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Psicometria: differenze tra le versioni

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La teoria di risposta dell'articolo modella il rapporto fra le caratteristiche e le risposte latenti agli articoli della prova. Tra altri vantaggi, IRT fornisce una base per ottenere una valutazione della posizione di un prova-acquirente su una data caratteristica latente così come l'errore standard della misura di quella posizione. Per esempio, la conoscenza dell'allievo dell'università di storia può essere dedotta dal suo segno su una prova dell'università ed allora essere paragonata attendibilmente a conoscenza dell'allievo della High School dedotta da una prova meno difficile. I segni hanno derivato dalla teoria classica della prova non hanno questa caratteristica e la valutazione di abilità reale (piuttosto che di abilità riguardante altri prova-acquirenti) deve essere valutata confrontando i segni a quelli di un gruppo di norma scelto a caso dalla popolazione. Infatti, tutte le misure derivate dalla teoria classica della prova dipendono dal campione collaudato, mentre, in linea di principio, quelle derivate dalla teoria di risposta dell'articolo non sono.
La teoria di risposta dell'articolo modella il rapporto fra le caratteristiche e le risposte latenti agli articoli della prova. Tra altri vantaggi, IRT fornisce una base per ottenere una valutazione della posizione di un prova-acquirente su una data caratteristica latente così come l'errore standard della misura di quella posizione. Per esempio, la conoscenza dell'allievo dell'università di storia può essere dedotta dal suo segno su una prova dell'università ed allora essere paragonata attendibilmente a conoscenza dell'allievo della High School dedotta da una prova meno difficile. I segni hanno derivato dalla teoria classica della prova non hanno questa caratteristica e la valutazione di abilità reale (piuttosto che di abilità riguardante altri prova-acquirenti) deve essere valutata confrontando i segni a quelli di un gruppo di norma scelto a caso dalla popolazione. Infatti, tutte le misure derivate dalla teoria classica della prova dipendono dal campione collaudato, mentre, in linea di principio, quelle derivate dalla teoria di risposta dell'articolo non sono.
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==Critiche==
La psicometria e il suo status epistemologico come [[scienza]] non sono esenti da critiche. Ad esempio, i critici di questo metodo sostengono che la misurazione diretta della sensazione sia impossibile, e che ogni misurazione si riferisce sempre a grandezze di stimoli in un dato contesto e non alla sensazione<ref>Laming, D., A critique of a measurement–theoretic critique: Commentary on Michell, Quantitative science and the definition of measurement in psychology, in British Journal of Psychology, vol. 88, 1997, pp. 389–391.</ref>. Gli autori delle tecniche psicometriche rispondono, che non sempre in natura la teoria della misura è relativa a misure come la lunghezza, direttamente osservabili. Molte variabili fisiche vengono misurate senza che esse siano direttamente osservabili, come ad esempio le forze o il calore. Queste ultime si misurano mediante i loro effetti e non direttamente. In psicologia, con le opportune tecniche psicometriche, si effettua lo stesso tipo di misurazione. Anzi, spesso nelle scienze fisiche non vengono tenuti in considerazione tutti i criteri metodologici e statistici che invece vengono utilizzati normalmente in psicometria{{cn}}.


==Note==
==Note==

Versione delle 09:42, 18 ott 2019

Disambiguazione – Se stai cercando l'omonima facoltà paranormale, vedi Psicometria (paranormale).

La psicometria si occupa della teoria e della tecnica della misura in psicologia. Il campo di studio coinvolge due aspetti della ricerca, vale a dire:

  • la costruzione degli strumenti e delle procedure per la misura;
  • lo sviluppo ed il perfezionamento dei metodi teorici della misura.

Il settore si occupa della misurazione obiettiva di abilità, conoscenze, attitudini, tratti della personalità e risultati scolastici. Alcuni ricercatori di psicometria si concentrano sulla costruzione e la validazione di strumenti di valutazione come questionari e test, mentre altri si concentrano sulla ricerca relativa alla teoria della misurazione.

Origini e retroterra culturale

La psicometria può tracciare le sue origini da due correnti di pensiero: la prima, da Darwin, Galton e Cattell, sulla misurazione delle differenze individuali, e la seconda, da Herbart, Weber, Fechner e Wundt e le loro misurazioni psicofisiche di un costrutto simile. La seconda serie di individui e la loro ricerca è ciò che ha portato allo sviluppo della psicologia sperimentale e ai test standardizzati[1].

Corrente vittoriana

Charles Darwin fu l'ispirazione dietro Sir Francis Galton che portò alla creazione della psicometria. Nel 1859, Darwin pubblicò il suo libro "L'origine delle specie", che riguardava le differenze individuali negli animali. In questo libro erano discusse le differenze tra i singoli membri di una specie e il modo in cui gli individui possiedono caratteristiche più adattive e di successo o meno adattive e meno efficaci. Coloro che sono adattivi e di successo sono quelli che sopravvivono e lasciano il posto alla generazione successiva, che risulta essere altrettanto o più adattabile e di successo. Questa idea, precedentemente studiata sugli animali, ha portato all'interesse e allo studio di Galton sugli esseri umani e su come differiscono l'uno dall'altro e, soprattutto, su come misurare tali differenze.

Galton scrisse un libro intitolato "Genius ereditario" sulle diverse caratteristiche che le persone possiedono e su come queste caratteristiche le rendono più "adatte" rispetto ad altre. Oggi queste differenze, come il funzionamento sensoriale e motorio (tempo di reazione, acuità visiva e forza fisica) sono importanti settori della psicologia scientifica. Gran parte del primo lavoro teorico e applicato in psicometria è stato intrapreso nel tentativo di misurare l'intelligenza. Galton, spesso indicato come "il padre della psicometria", ha ideato e incluso test mentali tra le sue misure antropometriche. James McKeen Cattell, che è considerato un pioniere della psicometria, ha continuato ad estendere il lavoro di Galton. Cattell ha anche coniato il termine "test mentale£ ed è responsabile della ricerca e delle conoscenze che alla fine hanno portato allo sviluppo di test moderni[1].

Corrente germanica

L'origine della psicometria ha anche connessioni con il campo correlato della psicofisica. Più o meno nello stesso periodo in cui Darwin, Galton e Cattell stavano facendo le loro scoperte, Herbart era interessato a "sbloccare i misteri della coscienza umana" attraverso il metodo scientifico[1]. Herbart è responsabile della creazione di modelli matematici della mente, che furono influenti nelle pratiche educative negli anni a venire.

E.H. Weber si basò sul lavoro di Herbart e cercò di dimostrare l'esistenza di una soglia psicologica, affermando che era necessario uno stimolo minimo per attivare un sistema sensoriale. Dopo Weber, G.T. Fechner ha ampliato le conoscenze acquisite da Herbart e Weber, per formulare la legge secondo cui la forza di una sensazione cresce come logaritmo dell'intensità dello stimolo. Un seguace di Weber e Fechner, Wilhelm Wundt è accreditato di aver fondato la psicologia scientifica. L'influenza di Wundt ha spianato la strada ad altri scienziati nello sviluppare test psicologici[1].

XX Secolo

Lo psicometrista Louis Leon Thurstone, fondatore e primo presidente della Psychometric Society nel 1936, sviluppò e applicò un approccio teorico alla misurazione chiamato "legge del giudizio comparativo", un approccio che ha stretti legami con la teoria psicofisica di Ernst Heinrich Weber e Gustav Fechner. Inoltre, Spearman e Thurstone apportarono entrambi importanti contributi alla teoria e all'applicazione dell'analisi fattoriale, un metodo statistico sviluppato e ampiamente utilizzato in psicometria. Alla fine degli anni '50, Leopold Szondi fece una valutazione storica ed epistemologica dell'impatto di pensiero statistico sulla psicologia durante i decenni precedenti: "negli ultimi decenni, il pensiero specificamente psicologico è stato quasi completamente soppresso e rimosso, e sostituito da un pensiero statistico. Proprio qui vediamo il cancro della testologia e della testomania di oggi."[2]

Più recentemente, la teoria psicometrica è stata applicata nella misurazione della personalità, degli atteggiamenti, delle credenze e dei risultati accademici e nei campi correlati con la salute. La misurazione di questi fenomeni non osservabili è difficile, e gran parte della ricerca e della scienza accumulata in questa disciplina sono state sviluppate nel tentativo di definire e quantificare adeguatamente tali fenomeni. I critici, inclusi professionisti delle scienze fisiche e attivisti sociali, hanno sostenuto che tale definizione e quantificazione sono eccessivamente difficili, se non impossibili, e che tali misurazioni sono spesso utilizzate in modo improprio, come nel caso dei test psicometrici di personalità utilizzati nelle procedure di assunzione[3].

Le figure che hanno dato un contributo significativo alla psicometria includono Karl Pearson, Charles Spearman, Louis Leon Thurstone, Anne Anastasi, Georg Rasch, Alfred Binet.

Definizione della misura nelle scienze sociali

La definizione della misura nelle scienze sociali ha una lunga storia. Una definizione attualmente diffusa, proposta da Stanley Smith Stevens (1946)[4], è che la misura sia:

«l’assegnazione di etichette numeriche (cifre) a oggetti o eventi in base a una certa regola»

Questa definizione è stata introdotta nel testo in cui Stevens ha proposto le quattro scale di misura: scala nominale, scala ordinale, scala a intervalli e scala a rapporti. Anche se ampiamente adottata in psicometria, questa definizione differisce dalla definizione più classica della misura utilizzata dalle scienze fisiche, che è:

«la misura è la valutazione e l'espressione numerica della grandezza di una quantità riguardante un altro evento»

Effettivamente, la definizione data da Stevens della misura è stata proposta in risposta al comitato britannico di Ferguson, di cui il presidente (A. Ferguson) era un fisico. Il comitato è stato nominato nel 1932 dall'associazione britannica per l'avanzamento della scienza, per studiare la possibilità di misurare quantitativamente gli eventi psichici. Anche se la presidenza ed altri membri della commissione erano fisici, vi erano anche parecchi psicologi. La relazione del comitato ha evidenziato l'importanza della definizione della misura. Mentre la risposta di Stevens doveva proporre una nuova definizione per ottenere un'influenza considerevole, questa era di fatto l'unica risposta al rapporto. Un'altra definizione, assai differente, era di accettare la definizione classica, come enunciata nella seguente dichiarazione:

«Le misure in psicologia e in fisica non sono in alcun modo differenti. I fisici possono misurare quando possono trovare i funzionamenti mediante i quali possono rispondere ai test di verifica necessari; gli psicologi anche ma non sempre. Non devono preoccuparsi delle differenze ignote fra il significato della misura nelle due scienze»

Queste risposte divergenti sono dovute largamente alle metodiche che intercorrono nel misurare un evento. Per esempio, i metodi basati sulle tabelle di covarianza, sono impiegati tipicamente su gruppi di numeri, i cui segni grezzi derivati dalle valutazioni rappresentano le misure. Tali metodi richiedono implicitamente la definizione di misura dello Stevens, la quale richiede soltanto che i numeri siano assegnati secondo una certa regola. L'operazione principale di ricerca, allora, è considerata, come la scoperta delle associazioni fra simboli e fra i fattori che si presuppone siano alla base di tali associazioni. D'altra parte, quando la misura si adatta al modello de Rasch, i numeri non sono assegnati basandosi su una regola, bensì in armonia con la dichiarazione di Reese. Ossia, i test di verifica specifici per la misura, sono dichiarati, e l'obiettivo è costruire le procedure che forniscono i dati, procedure che meglio rispondono ai test di verifica relativi. Le misure sono valutate basandosi sui modelli, e le prove sono effettuate per accertare che sia stato possibile rispondere ai test di verifica relativi.

Strumenti e procedure

Intelligenza e quoziente intellettivo

I primi strumenti psicometrici sono stati utilizzati per misurare il concetto d'intelligenza. Il metodo storicamente più conosciuto consiste nella scala Stanford-Binet per la misurazione del Quoziente di intelligenza (QI), sviluppata originalmente dallo psicologo francese Alfred Binet. Il metodo fu inizialmente sviluppato da Binet all'inizio del 1900 in seguito al crescente bisogno nel nuovo sistema scolastico sempre più eterogeneo di un sistema efficiente di identificazione veloce dei bambini che avevano bisogno di più sostegno per l'apprendimento perché meno veloci e portati dei compagni. Il metodo sviluppato da Binet si rivelò utile ed efficiente.

Test di personalità

Un altro campo importante in psicometria è quello dei test di personalità. C'è una vasta letteratura riguardante la concettualizzazione della personalità e la relativa misurazione. Un campo di applicazione pratica della psicologia della personalità è per esempio in ambito lavorativo ed economico. La misurazione e diagnostica di determinati caratteri e aspetti della personalità permettono un'organizzazione più efficiente dell'ambiente lavorativo. Alcuni degli strumenti meglio conosciuti includono l'inventario di personalità del Minnesota Multiphasic, il cosiddetto MMPI, e l'indicatore dei tipi psicologici del Myers-Briggs. Anche gli atteggiamenti sono stati studiati estesamente in psicometria. Un metodo comune alla misura degli atteggiamenti è l'uso della scala Likert.
In estrema sintesi, specifici test psicometrici valutano specifiche funzioni della mente:

Approcci teorici

Le teorie psicometriche derivano da una molteplicità di aree scientifiche. Primariamente gli psicometristi hanno sviluppato la gran parte delle teorie sviluppando e analizzando i test mentali. Gran parte del lavoro può essere suddiviso nella teoria classica del test (in inglese CTT) e nella teoria di risposta degli item (in inglese IRT). Un altro modello di misura simile al modello degli item è il modello di Georg Rasch della misurazione.

Gli psicometristi hanno sviluppato metodi per lavorare con grosse matrici di correlazione e covarianza. Tecniche originali sviluppate in quest'area sono l'analisi fattoriale (trovare dei fattori latenti che spieghino i dati), lo scaling multidimensionale (trovare una rappresentazione semplice per una molteplicità di dati) e l'analisi dei cluster (trovare oggetti simili ad altri).

In questi modelli descrittivi multivariati lo scopo finale è quello di dare un senso logico e semplificare una grande quantità di dati. Più recentemente i modelli ad equazioni strutturali e la path analysis rappresentano i modelli multivariati più sofisticati per risolvere matrici di dati molto grandi e complesse. Questi modelli prevedono sia un'analisi di tipo confermativo (Analisi Fattoriale Confermativa, AFC, per sapere quanto i dati siano attenenti ad un modello teorico) sia di tipo esplorativo (Analisi Fattoriale esplorativa, AFE, per determinare il modello dei dati).

Concetti chiave

Il test

Il test, lo strumento chiave di valutazione della mente, nonché principio chiave di tutta la psicometria, può essere definito come un insieme di stimoli, o item, standardizzati per tipologia, durata, ordine, sequenza e istruzioni. Questi stimoli sono costruiti in maniera tale da rappresentare, in base al modello teorico che li ha edificati, una determinata funzione cognitiva o di personalità. Le risposte del soggetto vengono anch'esse codificate in maniera standardizzata, ottenendo specifici punteggi assegnati in base alle indicazioni teoriche e metodologiche fornite dal manuale del test. Tali punteggi vengono sia confrontati nelle sotto-aree che li compongono, sia convertiti in valori standard (vedi standardizzazione) e confrontati con un campione normativo. Tale campione, costruito nella fase di taratura del test, è di solito rappresentativo della popolazione nazionale di riferimento. In base ai punteggi ottenuti, e a tutti i confronti su di essi svolti, è possibile definire in maniera quantitativa le differenze ottenute dai rispondenti al test.

Validità e attendibilità

I concetti fondamentali nella teoria classica della misura sono l'attendibilità (o affidabilità o fedeltà) e la validità. L'attendibilità è la proprietà psicometrica relativa all'accuratezza con cui un test o una scala misura una certa variabile psicologica. L'attendibilità è diversa dalla validità perché non ci dice se il test misura ciò che vorremmo misurasse, ma indica la precisione della misura che l'insieme degli item ci permette di ottenere.

Sia l'attendibilità che la validità possono essere valutate matematicamente. La coerenza interna può essere valutata correlando le prestazioni su due metà di una prova (attendibilità split-half); il valore del coefficiente di correlazione prodotto-momento di Pearson è registrato con la formula Spearman-Brown di previsione, per corrispondere alla correlazione fra due prove integrali. Altri metodi includono la correlazione intra-codice categoria (il rapporto della varianza delle misure di dato obiettivo alla varianza di tutti gli obiettivi). Una misura comunemente usata è l'alfa di Cronbach, equivalente alla media di tutti i coefficienti possibili di split-half. La stabilità di misure ripetute è valutata con il coefficiente di Pearson, ossia come equivalenza di versioni differenti della stessa misura (ad esempio tra forme differenti di una prova di intelligenza).

La validità può essere valutata correlando le misure con una misura di verifica del test, già conosciuta come valida. Quando la misura del test di verifica è raccolta nello stesso momento, l'obiettivo è quello di stabilire la validità simultanea; quando il test di verifica è raccolto successivamente, l'obiettivo è di stabilire la validità preventiva. Una misura ha validità di costrutto se il test risponde alle esigenze della teoria o del modello che ne sta alla base.

La validità preventiva o simultanea non può eccedere il quadrato della correlazione fra due versioni della stessa misura.

Critiche

La psicometria e il suo status epistemologico come scienza non sono esenti da critiche. Ad esempio, i critici di questo metodo sostengono che la misurazione diretta della sensazione sia impossibile, e che ogni misurazione si riferisce sempre a grandezze di stimoli in un dato contesto e non alla sensazione[5]. Gli autori delle tecniche psicometriche rispondono, che non sempre in natura la teoria della misura è relativa a misure come la lunghezza, direttamente osservabili. Molte variabili fisiche vengono misurate senza che esse siano direttamente osservabili, come ad esempio le forze o il calore. Queste ultime si misurano mediante i loro effetti e non direttamente. In psicologia, con le opportune tecniche psicometriche, si effettua lo stesso tipo di misurazione. Anzi, spesso nelle scienze fisiche non vengono tenuti in considerazione tutti i criteri metodologici e statistici che invece vengono utilizzati normalmente in psicometria[senza fonte].

Note

  1. ^ a b c d Kaplan, R.M., & Saccuzzo, D.P. (2010). Psychological Testing: Principles, Applications, and Issues. (8th ed.). Belmont, CA: Wadsworth, Cengage Learning.
  2. ^ Leopold Szondi (1960) Das zweite Buch: Lehrbuch der Experimentellen Triebdiagnostik. Huber, Bern und Stuttgart, 2nd edition. Ch.27, From the Spanish translation, B)II Las condiciones estadisticas, p.396.
  3. ^ Psychometric Assessments. Psychometric Assessments . University of Melbourne.
  4. ^ Stevens, S. S. (1946). On the theory of scales of measurement. Science, 103, 667-80
  5. ^ Laming, D., A critique of a measurement–theoretic critique: Commentary on Michell, Quantitative science and the definition of measurement in psychology, in British Journal of Psychology, vol. 88, 1997, pp. 389–391.

Bibliografia

  • Introduction to psychometrics, su gentile concessione. Testo sotto licenza GFDL
  • Andrich, D. & Luo, G. (1993) A hyperbolic cosine model for unfolding dichotomous single-stimulus
  • Michell, J. (1997). Quantitative science and the definition of measurement in psychology. British Journal of Psychology, 88, 355-383.
  • Michell, J. (1999). Measurement in Psychology. Cambridge: Cambridge University Press.
  • Rasch, G. (1960/1980). Probabilistic models for some intelligence and attainment tests. Copenaghen, *Danish Institute for Educational Research), expanded edition (1980) with foreword and afterword by B.D. Wright. Chicago: The University of Chicago Press.
  • Reese, T.W. (1943). The application of the theory of physical measurement to the measurement of psychological magnitudes, with three experimental examples. Psychological Monographs, 55, 1-89.
  • Stevens, S. S. (1946). On the theory of scales of measurement. Science, 103, 667-80.
  • Thurstone, L.L. (1927). A law of comparative judgement. Psychological Review, 34, 278-286.
  • Thurstone, L.L. (1929). The Measurement of Psychological Value. In T.V. Smith and W.K. Wright (Eds.), Essays in Philosophy by Seventeen Doctors of Philosophy of the University of Chicago. Chicago: Open Court.
  • Thurstone, L.L. (1959). The Measurement of Values. Chicago: The University of Chicago Press.

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