Hari Kunzru: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
Riga 19: Riga 19:
Sebbene i genitori non gli avessero mai imposto la loro fede, Kunzru si rende conto, nei primi anni della sua adolescenza, di non essere credente e di non voler partecipare ad alcun tipo di religione formale.<ref name=":0" />
Sebbene i genitori non gli avessero mai imposto la loro fede, Kunzru si rende conto, nei primi anni della sua adolescenza, di non essere credente e di non voler partecipare ad alcun tipo di religione formale.<ref name=":0" />


Al termine degli studi, si trasferisce a [[Londra]], dove comincia a lavorare come giornalista per diverse testate<ref name=":1" />
Al termine degli studi si trasferisce a [[Londra]], dove comincia a lavorare come giornalista per diverse testate<ref name=":1" />


Attualmente, vive a [[New York]] con la moglie Katie Kitamura - anche lei scrittrice - e i due figli.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Jacob Silverman|url=https://www.politico.com/states/new-york/city-hall/story/2012/03/author-hari-kunzru-on-the-culture-wars-meth-and-his-ambitious-new-novel-gods-without-men-067223|titolo=Author Hari Kunzru on the culture wars, meth, and his ambitious new novel, 'Gods Without Men'|pubblicazione=Politico|data=3 settembre 2012|accesso=22 novembre 2017}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Michael Barron|url=https://theculturetrip.com/north-america/usa/articles/katie-kitamura-a-separation-book-review/|titolo=Novelist Katie Kitamura Turns Romantic Collapse Into a Literary Masterpiece|pubblicazione=The Culture Trip|data=24 febbraio 2017|accesso=22 novembre 2017}}</ref>
Attualmente, vive a [[New York]] con la moglie Katie Kitamura - anche lei scrittrice - e i due figli.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Jacob Silverman|url=https://www.politico.com/states/new-york/city-hall/story/2012/03/author-hari-kunzru-on-the-culture-wars-meth-and-his-ambitious-new-novel-gods-without-men-067223|titolo=Author Hari Kunzru on the culture wars, meth, and his ambitious new novel, 'Gods Without Men'|pubblicazione=Politico|data=3 settembre 2012|accesso=22 novembre 2017}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Michael Barron|url=https://theculturetrip.com/north-america/usa/articles/katie-kitamura-a-separation-book-review/|titolo=Novelist Katie Kitamura Turns Romantic Collapse Into a Literary Masterpiece|pubblicazione=The Culture Trip|data=24 febbraio 2017|accesso=22 novembre 2017}}</ref>
Riga 36: Riga 36:
Nello stesso periodo, viene anche nominato alla carica di vicepresidente dell'associazione internazionale non governativa di scrittori, ''English PEN'', centro fondatore di [[PEN International]].<ref name=":3" />
Nello stesso periodo, viene anche nominato alla carica di vicepresidente dell'associazione internazionale non governativa di scrittori, ''English PEN'', centro fondatore di [[PEN International]].<ref name=":3" />


Nel 2012, al Jaipur Literature Festival, rischia di essere arrestato assieme ad altri autori per aver letto dei passi tratti da [[I versi satanici]] di [[Salman Rushdie]], opera che, a causa di varie controversie, non è mai stata pubblicata in [[India]].<ref name=":2">{{Cita news|lingua=inglese|autore=Akhilesh Kumar Singh, Shreya Roy Chowdhury|url=https://timesofindia.indiatimes.com/city/jaipur/Salman-Rushdie-shadow-on-Jaipur-Literature-Festival-4-authors-who-read-from-The-Satanic-Verses-sent-packing/articleshow/11595228.cms?referral=PM|titolo=Rushdie shadow on Jaipur Literature Festival: 4 authors who read from 'The Satanic Verses' sent packing|pubblicazione=The Times of India|data=23 gennaio 2012|accesso=28 novembre 2017}}</ref> In seguito a questo episodio, Kunzru scrive: "La nostra intenzione non era quella di offendere la sensibilità religiosa di qualcuno, ma di dare voce a uno scrittore che era stato messo a tacere da una minaccia di morte".<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Hari Kunzru|url=https://www.theguardian.com/commentisfree/2012/jan/22/i-quoted-satanic-verses-suport-rushdie?intcmp=239|titolo=Why I quoted from The Satanic Verses|pubblicazione=The Guardian|data=22 gennaio 2012|accesso=28 novembre 2017}}</ref> Il reading provoca aspre critiche da parte della comunità [[Musulmano|musulmana]] che ritiene il gesto intenzionalmente provocatorio e motivato dal desiderio di auto-sponsorizzazione da parte degli autori. Lo stesso Kunzru ammette in un'intervista di essere stato invitato a lasciare il festival dagli organizzatori proprio perché la sua presenza avrebbe probabilmente "esacerbato una situazione già instabile."<ref name=":2" />
Nel 2012, al Jaipur Literature Festival, rischia di essere arrestato assieme ad altri autori per aver letto dei passi tratti da [[I versi satanici|''I versi satanici'']] di [[Salman Rushdie]], opera che, a causa di varie controversie, non è mai stata pubblicata in [[India]].<ref name=":2">{{Cita news|lingua=inglese|autore=Akhilesh Kumar Singh, Shreya Roy Chowdhury|url=https://timesofindia.indiatimes.com/city/jaipur/Salman-Rushdie-shadow-on-Jaipur-Literature-Festival-4-authors-who-read-from-The-Satanic-Verses-sent-packing/articleshow/11595228.cms?referral=PM|titolo=Rushdie shadow on Jaipur Literature Festival: 4 authors who read from 'The Satanic Verses' sent packing|pubblicazione=The Times of India|data=23 gennaio 2012|accesso=28 novembre 2017}}</ref> In seguito a questo episodio, Kunzru scrive: "La nostra intenzione non era quella di offendere la sensibilità religiosa di qualcuno, ma di dare voce a uno scrittore che era stato messo a tacere da una minaccia di morte".<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Hari Kunzru|url=https://www.theguardian.com/commentisfree/2012/jan/22/i-quoted-satanic-verses-suport-rushdie?intcmp=239|titolo=Why I quoted from The Satanic Verses|pubblicazione=The Guardian|data=22 gennaio 2012|accesso=28 novembre 2017}}</ref> Il reading provoca aspre critiche da parte della comunità [[Musulmano|musulmana]], che ritiene il gesto intenzionalmente provocatorio e motivato dal desiderio di auto-sponsorizzazione da parte degli autori. Lo stesso Kunzru ammette in un'intervista di essere stato invitato a lasciare il festival dagli organizzatori proprio perché la sua presenza avrebbe probabilmente "esacerbato una situazione già instabile."<ref name=":2" />


In un'intervista rilasciata nel settembre del 2013, Katie Kitamura dichiara di aver iniziato a scrivere tre sceneggiature in collaborazione col marito.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=|url=https://www.guernicamag.com/bare-knuckle-writing/|titolo=Bare-Knuckle Writing|pubblicazione=Guernica|data=3 settembre 2013|accesso=29 novembre 2017}}</ref>
In un'intervista rilasciata nel settembre del 2013, Katie Kitamura dichiara di aver iniziato a scrivere tre sceneggiature in collaborazione col marito.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=|url=https://www.guernicamag.com/bare-knuckle-writing/|titolo=Bare-Knuckle Writing|pubblicazione=Guernica|data=3 settembre 2013|accesso=29 novembre 2017}}</ref>
Riga 51: Riga 51:
''L'imitatore'' è un romanzo storico in cui Kunzru affronta alcuni degli stereotipi inglesi sul romanzo indiano.<ref name=":1" />
''L'imitatore'' è un romanzo storico in cui Kunzru affronta alcuni degli stereotipi inglesi sul romanzo indiano.<ref name=":1" />


Il protagonista, Pran Nath Razdan''',''' nato nel 1903 da un'unione occasionale tra un [[Selvicoltura|selvicoltore]] inglese e una ragazza indiana, è costretto sin dalla nascita a condurre una vita da reietto nelle vie di [[Agra (India)|Agra]] (città natale del padre di Kunzru). Il suo lungo e difficile percorso di formazione viene raccontato attraverso una narrazione episodica, quasi [[Romanzo picaresco|picaresca]]. Gli eventi lo trascinano da [[Mumbai]] all'Inghilterra fino all'Africa, tappe che corrispondono ad altrettanti cambi d'identità; "Pran" alla nascita, "Pretty Bobby" nella parentesi con un missionario scozzese, "Jonathan Bridgeman" durante il suo soggiorno britannico, il protagonista arriva alla fine del libro, ormai alla soglia degli anni '20, addirittura senza nome. È proprio in questo "vuoto" d'identità che Pran ritrova finalmente sé stesso, in seguito ad un'infanzia e un'adolescenza passate ad oscillare tra le numerose ambiguità delle sue origini.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Adam Mars-Jones|url=https://www.theguardian.com/books/2002/mar/31/fiction.features1|titolo=East meets West|pubblicazione=The Guardian|data=31 marzo 2002|accesso=27 novembre 2017}}</ref>
Il protagonista, Pran Nath Razdan''',''' nato nel 1903 da un'unione occasionale tra un [[Selvicoltura|selvicoltore]] inglese e una ragazza indiana, è costretto sin dalla nascita a condurre una vita da reietto nelle vie di [[Agra (India)|Agra]] (città natale del padre di Kunzru). Il suo lungo e difficile percorso di formazione viene raccontato attraverso una narrazione episodica, quasi [[Romanzo picaresco|picaresca]]. Gli eventi lo trascinano da [[Mumbai]] all'Inghilterra fino all'Africa, tappe che corrispondono ad altrettanti cambi d'identità: "Pran" alla nascita; "Pretty Bobby" nella parentesi con un missionario scozzese; "Jonathan Bridgeman" durante il suo soggiorno britannico; il protagonista arriva alla fine del libro, ormai alla soglia degli anni '20, addirittura senza nome. È proprio in questo "vuoto" d'identità che Pran ritrova finalmente sé stesso, in seguito ad un'infanzia e un'adolescenza passate ad oscillare tra le numerose ambiguità delle sue origini.<ref>{{Cita news|lingua=inglese|autore=Adam Mars-Jones|url=https://www.theguardian.com/books/2002/mar/31/fiction.features1|titolo=East meets West|pubblicazione=The Guardian|data=31 marzo 2002|accesso=27 novembre 2017}}</ref>


Già dal suo debutto, Kunzru dimostra di provare un notevole interesse per le dinamiche della discriminazione razziale all'interno di un contesto coloniale, come emerge dagli innumerevoli incontri culturali vissuti da Pran.<ref name=":5">{{Cita pubblicazione|autore=Carmen Zamorano Llena|anno=2016|titolo=A cosmopolitan conceptualisation of place and new topographies of identity in Hari Kunzru’s "Gods Without Men"|rivista=Transnational Literature|volume=8|numero=2|pp=1-11|lingua=inglese}}</ref>
Già dal suo debutto, Kunzru dimostra di provare un notevole interesse per le dinamiche della discriminazione razziale all'interno di un contesto coloniale, come emerge dagli innumerevoli incontri culturali vissuti da Pran.<ref name=":5">{{Cita pubblicazione|autore=Carmen Zamorano Llena|anno=2016|titolo=A cosmopolitan conceptualisation of place and new topographies of identity in Hari Kunzru’s "Gods Without Men"|rivista=Transnational Literature|volume=8|numero=2|pp=1-11|lingua=inglese}}</ref>
Riga 60: Riga 60:
Nell'estate dell'anno successivo esce ''Transmission'', che verrà pubblicato in Italia solo nel 2007 col titolo ''La danza di Leela.''
Nell'estate dell'anno successivo esce ''Transmission'', che verrà pubblicato in Italia solo nel 2007 col titolo ''La danza di Leela.''


Il romanzo segue le storie parallele di Arjun Mehta, programmatore informatico che si trasferisce nella [[Silicon Valley]] alla ricerca di fortuna, e di Guy Swift, amministratore delegato di una società pubblicitaria inglese. In seguito alla perdita del posto di lavoro, Arjun, in preda alla frustrazione, crea un [[Virus (informatica)|virus]] che nomina "Leela", dal nome di un'attrice di [[Bollywood]] di cui si è invaghito. Il virus di diffonderà a livello globale e influenzerà pesantemente l'esistenza di entrambi i personaggi principali.<ref name=":1" />
Il romanzo segue le storie parallele di Arjun Mehta, programmatore informatico che si trasferisce nella [[Silicon Valley]] alla ricerca di fortuna, e di Guy Swift, amministratore delegato di una società pubblicitaria inglese. In seguito alla perdita del posto di lavoro, Arjun, in preda alla frustrazione, crea un [[Virus (informatica)|virus]] che nomina "Leela", dal nome di un'attrice di [[Bollywood]] di cui si è invaghito. Il virus si diffonderà a livello globale e influenzerà pesantemente l'esistenza di entrambi i personaggi principali.<ref name=":1" />


Ne ''La danza di Leela'', non c'è più "un unico protagonista a trascinare la trama, ma una pluralità di voci e di esistenze che insieme vanno a riprodurre una mappatura del mondo globalizzato, al centro della quale si erge Londra, come capitale delle interconnessioni finanziarie."<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Valentina Agostinis|titolo=Londra chiama: otto scrittori raccontano la loro metropoli|anno=2010|editore=Il Saggiatore|città=Milano|p=98|ISBN=8842816124}}</ref> Con questo nuova opera, infatti, Kunzru si lascia alle spalle il formato del romanzo storico per dare vita a una storia fortemente radicata nelle contraddizioni di un ventunesimo secolo in cui la dimensione locale e particolare rischia di soccombere all'[[Globalizzazione|economia globale]]. Riferendosi al nuovo modello di personaggi proposto in queste pagine, ha dichiarato di essere stato guidato dal suo fascino per la "nascita di una classe globale; una classe estremamente mobile, che rinnega l'idea di un luogo" e di aver abbandonato le figure grottesche de ''L'imitatore'' in favore di un'introspezione a livello più umano.<ref name=":1" /> Sempre a tal proposito, ha ammesso che "''Transmission'' è organizzato in modo che i personaggi principali non siano fisicamente presenti nello stesso posto, ma si influenzino l'uno con l'altro a distanza." Proprio questa impostazione aveva alimentato, in un primo momento, l'idea di una "network novel", che poi avrebbe lasciato spazio all'idea del virus informatico.
Ne ''La danza di Leela'', non c'è più "un unico protagonista a trascinare la trama, ma una pluralità di voci e di esistenze che insieme vanno a riprodurre una mappatura del mondo globalizzato, al centro della quale si erge Londra, come capitale delle interconnessioni finanziarie."<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Valentina Agostinis|titolo=Londra chiama: otto scrittori raccontano la loro metropoli|anno=2010|editore=Il Saggiatore|città=Milano|p=98|ISBN=8842816124}}</ref> Con questa nuova opera, infatti, Kunzru si lascia alle spalle il formato del romanzo storico per dare vita a una storia fortemente radicata nelle contraddizioni di un ventunesimo secolo in cui la dimensione locale e particolare rischia di soccombere sotto il peso dell'[[Globalizzazione|economia globale]]. Riferendosi al nuovo modello di personaggi proposto in queste pagine, ha dichiarato di essere stato guidato dal suo fascino per la "nascita di una classe globale; una classe estremamente mobile, che rinnega l'idea di un luogo" e di aver abbandonato le figure grottesche de ''L'imitatore'' in favore di un'introspezione a livello più umano.<ref name=":1" /> Sempre a tal proposito, ha ammesso che "''Transmission'' è organizzato in modo che i personaggi principali non siano fisicamente presenti nello stesso posto, ma si influenzino l'uno con l'altro a distanza." Proprio questa impostazione aveva alimentato, in un primo momento, l'idea di una "network novel", che poi avrebbe lasciato spazio all'idea del virus informatico.


Se, ne ''L'imitatore'', Kunzru tenta di mostrare come "le crepe nelle strutture di dominazione coloniale […] diano spazio ai personaggi per ricreare le proprie identità e le proprie memorie collettive"<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Shane Graham|anno=2013|titolo=Memories of empire: The
Se, ne ''L'imitatore'', Kunzru tenta di mostrare come "le crepe nelle strutture di dominazione coloniale […] diano spazio ai personaggi per ricreare le proprie identità e le proprie memorie collettive"<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Shane Graham|anno=2013|titolo=Memories of empire: The
Riga 71: Riga 71:
Questo cambiamento di prospettiva, inoltre, gli permette di ampliare i propri orizzonti narrativi e di "spostare il dilemma delle radici dentro la più vasta e pertinente dinamica del globale-locale."<ref name=":4" />
Questo cambiamento di prospettiva, inoltre, gli permette di ampliare i propri orizzonti narrativi e di "spostare il dilemma delle radici dentro la più vasta e pertinente dinamica del globale-locale."<ref name=":4" />


La tensione portante del romanzo si declina anche al livello della coscienza, nel contrasto tra personalità individuale e massificazione del pensiero, come si può osservare nel caso di Arjun; il suo intimo risentimento, infatti, si tramuta in una calamità internazionale, un evento in cui la sua soggettività è totalmente perduta.<ref>{{Cita libro|autore=Sara Upstone|titolo=British Asian fiction : Twenty-first-century voices|url=https://ebookcentral.proquest.com/lib/unive1-ebooks/reader.action?docID=1069623|accesso=29 novembre 2017|editore=Manchester University Press|lingua=inglese|p=143|capitolo=Hari Kunzru}}</ref>
La tensione portante del romanzo si declina anche al livello della coscienza, nel contrasto tra personalità individuale e massificazione del pensiero, come si può osservare nel caso di Arjun: il suo intimo risentimento, infatti, si tramuta in una calamità internazionale, un evento in cui la sua soggettività è totalmente perduta.<ref>{{Cita libro|autore=Sara Upstone|titolo=British Asian fiction : Twenty-first-century voices|url=https://ebookcentral.proquest.com/lib/unive1-ebooks/reader.action?docID=1069623|accesso=29 novembre 2017|editore=Manchester University Press|lingua=inglese|p=143|capitolo=Hari Kunzru}}</ref>


Questo tema, insieme a quello del razzismo, giocherà un ruolo decisivo nel romanzo successivo, ''My Revolutions''.
Questo tema, insieme a quello del razzismo, giocherà un ruolo decisivo nel romanzo successivo, ''My Revolutions''.

Versione delle 12:26, 1 dic 2017

+ INSERIRE BIBLIOGRAFIA (LE ISTRUZIONI LE TROVI SUL SITO DI BALIMENTI)

Hari Mohan Nath Kunzru (Londra, 1 gennaio 1969) è uno scrittore e giornalista britannico. Autore del bestseller L'imitatore (2003), La danza di Leela (2007) e Le mie rivoluzioni (2011), ha scritto per testate inglesi e internazionali come The Guardian, The Daily Telegraph e Wired. Le sue opere sono state tradotte in venti lingue.

Biografia

Nato a Londra, Kunzru trascorre la sua infanzia nell'Essex. Il padre, chirurgo ortopedico, è un pandit induista originario di Agra, mentre la madre, infermiera, proviene da una famiglia di forte tradizione anglicana di Londra.[1][2] Kunzru frequenta la Bancroft's School nella North London per poi proseguire gli studi ad Oxford, dove si laurea in lingua inglese.[2] Qualche anno dopo consegue un master in filosofia all'Università di Warwick.[1]

Sebbene i genitori non gli avessero mai imposto la loro fede, Kunzru si rende conto, nei primi anni della sua adolescenza, di non essere credente e di non voler partecipare ad alcun tipo di religione formale.[1]

Al termine degli studi si trasferisce a Londra, dove comincia a lavorare come giornalista per diverse testate[2]

Attualmente, vive a New York con la moglie Katie Kitamura - anche lei scrittrice - e i due figli.[3][4]

Carriera

Le sue prime velleità letterarie risalgono all'inizio degli anni Novanta, periodo in cui scrive due romanzi che non verranno mai pubblicati. Verso la metà del decennio, entra a far parte della redazione di Mute e di quella di Wired UK. Nel 1998 viene ingaggiato come reporter di viaggio dal Guardian e dal Daily Telegraph.[2][5][6]

Nel 2002 viene pubblicato il suo primo romanzo, The Impressionist (L'imitatore), che gli fa guadagnare sin da subito un posto nella lista dei migliori romanzieri inglesi stilata dalla rivista Granta.[7][8] Kunzru riceve un anticipo di 1,25 milioni di sterline per i diritti nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Europa.[2]

Nel novembre del 2003, rifiuta il premio letterario John Llewellyn Rhys come atto di obiezione allo sponsor, un quotidiano che Kunzru aveva accusato di "svilire e demonizzare i richiedenti asilo" e chiede che la somma di 5,000 sterline prevista per il vincitore venga devoluta alle organizzazioni impegnate nell'accoglienza dei rifugiati. "Quando mi hanno detto chi era lo sponsor, mi sono sentito male. Sapevo di non poterlo accettare" ha dichiarato alla redazione del Guardian nel 2004.[2]

Nel 2005, esce una raccolta di racconti brevi intitolata Noise.[5]

Il suo terzo romanzo, My Revolutions, arriva nel 2007[9], seguito, nell'agosto 2011, da Gods Without Men.[5]

Nello stesso periodo, viene anche nominato alla carica di vicepresidente dell'associazione internazionale non governativa di scrittori, English PEN, centro fondatore di PEN International.[5]

Nel 2012, al Jaipur Literature Festival, rischia di essere arrestato assieme ad altri autori per aver letto dei passi tratti da I versi satanici di Salman Rushdie, opera che, a causa di varie controversie, non è mai stata pubblicata in India.[10] In seguito a questo episodio, Kunzru scrive: "La nostra intenzione non era quella di offendere la sensibilità religiosa di qualcuno, ma di dare voce a uno scrittore che era stato messo a tacere da una minaccia di morte".[11] Il reading provoca aspre critiche da parte della comunità musulmana, che ritiene il gesto intenzionalmente provocatorio e motivato dal desiderio di auto-sponsorizzazione da parte degli autori. Lo stesso Kunzru ammette in un'intervista di essere stato invitato a lasciare il festival dagli organizzatori proprio perché la sua presenza avrebbe probabilmente "esacerbato una situazione già instabile."[10]

In un'intervista rilasciata nel settembre del 2013, Katie Kitamura dichiara di aver iniziato a scrivere tre sceneggiature in collaborazione col marito.[12]

Nello stesso anno, viene pubblicato il racconto Memory Palace, che diventa il soggetto di una rappresentazione realizzata da numerosi illustratori, graphic designer e tipografi per il pubblico del Victoria and Albert Museum di Londra.[5][13]

Nel 2014, esce Twice Upon A Time: Listening to New York, una raccolta di saggi sulla musica newyorkese.[5]

Il suo ultimo romanzo, White Tears, ancora inedito in Italia, è uscito negli Stati Uniti il 14 marzo 2017.[14]

Opere

L'imitatore

L'imitatore è un romanzo storico in cui Kunzru affronta alcuni degli stereotipi inglesi sul romanzo indiano.[2]

Il protagonista, Pran Nath Razdan, nato nel 1903 da un'unione occasionale tra un selvicoltore inglese e una ragazza indiana, è costretto sin dalla nascita a condurre una vita da reietto nelle vie di Agra (città natale del padre di Kunzru). Il suo lungo e difficile percorso di formazione viene raccontato attraverso una narrazione episodica, quasi picaresca. Gli eventi lo trascinano da Mumbai all'Inghilterra fino all'Africa, tappe che corrispondono ad altrettanti cambi d'identità: "Pran" alla nascita; "Pretty Bobby" nella parentesi con un missionario scozzese; "Jonathan Bridgeman" durante il suo soggiorno britannico; il protagonista arriva alla fine del libro, ormai alla soglia degli anni '20, addirittura senza nome. È proprio in questo "vuoto" d'identità che Pran ritrova finalmente sé stesso, in seguito ad un'infanzia e un'adolescenza passate ad oscillare tra le numerose ambiguità delle sue origini.[15]

Già dal suo debutto, Kunzru dimostra di provare un notevole interesse per le dinamiche della discriminazione razziale all'interno di un contesto coloniale, come emerge dagli innumerevoli incontri culturali vissuti da Pran.[16]

L'opera riscontra una ricezione positiva da parte delle critica e, nel maggio del 2004, è riuscita a vendere più di 100,000 copie in formato tascabile.[2]

La danza di Leela

Nell'estate dell'anno successivo esce Transmission, che verrà pubblicato in Italia solo nel 2007 col titolo La danza di Leela.

Il romanzo segue le storie parallele di Arjun Mehta, programmatore informatico che si trasferisce nella Silicon Valley alla ricerca di fortuna, e di Guy Swift, amministratore delegato di una società pubblicitaria inglese. In seguito alla perdita del posto di lavoro, Arjun, in preda alla frustrazione, crea un virus che nomina "Leela", dal nome di un'attrice di Bollywood di cui si è invaghito. Il virus si diffonderà a livello globale e influenzerà pesantemente l'esistenza di entrambi i personaggi principali.[2]

Ne La danza di Leela, non c'è più "un unico protagonista a trascinare la trama, ma una pluralità di voci e di esistenze che insieme vanno a riprodurre una mappatura del mondo globalizzato, al centro della quale si erge Londra, come capitale delle interconnessioni finanziarie."[6] Con questa nuova opera, infatti, Kunzru si lascia alle spalle il formato del romanzo storico per dare vita a una storia fortemente radicata nelle contraddizioni di un ventunesimo secolo in cui la dimensione locale e particolare rischia di soccombere sotto il peso dell'economia globale. Riferendosi al nuovo modello di personaggi proposto in queste pagine, ha dichiarato di essere stato guidato dal suo fascino per la "nascita di una classe globale; una classe estremamente mobile, che rinnega l'idea di un luogo" e di aver abbandonato le figure grottesche de L'imitatore in favore di un'introspezione a livello più umano.[2] Sempre a tal proposito, ha ammesso che "Transmission è organizzato in modo che i personaggi principali non siano fisicamente presenti nello stesso posto, ma si influenzino l'uno con l'altro a distanza." Proprio questa impostazione aveva alimentato, in un primo momento, l'idea di una "network novel", che poi avrebbe lasciato spazio all'idea del virus informatico.

Se, ne L'imitatore, Kunzru tenta di mostrare come "le crepe nelle strutture di dominazione coloniale […] diano spazio ai personaggi per ricreare le proprie identità e le proprie memorie collettive"[17], ne La danza di Leela, invece, si sofferma di più sul dibattito contemporaneo riguardante l'indipendenza globale, muovendo un'aspra critica contro le narrative totalizzanti.[16]

Questo cambiamento di prospettiva, inoltre, gli permette di ampliare i propri orizzonti narrativi e di "spostare il dilemma delle radici dentro la più vasta e pertinente dinamica del globale-locale."[6]

La tensione portante del romanzo si declina anche al livello della coscienza, nel contrasto tra personalità individuale e massificazione del pensiero, come si può osservare nel caso di Arjun: il suo intimo risentimento, infatti, si tramuta in una calamità internazionale, un evento in cui la sua soggettività è totalmente perduta.[18]

Questo tema, insieme a quello del razzismo, giocherà un ruolo decisivo nel romanzo successivo, My Revolutions.

Le mie rivoluzioni

Ritorno al romanzo storico, stavolta ambientato nella Londra di fine anni '60. La trama si ispira alle vicende dell'organizzazione clandestina Angry Brigade, anche conosciuta come "gli otto di Stoke Newington", a cui furono attribuiti ben venticinque attentati (tutti senza vittime) indirizzati ad abitazioni di politici conservatori e a diverse sedi governative.[6]

Il protagonista, Chris Carver, vive a Londra insieme alla moglie Miranda, ma è costretto a passare sotto il falso nome di Mike Frame a causa del suo coinvolgimento nelle proteste contro la guerra in Vietnam che gli era costato un periodo di detenzione. La sua copertura viene messa in pericolo dal ritorno di Miles Bridgeman, un amico di vecchia data, ricco di contatti nel governo. La sua scomoda presenza porta Carver a scrivere quella lunga confessione che occupa le pagine di Le mie rivoluzioni.

Da questa cornice, emerge un commentario onesto e disincantato dell'attivismo di sinistra il cui fallimento, secondo la voce narrante, avrebbe segnato la fine della lotta di classe.[9]

Lo stesso autore, in un intervista, ha definito quest'opera un "romanzo della New Left" in cui ha cercato di "affrontare questioni contemporanee molto importanti quali la violenza politica, l'impegno ideologico, creare dei cambiamenti e se sia possibile o meno far ricorso alla violenza per far valere la propria posizione." Viene anche esplorata la nostalgia di un periodo (gli anni '80 in cui è cresciuto l'autore) durante il quale la rivoluzione mai era sembrata tanto lontana.[19]

Non solo indagine all'interno delle utopie degli anni '60, dunque, ma anche possibile riflessione sui fondamentalismi di oggi, sul dogmatismo imperante e sull'idealismo intransigente.[6] Il terrorismo, in particolare, è un tema che inizia a interessare Kunzru a partire dagli attentati dell'11 settembre, momento in cui, a suo parere, il terrore del pubblico ha iniziato ad assumere connotazioni razziali.[2]

Lista delle opere

  • 2003, The Impressionist, Londra, Penguin

L'imitatore, Torino, Einaudi, 2003

  • 2005, Noise, Londra, Penguin
  • 2005, Transmission, Londra, Penguin

La danza di Leela, Torino, Einaudi, 2007

  • 2007, My Revolutions, Londra, Penguin

Le mie rivoluzioni, Torino, Einaudi, 2011

  • 2011, Gods Without Men, Londra, Penguin
  • 2013, Memory Palace, Londra, V&A
  • 2014, Twice Upon a Time: Listening to New York, New York, Atavist
  • 2017, White Tears, New York, Knopf

Premi

  • 1999: The Observer Young Travel Writer of the Year
  • 2002: Betty Trask Award, The Impressionist
  • 2003: Somerset Maugham Award, The Impressionist
  • 2003: Granta "Best of Young British Novelists" (one of twenty)
  • 2005: New York Times Notable Book of the Year, Transmission
  • 2005: Lire "50 écrivains pour demain"
  • 2008: New York Public Library Fellow, Dorothy and Lewis B. Cullman Center for Scholars and Writers
  • 2014: Fellow, John Simon Guggenheim Memorial Foundation
  • 2016: Fellow of the American Academy in Berlin

Note

  1. ^ a b c (EN) Rollo Romig, Staring into the Void with Hari Kunzru, in The New Yorker, 13 marzo 2012. URL consultato il 22 novembre 2017.
  2. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Rachel Cooke, "I'm the bloke who got the big advance", in The Guardian, 16 maggio 2004. URL consultato il 22 novembre 2017.
  3. ^ (EN) Jacob Silverman, Author Hari Kunzru on the culture wars, meth, and his ambitious new novel, 'Gods Without Men', in Politico, 3 settembre 2012. URL consultato il 22 novembre 2017.
  4. ^ (EN) Michael Barron, Novelist Katie Kitamura Turns Romantic Collapse Into a Literary Masterpiece, in The Culture Trip, 24 febbraio 2017. URL consultato il 22 novembre 2017.
  5. ^ a b c d e f (EN) Luca Prono, Hari Kunzru, in British Council, 2006. URL consultato il 28 novembre 2017.
  6. ^ a b c d e Valentina Agostinis, Londra chiama: otto scrittori raccontano la loro metropoli, Milano, Il Saggiatore, 2010, p. 98, ISBN 8842816124.
  7. ^ (EN) Ted Hodgkinson, HARI KUNZRU | INTERVIEW, in Granta. URL consultato il 26 novembre 2017.
  8. ^ (EN) GRANTA 81: BEST OF YOUNG BRITISH NOVELISTS 2003, in Granta, 2003. URL consultato il 26 novembre 2017.
  9. ^ a b (EN) Tim Adams, Many unhappy returns for a teenage terrorist, in The Guardian, 2 settembre 2007. URL consultato il 28 novembre 2017.
  10. ^ a b (EN) Akhilesh Kumar Singh, Shreya Roy Chowdhury, Rushdie shadow on Jaipur Literature Festival: 4 authors who read from 'The Satanic Verses' sent packing, in The Times of India, 23 gennaio 2012. URL consultato il 28 novembre 2017.
  11. ^ (EN) Hari Kunzru, Why I quoted from The Satanic Verses, in The Guardian, 22 gennaio 2012. URL consultato il 28 novembre 2017.
  12. ^ (EN) Bare-Knuckle Writing, in Guernica, 3 settembre 2013. URL consultato il 29 novembre 2017.
  13. ^ Catharine Rossi, Il palazzo della memoria, in Domus, 24 luglio 2013. URL consultato il 30 novembre 2017.
  14. ^ (EN) Sukhdev Sandhu, White Tears by Hari Kunzru review – a satire of cultural appropriation, in The Guardian, 28 aprile 2017. URL consultato il 30 novembre 2017.
  15. ^ (EN) Adam Mars-Jones, East meets West, in The Guardian, 31 marzo 2002. URL consultato il 27 novembre 2017.
  16. ^ a b (EN) Carmen Zamorano Llena, A cosmopolitan conceptualisation of place and new topographies of identity in Hari Kunzru’s "Gods Without Men", in Transnational Literature, vol. 8, n. 2, 2016, pp. 1-11.
  17. ^ (EN) Shane Graham, Memories of empire: The Empire Exhibition in Andrea Levy’s Small Island and Hari Kunzru’s "The Impressionist", in The Journal of Commonwealth Literature, vol. 48, n. 3, 2013, pp. 441-452.
  18. ^ (EN) Sara Upstone, Hari Kunzru, in British Asian fiction : Twenty-first-century voices, Manchester University Press, p. 143. URL consultato il 29 novembre 2017.
  19. ^ (EN) Max Haiven, An Interview with Hari Kunzru: Networks, Finance Capital and the Fate of the Novel, in Wasafiri: The Magazine of International Contemporary Writing, vol. 28, n. 3, 2013, pp. 18-23.

Bibliografia

Collegamenti esterni