassazione, Sentenza n° 16751, 21 luglio 2006
  15. ^ Camera dei Deputati - Interrogazione Parlamentare 10/09/2007
  16. ^ Impegnativa per il Governo Italiano 9/2272-bis/3 dell' On.Buontempo
  17. ^ Parlamento Europeo - Interrogazione del 12 giugno 2002

Bibliografia

  • Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'europa pre-industriale, Il Mulino
  • Paul Samuelson, Economia, Zanichelli
  • Bagliano e Marotta, Economia Monetaria, Il Mulino
  • Eichengreen, La globalizzazione del capitale, Baldini&Castoldi
  • Garzantina Economia
  • Pierce e Shaw, Economia monetaria, Il Mulino
  • Bianchi, Dizionario di economia politica, voce Moneta, Boringhieri
  • Savona, Alla ricerca della sovranità monetaria, Libri Scheiwiller
  • Dornbusch e Fischer, Macroeconomia, Il Mulino
  • Onado, Banca come impresa, Il Mulino
  • Lemme, Moneta scritturale e moneta elettronica, Giappichelli
  • (PDF) Economia dell'integrazione europea (Testi di riferimento proposti)

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