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Atena Lucana

Coordinate: 40°27′N 15°33′E
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Àtena Lucana
comune
Àtena Lucana – Stemma
Àtena Lucana – Veduta
Àtena Lucana – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Provincia Salerno
Amministrazione
SindacoLuigi Vertucci (èLibera) dall'11-6-2018
Territorio
Coordinate40°27′N 15°33′E
Altitudine625 m s.l.m.
Superficie26,01 km²
Abitanti2 400[2] (30-9-2018)
Densità92,27 ab./km²
FrazioniAtena Lucana Scalo, San Giuseppe, Serrone[1].
Comuni confinantiBrienza (PZ), Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, Sant'Arsenio, Teggiano
Altre informazioni
Cod. postale84030
Prefisso0975
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT065010
Cod. catastaleA484
TargaSA
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[3]
Cl. climaticazona D, 2 049 GG[4]
Nome abitantiatinati o atenesi
Patronosan Biagio
Giorno festivo3 febbraio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Àtena Lucana
Àtena Lucana
Àtena Lucana – Mappa
Àtena Lucana – Mappa
Posizione del comune di Atena Lucana all'interno della provincia di Salerno
Sito istituzionale

Àtena Lucana è un comune italiano di 2 369 abitanti[2] della provincia di Salerno in Campania.

Geografia fisica

Territorio

Si trova nel Vallo di Diano, sul versante nord, al confine con la Basilicata.

Origini del nome

Il nome pare derivare da un pre-latino *ater-, nero, forse dal fiume che scorreva nella città, analogamente ad altri centri italici quali Aterno, Atri, Atessa, eccetera. La specifica Lucana fu aggiunta nell'Ottocento. Il nome comunque è legato col culto della dea Atena.

Storia

Àtena Lucana è la più antica cittadina del Vallo di Diano. Sorge su un colle nella parte occidentale della valle ad un'altitudine di 625 metri sul livello del mare. La sua storia affonda in origini pelasgico-micenee come testimoniano i ruderi delle sue mura megalitiche o pelasgiche del IV secolo a.C. che circondavano la città e forse la famosa e non individuata Larissa dei Pelasgi. Il ritrovamento di una grande necropoli del VII-VI secolo a.C. fa ritenere che Àtena fu una grande città greca i cui reperti evidenziano una fitta relazione culturale e commerciale con altre città della Magna Grecia. Verso la fine del V secolo a.C. si registra ad Àtena l'arrivo di popolazioni lucane che, oltre a modificare l'assetto dell'insediamento, determinano cambiamenti di carattere culturale. Sotto la dominazione lucana fu una delle dodici città-stato della loro confederazione. L'ingresso di Àtena, invece, nell'orbita romana, risale al tempo della guerra tra i romani e Pirro (280-275 a.C.). Con le riforme agrarie dei Gracchi (133 a.C.) anche il territorio di Àtena è interessato alle assegnazioni di terre, come dimostrano i due cippi ritrovati che segnavano i confini territoriali. Dopo la guerra sociale (90-89 a.C.), la città di Àtina viene inserita nella tribù Pomptina, acquisendo la cittadinanza romana e divenendo un importante Municipium, governato da quattuorviri. Risulta pertanto preziosa un'iscrizione in lingua osca e caratteri greci del II secolo a.C. che ricorda l'edificazione di un edificio pubblico con il beneplacito del senato locale. Inoltre la valle di Diano era nota in età romana come Campus Àtinas, data l'importanza prioritaria del Municipium di Àtina sugli altri centri romanizzati della valle, Consilinum (Padula) e Tegianum (Teggiano). Il Campus Àtinas è menzionato da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia e da Marco Tullio Cicerone che scrive di avervi sostato nella villa degli Helvii, parenti della madre Helvia, in una notte di aprile del 58. a. C., durante la sua fuga verso Brundisium e che ebbe in tale villa un sogno premonitore sul suo ritorno in patria. Nel De Divinatione l'oratore così riporta: ... cum in illa fuga in villa quadam Campi Atinatis maneres, magnamque partem noctis vigilasses... nihil atinati somnio fieri posse divinius (M.T. Cicerone, De Divinatione, lib.I 28,59). La città romana disponeva di edifici pubblici di una certa rilevanza, dimostrati dal materiale epigrafico conservato nel Museo Civico Archeologico. Le vestigia dell'anfiteatro romano, ritrovate dall'avvocato ed archeologo Giovanbattista Curto nel borgo medievale fuori la cinta muraria medievale, incoraggiano a dedurre la grandezza della città che con i suoi templi dedicati a Giove, ai Penati, a Cibele, ad Esculapio, al Genio del Municipium Atinate e ad Ercole Atenentino, faceva di Àtina una delle più illustri e ragguardevoli siti di età romana. Un grande foro lastricato, unicum che si conosca da Pompei fino al sud Italia, accoglieva la basilica (dove successivamente fu costruita la Chiesa di S. Maria Maggiore. Le dominazioni barbariche e le incursioni saracene del IX-X secolo d.C. distrussero la città, costringendo gli abitanti ad arroccarsi sul colle e fondare la civitas medievalis con mura e torri e porte d'accesso. Nell'Alto Medioevo dopo il susseguirsi delle dominazioni longobarde e normanne, troviamo infeudata in Atena nel 1282 la famiglia Sanseverino, con Tommaso I, conte di Marsico fino al 1306. Durante la dominazione dei Sanseverino fu potenziato il sistema difensivo della città: Roberto Sanseverino fece edificare sulla sommità del castello un'altissima torre cilindrica da cui era possibile, secondo la credenza, intravedere il mare. Inoltre Roberto, nominato da papa Innocenzo VIII capitano delle truppe pontificie, faceva girare una girandola infuocata sulla sommità della torre di Atena quando riportava delle vittorie sul nemico, ad imitazione della girandola di Castel Sant'Angelo in Roma. Atena restò sotto i Sanseverino fino al 1507, quando Ferrante Sanseverino fu privato dei suoi beni e possedimenti, che furono messi all'asta ed acquistati dal principe di Stigliano per 25.000 ducati. Il terremoto del Vallo di Diano del 1561 provocò danni cospicui e una trentina di morti in paese. Nel 1576 prendono possesso della terra di Atena i Caracciolo, marchesi di Brienza, che otterranno nel 1639 il titolo di principe sobra la tierra de Atina. I Caracciolo resteranno principi di Àtena fino all'abolizione della feudalità e l'ultima esponente, la principessa Giulia Caracciolo, donerà al nipote Luigi Barraco il palazzo costruito dal suo avo Giambattista nel XVI secolo. La peste del 1656 decimò la popolazione e soltanto nella metà del XVIII secolo l'andamento demografico riprese livelli elevati. Nel 1799 anche Àtena partecipò alle rivolte giacobine e tra i personaggi più attivi si ricordano i fratelli Gerardo e Nicola Sabini del Sole. Nel Risorgimento uomini illustri furono il maggiore dei Mille Giuseppe Maria Pessolani, figlio di Saverioarcangelo Pessolani il Gran Luce della carboneria del Vallo di Diano. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Sala, appartenente al distretto di Sala del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, ha fatto parte del mandamento di Sala, appartenente al circondario di Sala Consilina.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

  • Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore

La chiesa di Santa Maria Maggiore sorge nell'area del Forum della città romana di Atina come attesta un ritrovamento avvenuto nel 1880, consistente in una porzione di pavimentazione lastricata con iscrizione, la quale indica i nomi di due dei quattuorviri (i quattro magistrati cittadini in età romana), Logismus e Marcellus, che finanziarono con denaro pubblico la pavimentazione forense. La prima notizia dell'edificio però risale solo ad un documento datato 23 agosto del 967 quando, sotto il pontificato di Giovanni XIII, la chiesa venne enumerata tra gli altri edifici come facenti parte della diocesi di Capaccio. Nelle Rationes Decimarum (registro delle decime che venivano riscosse dagli enti ecclesiastici) del XII-XIII secolo venne designata come Ecclesia Archipresbyteralis Sanctae Mariae Majoris. Nel 1541, Paolo III la elevò alla dignità di collegiata e venne retta da un capitolo di canonici, tra cui vi furono le dignità di Arciprete, Primicerio e Cantore. Poco in verità conosciamo della facies medievale dell'edificio. Dal 1741 in poi (come testimonia l'iscrizione posta sul portale d'ingresso) vi furono importanti lavori di ristrutturazione e restauro che cancellarono definitivamente le fasi precedenti. Nel 1753 fu stipulata una convenzione tra mastro Carlo Peccheneda e il figlio, di professione pittore, Nicola e il capitolo di Santa Maria Maggiore per i lavori di ricostruzione e decorazione della chiesa. Carlo Peccheneda si occupò della ricostruzione a fundamentis dell'edificio, mentre il figlio Nicola si occupò di decorare l'aula e l'abside con delle tele[5]. A sovvenzionare i lavori di restauro e abbellimento, forse fatiscente e vetusto, furono la munificenza dell'arciprete-abate Nicola Sabini Del Sole e le offerte raccolte dagli altri luoghi pii. Anche la torre campanaria, di impianto trecentesco, che si erge sulla sinistra dell'edificio, subì interventi di rifacimento. L'interno ad aula unica ospita dieci altari laterali (la cui proprietà un tempo era detenuta dalle famiglie nobiliari e borghesi che vi esercitavano lo jus patronatus) che conservano simulacri lignei e altari in marmo o pietra. Da segnalare sono: l'elegante busto ligneo di San Biagio del XVIII secolo (di scuola napoletana), patrono della cittadina, l'Assunta di Giacomo Colombo e un elegante simulacro della Vergine del Rosario, attribuita al medesimo Colombo. Sull'aula si imposta un soffitto a cassettoni interamente stuccato. Nel secondo registro, invece, furono realizzati nel 1751 otto ovali in tela dal pittore di Polla Nicola Peccheneda, raffiguranti i Santi Apostoli. Sempre della stessa campagna decorativa fanno parte i quattro ovali presenti nel catino absidale e che rappresentano l'Annunciazione, la nascita di Maria Santissima, la Presentazione di Maria al tempio e la visitazione a S. Elisabetta. Dietro l'altare maggiore del XVIII secolo con balaustra in marmi policromi fa bella mostra di sé la grande tela di ignoto autore dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo. A culminare lo splendore, tra oro e stucchi, è la controfacciata: su un tamburo ligneo affrescato, dove nel centro campeggia un dipinto dell'Immacolata, è collocata la cassa lignea in oro di un pregevole organo della metà del Settecento. Al di sopra, di ignoto autore, si possono ammirare due tele centinate realizzate per la Confraternita del S. Rosario che raffigurano la Vergine del Santo Rosario tra santi domenicani e una Sacra Famiglia con San Vincenzo Ferrer adorante. Degno di ammirazione è il pavimento, realizzato con materiali lapidei romani e coccio pesto. Sullo stesso sono presenti tombe funebri a terragna di famiglie gentilizie atinati come gli Spagna, i Sabini del Sole, i Cicchetti e i principi Caracciolo.

  • Santuario di S. Ciro (già chiesa di S. Michele Arcangelo)

È tra le chiese più antiche di Atena. Le prime testimonianze risalgono al secolo XI e sorge sul sito di un tempio romano, sacro alla dea Cibele. Fino al 1965 questa chiesa era dedicata all'arcangelo Michele e le sue origini sono da considerarsi immemorabili, come reca incisa l'iscrizione lapidaria apposta sull'architrave del portale d'ingresso: TEMPLUM HOC AB IMMEMORABILI CONSECRATUM ET DIVO MICHAELI DICATUM DECENTIUS ET COMMODIUS REDACTUM/ R. D. SILVERIO ABB. BARRILE RECTORE A.D. MDCCXXXIX. Dell'architettura romanica conserva la facciata a capanna e l'impianto basilicale a tre navate. Coevo è un prezioso affresco, conservato nella sagrestia, raffigurante il Christus patiens. L'altare maggiore fu realizzato nel 1861 dai marmorari Agnello e Fiorentino Conforti da Salerno che separa la navata centrale dal seicentesco coro ligneo, sovrastato da una cupola ornata da stucchi. Nella parte centrale della scarsella, sopra il coro ligneo, è collocata una tela del 1862 secolo rappresentante San Michele arcangelo che sconfigge il demonio. Tra le cappelle laterali si segnalano: la cappella marmorea di San Ciro (al termine della navata destra) con un altare in marmo policromo dove è conservata la statua del martire del 1863 di Michele Abruzzese da Salerno; la cappella della famiglia Pessolano che conserva una tela di Nicola Peccheneda riproducente la Vergine Immacolata tra i santi Stefano, Luigi e Pasquale; cappella della Crocifissione con omonima tela del XVIII secolo; cappella Curto con tela del Seicento della Vergine delle Grazie ed infine la cappella dei Sabini del Sole con tela ad opera del pittore Feliciano Mangieri di Brienza raffigurante la Vergine del Carmine tra i santi Giovanni Battista ed Evangelista e Vito martire. Il 19 maggio 2013, in occasione del 150º anniversario del miracolo di S. Ciro a Atena, la chiesa è stata elevata a Santuario diocesano.

  • Chiesa di S. Nicola

L'edificazione della chiesa di San Nicola è ascrivibile tra la fine del IX e gli inizi del X secolo d.C. L'edificio sorge intra moenia della città medievale e come tutte le chiese anteriori al Mille ha l'abside rivolto ad est, in modo che i fedeli, pregando, volgano le spalle all'Occidente, simbolo del peccato. Fu chiesa parrocchiale fino alla prima metà del Seicento, quando venne incorporata alla parrocchia di Sant'Angelo cum juribus, honoribus et oneribus. La struttura a navata unica termina con un'abside a pianta quadrata, sormontata da una volta a crociera del XIV secolo. L'altare maggiore in pietra e marmi intarsiati è datato 1790 ed apparteneva all'antica parrocchia di San Michele come dimostra il bassorilievo sotto la mensa, raffigurante l'Arcangelo. Dietro l'altare maggiore vi è una tela del 1645 raffigurante il miracolo di S. Nicola di Bari. Ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti, in particolar modo nel XIX secolo, quando l'interno fu completamente rifatto in stile neoclassico. Il coro ligneo ai lati dell'aula fu realizzato nella seconda metà del XIX secolo per ospitare i confratelli della congrega di S. Maria della Colomba che qui aveva la propria sede. È la chiesa dove, nel 1863, la giovane Marianna Pessolano "moribonda, andò a prostrarsi dinanzi alla statua di San Ciro e fu guarita", come ricorda la lapide posta in occasione del 150º anniversario del miracolo.

  • Cappella di S. Giuseppe

È una cappella di origine medievale come dimostra l'affresco del XIV secolo sopra il portale d'ingresso. Precedentemente intitolata a S. Caterina d'Alessandria, l'edificio mutò intitolazione agli inizi del XIX secolo ad opera della nobile famiglia Pessolano Filos che la acquistò dal demanio facendone gentilizia cappella. Al suo interno è conservato un altare in pietra di Padula recante sui pannelli litici laterali l'arma araldica della famiglia. Sopra l'altare un elegante busto ligneo rappresentante San Giuseppe impreziosisce l'area sacra.

  • Cappella delle Anime del Purgatorio o di S. Sofia

La cappella fu eretta nei pressi dell'anfiteatro romano e intitolata inizialmente a S. Sofia. Nel XVIII secolo fu denominata sotto il titolo ''delle Anime del Purgatorio'' e successivamente divenne di proprietà della famiglia Mango e restaurata dal sacerdote don Lucantonio Mango in occasione dell'anniversario dell'ordinazione sacerdotale.

  • Santuario di Maria SS. della Colomba

Il santuario è posto fuori dal centro dell'abitato e si allunga sopra l'omonima valle detta della Palomba. Il culto è legato alla miracolosa apparizione della Vergine SS. ad un pastore che avendo smarrito un giovenco tra le forre e le pareti scoscese della roccia lo ritrovò prostrato dinanzi ad una sacra immagine mariana posta in un incavo di un albero. La tradizione vuole, inoltre, che una prodigiosa nevicata abbia tracciato il perimetro della cappella, proprio sul luogo dell'avvenuta apparizione. Prima dell'unità d'Italia, il convento fu sede dei frati francescani, i quali erano propagatori del culto della Vergine delle Grazie. L'entrata si apre con un portale in pietra del secolo XVIII, dove nella chiave di volta è scolpita una colomba; ai lati due angeli in pietra di Padula e opere di Andrea Carrara sorreggono una colomba. Accanto al complesso si innalza il campanile con tre campane che oltre a richiamare i fedeli per le funzioni liturgiche, venivano suonate per placare le tempeste. Prima di entrare nel sacello si attraversa il chiostro, ampliato nel 1840, quando fu necessario prolungare l'antica cappella e congiungerla con il nuovo corpo edificato a valle, per accogliere le salme dei defunti dopo la proibizione di seppellire i morti all'interno dell'abitato. Sotto gli archi che delimitano su di un lato il perimetro del chiostro, infatti, sono ben visibili alcune botole che chiudono camere sepolcrali. La struttura originaria della cappella - prima dell'allungamento - terminava dove finisce il ciclo pittorico di Anselmo Palmieri di Polla, realizzato nel 1713. Il ciclo pittorico diviso in varie scene dentro riquadri pittorici rappresenta la Nascita di Maria, la presentazione di Maria al tempio, lo Sposalizio con S. Giuseppe, la Visitazione, la Natività di Gesù e la Circoncisione. L'aula termina con un presbiterio rialzato e collegato da una imponente scalinata con balaustra in pietra di Padula. L'altare maggiore in commessi litici e marmorei conserva nell'edicola una pregevole scultura della Vergine in pietra e stucco del XIV secolo, legata all'iconografia bizantina.

  • Cappella dei Santi Sebastiano e Leonardo o S. Maria della Salute (XV secolo)
  • Cappella della Vergine del Carmine (XVIII secolo)
  • Cappella della Madonna di Costantinopoli (XIV secolo)
  • Cappella di S. Antonio agli Arnici (XVI secolo)
  • Cappella di S. Giuseppe ad Atena Scalo (XVIII secolo)
  • Cappella del Cuore di Gesù (XX secolo)
  • Chiesa Parrocchiale di S. Michele arcangelo (XX secolo)
  • Ruderi Chiesa paleocristiana di S. Pancrazio (VI-VI secolo)
  • Ruderi monastero verginiano di S. Ippolito (IX-X secolo)

Architetture civili

  • Palazzo Caracciolo (XVI secolo)
  • Palazzo Marino (1781)
  • Palazzo Pessolano-Filos (1802) con annessa gentilizia cappella
  • Palazzo D'Alto (XIX secolo)
  • Palazzo Caporale (1866)
  • Palazzo Spagna (1809)con cappella gentilizia
  • Palazzo De Benedictis (XVII secolo)
  • Palazzo Gargano (XVII secolo)
  • Palazzo Pessolani (XVIII secolo)
  • Palazzo Vincenzo Curto (1765)
  • Palazzo Gaetano Maria Curto (1819)
  • Orologio Civico (1899) soprastante la chiesa di S. Nicola
  • Monumento di Atteone (1739)

Architetture militari

  • Castello ruderi XI secolo
  • Torri medievali del XIV secolo
  • Porta d'Aquila (età romana, poi medievale)

Siti archeologici

  • Area archeologica in loc. Serrone
  • Mura megalitiche (IV secolo a.C.)
  • Percorso epigrafico all'interno del centro storico (epigrafi dell'antica città romana di Atina con didascalia)

Aree naturali

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[6]

Etnie e minoranze straniere

Al 31 dicembre 2017 ad Atena Lucana risultano residenti 217 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono:[7]

Religione

La maggioranza della popolazione è di religione cristiana appartenenti principalmente alla chiesa cattolica;[8] il comune appartiene alla forania di Polla, della diocesi di Teggiano-Policastro, ed ha due parrocchie:

  • S. Maria Maggiore a Atena Lucana.
  • S. Michele Arcangelo a Atena Scalo.

L'altra confessione cristiana presente è quella evangelica con due comunità:

Cultura

Musei

  • Museo civico archeologico

Geografia antropica

Frazioni

In base allo statuto comunale[1] le frazioni sono:

  • Atena Lucana Scalo

Infrastrutture e trasporti

Strade

Ferrovie

Mobilità urbana

Amministrazione

Altre informazioni amministrative

Il comune fa parte della Comunità montana Vallo di Diano.

Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino interregionale del fiume Sele.

Gemellaggi

Sport

Impianti sportivi

  • Campo Sportivo loc. Braida[11].

La squadra di calcio locale è la Società Calcistica Pro-Atena Calcio, militante in Seconda Categoria Campana.

Note

  1. ^ a b Statuto e regolamenti del comune di Atena Lucana - Salerno[collegamento interrotto]
  2. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 settembre 2018.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ N. Parlante., Tra i Peccheneda di Polla nel Settecento e oltre. Documenti e ricerche, Polla 2012, p.94-97..
  6. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
  7. ^ Statistiche demografiche ISTAT, su demo.istat.it. URL consultato il 20 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
  8. ^ [1] Archiviato il 31 maggio 2010 in Internet Archive. Sito della Diocesi
  9. ^ Campi e Colonie Archiviato il 28 agosto 2009 in Internet Archive.
  10. ^ ADI - Chiese Cristiane Evangeliche - Assemblee di Dio in Italia[collegamento interrotto]
  11. ^ Teseogiovani - Rete Informagiovani della Provincia di Salerno[collegamento interrotto]

Bibliografia

Atena è stata descritta ed analizzata in diverse pubblicazioni, di cui si citano le principali:

  • Leopoldo Cassese, Rassegna Storica Salernitana n. 1-4. 1949
  • Giovanni Cassandro, Storia di una terra del Mezzogiorno. Gli Statuti di Atena. Ed. La Bussola
  • Rosario Villari, Mezzogiorno e contadini nell'età moderna. La Terza Ed. 1961
  • Padre Luca Mandelli, Lucania sconosciuta. Atena metropoli degli Atinati (manoscritto del 1661, pubblicato nel 1723)
  • Pietro Ebner, Economia e società nel Cilento Medioevale. Centro Studi Meridionali 1979
  • Leopoldo Cassese, Scritti di Storia Meridionale La Veglia Ed. 1970
  • Elena d'Alto, Atena Antica La Veglia Ed. 1985
  • Mons. Salvatore Rada, San Ciro m.e.m. Culto nel Mezzogiorno. 1902
  • Michele Ciro Langone, Unità d'Italia. Il contributo degli Atinati. 2011
  • Alfonso Pessolano, Gente di Atena. Nomi e Cognomi. 2013
  • G.Battista Curto, Notizie storiche su Atinum Lucana. 1901.
  • Michele Lacava, Istoria di Atena Lucana. Tip. Giannini. 1893.
  • AA.VV., Atina. Immagini e Suggestioni. Lapelosa. 2005.
  • Lorenzo Giustiniani, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli. Napoli 1802
  • Michele Ciro Langone, Lu Cuntu Ri L'Atinati - Antologia di delibere del Comune di Atena Lucana dal 1800 al 1964, 2015.
  • Regaliano Tommasoni, L'eroica valle. 2015

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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