Galea grossa: differenze tra le versioni
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== Storia == |
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Versione delle 15:16, 25 ott 2020
Galea grossa | |
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Altri nomi | galea grossa da merchado |
Caratteristiche costruttive | |
Lunghezza | 50 m |
Larghezza | 7 m |
Caratteristiche di trasporto | |
Propulsione | mista (remi e vela) |
Rematori | 50 |
Numero alberi | 2 (3 le più grandi) |
Tipo di vela | latina |
La galea grossa o galea grossa da merchado era la tipica galea mercantile utilizzata nel Mediterraneo dal Basso Medioevo. Rispetto alla galea sottile usata per la guerra aveva maggiori dimensioni, a scapito delle qualità marinare ma a tutto vantaggio delle capacità mercantili. Si trattava in pratica di un compromesso tra funzione militare e commerciale che rendeva la galea "grossa" particolarmente utile ad un redditizio trasporto delle merci preziose scambiate con l'Oriente. Era lunga circa 50 m e larga 7, per circa 25 banchi di rematori.
Storia
Nel XIII secolo, l'incredibile sviluppo delle Repubbliche Marinare italiane, sviluppò nuovi natanti dai legni "classici" che ancora solcavano il Mediterraneo: le triremi greco-romane ed i dromoni bizantini. Apparvero allora la galea sottile, destinata alla guerra, e la galea grossa, un vascello ibrido ideato non solo per associare i vantaggi della nave a remi, ma anche quelli della nave da guerra e di quella mercantile.
Il veneziano Demetrio Nadal è ricordato per aver progettato il prototipo della galea grossa nel 1294, progetto presto modificato seguendo le impostazioni costruttive delle galee delle Fiandre, più voluminose e più adatte allo sviluppo che aveva avuto l'artiglieria da fuoco[1][2].
Caratteristiche
La galea grossa, sviluppata a partire dal Duecento, presentava dimensioni molto maggiori rispetto alla galea sottile da guerra, con la presenza di due alte incastellature a prua e a poppa e di un trinceramento posto a mezzanave per farvi da riparo ai soldati, su modello del dromone bizantino. Erano dotate di due, ma più spesso tre, alberi a vela, oltre che dei tradizionali remi, utilizzati nella navigazione controvento, in caso di bonaccia o durante i combattimenti. Il sistema di voga, data la particolare pesantezza della nave, rispetto agli altri tipi di galea, era quello a scaloccio, con cinque vogatori per banco agenti su un unico remo.
I maggiori volumi di stiva rendevano queste galee ideali per le attività mercantili, consentendo tuttavia, grazie alla maggiore manovrabilità e sicurezza offerta dai remi, una maggior capacità difensiva rispetto alle navi tonde a vela.
Le galee grosse erano quindi utilizzate principalmente per il trasporto di mercanzie di un certo valore e furono utilizzate dalle repubbliche marinare italiane quale principale elemento delle muda, cioè delle carovane marittime utilizzate nei commerci, spesso a protezione del nucleo di navi tonde e talvolta con l'aggiunta di un'ulteriore scorta di galee sottili.
In caso di guerra le galee grosse potevano essere schierate anche nelle flotte da guerra con una funzione di fortezze galleggianti nel mezzo dello schieramento di galee sottili. Proprio da questa particolare funzione, con il declinare del sistema delle mude, seguito alla crisi dei commerci mediterranei innescata agli inizi del XVI secolo dalla scoperta portoghese delle rotte circumafricane, che rese di fatto obsolete le galee grosse mercantili, venne sviluppato sulla base di questo tipo di navi il modello della galeazza da guerra.
Note
Esplicative
Bibliografiche
- ^ Enciclopedia Treccani: Invenzione della galea Grossa
- ^ Graziano Arici, La galea ritrovata, Consorzio Venezia nuova, 2003, p. 63
Bibliografia
- Gardiner R [a cura di], The Age of the Galley: Mediterranean Oared Vessels since pre-Classical Times, Conway Maritime Press, 2004, ISBN 978-0-85177-955-3.
- Frederic C. Lane, Le navi di Venezia : fra i secoli XIII e XVI, Torino, Einaudi, 1983 [1969], ISBN 88-06-05666-2.
- Mutinelli F, Lessico Veneto, Venezia, Tipografia Giambattista Andreola, 1853.
- Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone : Storia di Venezia, Milano, Rusconi, 1979.