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Daniele Luttazzi: differenze tra le versioni

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==Le accuse di plagio==
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Nel [[1994]] [[Susanna Tamaro]] e la [[Baldini e Castoldi]] gli fanno causa per plagio dopo la pubblicazione di [[Va' dove ti porta il clito]], parodia [[Va' dove ti porta il cuore]] <ref>{{Cita news|lingua=|autore=Alessandra Arachi|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/11/Luttazzi_discolpati_hai_plagiato_Tamaro_co_0_9511118768.shtml|titolo=Luttazzi discolpati, hai plagiato la Tamaro|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=11|mese=novembre|anno=1995|pagina=|accesso=2 febbraio 2011|cid=}}</ref>. Luttazzi vince la causa. <ref>{{Cita news|lingua=|autore=Giulia Borgese|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/16/Luttazzi_Tamaro_parodia_non_reato_co_0_9511165354.shtml|titolo=Luttazzi Tamaro: parodia non è reato|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=16|mese=novembre|anno=1995|pagina=|accesso=2 febbraio 2011|cid=}}</ref>. Da quel momento Luttazzi decide di usare lo "stratagemma di Lenny Bruce" (le citazioni nascoste di satirici del passato) come difesa legale dalle querele miliardarie <ref>[http://danieleluttazzi.blogspot.com/2011/07/luttazzi-smascherato-continua-la-saga.html]</ref>.
Nel [[1994]] [[Susanna Tamaro]] e la [[Baldini e Castoldi]] gli fanno causa per plagio dopo la pubblicazione di [[Va' dove ti porta il clito]], parodia [[Va' dove ti porta il cuore]] <ref>{{Cita news|lingua=|autore=Alessandra Arachi|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/11/Luttazzi_discolpati_hai_plagiato_Tamaro_co_0_9511118768.shtml|titolo=Luttazzi discolpati, hai plagiato la Tamaro|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=11|mese=novembre|anno=1995|pagina=|accesso=2 febbraio 2011|cid=}}</ref>. Luttazzi vince la causa. <ref>{{Cita news|lingua=|autore=Giulia Borgese|url=http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/16/Luttazzi_Tamaro_parodia_non_reato_co_0_9511165354.shtml|titolo=Luttazzi Tamaro: parodia non è reato|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=16|mese=novembre|anno=1995|pagina=|accesso=2 febbraio 2011|cid=}}</ref>. Da quel momento Luttazzi decide di usare lo "stratagemma di [[Lenny Bruce]]" (le citazioni nascoste di satirici del passato) come difesa legale dalle querele miliardarie <ref>[http://danieleluttazzi.blogspot.com/2011/07/luttazzi-smascherato-continua-la-saga.html]</ref>.


Con la messa in onda di [[Satyricon]] ([[RaiDue]], [[2001]]), giornalisti e telespettatori iniziarono ad avanzare nei confronti di Luttazzi accuse di plagio. Alcune lettere al [[Il Foglio|Foglio]] del [[13 gennaio|13]] e [[19 gennaio]] 2001 sostenevano che Luttazzi imitasse il ''The Late Show'' di [[David Letterman]] e ne copiasse la battute<ref>http://www.camilloblog.it/archivio/2001/01/13/contro-luttazzi/</ref>.
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«Non è incredibile? Bin Laden può andare in tv e io no...»

Daniele Luttazzi, all'anagrafe Daniele Fabbri (Santarcangelo di Romagna, 26 gennaio 1961), è un attore, scrittore, musicista, giornalista, comico e illustratore italiano. Il suo pseudonimo è un omaggio al musicista e attore Lelio Luttazzi.

Luttazzi a Bologna nel 2007

Biografia

Primi anni

Dopo aver frequentato il Liceo Ginnasio Statale Vincenzo Monti a Cesena, si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Modena: scrive una tesi sperimentale sulla eziopatogenesi autoimmunitaria della gastrite atrofica.[1][2] Non si iscriverà mai tuttavia all'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e non eserciterà mai la professione di Medico.

Capo scout, dal 1979 al 1981 è nella redazione dei mensili Agesci "Camminiamo insieme" (rover e scolte) e "Giochiamo" (lupetti e coccinelle). Per questa rivista scrive e disegna il fumetto "Le avventure dei Pezzati", che al secondo anno verrà sospeso dalle gerarchie perché giudicato poco ortodosso.[3]

A 18 anni collabora con il settimanale cattolico riminese Il Ponte, per il quale scrive e disegna la pagina umoristica Freezer.

Nel 1980, a 19 anni, si fa eleggere consigliere comunale a Santarcangelo di Romagna nelle file della Democrazia Cristiana[4].

Nel 1987 pubblica alcune vignette sul settimanale satirico Tango ed è uno dei fondatori di Comix.[5]

Gli esordi (1988-1994)

Nel 1988 comincia a scrivere e a recitare in teatro monologhi comici.

Nel maggio del 1989 vince il concorso per giovani comici La Zanzara d'oro.[6] Partecipa quindi alla rassegna Riso in Italy al teatro Sistina di Roma:[1] in giuria, Renzo Arbore, che la settimana seguente lo fa esordire nel programma televisivo D.O.C. (Rai 2).[1][7][8] Per tutta l'estate è l'opinionista comico del "Maurizio Costanzo Show".[7]

In autunno viene scritturato dalla Rai per Fate il vostro gioco (1989, Rai 2). Durante le prove generali fa una battuta su "una nuova tortura pedofila che comporta l'iscrizione al partito socialista" e viene fatto sparire dal programma (si era in piena epoca craxiana).[5][7] È l'inizio della sua prima epurazione televisiva dalla Rai, che terminerà nel 1994 con Magazine3 (RaiTre).

Stessa sorte, sempre nel 1989, per gli sketch Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù, registrati per il programma Banane (Telemontecarlo). I testi degli sketch verranno poi pubblicati nel libro Adenoidi.

In estate viene scritturato di nuovo al Costanzo Show, ma abbandona il programma dopo la prima puntata.

Nel 1991 Porta in scena il monologo Chi ha paura di Daniele Luttazzi?.

Nel 1992 scrive e interpreta per RadioDue Onde comiche ovvero Fate entrare i cavalli vuoti, 12 puntate di un varietà surreale in cui, unico protagonista, ogni domenica mattina dalle 11 a mezzogiorno racconta le sue avventure nella landa di Lectric Combo, intervallando gli eccentrici monologhi con un repertorio musicale eterogeneo, da Battisti a John Zorn.[7]

Nel 1993 traduce #$@&! - L'antologia di Lloyd Llewellyn, il fumetto underground di Daniel Clowes[1] per le Edizioni Telemaco di Daniele Brolli.[9]

Nel 1994 pubblica una parodia del bestseller di Susanna Tamaro Va' dove ti porta il cuore, intitolata Va' dove ti porta il clito, per il quale riceve il "Premio di satira politica Forte dei Marmi".[10] La Tamaro e la Baldini e Castoldi gli fanno causa per plagio[11]. In favore di Luttazzi si pronunciano Maria Corti e Guido Almansi; per la Tamaro Piergiorgio Bellocchio[12]. Luttazzi vince la causa: secondo il giudice è parodia e non plagio[13]. La Tamaro fa ricorso e perde di nuovo.[14] Dalla parodia, Luttazzi ricava il monologo teatrale omonimo.[10]

I primi successi (1995-2000)

Il grande pubblico comincia a conoscerlo nella stagione 1994-'95 sulla Rai 3 di Guglielmi, dove è co-autore e interprete del programma Magazine 3, assieme a Gloria De Antoni e Oreste De Fornari.[15][16] Luttazzi cura le rubriche Sesso con Luttazzi, La Piccola Biblioteca, e La cartolina di Luttazzi. I testi verranno riportati nei bestseller Sesso con Luttazzi (da cui è tratto l'omonimo spettacolo teatrale, 1994) e Adenoidi.

Raggiunge la popolarità con i personaggi proposti a Mai dire gol dal 1996 al 1998: Panfilo Maria Lippi, il prof. Fontecedro e Luisella.[17] I testi dei tre personaggi sono riportati nei libri Tabloid e Cosmico!.

Il personaggio Panfilo Maria Lippi è una parodia del giornalismo italiano.[1] Celebre la frase con cui apriva sempre i suoi TG: «Questa edizione del telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali».[18] Aldo Grasso, critico tv del Corriere della Sera, interviene in uno sketch nei panni di Dingo, l'amico invisibile di Panfilo.[19]

Il professor Dervis Fontecedro, docente universitario freak a Palo Alto, attacca invece la riforma scolastica di Berlinguer, ministro nel primo governo Prodi.[20][21].

Luisella Gori è invece la tipica annunciatrice Mediaset. I programmi televisivi che annuncia hanno un tratto surreale: "Domenica, Rete4. La Santa Messa. La trama, ingenua, è un pretesto per far cantare i fedeli."[22]

Barracuda: l'esordio come conduttore

La prima trasmissione televisiva tutta sua è Barracuda, andata in onda nel 1999 su Italia 1. Con questo varietà, Luttazzi introduce in Italia il genere del talk-show notturno inventato in America negli anni cinquanta da Steve Allen e che oggi ha fra i suoi epigoni maggiori David Letterman e Jay Leno.

Il programma subisce una censura nella prima intervista (a Claudio Martelli). La produttrice Fatma Ruffini taglia in fase di montaggio il punto in cui Martelli dice: "Berlusconi non è un politico, è un piazzista". Luttazzi a quel punto vuole lasciare il programma, ma la penale miliardaria prevista nel contratto lo costringe a continuare.[23]

Nel 2000, Telecom vara il nuovo servizio 187 e ingaggia Luttazzi come testimonial per la campagna pubblicitaria.[24] Inizialmente il contratto è di un mese, ma lo spot ha un tale successo che il contratto viene rinnovato per due anni.[25] Registi degli spot sono Riccardo Milani e Marcello Cesena.[26] Nel 2001 Berlusconi entra in Telecom e Luttazzi, che nel frattempo ha condotto Satyricon, viene pagato come da contratto, ma non potrà più girare spot per la Telecom.[2][25]

Satyricon : il grande successo e l'editto bulgaro (2001)

Lo stesso argomento in dettaglio: Satyricon (programma televisivo) ed Editto bulgaro.

«Non è facile trovare uomini liberi in quest'Italia di merda.»

Con Satyricon (2001) Luttazzi ripropone il talk-show all'americana nella Rai 2 di Carlo Freccero. Le polemiche si susseguono a partire dalla prima puntata, per culminare nella interruzione dopo l'intervista sul libro "L'odore dei soldi" a Marco Travaglio. Il programma termina alla dodicesima puntata. Berlusconi accusa Luttazzi, assieme a Michele Santoro ed Enzo Biagi di fare un uso "criminoso" della tv di stato ("Editto bulgaro") e si augura che la cosa non possa ripetersi in futuro. L'anno seguente, il talk-show di Luttazzi sparisce dai palinsesti Rai. Berlusconi, Fininvest, Mediaset e Forza Italia lo querelano inoltre per diffamazione chiedendo un risarcimento pari a 41 miliardi. Dopo anni di processi Luttazzi vince la causa.[27].

Attività successive e pressioni politiche (2002-2007)

Luttazzi torna a teatro col monologo Satyricon, ottenendo un enorme successo. In alcune regioni italiane, come Puglia, Lombardia e Veneto, i teatri subiscono pressioni politiche per cancellare gli spettacoli di Luttazzi;[28][29] a Cagliari Mauro Meli, sovrintendente della Fondazione Teatro Lirico, e il presidente nonché sindaco Emilio Floris cercano di impedire la serata.[30]

Nella primavera 2002, Luttazzi pubblica Benvenuti in Italia, una antologia degli ultimi canovacci teatrali più alcuni racconti. Tra questi c'è Il circo Marx: «Nella Francia imperiale erano stati autorizzati solo otto teatri con rappresentazioni classiche inoffensive, e gli altri spazi dovettero chiudere oppure presentare spettacoli messi in scena da clown. Nel mio Circo ci sono Fassino, Rutelli, D'Alema, Bertinotti e altri, mentre l'imperatore fa quello che vuole», spiega Luttazzi.[31]

Sempre nel 2002, Luttazzi scrive la canzone Sometimes, cantata da Ada Montellanico nel cd Suoni Modulanti.[7] e pubblica la raccolta di illustrazioni Capolavori.

Nella stagione 2002-3 porta in scena il monologo satirico Adenoidi, dedicato principalmente al fenomeno Berlusconi.[32]

Il 10 novembre è ospite di Pippo Baudo in un programma sulla censura. Baudo lo intervista, ma al montaggio taglia le battute più caustiche.[33][34] Luttazzi ricorda: «Ai giornalisti fu anche detto che ero stato presente al montaggio. Falso. Il giorno dopo ci fu la strage di Nassiriya, ci misi quattro giorni per far passare sulle agenzie di stampa la denuncia dei tagli subiti. Ma Baudo rimase zitto».[35][36] Il critico Sebastiano Messina attacca Luttazzi, sostenendo che si sia autocensurato per convenienza;[33] Luttazzi risponde definendo Messina «incompetente»: «La logica e la deontologia, a questo punto, imporrebbero la rimozione del critico cieco. Finché questo non accadrà, a Repubblica avranno una rubrica scadente di recensioni tv».[37] Qualche tempo dopo, a Messina subentra Antonio Dipollina.

Il 24 novembre 2003 la compagnia dell'Archivolto mette in scena a Genova la lettura dei Dialoghi platonici; tra essi c'è anche il racconto Stanotte e per sempre, la cui rappresentazione viene descritta in modo inesatto dalla stampa, ingannata da un'agenzia ANSA secondo cui Luttazzi in scena vestito da Andreotti sodomizzava il cadavere di Aldo Moro. Nulla di vero, ma sorgono nuove polemiche, tra cui le richieste di censura da parte di politici di destra e sinistra.[33] L'esperta di satira latina Margherita Rubino, che ha visto lo spettacolo, si schiera in favore di Luttazzi.[38] Luttazzi mostra ai probiviri dell'Ordine della stampa il video della serata e le denunce cadono.

Nel 2004 Luttazzi decide di terminare la sua collaborazione con la rivista Rolling Stone, «a causa di un'intervista-marchetta a Carlo Rossella» fatta dal direttore Carlo Antonelli.[39] Quel numero del periodico era contro la guerra di Bush, ma nell'intervista a Rossella, che per sua stessa ammissione aveva passato all'ambasciata americana a Roma il falso dossier sulle armi di distruzione di massa in Iraq con cui poi venne giustificata la guerra, le domande vertevano a suo dire su argomenti irrilevanti tipo «qual era il suo gruppo musicale preferito negli anni '60?».[39][40]

Giuliano Ferrara gli offre una rubrica su il Foglio, in cui poter scrivere con piena libertà, ma Luttazzi rifiuta «perché il contesto è importante, e io sul Foglio non voglio comparire».[41]

Ancora nel 2004 la Bompiani pubblica la sua nuova traduzione, integrale e fedele, dei classici di Woody Allen: Rivincite, Senza Piume, Effetti Collaterali.

Nella stagione 2004-2005 porta nei teatri Bollito misto con mostarda, spettacolo di satira di attualità.[42] Nell'anteprima per il mensile MAXIM (novembre 2004) dichiara: «Commenterò quello che sta capitando in Italia e nel mondo: guerra, terrorismo, religione e ciò che succede quando la politica è in mano a reazionari del calibro di Bush, Blair e Berlusconi. I quali si stanno dando un gran daffare per risolvere la guerra in Iraq. O almeno, il gran daffare di chi se ne sbatte delle sorti del mondo».[43]

La musica, il teatro e la scrittura dopo il 2005

Il 21 gennaio 2005 pubblica il suo primo album musicale, Money for Dope (EMI).[44] Si tratta di un musical elegiaco, composto da dieci pezzi scritti da Luttazzi nell'arco di vent'anni, e arrangiati dal jazzista e direttore d'orchestra Massimo Nunzi.[45][46] Il disco narra la storia di un'amica morta per overdose e contiene sia aspetti tragici, sia momenti buffi e ironici.[47][48]

Nel 2005, per la rivista MicroMega, intervista diversi autori satirici italiani, ponendo loro domande sulla satira. Fra questi Stefano Benni, Sergio Saviane, Riccardo Mannelli.[49]

Nella primavera 2005 esce il libro Bollito misto con mostarda, che contiene i testi dello spettacolo e altri inediti.[50]

Il 4 ottobre 2005 il suo sito ufficiale si arricchisce di blog e podcast mp3.[51][52]

Viene invitato da Adriano Celentano nel programma Rockpolitik, assieme a Biagi e Michele Santoro. Luttazzi e Biagi declinano l'invito.[53]

Il 12 gennaio 2006 Luttazzi "chiude" il suo blog, tornando a una pubblicazione poco frequente e disabilitando la possibilità di inserire commenti. Lo scopo è di evitare le derive populistiche che, secondo Luttazzi, la forma di comunicazione del blog favorisce.[54][55][56]

Nella stagione 2005-2006 è in teatro con lo spettacolo Come uccidere causando inutili sofferenze, in cui immagina di essere inviato dal governo in missione in Iraq ad allietare le truppe italiane con una compagnia di varietà.[57][58]

L'ultima data del tour, il 24 novembre 2006 al Palalottomatica di Roma, fa il tutto esaurito con 7000 spettatori. Nel bis, Luttazzi anticipa alcuni temi del monologo successivo (Barracuda 2007) con una satira del governo Prodi. Precisando di aver votato Ulivo «perché avevo presente la squallida alternativa», Luttazzi critica con le sue battute la scelta di Clemente Mastella come ministro della giustizia, la disattesa cancellazione delle leggi vergogna, della legge 30 e del L. 21.2.2006 n. 49 (la cosiddetta legge Fini), stigmatizza l'indulto esteso ai reati finanziari e ai grandi crimini, la proposta di legge Gentiloni che non consente la nascita del terzo polo televisivo, e altri aspetti.[59] Luttazzi è però a favore della legge finanziaria, di cui illustra alcune misure, spiegando perché le ritiene efficaci per il risanamento economico.

Daniele Luttazzi a Roma

In anteprima dal 10 novembre 2006 a Conegliano, e in prima nazionale il 26 gennaio 2007 a Bologna, Luttazzi debutta con Barracuda 2007.

A febbraio 2007 esce il secondo disco, School Is Boring. Dieci ritratti femminili[60] condensati in canzoni insolite, composte fra il 1979 e il 2005. Il disco viene distribuito inizialmente solo su internet: dal 15 giugno ne viene commercializzata una versione su cd (Edel).

Il ritorno in televisione e la nuova uscita (2006-2008)

Nell'ottobre del 2006, SKY gli propone di inaugurare il nuovo canale comedy: quando Luttazzi espone l'idea di un tg satirico, SKY chiede a Luttazzi come reagirebbe se gli tagliassero delle battute al montaggio. Luttazzi risponde che il contratto impedirà loro i tagli. Sky si defila.[61]

Riguardo al rientro in RAI, Luttazzi esprime forti dubbi. «Hanno messo presidente Petruccioli, direttore Cappon, vicedirettore Leone. All'epoca di Satyricon si espressero tutti e tre in maniera fortemente critica. Secondo loro era l'emblema del peggio che poteva essere fatto in tv.»[62]

Nel dicembre del 2006 Pippo Baudo chiede a Luttazzi di presentare con lui il Festival di Sanremo 2007. Luttazzi rifiuta. Scrive L'Espresso: "Stava per finire l'esilio forzato dalla RAI di Daniele Luttazzi, in vigore dall'aprile 2002 (dopo l'editto di Sofia di Berlusconi). Stava per: e invece no. Due settimane fa Pippo Baudo telefona a Luisa Pistoia, la ex manager dell'autore satirico per dirle: «Voglio Luttazzi con me a Sanremo». Al Festival 2007, che aprirà il 27 febbraio. La ex manager, molto sorpresa, informa subito Luttazzi. Il quale le risponde senza esitazioni: «Dì pure a Baudo che non mi interessa». Trovare un artista italiano che rifiuti Sanremo è più raro che incontrare sant'Orsola a Gomorra. Perché Luttazzi (che di recente ha rotto una trattativa con Sky) ha snobbato Baudo? «Perché non c'entro niente con Sanremo», risponde: «Non è il mio contesto. Io faccio satira vera, parlo di politica, religione, sesso e morte. Cosa ci farei lì?». Magari solo per il gusto di veder finire l'embargo RAI. «Capisco la motivazione dell'invito di Baudo. Ma non mi interessa fare la scimmietta del circo».

Nel luglio del 2007 il direttore di La7 Antonio Campo Dall'Orto annuncia: «Ah, a proposito, non lo sanno neanche i miei dirigenti che sono qui, perché non ho avuto nemmeno il tempo di comunicarglielo, ma dal prossimo autunno Daniele Luttazzi torna in tv e torna da noi» e aggiunge: «Si tratta di dieci appuntamenti in seconda serata dove Daniele sarà libero di poter dire e fare quello che vorrà. La nostra è una televisione che per certi versi definirei anarchica dove però ognuno deve prendersi le proprie responsabilità sia per quello che dice sia per quello che fa. Ero certo che Luttazzi dovesse tornare in televisione e per molti anni mi sono chiesto come mai non accadesse. A me Luttazzi fa ridere, mi diverte e trovo che uno come lui non possa mancare dall'etere italiano» (...) «Per quanto riguarda le querele ne abbiamo già prese anche con altri programmi e, peraltro, ne siamo sempre usciti vincitori. Luttazzi non è un matto e sa perfettamente come comportarsi».[63]

Il varietà satirico Decameron va in onda nella seconda serata del sabato sera, dal 3 novembre e tratta, come recita il titolo, di "politica, sesso, religione e morte". Al pubblico piace: in una fascia oraria in cui gli ascolti di La7 hanno uno share dello 0,9%, le prime due puntate toccano punte di due milioni e mezzo di spettatori, con uno share del 6,2%.

Il programma viene sospeso sabato 8 dicembre 2007, prima della messa in onda della sesta puntata, che avrebbe dovuto trattare dell'ultima enciclica promulgata da papa Benedetto XVI.[64] La7 sospende il programma per una battuta contro Giuliano Ferrara, ritenuta offensiva e lesiva del giornalista, uno dei volti più noti della rete.[65] Riprendendo un famoso monologo del comico statunitense Bill Hicks, che imitava il giornalista Rush Limbaugh (di cui Giuliano Ferrara, per Luttazzi, è la versione italiana), nella quinta puntata Luttazzi pronuncia questa battuta satirica:

«Dopo quattro anni di guerra in Iraq, 3.900 soldati americani morti, 85.000 civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema: penso a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta. Va già meglio no?".[66]»

Per il direttore de La7 è un insulto a Giuliano Ferrara, ma Ferrara ammette che quella di Luttazzi è una battuta satirica. Secondo Luttazzi, quindi, avrebbe ragione Dario Fo, quando sostiene che la sospensione del programma sarebbe invece dovuta al monologo della sesta puntata sulla enciclica papale Spe Salvi. L'attore ritiene infatti pretestuoso il motivo addotto dalla direzione della rete e nota che il suo contratto con La7 impediva la sospensione del programma.[67]

Dopo la sospensione, Telecom fa causa a Luttazzi.

Il 14 novembre 2008 ha debuttato al Gran Teatro di Roma il monologo Decameron, che comprende quanto previsto per la sesta puntata della trasmissione tv di cui sopra.

L'intervento a Raiperunanotte (2010)

Il 25 marzo 2010 Luttazzi partecipa a Raiperunanotte, trasmissione condotta da Michele Santoro dedicato alla censura applicata ai programmi televisivi di discussione politica durante il periodo di campagna elettorale[68] e definito "il più grande evento della storia del web italiano"[69]. Il suo esplicito monologo satirico, che riprende la parte iniziale dello spettacolo teatrale Decameron, ha enorme successo tra gli spettatori presenti, e durante la sua performance Luttazzi afferma:

«L'uso che Minzolini... Come si chiama quell'altro? Masi... No, ma quell'altro... Berlusconi... hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso!»

"rispondendo" e parodiando, a distanza di otto anni, il cosiddetto editto bulgaro.

Le accuse di plagio

Nel 1994 Susanna Tamaro e la Baldini e Castoldi gli fanno causa per plagio dopo la pubblicazione di Va' dove ti porta il clito, parodia Va' dove ti porta il cuore [70]. Luttazzi vince la causa. [71]. Da quel momento Luttazzi decide di usare lo "stratagemma di Lenny Bruce" (le citazioni nascoste di satirici del passato) come difesa legale dalle querele miliardarie [72].

Con la messa in onda di Satyricon (RaiDue, 2001), giornalisti e telespettatori iniziarono ad avanzare nei confronti di Luttazzi accuse di plagio. Alcune lettere al Foglio del 13 e 19 gennaio 2001 sostenevano che Luttazzi imitasse il The Late Show di David Letterman e ne copiasse la battute[73].

Il 1º febbraio un feroce attacco a Luttazzi venne dal critico televisivo della Repubblica Antonio Dipollina:

«Come noto, Daniele Luttazzi ha liberamente ispirato il suo Satyricon allo show americano di David Letterman, in onda tutte le sere anche da noi, sul canale satellitare Raisat Show. Ovvero, Luttazzi va in onda anche in concorrenza oraria con il Late Show del comico statunitense. Liberamente ispirato è un eufemismo. Luttazzi copia selvaggiamente atteggiamenti, spunti e perfino battute di Letterman. Lancia la matita contro la telecamera come lui, imposta le interviste agli ospiti nello stesso modo, ha rubriche identiche (il quiz sull' attualità).»

Luttazzi si difese, due giorni dopo, con una lettera alla redazione di Repubblica:

«Alcuni giornalisti (l' ultimo è l' ottimo Antonio Dipollina) suggeriscono che avrei nascosto al telespettatore le somiglianze fra il mio "Satyricon" e il "David Letterman Show" della Cbs. Lungi da me l' idea. Il mio debito però non col Lettermann, ma col talk-show originale cui lo stesso Letterman si ispira: il "Tonight Show" inventato nel 1962 dal grande Johnny Carson e trasmesso per 30 anni dalla Nbc.»

Per poi affermare che:

«Tutte le battute di "Satyricon" sono originali. (Se si sostiene il contrario occorre fare degli esempi precisi, altrimenti mi si devono delle scuse).»

L'8 dicembre 2007 Luttazzi attaccò Giuliano Ferrara in un monologo durante la trasmissione Decameron in onda sull'emittente televisiva La7: l'episodio causò la sospensione del programma[77]. La battuta di Luttazzi su Ferrara si rivelò essere ispirata a un monologo con cui il comico statunitense Bill Hicks[78], negli anni '90, attaccò il giornalista Rush Limbaugh.

Il 13 dicembre, sul Foglio, Christian Rocca commentò l'episodio affermando:

«Non è la prima volta che Daniele Luttazzi, vero nome Daniele Fabbri, viene colto con le mani nella marmellata dell’ispirazione altrui. Anni fa il modello delle sue trasmissioni, delle sue rubriche, dei suoi sketch, dei suoi tic, delle sue battute era Letterman, ma anche Conan O’Brien. Allora lui negava con risentite lettere a Repubblica, ma l’avvento del satellite e della trasmissione su Raisat dello show di Letterman hanno convinto Luttazzi ad ammettere apertamente la fonte d’ispirazione. Da allora i riferimenti sono diventati comici anglosassoni meno noti al grande pubblico: Bill Hicks, innanzitutto, ma anche George Carlin, l’inglese Eddie Izzard, Lewis Black, Chris Rock, Linda Smith e Steven Wright. Luttazzi si difende dalle critiche dei suoi ex fan spiegando che lui in realtà si diverte a organizzare per i suoi seguaci una specie di caccia al tesoro, “disseminando qua e là indizi e citazioni di comici famosi” in modo che i fan più attenti possano scoprirli e divertirsi con lui. Solo che gli esempi sono innumerevoli e non si tratta solo di “indizi e citazioni”, ma di parecchie battute e di interi monologhi ripresi pari pari dall’originale e poi adattati per il pubblico italiano. Copiare è un’arte, imitare un po’ meno, ma in ogni caso ciascuno è libero di fare ciò che vuole a patto che le cose si dicano chiaramente e si citino le fonti. Senonché Luttazzi si imbufalisce quando scopre che qualcuno si ispira a lui.»

A partire dal gennaio 2008 il blog ntvox.blogspot.com iniziò a segnalare i presunti plagi di Luttazzi, riportando l'autore e la versione originale di quelle che riteneva le battute copiate.

Il 6 giugno 2010, il Giornale[80] diede notizia di un video pubblicato in rete dal titolo "Il Meglio [NON È] di Daniele Luttazzi" che mette a confronto brani del repertorio di comici anglofoni con la corrispondente versione di Luttazzi. La notizia venne ripresa tre giorni dopo da Repubblica[81], Unità[82] e Corriere della Sera[83] destando enorme scalpore.

Dal video in questione si evince tra l'altro che alcuni dei monologhi di Satyricon contenevano calchi di monologhi di spettacoli comici americani[84][85][86].

Luttazzi replicò con un post sul suo blog affermando che:

«Il video in questione è diffamatorio. Infatti non scopre nulla che io non abbia già detto da anni.»

Luttazzi sostenne che inseriva volutamente citazioni di altri comici per due ragioni: organizzare una "caccia alla citazione" per i fan e per potersi difendere da eventuali accuse "di non fare satira" controbattendo che si trattava di battute dei massimi autori satirici americani. Ricordò che lui stesso diede questa notizia in un post del suo blog del 2005 [87].

Reazioni

Aldo Grasso, sul Corriere della Sera del 12 giugno 2010 – pur affermando che nella società contemporanea molti autori copiano, e sottolineando come a condannare Luttazzi fosse il web, dove «domina l'ideologia dell'informazione free e dove il copyright è visto come il diavolo» e dove «tutti gli aggregatori di notizie vivono sul lavoro degli altri, approfittano di una sorta di libertà di plagio [e] utilizzano in modo abusivo contenuti di altri» – si è lamentato a proposito del fatto che Luttazzi «su quei brani presi a prestito pretenda i diritti SIAE senza esplicitare le fonti», e su come il comico si stesse difendendo dalle accuse «in maniera patetica»[88]. Quest'ultimo concetto è stato ribadito anche da Concita De Gregorio, direttore de l'Unità, in un suo articolo del 13 giugno 2010[89].

Proprio sulle pagine dell'Unità, il 10 giugno 2001, Francesca Fornario riporta un suo scambio di email con Daniele Luttazzi. All'uscita del video sui presunti plagi la Fornario ne chiede conto a Luttazzi, ne nasce un vivace botta e risposta:

«Cara Francesca, il video in questione è diffamatorio. Infatti non scopre nulla che io non abbia già detto da anni. Ad esempio sul mio blog nel 2005 e nel 2007 [...]. Chi adesso finge di "scoprire" una cosa che "Luttazzi tiene nascosta" diffama consapevolmente, per ovvi motivi. D.»

«[...] mi interessa poco sapere quando hai tirato fuori la giustificazione della caccia al tesoro o quella dell'escamotage contro la censura o tutte le altre perché le trovo comunque inaccettabili. Saluti da una ex fan delusa.»

«Ho creato la caccia al tesoro e l'ho detto. Loro la scoprono anni dopo e fingono che io non l'abbia mai detto. La cosa importante è che io l'ho detto. L'accusa è "Luttazzi copia!" Io replico: "È vero, lo faccio apposta, da sempre, per un motivo preciso. Ed è scritto sul mio blog." Dov'è la notizia? Ciao. D.»

«La notizia è che Luttazzi copia. Non una battuta ogni tanto ma centinaia di battute. Finora gli ex fan hanno censito più di 500 minuti di plagio (ma la lista è in continuo aggiornamento) su un repertorio, quello di Luttazzi, di 1200 minuti. Quasi il 50 pr cento. Erano copiate perfino alcune battute di Raiperunanotte», [...]. Mi è costato moltissimo andare in fondo a questa storia perché stimavo Luttazzi, ma mi sono detta: «Se Luttazzi ha davvero plagiato, ingannato e calunniato i suoi fan, censurato la loro inchiesta e confezionato post taroccati ergendosi pure a paladino della morale, allora devo avere il coraggio di dirlo». È troppo facile denunciare le colpe dell'avversario e coprire quelle di chi fa parte del tuo schieramento, o della tua casta. Altri lo fanno.»

Sempre su l'Unità, altri commentatori, come Wu Ming, pur non contestando le accuse di plagio, hanno evidenziato come, via via che la rete scopriva nuovi pezzi copiati, molti fan si stessero trasformando in feroci detrattori del comico, con il rischio di fare passare in secondo piano il ruolo di Luttazzi nel rinnovo della scena satirica italiana[94].

Il regista Roberto Faenza, con un articolo pubblicato sul Fatto quotidiano del 13 giugno 2010, ha difeso Luttazzi con queste parole:

«Chiedo a Roberto Benigni cosa pensa di questa faccenda. Risposta illuminante: “Anche Dante copiava”. Copiava lo stesso Virgilio, per non dire Ovidio. Ma non era un copiare, sottolinea Benigni, era una sfida, spesso tesa a raffinare il pensiero originale. Prendiamo Woody Allen. Se i blogger che inseguono Luttazzi si mettessero all’opera sul repertorio di battute e barzellette sciorinate da Allen in ogni film (e avessero competenza di tradizione ebraica), scoprirebbero che il 90% di quelle battute arriva da una fonte precisa: la comicità di origine yiddish. Se poi i nostri segugi andassero alla caccia delle origini dei personaggi di Chaplin, primo tra tutti il vagabondo, scoprirebbero che un personaggio simile era già presente negli spettacoli della compagnia messa in piedi da Fred Karno, [...]. Vogliamo parlare di Buster Keaton? Le sue gag, le sue invenzioni, le sue piroette acrobatiche e linguistiche hanno un’origine chiarissima, il vaudeville, di cui sua madre e suo padre si nutrivano e che avevano insegnato al figlio. [...] Tralasciando Shakespeare, gran maestro nell’arte di copiare. Ne sanno qualcosa quel Masuccio Salernitano che un centinaio di anni prima e quel Luigi da Porto che qualche decennio prima di Shakespeare avevano raccontato la stessa vicenda di Romeo e Giulietta. E per restare in casa nostra, che dire del grande Eduardo? Sarebbe esistito Eduardo autore e attore senza mutuare in tutto e per tutto le battute, le trame, i personaggi e le commedie dall’arte del suo stesso padre naturale Eduardo Scarpetta? [...] Viviamo insomma nell’era del plagio di massa, che però non è più plagio, ma qualcosa prima sconosciuto. È la stessa filosofia dei pirati del web a spopolare in rete: nulla è tuo, né un libro, né un film, né una canzone. Tutto è di chi lo trova e se lo prende, facendolo suo. Con buona pace del diritto d’autore.»

La controversia ha avuto eco anche nel resto del mondo: già il 9 giugno 2010, Emo Philips ha dedicato alla faccenda parecchi post sulla propria pagina di Facebook[96]; il 13 giugno 2010 Bill Scheft (da quasi vent'anni nello staff di David Letterman) nega categoricamente qualsiasi contatto con Luttazzi (Luttazzi affermò di aver scritto a Bill Scheft e di aver ricevuto una risposta dalla redazione del Late Night) spingendosi anche a mettere in discussione la paternità, rivendicata da Luttazzi, della battuta su Al Qaeda[97]; il 16 giugno 2010 Luttazzi è apparso in una caricatura satirica allo show di Keith Olbermann, come "worst in the world" (il peggiore del mondo)[98].

In un post conclusivo, Luttazzi replica a tutte le accuse ribadendo che 1) non si tratta di plagi, ma di calchi, riscritture e citazioni, e in quanto tali legittimi; 2) le accuse sono ingenue, dato che estrapolano singole battute per mostrare similitudini, mentre il significato di una battuta dipende dal contesto; 3) è diffamatorio dare la notizia omettendo il fatto che è stato lui a darla nel 2005. Il blog di Luttazzi conteneva l’elenco dei comici e degli scrittori utilizzati nei suoi lavori. [99].

Opere

Adenoidi

Lo stesso argomento in dettaglio: Adenoidi (libro).

Adenoidi raccoglie testi di monologhi, sketch televisivi, racconti e articoli di rivista scritti dal 1988 al 1994.

Il titolo è un riferimento alla prima epurazione dalla televisione subita da Luttazzi nel 1989. Le adenoidi sono delle ghiandole linfatiche che una volta, quando si infiammavano, venivano asportate; il titolo perciò è una metafora dei monologhi: «quando sono infiammati vengono asportati dalla televisione. Diciamo che Adenoidi è un monologo sulla libertà di espressione».[14]

Aldo Grasso del Corriere della Sera cita il libro come esempio di «raro acume e amara comicità».[100]

Sesso con Luttazzi

Nella stagione 2003-4, Luttazzi ripropone una versione aggiornata del suo spettacolo Sesso con Luttazzi. Lo fa ogni 5 anni[101] («cioè ogni volta che faccio sesso»[102]), con l'obiettivo primario di «divertire e informare».

Secondo le intenzioni dell'autore, è uno spettacolo scientifico[103] e pedagogico;[104] ha una struttura catechistica, con domande e risposte sul sesso; le risposte sono comiche, ma vere; il pubblico si diverte, ma impara.[105] L'impianto scenico e la struttura sono una parodia della messa cattolica; c'è infatti a un certo punto un riferimento all'innalzamento del sangue mestruale, dove Luttazzi recita delle frasi di Virgilio in latino.[106]

Intervistato sul collegamento tra sesso e libertà da Enzo Mangini, sul settimanale Carta, Luttazzi ha spiegato: «Il collegamento è enorme e lo tracciava Michel Foucault già negli anni sessanta. Il potere religioso e quello economico usano da sempre il sesso per controllare le persone. È ovvio che la liberazione personale passa da quella sessuale, perché il sesso determina non dico ogni secondo, ma quasi, della nostra esistenza. Non vorrei esagerare con una visione sessocentrica, ma di fatto questo è: siamo dominati da pulsioni di cui non ci rendiamo conto e che non controlliamo. Invece, il potere economico, con la pubblicità, e le chiese, con i divieti morali, le usano. Dominano il desiderio: creano dei desideri artificiali, che tu non sapevi di avere (la vita lussuosa, la vita eterna) e ti propongono delle soluzioni altrettanto artificiali, che non corrispondono alla realtà. È faticoso informarsi, è faticoso essere indipendenti. Da soli si può fare ben poco, bisogna unirsi e provare a diffondere la consapevolezza di esigenze vere».[107][108][109][110][111]

Ogni 5 anni lo spettacolo viene aggiornato per tenere conto dei cambiamenti delle generazioni. «La prima versione poneva le fondamenta di un discorso di liberazione sessuale di cui tutti, credo, abbiamo bisogno. Esplorava gli aspetti più meccanici della sessualità, che vengono normalmente trascurati, come certe posizioni o il punto G maschile, del quale sono stato il primo a parlare».[104] L'ultima versione tiene conto inoltre di novità come il Viagra, il gel vaginale o delle quattordicenni disinibite e della nuova visione del matrimonio: «Si è evoluta anche la consapevolezza di quanto il matrimonio sia legato alla cultura e non alla natura. Una coppia su tre dopo dieci anni sceglie il divorzio: se capitasse a un'auto, il modello verrebbe ritirato dal mercato».[104] Si parla anche di tematiche legate alla meccanica e alla fisiologia, alla convivenza e ai sentimenti, agli aspetti medici e alla prevenzione».[104]

Tabloid e Panfilo

Il monologo teatrale contiene molte battute mai viste a "MaidireGol": o perché i funzionari Mediaset ponevano il veto, oppure perché non si prestavano al mezzo televisivo. «Col pubblico televisivo l'approccio è senz'altro diverso, perché la televisione è un mezzo grossolano e l'ironia, per esempio, non passa o passa parecchio inosservata. [...] E quindi devi ricorrere solamente a effetti di massa, all'equivalente retorico della "esplosione": devono essere battute secche e molto evidenti. A teatro invece e sulla pagina scritta puoi permetterti cose più sottili: la satira, l'ironia, le assurdità un po' particolari che in televisione non vengono accettate. »[17]

Capolavori

Qui Luttazzi disegna una teoria di personaggi, cui associa un breve racconto umoristico. Usa diversi stili, da quello cartoon anni cinquanta a quello realistico.[112] Intervistato sul significato del libro, Luttazzi risponde: «Il mio ideale è sempre stato quello di scrivere libri brevi e divertenti che possano essere capiti da tutti, anche da Gasparri».[113]

Adenoidi 2003

La prima parte dello spettacolo tratta temi dell'attualità, la seconda è una parte autobiografica: «racconta di come una certa educazione cattolica possa complicare i rapporti con l'altro sesso».[14] Nella parte sull'attualità, si occupa ampiamente del governo Berlusconi[114] col concetto di Golpe al rallentatore,[115][116][117] e delle anomalie della televisione italiana, con lo sketch sui cinque tabù della RAI.[118][119]

Lo spettacolo contiene anche il già citato monologo Adenoidi, «il primissimo monologo: lo ripropongo perché risale alla prima epurazione dalla Rai, nel 1988, cosa che si è ripetuta. Lo metto come segno di buon auspicio».[120]

Traduzioni di Woody Allen

Una nuova traduzione, completa e fedele, dei classici di Woody Allen: Rivincite, Senza Piume, Effetti Collaterali. In tale occasione, Luttazzi afferma che le precedenti traduzioni, pubblicate trent'anni prima, erano una versione addomesticata, per avvicinare il mondo surreale di Allen ai gusti del pubblico italiano, abituato alla comicità televisiva di Gino Bramieri.[25][121][122]

Per catturare in pieno lo spirito di Allen, è necessario «avere dimestichezza con il mondo dell'autore. Woody Allen non nasce dal nulla, si riferisce a una tradizione umoristica ebraico newyorkese che bisogna conoscere per capire sia le novità che gli apporta sia gli omaggi che lui gli tributa. Penso a Bob Hope - che non era ebreo, ma lo erano tutti i suoi autori -, penso a tutti gli autori televisivi con cui Allen collaborò a inizio carriera, negli anni '50: Neil e Danny Simon, Mel Brooks, Larry Gelbart, sceneggiatore di Mash. ( [...] ) Inoltre molte delle sue battute contengono termini yiddish. Trent'anni fa non c'erano vocabolari yiddish, oggi io, a casa, ne ho cinque! Inevitabilmente il mio compito è molto più facilitato dalla conoscenza maturata nel tempo.»[121]

Nelle precedenti traduzioni, le battute più scabrose o surreali erano state annacquate, sostituite con giochi di parole (una tecnica che Allen non ha mai utilizzato), o eliminate del tutto, quando addirittura non sostituite da battute inventate di sana pianta dai traduttori. Inoltre due interi racconti non erano stati neanche tradotti (Origini dello slang e Memorie del sovrappeso).[123]

Bollito misto con mostarda

Bollito misto è il terzo monologo della trilogia dedicata a Berlusconi. Il primo era Satyricon, che si occupava dell'ascesa al potere; poi Adenoidi, che parlava della presa del potere e infine Bollito Misto, che narra la fase di decadenza dell'impero»,[124] perché spiega Luttazzi «storicamente si sa che quando un impero raggiunge la sua acme in realtà è già cominciata la fase di decadenza. Per fortuna - ironizza - Berlusconi non legge i libri di storia, tant'è vero che è convinto che Romolo avesse un fratello di nome Remolo».[125] Anche questo spettacolo viene rifiutato da alcuni gestori teatrali, come al teatro Olimpico.[126] Luttazzi si affitta da solo l'Auditorium per due giorni e fa il tutto esaurito.

Durante la tournée lo spettacolo viene costantemente aggiornato in base agli avvenimenti d'attualità; per esempio la prima a Roma capitò lo stesso giorno dell'elezione di Ratzinger,[127][128] al che Luttazzi esordì con: «Eletto il nuovo papa. È il cardinal Ratzinger. Subito condannato di nuovo Galileo»; seguirono altri 10 minuti di battute sul tema, fra cui: «Ratzinger ha invitato i giovani a praticare la castità. Se funziona con loro, poi proverà con i preti».[129]

Il monologo si serve della parola tecnica e scientifica (prevalente quella anatomico-biologica, derivata dagli studi in medicina) per mantenere elevato il livello del gioco linguistico, per dare alla materia corporea e corporale tutta la dignità artistica e creativa che merita.[130]

Il titolo si riferisce metaforicamente a un piatto invernale, come invernale è la satira.[116] La mostarda allude inoltre al gas mostarda usato nella Prima guerra mondiale. Lo spettacolo termina elevando la ferocia satirica al piano della poesia col remake virtuosistico di una gag classica e impervia: Jerry Lewis e la sua macchina per scrivere.[131]

Il monologo è solo una piccola parte del libro omonimo, che è diviso in tre sezioni: la prima, surreale, vede Luttazzi in missione in Iraq (ne ricaverà il monologo "Come uccidere causando inutili sofferenze" ); la seconda, satirica, espande i temi politici e religiosi del monologo Bollito misto; la terza infine è una fantasia grottesca che coinvolge vari divi del jet set internazionale invitati al matrimonio di Madonna (di questa, il racconto spiega il passaggio dal libro Sex all'ebraismo).

Come uccidere causando inutili sofferenze

Luttazzi immagina di essere inviato dal governo in missione in Iraq ad allietare le truppe italiane, «perché sono lì che credono di essere in missione di pace ma quando gli sparano addosso si avviliscono».[57][58]

Luttazzi racconta tappa dopo tappa tutto quello che succede da Nassiriya risalendo il Tigri e l'Eufrate fino a Mossul e a Tikrit.[60][132] I particolari del viaggio sono tutti veri: Luttazzi impiega un anno e mezzo per scriverlo, attingendo informazioni da un amico che fa l'istruttore dei reparti scelti a Nassiriya e che gli mostra filmati inediti.[133].[134]

La "commedia" sussiste invece nelle interazioni con gli altri personaggi. Il tema è satirico ma diversamente dagli ultimi suoi spettacoli il trattamento è comico surreale, i toni sono quelli di una farsa grottesca: «affronto delle bugie per le quali la gente sta morendo».[60][135] «Cronaca, satira, trovate surreali e rimandi all'attualità si incrociano secondo una tecnica nuova e stimolante per il pubblico».[136] «La novità qui però è il modo in cui utilizzo la satira e si ride in modo molto comico. Adesso sono concentrato unicamente sulla guerra, mentre nei monologhi precedenti io usavo la satira "secca". Faccio un esempio. Nel caso Unipol, se Fassino diceva una cosa, io la commentavo e poi ci facevo su della satira. Ma c'è un altro modo che è più surreale, quello in cui il giudizio arriva in un secondo momento. »[133]

Barracuda 2007

In anteprima dal 10 novembre 2006 a Conegliano, e in prima nazionale il 26 gennaio a Bologna, Luttazzi debutta con Barracuda 2007, un monologo del 1999, ma al solito completamente rivisto e aggiornato. La prima parte è più surreale e comprende la versione aggiornata di Barracuda. La seconda parte, più satirica, si occupa dell'attualità.[137]

«Cercherò anche di affrontare il clima culturale». Cioè? «Visto che gli italiani amano informarsi e divertirsi guardando la tv, è importante vedere come mai in questi cinque anni abbia preso piede la strana figura del presentatore paraculo. Analizzerò i vari casi di paraculismo italiano».[138]

Nello slogan di presentazione, Luttazzi dissuade chi potrebbe andare allo spettacolo casualmente senza sapere a cosa va incontro: «Prepariamoci a un Luttazzi più che mai scorretto, efferato, estremo nelle provocazioni, persino abominevole».[139] Spiega Luttazzi che «occorre essere preparati a un certo tipo di umorismo, avere la mente elastica, aperta. Cerco di offrire una serata di intrattenimento puro, ma moderno, non legato ai vecchi schemi della comicità che imperano tuttora in televisione».[137]

Decameron

Il 14 novembre 2008 debutta al Gran Teatro di Roma il monologo "Decameron", due ore di "satira incandescente contro la politica reazionaria del governo Berlusconi, contro l'opposizione molle del PD, contro l'oscurantismo del Vaticano e contro il potere della Satira."[140]; Luttazzi lo definisce "un antidoto alla comicità tranquilla che la tv commerciale e la Rai hanno ormai imposto agli italiani come modello, la comicità che ha lo scopo di rassicurare e intontire con i suoi parossismi prevedibilissimi. Tutta merda che mi sono già mangiato da un pezzo."[141] Dal 13 febbraio 2010 Il Fatto Quotidiano distribuisce il DVD del monologo teatrale, mai andato in onda in TV.

Pensieri, idee, opinioni

La battuta

Milton Berle

Luttazzi sottolinea come una battuta comica condivida con la poesia alcune regole: per esempio la brevità, l'esattezza dei termini e il ritmo[60] . Quanto ai significati, ogni battuta suscita la risata perché contiene una piccola verità umana. La deontologia del comico, secondo Luttazzi, consiste nel dire battute che fanno ridere l'autore. «Quando una battuta mi fa molto ridere, ha una piccola verità che io devo rispettare. E allora dico la battuta perché sono convinto che nel tempo mi persuaderà nella sua verità».[142]

Luttazzi sostiene che, come per tutta l'arte, anche il gusto per la comicità è legato alla cultura e soggetto quindi a una evoluzione[26].

Luttazzi fa un paragone pittorico, «è come se il pubblico fosse ancora fermo a De Pisis: tu gli fai una battuta che sembra Klee, e loro non l'apprezzano.».[26] «C'è una tradizione comica, quindi il pubblico magari è ancora fermo, non so, a Walter Chiari, e tu fai battute tipo: "che sapore ha un feto appena abortito? Pollo crudo". »[7] «"Recentemente, a Napoli ho riproposto la battuta sul feto. Gelo. "Eh, ma non fa ridere", dicevano. "No, vi assicuro che fa molto ridere. Non fa ridere voi, perché dovete ancora fare un percorso. Io quel percorso l'ho già fatto. Fra vent'anni vi farà molto ridere, fidatevi"».[26]

Secondo Luttazzi, se nel mondo la comicità ha fatto passi da gigante, nella tv italiana non è così. Sostiene infatti che quasi tutti i comici televisivi italiani si rifanno alla comicità di Totò, mentre «pochissimi ricordano l'umorismo che venne espresso da riviste come il Bertoldo o da umoristi come Marcello Marchesi, Leo Longanesi, Ennio Flaiano[17]

Un altro gusto a cui il pubblico italiano secondo Luttazzi non è più abituato è quello per il grottesco, che esprime meglio di ogni altro stile l'ambiguità del potere. «Mentre l'ironia lavora per sottrazione, il grottesco lavora per accumulo, ed era molto diffuso nei cabaret europei negli anni '20 e '30».[122].

«Per esempio: dieci anni fa io facevo Magazine 3, quindi Sesso con Luttazzi in televisione. Tu vedi adesso le cose, come dicevi tu, in quel programma di RaiSatExtra ed è perfettamente comprensibile. All'epoca mi davano del matto. Dice non è possibile far vedere in televisione tu che mangi su una tartina dello sperma o che bevi una caraffa di mestruo. Adesso, sulla scorta di altre cose che vengono dall'America, dall'Inghilterra e da altri paesi, sembra normale. Noi lo facevamo in Italia già dieci anni fa. Ma io lo facevo perché avevo letto Frigidaire, per esempio. Per dire e per tornare al discorso di prima. Perché attingevo a una creatività che era veramente nuova e che insegnava al resto del mondo a fare certe cose.»[7]

La satira

Luttazzi dice che la satira è una forma libera del teatro che storicamente e culturalmente, "risponde a un'esigenza dello spirito umano: l'oscillazione fra sacro e profano".[143][144]

La satira, dice Luttazzi, si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte,[26][145][146][147] e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie e attacca i pregiudizi.

Per Luttazzi, "la satira è un punto di vista e un po' di memoria". Questo, assieme ai temi rilevanti che affronta, la distingue dalla comicità e dallo sfottò, nei quali l'autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista ma fa solo del "colore".

Secondo Luttazzi la satira è anche un indicatore del grado di democrazia di un paese e dà fastidio ai potenti perché ricorda i fatti e nel commentarli in modo divertente consente allo spettatore di metterli in prospettiva e quindi di comprenderli.[39][148][149][150] Sostiene anche che di fronte alla mole di notizie, un autore di satira deve saper cogliere quelle rilevanti e separarle da quelle irrilevanti, che è proprio quello che non viene fatto in televisione, perché non si vuole che la gente prenda coscienza di quello che sta capitando.[127][149]

Luttazzi ricorda spesso uno dei più grandi autori satirici e giornalisti di tutti i tempi, Karl Kraus, col suo giornale La Fiaccola (Die Fackel) faceva contro-cultura nell'epoca nazista.[151][152] Sottolinea che la satira nel commentare i fatti che accadono non risparmia nessuno; «I fatti non sono né di destra né di sinistra e la satira non fa propaganda. In questi anni, invece, il Polo ha cercato di far passare come fazioso chiunque esprimesse critiche legittime e oggettive sul suo operato. Attaccare il potere non è attaccare la democrazia, è la democrazia. E chiunque in democrazia ha la sua quota di potere...».[153] «Dicono anche che sono fazioso, ma la satira deve essere faziosa. Anche per Cleone, Aristofane era fazioso, perché era vittima dei suoi strali. Alla lunga si è visto che Aristofane aveva ragione. »[149]

Luttazzi insiste sull'importanza di distinguere la satira dal semplice sfottò. Lo sfottò è, secondo il comico, la presa in giro bonaria, la parodia, la caricatura;[154] lo sfottò è reazionario perché alla fine rende simpatico il personaggio preso di mira, come Fiorello con La Russa;[155] la satira invece esprime un punto di vista, su un fatto specifico, fa nomi e cognomi, e impegna personalmente l'autore. «La satira inquieta, semina dubbi. Io non offendo le persone ma i pregiudizi, in primo luogo i miei».[120] «La comicità leggera, quella dei giochetti di parole, va benissimo, se però è permessa anche l'altra. Se questo non è possibile, la comicità "light" significa ritirarsi nella torre d'avorio come capitava agli scrittori dell'epoca fascista che si rintanavano nel bello scrivere per evitare di affrontare i problemi veri. Queste cose le abbiamo studiate nei libri di scuola, sembravano lontane, ma oggi le stiamo rivivendo».[127] Inoltre Luttazzi sostiene che la televisione ha abituato il gusto degli italiani alla comicità d'evasione, all'umorismo innocuo, allo "zucchero filato"; ma «una dieta di solo zucchero filato ti uccide, serve anche il pollo arrosto».[136].[121][156]

Rappresentazione di Aristofane

Luttazzi ricorda che come ogni cosa che si occupa delle relazioni tra esseri umani e delle forze che condizionano e modificano questi rapporti, la satira è essenzialmente politica.[147] «Siamo un paese plagiato dal cattolicesimo. Per questo il bersaglio principale è il sesso. Altri tabù sono la Chiesa e la politica. Da noi non si accetta il fatto che la satira sia anti-dogmatica, anti-ideologica e quindi anti religiosa».[157]

François Rabelais

Luttazzi ha ricordato la definizione che ne diede Dario Fo quando venne ospite a Satyricon: «la satira è una forma libera, assoluta del teatro». In risposta a un consigliere Rai (Mario Landolfi) che aveva dichiarato che «la satira deve deformare non informare» Luttazzi ha più volte replicato «La satira informa, deforma e fa quel cazzo che le pare».[30] «La satira vera si vede dalla reazione che suscita: più cercano di bloccarti, più vuol dire che stai facendo bene il tuo lavoro».[158].[149]

Luttazzi ricorda anche un principio di Mel Brooks: «la satira se non è eccessiva non fa ridere».[131] «È sbagliato parlare di volgarità della satira, essa da sempre ha come tecnica (corpo grottesco) la riduzione alla esigenze corporali: mangiare, bere, defecare, urinare, scopare.»[144] «Chi lancia accuse di volgarità è un ignorante, e dovrebbe leggersi i capolavori del genere: Aristofane, Ruzante, Rabelais, Swift, Sterne, Karl Kraus e Dario Fo[159]

«La satira tende a svalutare e non c'è niente di più svalutante della merda».[24] Luttazzi ama dire che "la merda è per l'autore satirico quello che la pietra filosofale era per l'alchimista. L'autore satirico utilizza l'escremento per arrivare alla grazia dell'arte."[156]

«La fatica ad accettare la satira c'è sempre stata, ma oggi è più forte che mai. Io credo che le motivazioni siano di due tipi: da una parte c'è il problema della dicotomia anima-corpo, vale a dire della non accettazione della componente corporea, di tutto ciò che è espressione del corpo e che viene dalla nostra cultura sempre censurato; d'altra parte credo che ciò a cui stiamo assistendo in questi tempi sia un progressivo ridursi della competenza del pubblico in quanto tale.»[160]

Il gusto per la satira si acquisisce in età adulta, e non può piacere ai bambini.[161][162] «La satira è un gusto a cui devi essere educato, non apprezzi subito la satira, specie se la tua mente è bloccata da ideologie varie; le battute ti spiazzano e mettono in discussione le cose nelle quali hai creduto sempre. La satira fa questo e se non sei adulto non sei portato a tollerare, ad accettare la cosa. Qualche persona a teatro si alza e se ne va.»[162] «La satira è una forma libera del teatro, la sua forza sta nell'esplorare la contraddizione umana».[60] «La gente ride di una battuta satirica perché contiene un nocciolo di verità umana che mette in mostra una contraddizione, che fa venire un dubbio.»[163] «La satira ha sicuramente una funzione di provocazione intellettuale e psicologica, di disagio che non ti lascia completamente tranquillo. Dopo il momentaneo divertimento, la fulminea risata, c'è e rimane la riflessione sul messaggio, sul fatto che hai grottescamente messo in evidenza; colpire l'emotività per mettere in funzione il cervello.»[6]

Le forme di comunicazione

Il blog, come forma di comunicazione, tende ad assecondare le derive populistiche.[54][55][56] «La massa dei cybernauti tende ad aver bisogno di un leader, di un messia»,[60] e la forma blog non è neutra, è un ipnotico che tende a creare un fenomeno "massa + leader", a dare potere a chi gestisce la vicenda e a condizionare i contenuti e il modo in cui questi vengono ricevuti.».[6][163][164] Questo meccanismo non si applica alla televisione, che è invece un tranquillante.[165] «Il blog è una forma di comunicazione che contiene un'illusione da smascherare: quella del mezzo democratico che mette sullo stesso piano chi produce i contenuti e chi li mastica».[163]

Fine anni settanta

Per Luttazzi la fine degli anni settanta è «un periodo che mi piace ricordare, e che è stato dimenticato troppo facilmente in Italia. Ne è stata dimenticata la creatività, ma non solo. Sono caduti nel dimenticatoio anche fatti politici, come quando Cossiga nel 1977, allora ministro degli Interni, mandò a Bologna i carri armati per sgombrare la zona universitaria occupata in seguito ai fatti di Bologna dell'11 marzo 1977 alle tragiche vicende dell'11 marzo»[166]

Sostiene inoltre che è stato «un periodo di grandissima creatività, sembrava che si potesse fare tutto: c'erano Radio Alice, riviste come Il male, Cannibale, Frigidaire, Alter, Linus, era un mondo che improvvisamente fu come rifiutato e dimenticato. Questo disco [Money for dope] per me è anche un modo per ricordarlo».[167]

Letteratura

Gli autori preferiti da Luttazzi sono Vladimir Nabokov, l'autore di Lolita, «ha scritto un libro che è secondo me il più bello di questo secolo, Il dono», Kurt Vonnegut, Thomas Pynchon, Carlo Emilio Gadda, Giorgio Manganelli, Aldo Buzzi, e Ennio Flaiano.[168][169]

Musica

Per il suo disco Money for dope ha creato un connubio insolito fra i registri della New Wave anni settanta e quelli del jazz anni cinquanta. «Ammiro molto la stranezza perché è quasi sempre sinonimo di originalità e indipendenza di pensiero»,[170] come quella degli Sparks, di Eels, The Magnetic Fields, They Might Be Giants, Björk e Goldfrapp.[170]

Il secondo cd School is boring conferma il mood espressivo del primo con dieci canzoni che narrano storie di superstiti da naufragi sentimentali.

Dal settembre 2009 Daniele Luttazzi propone, oltre al tour satirico, il tour musicale "Songbook", accompagnato da una band di quattro elementi (basso, chitarra, tastiere, batteria). Il repertorio, brani dei primi due cd più diverse canzoni inedite, è arrangiato secondo gli stilemi della dance music anni 80. Nell'introdurre il concerto, Luttazzi definisce la nuova tendenza "New Disco: temi sociali e temi scabrosi esplorati a ritmo di musica dance. Perché la rivoluzione, che mi auguro prossima, dovrà essere fatta divertendosi."

Politica

Daniele Luttazzi è un simpatizzante del Partito Comunista dei Lavoratori.[171][172]

Opere

Libri

Discografia

Trasmissioni televisive

Spettacoli teatrali

  • Non qui, Barbara, nessuno ci sta guardando (1989)
  • Chi ha paura di Daniele Luttazzi? (1991)
  • Sesso con Luttazzi (1993, 1999, 2003, 2008)
  • Va' dove ti porta il clito (1995, 2009)
  • Adenoidi (1996)
  • Tabloid (1997)
  • Barracuda LIVE (1998)
  • Satyricon (2001)
  • Adenoidi 2003 (2003)
  • Dialoghi platonici (2003) (recitati da attori dello Stabile di Genova e dell'Archivolto, per la regia di Giorgio Gallione)
  • Bollito misto con mostarda (2004)
  • Come uccidere causando inutili sofferenze (2005)
  • Barracuda 2007 (2007)
  • Decameron (2008)

Concerti

Note

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  18. ^ Recensione di Massimiliano Finotti per la nuova dello spettacolo Tabloid andato in scena l'11 aprile 1998 a Bardonecchia
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  164. ^ Giovanni Gagliardi, Luttazzi chiude il suo blog "Non mi piace sentirmi un leader", in la Repubblica, 24 gennaio 2006. URL consultato il 06-08-2007.
  165. ^ Intervista rilasciata a Marco Manieri per Binario 21, gennaio 2006
  166. ^ Daniele Luttazzi, oltre la Tv che ha paura, intervista e recensione di Money for dope di Fabrizio Gianuario, per Kataweb Musica, 1 febbraio 2005 [107][108]
  167. ^ Daniele Luttazzi, oltre il musical, intervista di Luigi Iavarone per il Manifesto, febbraio 2005 [109]
  168. ^ Intervista rilasciata per il sito Facceride.interfree.it, 12 aprile 2005 [110]
  169. ^ Intervista di Gianluca Mercadante per Orizzonti - una rivista per tutti gli artisti. N° 25 [111], pp.5-6
  170. ^ a b Intervista video a 365live, 2005
  171. ^ Intervista a Daniele Luttazzi, Liberazione, 13 novembre 2008
  172. ^ Intervista di Beatrice Borromeo a Daniele Luttazzi, Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2010

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