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Alcina (personaggio): differenze tra le versioni

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Alcina ricompare nei ''[[Cinque Canti]]'', dove cerca di vendicare sia l'onta arrecatale da Ruggero e Astolfo sia quella fatta da [[Orlando (paladino)|Orlando]] a Morgana (nell{{'}}''[[Orlando innamorato]]''). La fata cattiva si muove insieme al traditore [[Gano di Maganza|Gano]] contro [[Carlo Magno]] e il suo regno.
Alcina ricompare nei ''[[Cinque Canti]]'', dove cerca di vendicare sia l'onta arrecatale da Ruggero e Astolfo sia quella fatta da [[Orlando (paladino)|Orlando]] a Morgana (nell{{'}}''[[Orlando innamorato]]''). La fata cattiva si muove insieme al traditore [[Gano di Maganza|Gano]] contro [[Carlo Magno]] e il suo regno.


Il personaggio di Alcina ha ispirato diverse opere liriche: ''[[L'isola di Alcina]]'', di [[Riccardo Broschi]], e la più famosa ''[[Alcina (opera)|Alcina]]'', di [[Georg Friedrich Händel]].
Il personaggio di Alcina ha ispirato diverse opere liriche: ''[[L'isola di Alcina]]'', di [[Riccardo Broschi]], e le più famose ''[[Alcina (opera)|Alcina]]'' ([[Georg Friedrich Händel]]) e ''[[Orlando furioso]]'' (Ristori-Vivaldi)


Da Alcina deriva il termine "alcinesco", che indica qualcosa di ingannevolmente seducente e fascinoso<ref>[[Benedetto Croce]], ''Materialismo storico ed economia marxistica'', 3ª ed., Bari, Laterza, 1968, p. XIV: «[parlando di [[Karl Marx]]] E oltre l'ammirazione gli serberemo – noi che allora eravamo giovani, noi da lui ammaestrati – altresì la nostra gratitudine, per aver conferito a renderci insensibili alle alcinesche seduzioni (Alcina, la decrepita maga sdentata, che mentiva le sembianze di florida giovane) della Dea Giustizia e della Dea Umanità».</ref>.
Da Alcina deriva il termine "alcinesco", che indica qualcosa di ingannevolmente seducente e fascinoso<ref>[[Benedetto Croce]], ''Materialismo storico ed economia marxistica'', 3ª ed., Bari, Laterza, 1968, p. XIV: «[parlando di [[Karl Marx]]] E oltre l'ammirazione gli serberemo – noi che allora eravamo giovani, noi da lui ammaestrati – altresì la nostra gratitudine, per aver conferito a renderci insensibili alle alcinesche seduzioni (Alcina, la decrepita maga sdentata, che mentiva le sembianze di florida giovane) della Dea Giustizia e della Dea Umanità».</ref>.

Versione delle 08:49, 19 lug 2020

Alcina
Niccolò dell'Abate, Ruggero e Alcina, affresco da Palazzo Torfanini a Bologna
Sagaciclo carolingio
AutoreLudovico Ariosto
Caratteristiche immaginarie
SpecieFata
Sessofemmina

Alcina è un personaggio immaginario che compare nell'Orlando furioso, opera di Ludovico Ariosto.

È una delle tre fate sorelle nel poema ariostesco. Le altre due sono Morgana e Logistilla. La sede delle tre sorelle è un'isola posta al di là delle colonne d'Ercole.

Alcina è per molti aspetti simile alla maga Circe dell'Odissea, in quanto trasforma in animali o piante gli innamorati che non le vanno più a genio, come succede ad Astolfo, che viene trasformato in una pianta di mirto. All'inizio del Furioso, Ruggero salva Astolfo (che è anche aiutato da Logistilla), cadendo però poi egli stesso prigioniero dell'incanto di Alcina, la quale, vecchia, brutta e sdentata, grazie ai suoi poteri magici gli appare come una giovane donna fascinosa. Tuttavia, alla fine Ruggero riesce a scappare con l'aiuto della maga Melissa, che gli mostra le vere sembianze della fata malefica.

Alcina ricompare nei Cinque Canti, dove cerca di vendicare sia l'onta arrecatale da Ruggero e Astolfo sia quella fatta da Orlando a Morgana (nell'Orlando innamorato). La fata cattiva si muove insieme al traditore Gano contro Carlo Magno e il suo regno.

Il personaggio di Alcina ha ispirato diverse opere liriche: L'isola di Alcina, di Riccardo Broschi, e le più famose Alcina (Georg Friedrich Händel) e Orlando furioso (Ristori-Vivaldi)

Da Alcina deriva il termine "alcinesco", che indica qualcosa di ingannevolmente seducente e fascinoso[1].

Note

  1. ^ Benedetto Croce, Materialismo storico ed economia marxistica, 3ª ed., Bari, Laterza, 1968, p. XIV: «[parlando di Karl Marx] E oltre l'ammirazione gli serberemo – noi che allora eravamo giovani, noi da lui ammaestrati – altresì la nostra gratitudine, per aver conferito a renderci insensibili alle alcinesche seduzioni (Alcina, la decrepita maga sdentata, che mentiva le sembianze di florida giovane) della Dea Giustizia e della Dea Umanità».

Voci correlate

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