Sortes

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Le sortes (sors al singolare latino ) erano un metodo frequente di divinazione utilizzato dagli antichi romani[1]. Il metodo implica una specie di lotteria (sortes), con cui l'appunto si tira o si estrae a sorte, onde ottenere auspicia, ossia la conoscenza degli eventi futuri: in molti antichi templi italici la volontà degli Dei veniva consultata in questo modo, come a Preneste, Cere, eccetera.[2]

La lotteria delle sortes

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Queste sortes o «lotti» erano di solito piccole tavolette simili a gettoni (o fiche), fatti di legno o altro materiale, ed erano comunemente gettati in una situla (secchio), o dentro un'urna, riempita con acqua, da cui poi venivano estratte a sorte. Viceversa le sortes venivano talvolta lanciate come fossero dadi.[3]

Sulla base del risultato si effettuava una predizione detta «cleromanzia», ed il nome sortes venne così assegnato ad ogni sorteggio utilizzato per determinare gli avvenimenti.[4] Lo stesso metodo fu anche applicato per ricevere le risposte verbali di un oracolo.[5][6]

Varie parole venivano scritte sopra i lotti, secondo le circostanze, come per esempio i nomi delle persone che li usavano: sembra fosse stata una pratica prediletta nei tempi successivi quella di scrivere versi di poeti illustri sopra piccole tavolette, ed estrarli poi dall'urna insieme agli altri lotti, supponendo che i versi così ottenuti fossero adatti a una data persona o situazione; perciò noi leggiamo di sortes homericae, o sortes virgilianae, che indicano rispettivamente i lotti o versi di Omero e Virgilio estratti a sorte.[7][8]

Allo stesso modo questa era anche la pratica per consultare i poeti, come i musulmani facevano con il Corano e con gli Ḥāfiẓ, e molti cristiani con la Bibbia, vale a dire aprendo il libro a caso e applicando il primo passaggio che colpisce l'occhio a circostanze immediate riguardanti la propria persona[9]. Questa pratica era molto comune tra i primi cristiani, i quali sostituivano la Bibbia e il Libro dei Salmi ad Omero e Virgilio.

Molti concili ripetutamente condannarono queste, così allora definite, Sortes Sanctorum («sacri lotti»).[10] I libri sibillini erano probabilmente anche consultati in questo modo. Coloro che predicevano gli eventi futuri per mezzo delle sortes venivano chiamati sortilegiindovini»).[11]

Sortes Conviviales

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In maniera simile, le Sortes Conviviales erano tavolette sigillate, che venivano vendute agli intrattenimenti, e dopo essere state aperte, togliendo il sigillo, concedevano all'acquirente il diritto a merci di valore molto diverso; perciò erano anch'esse un tipo di lotteria.[12][13]

  1. ^ William Smith, (1870), "Sortes" [1] Archiviato l'8 luglio 2009 in Internet Archive., in Smith, William, Dizionario di greco e antichità romane, 1, Boston: Little, Brown and Company, pp. 1051–1052
  2. ^ Riguardo al significato di sors vedi Cicerone, De Divinatione II, 41.
  3. ^ Svetonio, Tiberius 14.
  4. ^ Cfr. Cicerone, De Divinatione I, 34.
  5. ^ Cicerone, De Divinatione II, 56.
  6. ^ Virgilio, Eneide IV, 346, 377.
  7. ^ Lampridius, Alex. Sever. 14.
  8. ^ Spartianus, Hadr. 2.
  9. ^ Agostino, Confessioni IV, 3.
  10. ^ Edward Gibbon, La storia del declino e della caduta dell'impero romano, cap. XXXVIII, nota 51.
  11. ^ Lucano, IX, 581.
  12. ^ Svetonio, Ottav. 75
  13. ^ Lampridius, Heliogab. 22.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • William Smith, LLD, William Wayte, G. E. Marindin (a cura di), Sortes, in A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, Londra, John Murray, 1890.