Baruch Halpern

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Baruch Halpern (9 aprile 1953) è un archeologo statunitense.

Professore di studi ebraici presso l'Università della Georgia, dal 1992 al 2007 ha diretto gli scavi archeologici di Tel Megiddo[1] e il sopralluogo della Cilicia, nell'odierna Turchia.[2] Nel 1972, ancora studente universitario ad Harvard nel 1972, scrisse un'analisi politica della Bibbia, che influenzò la successiva ricerca sulla paternità dei libri della Sacra Scrittura.[3]

Attività

Allievo di Frank Moore Cross, George Ernest Wright, Thomas Oden Lambdin e di Thorkild Jacobsen, ha applicato le evidenze archeologiche all'esegesi dei testi biblici, ad esempio relativamente all'omicidio del re Eglon e alla fuga di Eud descritte in Giudici 3:12-30[4], spiegato nel volume ''The First Historians: The Hebrew Bible and History.[5]
La prefazione del testo si conclude definendo come "letteratura antiquaria" i libri dei profeti, Giudici, Giosuè, Samuele e Re, lo stesso genere letterario al quale sono attribuite anche le opere greche di Tucidide e quelle di Flavio Giuseppe, viziate dall'interpretazione soggettiva dell'autore e dal costume di associare ai personaggi discorsi che loro non hanno mai proferito. Al riguardo, afferma:

(EN)

«Thus neither its content nor the accuracy of its contents ropes historiography off from the fiction. Ancient authors, such as Thucydides and Josephus, supplied speeches for their characters, for example on a principle once enunciated by Dickens: "If Sydney Cartons has spoken, this is what he would have said" (cf. Thucydides 1:22). The speeches were a convention -one of many- of effective presentation, and the reader was expected to know in this case no claim as to the accuracy of the particular was being lodged. But it is just that qualification -explicit in Thucycides and Polybius (2.56; 29.12), among others- that illustrates to what degree such authors thought of themselves as writing history. [...] The perceived mix of romance and history, the perceived emphasis that makes of the dialogue a vehicle for the presentation of the developments or a medium for the articulation of thematic concerns, determines how the reader assesses the genre of a work or of the passages of that work.
Much of the literature in question is antiquarianin its intent, as the threatment will show. We must approach it not as a fiction, and not as romance, but as historiography.»

(IT)

«Nè il contenuto nè l'accuratezza dei suoi contenuti delimitano [il confine] fra storiografia e finzione. Gli autori antichi come Tucidide e Polibio erano soliti fornire discorsi ai loro personaggi, ad esempio in base ad un principio una volta enunciato da Dickens: «Se Sydney Carton avesse parlato, questo sarebbe ciò che avrebbe detto» (cfr. Tucidide 1:22). I discorsi erano una convenzione (una delle tante) di una presentazione efficace, per la quale si assumeva implicitamente che il lettore fosse a conoscenza del fatto che in questo caso specifico non era stata prestata alcuna cura al particolare. ma è proprio quella qualificazione -esplicita in Tucidide e in Polibio (2.56; 29.12), fra gli altri- che illustra in quale grado gli autori considerassero sé stesso come autori che stavano scrivendo di storia. [...] Il mix fra romanzo e storia percepito [dal lettore], l'enfasi percepita che rende il dialogo uno strumento per la presentazione delle implicazioni o un mezzo per l'articolazione di questioni tematiche, determina il modo in cui il lettore qualifica l'opera o singoli passaggi di quell'opera.
Gran parte della letteratura in questione è di tipo antiquario nel suo proposito [iniziale], come mostrerà la descrizione. Noi dobbiamo approcciarla non come finzione, e non come un romanzo, bensì come storiografia.»

Nello stesso testo afferma che.

(EN)

«You cannot know the culture without knowing the material culture, either. So we need to combine text with what's in the ground, and, when our evidence is a little dirigible, we also need ethnological help, preferably from our region. This is no different in terms of reconstructing thought than needing to know the central and related languages involved»

(IT)

«Non puoi conoscere la cultura senza conoscere anche la cultura materiale.Pertanto, abbiamo necessità di combinare il testo con ciò che è sottostante, e, non appena la nostra evidenza è un tantino digeribile, abbiamo necessità del supporto etnologico. Non c'è differenza fra ricostruire un pensiero e avere la necessità di conoscere la lingua principale coinvolta, insieme a quelle correlate»

Secondo Halpern, lo sviluppo del monoteismo israelita si fondò sulla netta distinzione fra un dio di Stato, Yahweh, e i suoi ex subordinati e colleghi, chiamati collettivamente "baal". Tale consapevolezza storica si sarebbe accresciuta durante il periodo di alienazione che seguì alla caduta di Israele nel 720 e alla devastazione assira del Regno di Giuda nel 701 a.C. Dal punto di vista economico, la formazione di reti commerciali operative concorrenti al monopolio israelita diedero avio alla specializzazione e al vantaggio comparato, ad una parziale industrializzazione e a un processo di inurbamento. Questo mutamento sociale si sarebbe tradotto in una riforma dei rapporti intellettuali, voluta dai re Ezechia (nel 701) e Giosia (nel 622).

Opere selezionate

Note

  1. ^ David Ussishkin, Tel Megiddo Centennial – Year 2002 Season, su antiquities.org.il, Israel Antiquities Authority.
  2. ^ Univ. of Ga., Dipartimento di Studi Religiosi Archiviato il 22 agosto 2015 in Internet Archive..
  3. ^ pg. 43, Friedman, Richard Elliott. Who Wrote the Bible?, Harper, San Francisco, seconda edizione, 1997, ISBN 0-06-063035-3.
  4. ^ Giudici 3:12-30, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ a b Baruch Halpern, The First Historians: The Hebrew Bible and History, pp. 55-59
  6. ^ Baruch Halpern, The First Historians: The Hebrew Bible and History, Penn State Press, 1º novembre 2010, pp. 11,13, ISBN 978-0-271-04469-9 (archiviato il 29 luglio 2020).

Collegamenti esterni

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