Antonio abate: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua| |
{{nota disambigua||Sant'Antonio abate (disambigua)|Sant'Antonio Abate}} |
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{{Santo |
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|nome= Sant'Antonio abate |
|nome = Sant'Antonio abate |
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|morto = [[Tebaide (Egitto)|Deserto della Tebaide]], {{Calcola età3|356|1|17|251|1|12}} |
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|attributi = [[Crux commissa|croce tau]], bastone, campanella, maiale, protezione dal demonio, libro, fuoco |
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|patrono di = Invocato contro l{{'}}''herpes zoster'', protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici |
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|patrono di= vedi elenco nel testo |
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|santiebeati = |
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{{Bio |
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|Nome = Antonio abate |
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|Cognome = |
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|PostCognome = ({{lang-grc|Ἀντώνιος|Antṓnios}}, {{latino|Antonius}}, {{copto|Ⲁⲃⲃⲁ Ⲁⲛⲧⲱⲛⲓ}}), chiamato '''sant'Antonio il Grande''', detto anche ''sant'Antonio d'Egitto'', ''sant'Antonio del Fuoco'', ''sant'Antonio del Deserto'' e ''sant'Antonio l'Anacoreta'', |
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|PreData = |
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|Sesso = M |
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|LuogoNascita = Qumans |
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|LuogoNascitaLink = Coma (Egitto) |
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|GiornoMeseNascita = 12 gennaio |
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|AnnoNascita = 251 |
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|LuogoMorte = Deserto della Tebaide |
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|LuogoMorteLink = Tebaide (Egitto) |
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|GiornoMeseMorte = 17 gennaio |
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|AnnoMorte = 356 |
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|Epoca = 200 |
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|Epoca2 = 300 |
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|Attività = abate |
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|AttivitàAltre = ed [[eremita]] |
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|Nazionalità = egiziano |
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Contemporaneo di [[Paolo di Tebe]], è considerato il fondatore del [[Monachesimo|monachesimo cristiano]] e il primo degli [[Abate|abati]]; a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, ''abbà'', si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo [[Atanasio di Alessandria]]. È uno dei quattro Padri della Chiesa d'Oriente che portano il titolo di "Grande" insieme allo stesso Atanasio, a [[Basilio Magno|Basilio]] e a [[Fozio di Costantinopoli]]. È ricordato nel [[Calendario dei santi]] della [[Chiesa cattolica]] e da [[Calendario dei santi (luteranesimo)|quello luterano]] il 17 gennaio, ma la [[Chiesa ortodossa copta]] lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel suo calendario, al 22 del mese di [[Tobi (mese)|Tobi]]. |
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== Biografia == |
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[[File:StAnthony.jpg|sinistra|miniatura|Icona raffigurante ''sant'Antonio abate''.]] |
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La vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso la ''Vita Antonii'' pubblicata nel [[357]] circa, opera [[Agiografia|agiografica]] scritta da [[Atanasio di Alessandria|Atanasio]], vescovo di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'[[arianesimo]]. L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella ''Vita Antonii'', la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. Un significativo riferimento alla vita di Antonio si trova nella ''Vita Sancti Pauli primi eremitae'' scritta da [[san Girolamo]] negli anni [[375]]-[[377]]. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano [[Paolo di Tebe]]. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane, affinché si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo per opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre ''[[Legenda Aurea]]'' di [[Jacopo da Varazze]]. |
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Antonio nacque a [[Coma (Egitto)|Coma]] (l'odierna Qumans) il 12 gennaio del [[251]], figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri"<ref>Mt {{Cita passo biblico|Mt|19,21}}</ref>. Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella a una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri [[Anacoreta|anacoreti]] facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità. |
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===Le fonti=== |
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Conosciamo la vita di Sant'Antonio abate soprattutto attraverso la ''Vita Antonii'' pubblicata nel [[357]], opera [[agiografia|agiografica]] attribuita a [[Sant'Atanasio]], vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadivato nella lotta contro l'[[Arianesimo|eresia ariana]]. |
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Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Gli consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal [[demonio]]; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portargli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise. |
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L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente che in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella ''Vita Antonii'' la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. |
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[[File:Grotta Egitto SanAntonioAbate.jpg|miniatura|Grotta in cui viveva Antonio, sul monte che domina il [[Monastero di Sant'Antonio|suo monastero]].]] |
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In seguito Antonio si spostò verso il [[Mar Rosso]] sul monte [[Dayr al-Maymūn|Pispir]] dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il [[285]] e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato dal demonio. Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio". |
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Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume [[Nilo]]. Questi [[Padri del deserto]] vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. Antonio contribuì all'espansione dell'[[anacoretismo]] in contrapposizione al [[cenobitismo]]. |
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Un significativo riferimento alla vita di Sant'Antonio si trova nella ''Vita Sanctii Pauli primi eremitae'' scritta da [[San Girolamo]] verso il [[375]]. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano [[San Paolo di Tebe]]. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane affinché si sfamino, sino alla sepoltura dl vecchissimo Paolo ad opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre ''Legenda Aurea ''di [[Jacopo da Varagine]]. |
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[[Ilarione di Gaza|Ilarione]] (291-371) visitò nel [[307]] Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Majuma, città marittima vicino a [[Gaza]] dove venne costruito il primo monastero della cristianità in [[Palestina]]<ref>Melchiorre Trigilia, [https://play.google.com/books/reader?id=XTsCAgAAQBAJ&printsec=frontcover&output=reader&hl=it&pg=GBS.PA3 ''Ilarione: Il Santo vissuto a Cava d'Ispica''], Trigilia Cultura 1982, p.11</ref>. |
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===La vita=== |
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Antonio nacque a Coma in [[Egitto]] (l'odierna [[Qumans]]) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" (Mt 19,21). Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità. |
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[[Immagine:StAnthony.jpg|thumb|left|250px|Icona raffigurante ''Sant'Antonio abate'']] |
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Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta che divenne il famoso motto ''Ora et labora'', della regola benedettina. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivamo per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal [[demonio]]; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise. |
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Nel [[311]], durante la persecuzione dell'imperatore [[Massimino Daia]], Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all'imperatore [[Costantino I]] per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'[[arianesimo]], visse i suoi ultimi anni nel deserto della [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]] dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì all'età di 105 anni il 17 gennaio del [[356]]. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto. |
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In seguito Antonio si spostò verso il [[Mar Rosso]] sul monte [[Pispir]] dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il [[285]] e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all’anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal demonio. |
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Per tutta la vita parlò [[copto]], la lingua dei contadini egiziani, mentre ignorò il greco.<ref>{{Cita web|url=https://www.tusciaweb.eu/2020/01/santantonio-abate-nella-tradizione-ortodossa/|titolo="Sant'Antonio Abate nella tradizione ortodossa"|sito=Tusciaweb.eu|data=2020-01-17|lingua=it|accesso=2024-05-30}}</ref> |
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Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio". |
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== Le reliquie == |
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[[Immagine:Grotta_Egitto_SanAntonioAbate.jpg|right|thumb|300px|Grotta in cui viveva il Santo, sul monte che domina il [[Monastero di Sant'Antonio|monastero]] ]] |
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La storia della traslazione delle reliquie di sant'Antonio in Occidente si basa principalmente sulla ricostruzione elaborata nel XVI secolo da Aymar Falco, storico ufficiale dell'Ordine dei Canonici Antoniani. |
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Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano, le reliquie sarebbero state prima traslate nella città di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]]. Ciò avvenne intorno alla metà del [[VI secolo]]: numerosi [[martirologio|martirologi]] medievali datano la traslazione al tempo di [[Giustiniano]] (527-565). Poi, a seguito dell'[[Conquista islamica dell'Egitto|occupazione araba dell'Egitto]], sarebbero state portate a [[Costantinopoli]] ([[670]] circa). Nell'[[XI secolo]] il nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Châteauneuf, nella [[Arcidiocesi di Vienne|diocesi di Vienne]], le ottenne in dono dall'[[imperatore di Costantinopoli]] e le portò in Francia nel [[Delfinato]]. |
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Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume [[Nilo]]. Questi [[Padri del deserto]] vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. |
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Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di [[Saint-Antoine-l'Abbaye]], una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la tutela del priorato benedettino che faceva capo all'[[abbazia di Montmajour]] (vicino ad [[Arles]], in Provenza). |
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Antonio contribuì all'espansione dell'anacoretismo in contrapposizione al cenobitismo. |
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Nello stesso luogo si originò il primo nucleo di quello che poi divenne l'[[Ordine degli Ospedalieri Antoniani]], la cui vocazione originaria era quella dell'accoglienza delle persone affette dal [[Herpes zoster|fuoco di sant'Antonio]]. L'afflusso di denaro proveniente dalla questua fece nascere forti contrasti tra il priorato e i [[Cavalieri Ospitalieri]]. I primi furono costretti così ad andarsene, ma portarono con sé la reliquia della testa di Sant'Antonio. A partire dal XV secolo, il priorato iniziò a sostenere di possedere la sacra reliquia, sottratta durante la fuga agli antoniani. La sacra reliquia venne solennemente riposta ad Arles nella chiesa di Saint-Julien, di loro proprietà. Nel 1517 il cardinale [[Luigi d'Aragona]], nel corso di un suo viaggio per l'Europa, si recò sia a [[Saint-Antoine-l'Abbaye]] che a [[Abbazia di Montmajour|Montmajour]] e catalogò "osso per osso" le reliquie custodite in ciascuno dei due sepolcri rilevando la palese loro duplicazione e segnalando tutto al Papa, senza però risolvere l'impasse.<ref>{{Cita libro|autore=André Chastel|titolo=Luigi d'Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l'Europa|editore=Laterza}}</ref> |
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Anche [[Sant'Ilarione]] visitò nel [[307]] Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Gaza, in [[Palestina]], dove venne costruito il primo monastero della cristianità. Nel [[311]], durante la persecuzione dell'Imperatore [[Massimino Daia]], Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quella occasione il suo amico Sant'Atanasio scrisse una lettera all'Imperatore [[Costantino]] per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'[[Arianesimo]], visse i suoi ultimi anni nel deserto della [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]] dove pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, ultracentenario, il 17 gennaio [[357]]. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto. |
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Le testimonianze più antiche identificano Jocelino come nipote di Guglielmo, colui che, parente di Carlo Magno, dopo essere stato al suo fianco in diverse battaglie, si era ritirato a vita monastica e aveva fondato il monastero di Gellone (oggi [[Saint-Guilhem-le-Désert]]). |
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===Attributi iconografici=== |
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* Croce a '''Τ''' ([[tau (lettera)|tau]]), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone. |
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* Bastone, se raffigurato in abiti monacali, spesso con una campanella. |
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* [[Pastorale]], se raffigurato in abiti da abate, talora con una campanella. |
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* [[Mitria]], se raffigurato in abiti abaziali, sulla testa, ai piedi o sorretta da angeli. |
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* Campanella, in mano o legata al bastone, talora più di una. |
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* Libro delle sacre scritture, in mano, generalmente aperto, talvolta ai piedi o sostenuto da angeli. |
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* [[Fuoco]], sul libro o ai piedi. |
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* [[Maiale]], ai piedi, talora altri animali domestici. |
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* [[Serpente]], schiacciato dal piede. |
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* Corona del Rosario, in mano o pendente dal bastone. |
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* [[Aquila]], ai piedi. |
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Inoltre, se a partire dall'XI secolo incomincia a svilupparsi il culto taumaturgico nella città di Saint-Antoine-L'Abbaye, attorno alle spoglie di Antonio, nello stesso periodo si origina la tradizione che narra della presenza del corpo del santo all'interno dell'abbazia di Lézat ([[Lézat-sur-Lèze]]). Quindi i corpi di Antonio, in Occidente, diventano tre, e tali rimarranno fino al XVIII secolo<ref name=":0">A. Foscati, ''I tre corpi del santo. Le leggende di traslazione delle spoglie di sant'Antonio Abate in Occidente'', Hagiographica, XX (2013), pp. 143-181.</ref>. |
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==Il culto== |
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===Le reliquie=== |
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Nel [[561]] le sue reliquie vennero traslate ad [[Alessandria d'Egitto]], |
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presso la chiesa di San Giovanni. Verso il [[635]], in seguito all'occupazione araba dell'Egitto, furono spostate a [[Costantinopoli]]. Nel [[XI secolo]] il nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le ottenne in dono dall'Imperatore di Costantinopoli e le portò in [[Francia]] nel [[Delfinato]]. Nel [[1070]] il nobile [[Guigues de Didier]] fece costruire nel villaggio di La Motte presso [[Vienne]] una chiesa dove vennero traslate. |
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== Iconografia == |
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Per la prima volta nella storia, nel gennaio 2006, in occasione del Giubileo antoniano, le reliquie di sant'Antonio abate hanno lasciato la città di [[Arles]] (Francia). Dal 6 al 13 gennaio 2006 sono state ospitate nel Comune di [[Novoli]] in provincia di [[Lecce]]. Dal 13 al 17 gennaio 2006 sono state accolte nella stupenda cornice dell'[[Isola d'Ischia]]. |
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[[File:Mathis Gothart Grünewald 029.jpg|miniatura|verticale|[[Matthias Grünewald]], ''[[Altare di Issenheim]]'' per l'ospedale degli ''Antoniani'']] |
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[[File:Schongauer Anthony.jpg|miniatura|verticale|sinistra|''Le Tentazioni di Sant'Antonio'' incisione di [[Martin Schongauer]], ca 1490.]] |
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La popolarità della vita del santo - esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle più antiche immagini pervenutaci, risalente all'[[VIII secolo]], è contenuta in un frammento di affresco proveniente dal [[monastero di Baouit]] ([[Egitto]]), fondato da sant'Apollo. |
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A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo, solitamente raffigurato come un anziano monaco dalla lunga barba bianca, nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di [[Chartres]]), nelle sculture lignee destinate agli altari e alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendevano nelle loro case così come nelle loro stalle. |
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Il 20 agosto 2006 sono giunte ad [[Aci Sant'Antonio]] (CT), in Sicilia su un velivolo dell'aeronautica militare,con volo diretto, da Nimes a Sigonella, accompagnate dal cappellano militare don Giovanni Salvia, dal Vescovo di Acireale Mons. Pio Vittorio Vigo; è stata improntata una accoglienza particolare e una "grande festa" a cura del comitato festeggiamenti anno 2004/2006 il circolo sant'Antonio abate e tutta la comunità santantonese hanno collaborato per tutta la settimana accogliendo i numerosi pellegrini (cinquantamila presenze, 65 località di provenienza registrate, 9000 ostie consumate, 16000 immaginette divise). Nel contesto del Giubileo antoniano concesso da Sua Santità [[Giovanni Paolo II]] con Decreto della Penitenzeria Apostolica del 30 luglio 2004 la comunità santantonese ha provato delle emozioni che resteranno scolpite a carattere indelebile nel cuore dei partecipanti. Il 27 agosto 2006 le reliquie sono ripartite per la base militare di [[Sigonella]] e da li per la Primaziale basilica cattedrale di Arles. |
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Nel periodo medievale, il culto di sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'[[Canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne|ordine degli Ospedalieri Antoniani]], che ne consacrarono altresì l'iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di [[Matthias Grünewald]] per l'[[altare di Issenheim]]) con una croce a forma di ''tau'' che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (''thauma'' in [[lingua greca|greco]] antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di [[Issenheim]] ([[Alto Reno]]), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di [[Sant'Antonio in Ranverso]] (vicino a [[Torino]]) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da [[Giacomo Jaquerio]] (circa [[1426]]). |
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Il 21 gennaio 2007 sono giunte a Vibonati (Sa) dove sono state accolte dal Vescovo diocesano Mons. Angelo Spinillo, dal parroco del paese don Elia Guercio e da tutti i cittadini di Vibonati e del golfo di Policastro. Per tutto il periodo in cui le sacre reliquie sono state ospitate a Vibonati sono state organizzate moltissime celebrazioni e manifestazioni grazie alla disponibilità dei membri della confraternita "I discepoli di Sant'Antonio Abate" e dell'"Arciconfraternità della SS. Trinità e del Sacro Cuore", di tutti i cittadini vibonatesi e delle autorità civili e militari. La Chiesa madre ha registrato la visita di tantissimi pellegrini provenienti da tutti i paesi del Cilento e della Campania, della Puglia e della Basilicata e persino della Sicilia; senza contare i numerosi vibonatesi residenti in altre parti d'Italia e del mondo che sono accorsi numerosi ed entusiasti. Le reliquie hanno lasciato il piccolo comune cilentano il giorno 29 gennaio 2007 e, accompagnate da un pellegrinaggio di fedeli, sono state riportate ad Arles. |
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Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni. |
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Il 16 gennaio 2008 le reliquie, contenute in una teca in stile gotico, lasciano nuovamente Arles per giungere per la terza volta in Italia su richiesta della comunità religiosa dianese e del vescovo di [[Albenga]] e [[Imperia]] Mons. Mario Olivieri e sono trasportate a [[Diano Marina]] (IM) dove vengono esposte, fino al 22 gennai, nella chiesa parrocchiale dedicata al Santo. Il 17 gennaio, festa liturgica di '''Sant'Antonio Abate''', presiede la Santa Messa S.E. Mons. Giulio Sanguinetti Vescovo emerito di [[Brescia]]. |
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[[File:Pisanello 014.jpg|miniatura|''[[Madonna tra i santi Antonio Abate e Giorgio]]'', [[Pisanello]], [[1445]] circa. Tempera su tavola, 47 x 29 cm. [[National Gallery (Londra)|National Gallery di Londra]]]] |
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Il 20 gennaio le reliquie sono trasportate in solenne processione lungo le vie cittadine, alla presenza del Vescovo diocesano S.E. Mons. Mario Oliveri. |
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In numerosi dipinti l'immagine di sant'Antonio è associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del [[Pisanello]] (ca.[[1440]]-[[1450|50]]) conservata alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] di [[Londra]], che raffigura una visione della ''Madonna col Bambino'' che appare a un rude e barbuto sant'Antonio, con accanto un mansueto cinghiale accovacciato, e a un [[san Giorgio]] elegantemente vestito; e ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a [[san Nicola di Bari]] di fronte alla scena della ''Visitazione'' in una tavola di [[Piero di Cosimo]] (circa [[1490]]) conservata alla [[National Gallery of Art]] di [[Washington]]. |
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Il 23 sono riportate ad Arles, con una suggestiva processione che dalla chiesa le ha accompagniate fino al porticciolo di Diano Marina, e con un seguito di imbarcazioni trasportate via mare fino a [[Porto Maurizio]], da dove sono ripartite per Arles via terra. |
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Grande popolarità ebbero anche le scene d'incontro tra sant'Antonio e [[Paolo di Tebe|san Paolo eremita]], narrate da [[san Girolamo]]. Nel camposanto di [[Pisa]] il pittore fiorentino [[Buonamico Buffalmacco]] affrescò (circa [[1336]]) – con un linguaggio pittorico popolare e ironico alquanto dissacrante – scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della ''[[Tebaide (Buffalmacco)|Tebaide]]''. |
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===Patronati=== |
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[[Immagine:Sant'Antonio Abate- olio su tela- autore ignoto- secolo XVIII- post restauro ridimensionare.jpg|left|thumb|Sant'Antonio abate. Tela del secolo XVIII. [[Santa Maria di Licodia]]]] |
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Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili. |
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Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del [[Sassetta]] alla National Gallery of Art di Washington (circa [[1440]]), la tela di [[Gerolamo Savoldo]] alla [[Gallerie dell'Accademia]] in [[Venezia]] (circa [[1510]]) e quella di [[Diego Velázquez]] (circa [[1635]]) al [[Museo del Prado]]. Inoltre lo spettacolare gruppo ligneo scolpito nel '700 dal genovese Anton Maria Maragliano conservato nell'oratorio di Sant'Antonio Abate a Mele (Genova). |
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====Il "fuoco di Sant'Antonio"==== |
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Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. |
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Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la ''Vita Antonii'' scritta da [[Atanasio di Alessandria]] – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del [[Beato Angelico]] (circa [[1436]]) posta nel Museo delle Belle Arti di [[Houston]], oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre ''[[Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio|Trittico delle Tentazioni]]'' di [[Hieronymus Bosch]] al Museo nazionale dell'Arte antica di [[Lisbona]], oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] soprattutto nella pittura del Nord. |
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Per questo, tra i molti malati che accorrevano per chiedere grazie e salute, molti erano afflitti dal ''male degli ardenti'', conosciuto anche come ''[[fuoco di Sant'Antonio]]'' e corrispondente a due diverse malattie: l'[[Ergot|ergotismo]], causato da un fungo parassita delle graminacee, e l'[[herpes zoster]], causato dal virus varicella-zoster (o ''VZV'', che si riattiva nell'organismo in concomitanza con un indebolimento delle difese immunitarie a causa dell'età o patologie gravi). Entrambe le malattie si manifestano sotto forma di eritemi e vescicole con un decorso di poche settimane. Il liquido delle vescicole è contagioso. Particolarmente fastidiosa e a volte molto dolorosa è la nevralgia post-erpetica caratterizzata da dolore |
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prolungato che può permanere a volte per anche un anno. Il trattamento farmacologico prevede l'uso di farmaci antivirali, però di poca risoluzione. |
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Tra le opere più conosciute a questo riguardo va menzionata la celebre [[tentazioni di sant'Antonio (Grünewald)|tavola]] (ca [[1515]]-[[1520|20]]) di [[Matthias Grünewald]] che fa parte dell'[[altare di Issenheim]] conservato al [[Musée d'Unterlinden]] a [[Colmar]]. Essa è spesso citata assieme alla irriverente incisione (circa [[1480]]-[[1490|90]]) di [[Martin Schongauer]] al [[Metropolitan Museum of Art]], [[New York]]. |
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====Gli animali domestici==== |
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[[File:Saint-antony-beaten-by-the-devils-- Sassetta--Siena Pinacoteca.jpg|miniatura|upright=1.4|[[Sassetta]]<br />''Sant'Antonio bastonato dai diavoli''<br />[[Siena]], [[Pinacoteca nazionale (Siena)|Pinacoteca nazionale]]]] |
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Sant'Antonio tuttavia è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un [[maiale]] che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. |
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Vanno poi ricordate anche le molteplici ''Tentazioni'' dipinte dai fiamminghi [[David Teniers il Giovane]] e da [[Jan Brueghel il Vecchio]], con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al ''[[Ergotismo|fuoco di sant'Antonio]]''); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori. Molto particolare la versione che ne dà [[Salvator Rosa]] nel '600, soprattutto per l'aspetto atipico del demone. |
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Il tema delle ''Tentazioni di sant'Antonio'' riletto con una diversa sensibilità, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto [[Paul Cézanne]] con la sua ''[[tentazioni di sant'Antonio (Cézanne)|Tentazione]]'' (circa [[1875]]) della Collezione "E. G. Bührle" ([[Svizzera]]); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo ''La tentation de saint-Antoine'' di [[Gustave Flaubert]]. |
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La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare [[maiale|maiali]] all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal ''fuoco di Sant'Antonio''. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella. |
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Relativamente al [[XX secolo]] vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicoanalitica - da pittori quali [[Max Ernst]] e [[Salvador Dalí]], entrambe eseguite nel [[1946]]. |
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Secondo una leggenda del [[Veneto]] (dove viene chiamato ''San Bovo'' o ''San Bò'', da non confondere con l'[[San Bovo|omonimo santo]]), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio. |
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=== Attributi iconografici === |
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[[File:Tau uc lc.svg|miniatura|La lettera ''tau'' maiuscola e minuscola]] |
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* [[Croce]] a Τ ([[tau (lettera)|tau]]), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone. |
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* Bastone (spesso a forma di ''tau'', la lettera 't' dell'[[alfabeto greco]]), se raffigurato in abiti monacali, spesso con una campanella. |
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* [[Pastorale (liturgia)|Pastorale]], se raffigurato in abiti da abate, talora con un campanello.<ref group=Nota>Questo attributo si può ricollegare all'usanza dei monaci di Sant'Antonio di allevare [[maiali]] tenuti in libertà, riconoscibili per un campanello attaccato al collo o ad un orecchio.</ref> |
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* [[Maiale]], ai piedi (talora altri animali, come il [[cinghiale]]).<ref group="Nota">Due leggende stanno alla base dell'iconografia: la prima, che il maiale era in realtà un demone che aveva tentato il Santo e che fu da questi sconfitto e costretto a seguirlo sempre docilmente nelle sembianze di un maiale; la seconda vuole che una volta il Santo avesse curato e guarito un maiale e questi, da allora, l'avrebbe sempre fedelmente seguito. Vedi: Alfredo Cattabiani, ''Calendario'', ed. Rusconi, 1991, p. 130. ISBN 88-18-70080-4. Pare comunque che gli antoniani allevassero i maiali per contribuire al sostentamento degli ospedali da loro gestiti. (vedi Cattabiani,''op. cit.'', p.131).</ref> |
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* Campanella, in mano o legata al bastone, talora più di una. |
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* [[Mitra (copricapo)|Mitra]], se raffigurato in abiti abbaziali, sulla testa, ai piedi o sorretta da angeli. |
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* ''[[Bibbia|Libro delle Sacre Scritture]]'', in mano, generalmente aperto<ref group=Nota>Questo attributo richiama alla mente la regola scritta dal santo per i monaci.</ref> (talvolta ai piedi o sostenuto da angeli). |
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* [[Fuoco]], sul libro o ai piedi (richiama la protezione del santo sui malati del [[Ergotismo|fuoco di sant'Antonio]]). |
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* [[Serpente]], schiacciato dal piede. |
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* [[Rosario|Corona del Rosario]], in mano o pendente dal bastone. |
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* [[Aquila]], ai piedi. |
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=== Galleria d'immagini === |
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{{vedi categoria|Dipinti su sant'Antonio Abate}} |
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File:Piero di Cosimo 023.jpg|[[Piero di Cosimo]], Visitazione con san Nicola e sant'Antonio abate, 1490 circa, [[National Gallery of Art]], Washington |
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File:Sassetta 003.jpg|[[Sassetta]], ''Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita'', 1440 circa, National Gallery of Art, Washington |
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File:Diego Velázquez 010.jpg|[[Diego Velázquez]], ''Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita'', 1635 circa, [[Museo del Prado]], Madrid |
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File:Hieronymus Bosch 002.jpg|[[Hieronymus Bosch]], ''[[Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio|Tentazioni di sant'Antonio]]'', 1505 circa, [[Museu Nacional de Arte Antiga]], Lisbona |
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File:Mathis Gothart Grünewald 015.jpg|[[Matthias Grünewald]], ''Tentazioni di sant'Antonio'', 1515-20 circa, Musée d'Unterlinden, Colmar |
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File:David Teniers d. J. 007.jpg|[[David Teniers il Giovane]], ''Tentazioni di sant'Antonio'', Museo del Prado, Madrid |
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File:La Tentation de saint Antoine, par Paul Cézanne, Musée d'Orsay.jpg|[[Paul Cézanne]], ''Tentazioni di sant'Antonio'', 1875 circa, E. G. Bührle Collection (Svizzera) |
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File:Giuseppe Graziosi, Le tentazioni di sant'Antonio, 1930 circa.jpg|[[Giuseppe Graziosi]], ''Le tentazioni di sant'Antonio'', 1930 circa, Modena, Gipsoteca "Giuseppe Graziosi" |
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== Culto == |
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=== Patronati === |
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Nel [[1088]], i monaci benedettini dell'[[Abbazia di Montmajeur]] presso [[Arles]], vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Per quanto riguarda l'assistenza corporale, fu un nobile, certo Gaston de Valloire, che dopo la guarigione del figlio dal ''fuoco di Sant'Antonio'', decise di costruire un ''[[hospitium]]'' e di fondare una [[confraternita]] per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformerà nell'Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di sant'Agostino di sant'Antonio abate, detto comunemente degli [[Antoniani]]. |
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[[File:Jacopo Pontormo 041.jpg|miniatura|''Sant'Antonio abate'' di [[Pontormo]]]] |
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Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili. |
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=== Gli animali domestici === |
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L'Ordine nel [[1095]] venne approvato da [[Papa Urbano II]] al [[Concilio di Clermont]] e nel [[1218]] confermato con bolla papale di [[Papa Onorio III|Onorio III]]. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una ''tau'' azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati. |
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Sant'Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un [[maiale]] che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. |
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La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano servizio i monaci di sant'Antonio. |
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== Le immagini di Sant'Antonio nella storia dell'arte == |
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[[Immagine:Mathis Gothart Grünewald 029.jpg|thumb|left|150px|[[Matthias Grünewald]] [[Altare di Isenheim|altare di Isenheim]] per l'ospedale degli ''Antoniani'']] |
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La popolarità della vita del santo – esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle più antiche immagini pervenutaci, risalente al [[VIII secolo]], è contenuta in un frammento di affresco proveniente dal convento di Apollo a [[Bawit]] ([[Egitto]]). |
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A partire dall'XI secolo gli abitanti delle città si lamentavano della presenza di maiali che pascolavano liberamente nelle vie e i Comuni s'incaricarono allora di vietarne la circolazione, ma fatta sempre salva l'integrità fisica dei suini «di proprietà degli Antoniani, che ne ricavavano cibo per i malati (si capirà poi che per guarire bastava mangiare carne anziché segale), balsami per le piaghe, nonché sostentamento economico. Maiali, dunque, che via via acquisirono un'aura di sacralità e guai a chi dovesse rubarne uno, perché Antonio si sarebbe vendicato colpendolo con la malattia, anziché guarirla.»<ref>{{Cita pubblicazione |autore = M. C. Carratù |titolo = Recensione del libro "Dall'eremo alla stalla. Storia di sant'Antonio Abate e del suo culto" di Laura Fenelli (Laterza, 2011) |giornale = La Repubblica |data = 28 giugno 2011 |url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/06/28/il-culto-di-sant-antonio-abate-il.html |accesso = 4 febbraio 2016}}</ref>. |
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A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di [[Chartres]]), nelle sculture lignee destinate agli altari ed alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendono nelle loro case o addirittura nelle loro stalle. |
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Secondo una leggenda del [[Veneto]] (dove viene chiamato ''San Bovo'' o ''San Bò'', da non confondere con l'[[Bovo di Voghera|omonimo santo]]) e dell'[[Emilia]], la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio e si racconta di un contadino che, preso dalla curiosità di sentire le mucche parlare, morì per la paura. |
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Nel periodo medievale, il culto di Sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'[[Antoniani|ordine degli Ospedalieri Antoniani]], che ne consacrarono altresì la iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano i grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di [[Matthias Grünewald]] per l'[[Altare di Isenheim|altare di Isenheim]]) con una croce a forma di ''tau'' che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (''thauma'' in [[lingua greca|greco]] antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di [[Issenheim]] ([[Alto Reno]]), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di [[Sant'Antonio in Ranverso]] (vicino a [[Torino]]) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da [[Giacomo Jaquerio]] (ca. [[1426]]). |
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[[File:Le conche rescagnate di Collelongo.jpg|miniatura|Le conche rescagnate di [[Collelongo]]]] |
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Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni. |
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[[File:S. Antonio.JPG|thumb|Sant'Antonio Abate con gli animali, in una immagine devozionale]] |
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[[File:Tortelli di Sant’Antonio 02.jpg|thumb|Tortelli di Sant'Antonio]] |
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=== Proverbi e modi di dire === |
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In numerosi dipinti l'immagine di Sant'Antonio è associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del [[Pisanello]] (ca.[[1440]]-[[1450|50]]) consevata alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] di [[Londra]], che raffigura una visione della ''Madonna col Bambino'' che appare ad un rude e barbuto Sant'Antonio e ad un [[San Giorgio]] elegantemente vestito; ed ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a [[San Nicola]] di fronte alla scena della ''Visitazione'' in una tavola di [[Piero di Cosimo]] (ca. [[1490]]) conservata alla [[National Gallery di Washington|National Gallery of Art]] di [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]]. |
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Esiste, riferita a sant'Antonio, una sorta di giaculatoria scaramantica, abbastanza diffusa a livello popolare, nella quale si invoca il santo per ritrovare qualcosa che si è smarrito. |
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Questo modo di dire si trova nei luoghi dove c'è tradizionalmente maggiore devozione al santo, e si declina in modi differenti secondo i dialetti e secondo la tradizione. |
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Uno dei modi più strutturati si trova nel comune di [[Teora]]<ref group=Nota>Il comune di Teora è noto per la maschera de "Li Squacqualacchiun" rappresentata in occasione della sagra de "La Tomacella" di maiale e tarallucci scaldatelli detti: ''Tarall' senz'ov<nowiki>'</nowiki>''</ref>, in [[Irpinia]] e dice: ''Sant'Antonij Abbat' cu rr' ccauz' arrup'zzat' cu lu cauzon' dd' vullut' famm' truvà quedd' ch' agg' perdut<nowiki>'</nowiki>'', traducibile letteralmente in italiano come "Sant'Antonio Abate, con le calze rappezzate, con i pantaloni di velluto, fammi ritrovare ciò che ho perduto". In questa cittadina si tiene annualmente il "falò di Sant'Antuono" presso la chiesa di san Vito ove alloggia la statua di sant'Antonio abate. |
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Grande popolarità ebbero anche le scene di incontro tra Sant’Antonio e San Paolo eremita, narrate da [[San Girolamo]]. Nel Camposanto di [[Pisa]] il pittore fiorentino [[Buonamico Buffalmacco]] affrescò (ca. [[1336]]) – con un linguaggio pittorico popolare ed ironico alquanto dissacrante – scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della [[La Tebaide (Buffalmacco)|Tebaide]]. |
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Il riferimento all'abito di velluto diventa più generico, sempre al sud, nel detto "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto". |
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Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del [[Sassetta]] alla National Gallery of Art di Washington (ca. [[1440]]), la tela di [[Gerolamo Savoldo]] alla [[Galleria dell'Accademia di Venezia|Galleria dell'Accademia]] in [[Venezia]] (ca. [[1510]]) e quella di [[Diego Velázquez]] (ca. [[1635]]) al [[Museo del Prado]]. |
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[[Immagine:Schongauer Anthony.jpg|thumb|150px|"Le Tentazioni di Sant'Antonio" incisione di [[Martin Schongauer]] ca 1490).]] |
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Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la ''Vita Antonii'' scritta da [[Sant'Atanasio]] – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del [[Beato Angelico]] (ca. [[1436]]) posta nel [[Museum of Fine Arts (Huston)|Museum of Fine Arts]] di [[Houston]], oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre ''trittico delle tentazioni'' di [[Hieronymus Bosch]] al [[Museu Nacional de Arte Antigua (Lisbona)| Museu Nacional de Arte Antigua]] di [[Lisbona]], oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] soprattutto nella pittura del Nord. |
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A Varese, in Lombardia, la festività di sant'Antonio abate - qui detto sant'Antonio del porcello - è molto sentita; qui il detto si declina in ''Sant'Antoni dala barba bianca famm' truà che'l che ma manca, sant'Antoni du'l purscel famm' truà propri che'l'' (ossia "sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, sant'Antonio del porcello (maiale) fammi trovare proprio quello"). |
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Tra le opere più celebri a questo riguardo va menzionata la celebre [[Tentazioni di Sant'Antonio (Grünewald)|tavola]] (ca [[1515]]-[[1520|20]]) di [[Matthias Grünewald]] che fa parte dell’[[Altare di Isenheim|altare di Isenheim]] conservato al [[Musée d'Unterlinden (Colmar)| Musée d'Unterlinden]] a [[Colmar]]. Essa è spesso citata assieme alla irriverente incisione (ca. [[1480]]-[[1490|90]]) di [[Martin Schongauer]] al [[Metropolitan Museum of Art di New York]], [[New York]]. |
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Più in generale, al nord l'espressione si limita a ''sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca''. Questo detto viene a volte riferito a [[Antonio di Padova|sant'Antonio da Padova]]<ref>{{Cita web |url=http://www.apadova.info/visitare-padova/sant-antonio-da-padova |titolo=Sant'Antonio da Padova: Storia e Ostensione del Santo<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=17 gennaio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121103041304/http://www.apadova.info/visitare-padova/sant-antonio-da-padova |dataarchivio=3 novembre 2012 |urlmorto=sì }}</ref>, ma il riferimento è chiaramente erroneo, dato che il [[Antonio di Padova|santo di Padova]] è morto a 36 anni e difficilmente può aver avuto la barba bianca, né sembra sia mai stato rappresentato con la barba bianca. |
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Vanno poi ricordate anche le molteplici ''Tentazioni'' dipinte dai fiamminghi [[David Tenier il giovane]] e da [[Jan Brueghel il Vecchio]], con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al ''[[fuoco di Sant'Antonio]]''); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori. |
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In "serrano", dialetto parlato nella cittadina di [[Serracapriola]], in provincia di Foggia, si dice ''A sènt'Endòn 'llong n'or'' (A sant'Antonio s'allunga un'ora), con riferimento al fatto che a partire dal 17 gennaio, memoria liturgica di Sant'Antonio Abate, la durata media del giorno, inteso come ore di luce, è di un'ora più lunga rispetto al giorno più corto, tradizionalmente fissato nel giorno di santa Lucia, ossia il 13 dicembre. |
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Il tema delle ''Tentazioni di Sant'Antonio'' riletto con una diversa sensibilità, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto [[Paul Cézanne]] con la sua [[La tentazione di Sant'Antonio (Cézanne)|tentazione]] (ca. [[1875]]) della [[E. G. Bührle Collection]] ([[Svizzera]]); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo ''La tentation de Saint-Antoine'' di [[Gustave Flaubert]]. |
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Relativamente al [[XX secolo]] vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicanalitica - da pittori quali [[Max Ernst]] e [[Salvador Dalì]], entrambe eseguite nel [[1946]]. |
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Ad Anzano di Puglia, in provincia di Foggia, si dice ''A sant'Antuon lu juorn è buon'', con riferimento al fatto che la lunghezza del giorno in termini di presenza della luce è diventata consistente. |
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=== Galleria di Immagini === |
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Image:Pisanello 014.jpg|[[Pisanello]], ''Madonna col Bambino, Sant'Antonio abate e San Giorgio'', ca 1440-50, National Gallery di Londra |
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Image:Piero di Cosimo 023.jpg|[[Piero di Cosimo]], Visitazione con San Nicola e Sant'Antonio abate, ca. 1490, National Gallery of Art, Washington |
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Image:Sassetta 003.jpg|[[Sassetta]], ''Sant'Antonio abate e San Paolo Eremita'', ca. 1440, National Gallery of Art, Washington |
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Image:Diego Velázquez 010.jpg|[[Diego Velázquez]], ''Sant'Antonio abate e San Paolo Eremita'', ca 1635, Museo del Prado, Madrid |
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Image:Hieronymus Bosch 002.jpg|[[Hieronymus Bosch]], ''Tentazioni di Sant'Antonio'', ca. 1505, Museu Nacional de Arte Antigua. Lisbona |
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Image:Mathis Gothart Grünewald 015.jpg|[[Matthias Grünewald]], ''Tentazioni di Sant'Antonio'', ca. 1515-20, Musée d'Unterlinden, Colmar |
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Image:Sant_antonio_abate.jpg|[[Spagnoletto]], ''Ritratto di Sant'Antonio abate'', Pio Monte della Misericordia, Napoli |
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Image:David Teniers d. J. 007.jpg|[[David Tenier il giovane]], ''Tentazioni di Sant'Antonio'', Museo del Prado, Madrid |
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Image:Paul Cézanne 055.jpg|[[Paul Cézanne]], ''Tentazioni di Sant'Antonio'', ca. 1875, E. G. Bührle Collection (Svizzera) |
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Image:Antonioabatezafferana.jpg|Autore ignoto, ''S. Antonio Abate'', simulacro ligneo sec. XIX, Chiesa Madre di [[Zafferana Etnea]] (CT) |
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Image:Santonioabatecatenanuova.png|Luigi Guacci, ''S. Antonio Abate'', simulacro in cartapesta del 1930, Chiesa Madre di [[Catenanuova]] (EN) |
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Image:S. Antonio Abate Vill. Gesso Messina.JPG|[[Gregorio Zappalà]], ''S. Antonio Abate'', simulacro ligneo del 1908, Chiesa S. Antonio Abate Vill. [[Gesso (Messina)]] |
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In Piemonte è invece diffusa l'espressione ''sant Antòni pien ëd virtù feme trové lòn ch'i l'hai perdu'' (ossia "sant'Antonio pieno di virtù fammi trovare quel che ho perso"), anche se in questo caso il detto non è chiaramente riferito all'uno piuttosto che all'altro santo. |
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== Alcune chiese dedicate a Sant'Antonio abate == |
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* Sant'Antonio abate di [[Aci Sant'Antonio]] ([[provincia di Catania|CT]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Aidone]] ([[provincia di Enna|EN]]). |
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* [[Chiesa di Sant'Antonio Abate (Alberese)|Sant'Antonio abate]] di [[Alberese]] ([[provincia di Grosseto|GR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Anzio]] ([[Roma]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[Avola]] ([[provincia di Siracusa|SR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Barcellona Pozzo di Gotto]] ([[provincia di Messina|ME]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Caccamo]] ([[Provincia di Palermo|PA]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Calascibetta]] ([[Provincia di Enna|EN]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Camporotondo Etneo]] ([[Provincia di Catania|CT]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[Carmiano]] ([[provincia di Lecce|LE]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Casamassima]] ([[provincia di Bari|BA]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Cassaro]] ([[provincia di Siracusa|SR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Castiglione di Sicilia]] ([[provincia di Catania|CT]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Castrofilippo]] ([[provincia di Agrigento|AG]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[Catania]]. |
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* Sant'Antonio abate di [[Cerami]] ([[provincia di Enna|EN]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Chievo]] ([[provincia di Verona|VR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Soave|Costeggiola]] ([[provincia di Verona|VR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Decimomannu]] ([[provincia di Cagliari|CA]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Deiva Marina]] ([[provincia di Genova|GE]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Diano Marina]] ([[provincia di Imperia|IM]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Fasano]] ([[provincia di Brindisi|BR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Ferentino]] ([[provincia di Frosinone|FR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Ferla]] ([[provincia di Siracusa|SR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Forza d'Agrò]] ([[provincia di Messina|ME]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Gesso (Messina)|Gesso]] ([[provincia di Messina|ME]]). |
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* Sant'Antonio abate in [[Lizzanella]] [[Rovereto]] ([[provincia di Trento|TN]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[Locarno]] ([[Svizzera]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Lonato]] ([[provincia di Brescia|BS]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Massafra]] ([[provincia di Taranto|TA]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Monteroni di Lecce]]. |
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* [[Chiesa di Sant'Antonio abate (Napoli)|Sant'Antonio abate]] di [[Napoli]]. |
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* Sant'Antonio abate di [[Noto]] ([[provincia di Siracusa|SR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Novoli]] ([[provincia di Lecce|LE]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Palazzolo Acreide]] ([[provincia di Siracusa|SR]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Pedara]] ([[provincia di Catania|CT]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Posada]] ([[provincia di Nuoro|NU]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Postalesio]] ([[provincia di Sondrio|SO]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Recoaro Terme]] ([[provincia di Vicenza|VI]]). |
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* Sant'Antonio abate in [[Roccella Jonica]] ([[Provincia di Reggio Calabria|RC]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[San Cataldo]] ([[provincia di Caltanissetta|CL]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[San Fili]] ([[provincia di Cosenza|CS]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[San Giovanni la Punta]] ([[provincia di Catania|CT]]) - rudere. |
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* Sant'Antonio abate di [[Santa Domenica Vittoria]] ([[provincia di Messina|ME]]). |
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* Sant'Antonio abate di [[Sant'Angelo Lodigiano]] ([[provincia di Lodi|LO]]) |
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* Sant'Antonio abate di [[Varese]] |
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* Sant'Antonio abate in [[Veniano]] ([[provincia di Como|CO]]). |
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* Sant'Antonio abate in [[Vibonati]] ([[provincia di Salerno|SA]]). |
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* Sant'Antonio abate in [[Isola (Bene Vagienna)|Fr. Isola]] di [[Bene Vagienna]] ([[provincia di Cuneo|CN]]). |
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In provincia di [[Bologna]] c'è l'invocazione ''Sant Antòni dal canpanén, an i é pan es an i é vén, an i é laggna int al granèr, la piṡån l’é da paghèr, Sant Antòni cum avaggna da fèr?'' (Sant'Antonio dal campanino, non c'è pane e non c'è vino, non c'è legna nel solaio, l'affitto è da pagare, Sant'Antonio come dobbiamo fare?). |
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Nel già citato [[Teora|Comune di Teora]] si usa dire ''Chi bbuon' carnuval' vol' fà da sant'Antuon' adda accum'enzà'', (Chi buon carnevale vuole fare da sant'Antonio deve iniziare) e ''Sant'Antuon... masc'ch're e suon'' (ovvero "Sant'Antonio..... maschere e suoni"). Si dice anche "Per sant'Antonio abate, maschere e serenate". |
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Anche a [[Manfredonia]], in [[Puglia]], il 17 gennaio si festeggia ''Sant'Andunje, masckere e sune!''(ovvero "Sant'Antonio, maschere e suoni"). È un evento molto importante per la città, infatti è la giornata che apre i festeggiamenti del [[Carnevale di Manfredonia]]. |
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== Città e paesi di cui Sant'Antonio abate è patrono == |
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* [[Aci Sant'Antonio]] ([[provincia di Catania|CT]]) |
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* [[Agerola]] ([[provincia di Napoli|NA]]) |
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* [[Alano di Piave]] ([[provincia di Belluno|BL]]) |
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* [[Bagnasco]] ([[provincia di Cuneo|CN]]) |
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* Berberino ([[provincia di Bergamo|BG]]) |
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* Belprato ([[provincia di Brescia|BS]]) |
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* [[Bolognano]] ([[provincia di Pescara|PE]]) |
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* Bolognasco ([[provincia di Piacenza|PC]]) |
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* [[Bordano]] ([[provincia di Udine|UD]]) |
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* [[Burgos]] ([[provincia di Sassari|SS]]) |
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* [[Borgomaro]] ([[provincia di Imperia|IM]]) |
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* [[Carmiano]] ([[provincia di Lecce|LE]]) - [[Compatrono]] |
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* Campoverde ([[provincia di Brescia|BS]]) |
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* [[Castelcovati]] ([[provincia di Brescia|BS]]) |
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* Castelgrimaldo ([[provincia di Mantova|MN]]) |
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* Cogozzo ([[provincia di Brescia|BS]]) |
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* Bolzone, frazione di [[Ripalta Cremasca]] ([[provincia di Cremona|CR]]) |
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* [[Pietravairano]], ([[provincia di Caserta|CE]]) |
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* [[Burgio]] ([[provincia di Agrigento|AG]]) |
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* Caliano, frazione di [[Montoro Superiore]] ([[provincia di Avellino|AV]]) |
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* [[Camporotondo Etneo]] ([[provincia di Catania|CT]]) |
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* [[Cassaro]] ([[provincia di Siracusa|SR]]) - Protettore |
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* [[Castrofilippo]] ([[provincia di Agrigento|AG]]) |
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* [[Cicogni]], frazione di [[Pecorara]] ([[provincia di Piacenza|PC]]) |
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* [[Cropalati]] (Cosenza) |
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*[[Decimomannu]] ([[provincia di Cagliari|CA]]) |
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* [[Desulo]] ([[provincia di Nuoro|NU]]) |
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* Falasche, frazione di [[Anzio]] (Roma) |
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* [[Fara Filiorum Petri]] ([[provincia di Chieti|CH]]) |
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* [[Ferla]] ([[provincia di Siracusa|SR]]) - Protettore |
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* [[Fontainemore]] ([[provincia di Aosta|AO]]) |
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* [[Galluccio]] ([[provincia di Caserta|CE]]) |
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* [[Gesso]] ([[provincia di Messina|ME]]) |
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* Idrobio ([[provincia di Lecco|LC]]) |
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* Idrozzo ([[provincia di Lecco|LC]]) |
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* [[Mele]] ([[provincia di Genova|GE]]) |
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* [[Misterbianco]] ([[provincia di Catania|CT]]) |
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* [[Montagnareale]] ([[provincia di Messina|ME]]) - Compatrono |
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* [[Mottafollone]] ([[provincia di Cosenza|CS]]) |
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* [[Nicolosi]] ([[provincia di Catania|CT]]) - Compatrono e Protettore |
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* [[Novoli]] ([[provincia di Lecce|LE]]) |
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* [[Pedara]] ([[provincia di Catania|CT]]) - Compatrono |
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* [[Priero]] ([[provincia di Cuneo|CN]]) |
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* [[Ponti sul Mincio]] ([[provincia di Mantova|MN]]) |
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* [[Posada ]] ([[provincia di Nuoro|NU]]) |
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* [[Pravisdomini]] ([[provincia di Pordenone|PN]]) |
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* [[Recoaro Terme]] ([[provincia di Vicenza|VI]]) |
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* Roscera ([[provincia di Sondrio|SO]]) |
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* La [[Sabina]] tutta |
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* [[San Cristoforo (Bobbio)|San Cristoforo]], frazione di [[Bobbio]] ([[provincia di Piacenza|PC]]) - Compatrono e Protettore |
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* [[San Leonardello]], frazione di [[Giarre]] ([[provincia di Catania|CT]]) - Compatrono |
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* [[Santa Domenica Vittoria]] ([[provincia di Messina|ME]]) |
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* [[Sant'Angelo Lodigiano]] ([[provincia di Lodi|LO]]) - Compatrono |
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* Sant'Antonio, frazione di [[Barcellona Pozzo di Gotto]] ([[provincia di Messina|ME]]) |
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* [[Sant'Antonio Abate (NA)|Sant'Antonio Abate]] ([[provincia di Napoli|NA]]) |
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* [[Santo Stefano Medio]], frazione di [[Messina]] - Compatrono |
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* [[Valtournenche]] ([[provincia di Aosta|AO]]) |
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* [[Villa Convento]] ([[provincia di Lecco|LC]]) |
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* [[Veniano]] ([[provincia di Como|CO]]) |
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* [[Vibonati]] ([[provincia di Salerno|SA]]) |
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* Villa d'Agri, frazione di [[Marsicovetere]] ([[provincia di Potenza|PZ]]) |
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* [[Zafferana Etnea]] ([[provincia di Catania|CT]]) - Compatrono |
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* Zinesco ([[provincia di Pavia|PV]]) |
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In Veneto vige il detto ''a Nadal un passo de gal e a sant'Antonio un passo del demonio'', riferendosi al progressivo allungamento delle giornate. |
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== Folklore == |
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====Rappresentazione sacra==== |
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Nella tradizione contadina "umbro-marchigiana", sempre in riferimento all'allungarsi delle giornate, si usa dire ''a Natale 'na pedeca de cane a sant'Antò un'ora 'vò'' ("a Natale un passo di cane a sant'Antonio un'ora in avanti"). |
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In Piemonte si dice: ''sant'Antoni fam marié che a son stufa d'tribilé'' (Sant'Antonio fammi sposare che sono stufa di tribolare), invocazione che le donne in cerca di marito fanno a sant'Antonio per potersi presto sposare. |
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Alla [[devozione]] popolare del santo sono associate, benedizioni agli animali domestici, nonché a prodotti dell'agricoltura e la [[sacra rappresentazione]] della sua vita, soprattutto nell'Italia centrale. La narrazione, con varianti territoriali, si svolge su questo schema: La scelta dell'[[eremitaggio]] nel [[deserto]], la [[tentazione]] da parte dei [[diavoli]], rossi e neri, e della donzella, interpretata da un uomo come nel [[teatro elisabettiano]] e particolare elemento [[buffo]]. Infine l'arrivo risolutore dell'[[angelo]], dal caratteristico cappello conico, tipico delle figure con contatti soprannaturali come [[fate]] e [[maghi]]. Nel finale, attraverso la [[spada]], elemento simbolico mutuato dalla [[devozione]] all'[[Arcangelo Michele]],l'angelo aiuta il [[Santo]] a sconfiggere il [[male]] e tornare alla sua vita di [[preghiera]]. Sempre presente al termine della rappresentazione la [[questua]], richiesta di [[offerte]]... in vino e salsicce per i [[figuranti]]. Esistono numerose versioni nei dialetti locali e una versione in forma di operette dei primi anni del Novecento. In Abruzzo si svolge la competizione del ''campanello d'argento'', premio alla migliore rievocazione tradizionale, vinto nell'ultima edizione dal gruppo di [[Caramanico Terme]].[[Immagine:Sant%27antonio_preparativi.JPG|thumb|left|Preparativi per la rappresentazione della vita di Sant'Antonio]] |
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In Napoletano si usa: ''Chi festeggia sant'Antuono, tutto l'anno 'o pass' bbuon''. A [[Massaquano]] una simpatica filastrocca viene ripetuta in occasione della caduta dei denti da latte: ''Sant'Antuono Sant'Antuono, tecchet'o viecchio e damm'o nuov e dammell fort fort che me rosec n'o vescuott, e dammell accossì fort ca meggia rosecà n'o stant e port'' ( Sant'Antonio Sant'Antonio eccoti il vecchio - riferito al dente da latte che è caduto - dammi il nuovo. Dammelo forte forte da potermi rosicchiare un "biscutto" - pane fatto in casa molto duro - dammelo così forte da potermi rosicchiare l'architrave della porta). |
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Di interesse è la festa di "[[Pastellessa]]" che si tiene ogni anno a [[Macerata Campania]] ([[Provincia di Caserta|Provincia di Caserta]]CE) in occasione della ricorrenza liturgica del 17 gennaio. |
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A San Polo dei Cavalieri si dice: |
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Particolare risulta la festa che si svolge a [[Collelongo]] ([[Provincia dell'Aquila|AQ]]) nella notte tra il 16 ed il 17 di gennaio. La festa inizia la sera del 16 alle 18 con l'accensione dei due "torcioni", torce in legno di quercia alte oltre 5 metri, che arderanno tutta la notte. Contemporaneamente, in apposite case del paese allestite per l'occasione con arance ed icone del santo, viene posta sul fuoco la "cottora", un enorme pentola nella quale viene messo a bollire parte del mais raccolto durante l'anno. La sera chi ha la fortuna di essere invitato da qualche famiglia del paese potrà gustare intorno alla tavola la "pizza roscia", una pizza cotta sotto la cenera composta da un impasto di farina di grano e di mais, condida con salsicce ventresca e cavolo ripassato in padella. Alle 21 una fiaccolata con fisarmoniche e cantanti che intonano la canzone del santo accompagna il parroco del paese a benedire queste case ove, sopra il fuoco del camino, fuma per tutta la notte la cottora. Chiunque entra nella cottora, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce e gli viene offerto vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci. Per tutta la notte, fino al mattino, il paese è animato da gente che canta, suona e gira di cottora in cottora. Alle cinque del mattino del 17, spari annunciano la sfilata delle conche "rescagnate", si tratta di conche in rame, una volta usate per attingere l'acqua alla fonte, che addobbate con luci, piccole statue e scene di vita contadina, vengono portate in sfilata da giovani del paese vestiti nei tradizionali costumi popolari di festa. Alle sette inizia la santa messa e viene distribuito il mais benedetto bollito delle cottore per distribuirlo agli animali domestici. La festa si conclude il pomeriggio con i classici giochi popolari. <!--- Collelongo (AQ) 67050 Italy www.collelongo.com- http://www.laciaula.cjb.net/laciaula/FotoSAntonio06.asp ---> |
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''Sant'Antogno allu desertu se magnea li maccarù'', |
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''lu diavulu, pe' despettu, glji 'sse pià lu forchettò''. |
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''… Sant'Antogno non se 'ncagna:'' |
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''colle mani se li magna!!!'' (Sant'Antonio nel deserto mangiava gli spaghetti, il diavolo per dispetto gli sottrasse la forchetta, sant'Antonio non se ne curò, mangiandoseli con le mani.); è una filastrocca che viene insegnata ai bambini del paese per far capire loro che la necessità aguzza l'ingegno e che con l'umiltà si può fare tutto. |
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A [[Montorio Romano]] si dice ~Sant’Antoniu ca barba bianca o neve o fanga~ ( Sant’Antonio con la barba bianca o neve o fanga) |
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Sempre in Abruzzo, è da ricordare la rievocazione de "Lu Sant'Andonie" che si svolge ogni anno a Villa San Giovanni di [[Rosciano]], nel campagne del pescarese, a cura della locale Associazione culturale La Panarda. Nel pomeriggio del sabato precedente al 17 gennaio sul sagrato della chiesa parrocchiale si ripropone la sacra paraliturgia per la benedizione degli animali e dei prodotti della terra, mentre in serata, nella piazza principale del paese, attorno ad un grande fuoco si esibiscono gruppi di teatranti popolari rievocanti le scene de "Le tentazioni di Sant'Antonio", con canti e poesie dialettali sul Santo e sulle tradizioni contadine del periodo invernale. Al termine, porchetta, salsicce e vino per tutti gli intervenuti. |
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== L'Ordine degli Antoniani == |
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Di grande importanza la festa di Sant'Antonio abate che si svolge la domenica più vicina al 17 gennaio a [[Monterotondo]] un paese alle porte di Roma.LA festa è organizzata dalla Pia Unione. Ogni anno una famiglia Monterotondese ospita la statua del Santo nella propria abitazione e la terrà aperta alle visite dei devoti. La domenica in cui si festeggia Sant'Antonio la statua viene prelevata dalla casa in cui si è trovata per l'intero anno e viene portata per tutte le chiese del paese. Tale rito si svolge a cavallo: aprono la cavalcata tre cavalli con in sella al centro chi ospiterà da quel giorno per un anno intero la statua del Santo, a destra e a sinistra chi lo ha ospitato l'anno precedente e chi lo ospiterà l'anno successivo; seguono una schiera di cavalli tutti bardati con fiori e altri addobbi, infine la carrozza con sopra la banda del paese che suona delle musiche specifiche per l'occasione. Quando il Santo arriva ad una chiesa il parroco di questa esce sul vestibolo e da la benedizione agli animali. La sera si svolge la Torciata, dove, in processione, si accompagna il Santo dalla Cattedrale del paese alla nuova abitazione che lo ospiterà. Aprono la processione i torciari (coloro che portano le torce) che canteranno e balleranno durante tutto il percorso e la chiude il Santo con la banda. Durante questa giornata gli abitanti usano portare un gilet nero, una camicia bianca e un cappello da carrettiere double face: nero durante la mattina dove la festa è prettamente religiosa e rosso la sera dove festa diventa più pagana, il cappello ridiventa nero allorché il Santo entra nella nuova casa e concludono la torciata i fuochi d'artificio con la visita al Santo nella nuova abitazione. |
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{{vedi anche|Canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne}} |
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Nel [[1088]] i monaci benedettini dell'[[Abbazia di Montmajour]] presso [[Arles]] ([[Provenza]]), vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Un nobile, un certo Gaston de Valloire, dopo la guarigione del figlio dal "fuoco di Sant'Antonio", decise di costruire un ''hospitium'' e di fondare una [[confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformò nell'"Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant'Agostino di Sant'Antonio Abate", detto comunemente degli [[Canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne|Antoniani]]. |
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L'Ordine nel [[1095]] venne approvato da [[papa Urbano II]] al [[Concilio di Clermont]] e nel [[1218]] confermato con [[bolla pontificia|bolla papale]] di [[Papa Onorio III|Onorio III]]. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una ''tau'' azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantenevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati. |
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Un'altra grande manifestazione da notare é la "[[Festa dei Ceri]]" dove Sant'Antonio viene Portato a spalla insieme ad altri due santi (Sant'Ubaldo, Patrono della città e San Giorgio)fino alla cima dal monte. La festa si tiene a Gubbio (PG)il 15 Maggio. |
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== Devozione popolare == |
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Il rione della Motta di [[Varese]] festeggia il Santo la sera della vigilia della festa, con un grande falò nella piazza della chiesa, e con la benedizione degli animali nel giorno della ricorrenza. [http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=89207] |
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=== Rappresentazioni sacre === |
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Alla [[devozione]] popolare del santo sono associate benedizioni agli animali domestici, nonché ai prodotti dell'agricoltura e la [[sacra rappresentazione]] della sua vita, soprattutto nell'Italia centrale. La narrazione, con varianti territoriali, si svolge su questo schema: la scelta dell'[[eremitaggio]] nel [[deserto]], la [[tentazione (cristianesimo)|tentazione]] da parte dei [[diavoli]], rossi e neri, e della donzella, interpretata da un uomo come nel [[teatro elisabettiano]] e un particolare elemento [[buffo]]. Infine l'arrivo risolutore dell'[[angelo]] dal caratteristico cappello conico, tipico delle figure con contatti soprannaturali come [[fata|fate]] e [[mago|maghi]]. |
|||
Nel finale, attraverso la [[spada]], elemento simbolico mutuato dalla [[devozione]] all'[[Arcangelo Michele]], l'angelo aiuta il [[Santo]] a sconfiggere il [[male]] e a tornare alla sua vita di [[preghiera]]. Sempre presente al termine della rappresentazione la [[questua]], richiesta di "offerte" in vino e salsicce per i [[figuranti]]. |
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Esistono numerose versioni nei dialetti locali e una versione in forma di operetta dei primi anni del Novecento. |
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[[File:Sant'antonio preparativi.JPG|miniatura|sinistra|Preparativi per la rappresentazione della vita di Sant'Antonio]] |
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[[File:Corsa palio.jpg|miniatura|Un'immagine della corsa del Palio di Buti in onore di Sant Antonio Abate.]] |
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[[File:Sant'Antonio Abate, statua del santo (Tricarico).JPG|miniatura|Statua di S. Antonio abate collocata sull'omonima chiesa tricaricese.]] |
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{{vedi anche|Sant'Antoni de su fogu}} |
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== Chiese dedicate a sant'Antonio Abate == |
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{{vedi anche|Chiesa di Sant'Antonio Abate}} |
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== Ospedali dedicati a sant'Antonio Abate == |
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{{vedi anche|Ospedale di Sant'Antonio abate|Azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo}} |
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== Note == |
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<references group="Nota"/> |
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=== Riferimenti === |
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<references/> |
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== Bibliografia == |
== Bibliografia == |
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* Antonio il Grande |
* Antonio il Grande, ''Secondo il vangelo. Le venti lettere di Antonio''. Matta el Meskin (a cura di), Comunità di Bose, 1999. ISBN 88-8227-046-7 |
||
* [[Atanasio di Alessandria|S. Atanasio]], ''Vita di Antonio''. Introduzione di Christine Mohrmann, testo critico e commento a cura di G. J. M. Bartelink, traduzione di Pietro Citati e Salvatore Lillao. Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori editore, 1998. ISBN 88-04-11183-6 |
|||
* Athanasius, ''Vita Antonii''. Ed. G.J.M. Bartelink. Paris 2000. Sources Chrétiennes 400. |
* Athanasius, ''Vita Antonii''. Ed. G.J.M. Bartelink. Paris 2000. Sources Chrétiennes 400. |
||
* Vittoria Butera, ''La fuga nel deserto'', Gezabele editore, Falerna, 2003, pp. 120, ISBN 88-900919-8-3. |
|||
* Traduzione di Evagrio: P.H.E. Bertrand, ''Die Evagriusübersetzung der Vita Antonii: Rezeption - Überlieferung - Edition. Unter besonderer Berücksichtigung der Vitas Patrum-Tradition''. Utrecht 2005 [dissertation] [testo critico e commento: http://igitur-archive.library.uu.nl/dissertations/2006-0221-200251/index.htm] |
|||
* Traduzione di Evagrio: P.H.E. Bertrand, [https://dspace.library.uu.nl/handle/1874/7821 ''Die Evagriusübersetzung der Vita Antonii: Rezeption - Überlieferung] - Edition. Unter besonderer Berücksichtigung der Vitas Patrum-Tradition''. Utrecht 2005 [dissertation] testo critico e commento. |
|||
* S. Athanasius. ''Vita di Antonio''. introduzione di Christine Mohrmann, testo critico e commento a cura di G. J. M. Bartelink, traduzione di Pietro Citati e Salvatore Lillao. Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori editore, 1998. ISBN 88-041-1183-6 |
|||
* Orazio Ferrara Orazi, ''L'ordine cavalleresco medievale del “Fuoco Sacro” (Cavalieri e ospitalieri nel nome di Sant'Antonio Abate)'' – in Santini et Similia, Anno X, nº 39, 2005. |
|||
* Laura Fenelli, ''Dall'eremo alla stalla. Storia di sant'Antonio abate e del suo culto'', Roma-Bari 2001. ISBN 978-88-420-9705-1 |
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==Voci correlate== |
== Voci correlate == |
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* [[Benedetto da Norcia]] |
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* [[Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne]] |
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* [[Monachesimo]] |
* [[Monachesimo]] |
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* [[ |
* [[Monastero di Sant'Antonio]] |
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* [[Padri del deserto]] |
* [[Padri del deserto]] |
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* [[Ordine antoniano di Sant'Ormisda dei caldei]] |
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* [[Antoniani]] |
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* [[Ordine antoniano maronita]] |
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* [[Monastero di Sant'Antonio]], [[Egitto]] |
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* [[Ordine libanese maronita]] |
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* [[Ordine maronita Mariamita]] |
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== Altri progetti == |
== Altri progetti == |
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{{interprogetto|s=Nel deśerto dell'Egitto|s_oggetto=una canzone popolare dedicata|s_preposizione=a sant'Antonio abate:|s_etichetta=''Nel deśerto dell'Egitto''}} |
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{{interprogetto |
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}} |
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==Collegamenti esterni== |
== Collegamenti esterni == |
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* {{Collegamenti esterni}} |
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*[http://www.giubileoantoniano.org/ Parrocchia di Sant'Antonio abate di Ischia (NA)] |
|||
* {{cita web|http://www.confraternitasantantonioabatetroina.it|Confraternita Sant'Antonio Abate di Troina - Sito ufficiale della Confraternita di Sant'Antonio Abate di Troina con la storia e vita del Santo}} |
|||
*[http://www.chiesasantantonio.135.it Chiesa Sant'Antonio abate (Carmelo) - Diocesi di Caltanissetta - (Sicilia)] |
|||
* |
* {{cita web|http://www.eugubininelmondo.com/SAntonioAbate.html|Biografia di Sant'Antonio abate su ''Associazione Eugubini nel Mondo''}} |
||
* {{cita web | 1 = http://www.benedettineitaliane.org/notizie/Atanasio%20di%20Alessandria-Vita%20di%20Antonio.pdf | 2 = Traduzione italiana della ''Vita Antonii'' | accesso = 25 ottobre 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100401050313/http://www.benedettineitaliane.org/notizie/Atanasio%20di%20Alessandria-Vita%20di%20Antonio.pdf | dataarchivio = 1º aprile 2010 | urlmorto = sì }} |
|||
*[http://www.associazionefinisterre.it/santuario.htm Il Santuario antoniano di S. Antonio abate di Grottole (Basilicata)] |
|||
* {{cita web|http://www.fordham.edu/halsall/basis/vita-antony.html|Traduzione inglese della ''Vita Antonii''|lingua=en}} |
|||
*[http://www.santantonionovoli.it Festa in onore di Sant'Antonio abate a Novoli con la tradizionale "Focara"] |
|||
* [https://web.archive.org/web/20140110162503/http://www.parrocchiepatroninovoli.org/ Sito ufficiale delle Parrocchie'' "Sant'Antonio Abate" e "Maria SS. del Pane" di Novoli (Le)'']'' '' |
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*[http://www.parrocchia-santantonioabate.it/ Parrocchia Sant'Antonio abate (nella Diocesi di Acireale (Sicilia)] |
|||
*[http://www.parrocchiavibonati.org/ Parrocchia Sant'Antonio abate in Vibonati (SA) - Diocesi di Teggiano - Policastro] |
|||
*[http://www.ilportalesardo.it/monumenti/cadecimomannu.htm/ Parrocchia Sant'Antonio abate in Decimomannu (CA)] |
|||
*[http://www.santantonioabate-zafferana.it/ Comitato Sant'Antonio abate di Zafferana Etnea(CT)] |
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*{{en}} [http://www.fordham.edu/halsall/basis/vita-antony.html Traduzione inglese della ''Vita Antonii''] |
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Sant'Antonio abate | |
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Francisco de Zurbarán, San Antonio abad (1664) | |
Abate ed eremita | |
Nascita | Qumans, 12 gennaio 251 |
Morte | Deserto della Tebaide, 17 gennaio 356 (105 anni) |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Santuario principale | Monastero di Sant'Antonio, Egitto |
Ricorrenza | 17 gennaio |
Attributi | croce tau, bastone, campanella, maiale, protezione dal demonio, libro, fuoco |
Patrono di | Invocato contro l'herpes zoster, protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici |
Antonio abate (in greco antico: Ἀντώνιος?, Antṓnios, in latino Antonius, in copto Ⲁⲃⲃⲁ Ⲁⲛⲧⲱⲛⲓ), chiamato sant'Antonio il Grande, detto anche sant'Antonio d'Egitto, sant'Antonio del Fuoco, sant'Antonio del Deserto e sant'Antonio l'Anacoreta, (Qumans, 12 gennaio 251 – Deserto della Tebaide, 17 gennaio 356) è stato un abate ed eremita egiziano.
Contemporaneo di Paolo di Tebe, è considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati; a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria. È uno dei quattro Padri della Chiesa d'Oriente che portano il titolo di "Grande" insieme allo stesso Atanasio, a Basilio e a Fozio di Costantinopoli. È ricordato nel Calendario dei santi della Chiesa cattolica e da quello luterano il 17 gennaio, ma la Chiesa ortodossa copta lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel suo calendario, al 22 del mese di Tobi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]La vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357 circa, opera agiografica scritta da Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'arianesimo. L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii, la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. Un significativo riferimento alla vita di Antonio si trova nella Vita Sancti Pauli primi eremitae scritta da san Girolamo negli anni 375-377. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane, affinché si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo per opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varazze.
Antonio nacque a Coma (l'odierna Qumans) il 12 gennaio del 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri"[1]. Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella a una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Gli consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portargli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato dal demonio. Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio".
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. Antonio contribuì all'espansione dell'anacoretismo in contrapposizione al cenobitismo.
Ilarione (291-371) visitò nel 307 Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Majuma, città marittima vicino a Gaza dove venne costruito il primo monastero della cristianità in Palestina[2].
Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'arianesimo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì all'età di 105 anni il 17 gennaio del 356. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Per tutta la vita parlò copto, la lingua dei contadini egiziani, mentre ignorò il greco.[3]
Le reliquie
[modifica | modifica wikitesto]La storia della traslazione delle reliquie di sant'Antonio in Occidente si basa principalmente sulla ricostruzione elaborata nel XVI secolo da Aymar Falco, storico ufficiale dell'Ordine dei Canonici Antoniani.
Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano, le reliquie sarebbero state prima traslate nella città di Alessandria. Ciò avvenne intorno alla metà del VI secolo: numerosi martirologi medievali datano la traslazione al tempo di Giustiniano (527-565). Poi, a seguito dell'occupazione araba dell'Egitto, sarebbero state portate a Costantinopoli (670 circa). Nell'XI secolo il nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Châteauneuf, nella diocesi di Vienne, le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato.
Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di Saint-Antoine-l'Abbaye, una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la tutela del priorato benedettino che faceva capo all'abbazia di Montmajour (vicino ad Arles, in Provenza).
Nello stesso luogo si originò il primo nucleo di quello che poi divenne l'Ordine degli Ospedalieri Antoniani, la cui vocazione originaria era quella dell'accoglienza delle persone affette dal fuoco di sant'Antonio. L'afflusso di denaro proveniente dalla questua fece nascere forti contrasti tra il priorato e i Cavalieri Ospitalieri. I primi furono costretti così ad andarsene, ma portarono con sé la reliquia della testa di Sant'Antonio. A partire dal XV secolo, il priorato iniziò a sostenere di possedere la sacra reliquia, sottratta durante la fuga agli antoniani. La sacra reliquia venne solennemente riposta ad Arles nella chiesa di Saint-Julien, di loro proprietà. Nel 1517 il cardinale Luigi d'Aragona, nel corso di un suo viaggio per l'Europa, si recò sia a Saint-Antoine-l'Abbaye che a Montmajour e catalogò "osso per osso" le reliquie custodite in ciascuno dei due sepolcri rilevando la palese loro duplicazione e segnalando tutto al Papa, senza però risolvere l'impasse.[4]
Le testimonianze più antiche identificano Jocelino come nipote di Guglielmo, colui che, parente di Carlo Magno, dopo essere stato al suo fianco in diverse battaglie, si era ritirato a vita monastica e aveva fondato il monastero di Gellone (oggi Saint-Guilhem-le-Désert).
Inoltre, se a partire dall'XI secolo incomincia a svilupparsi il culto taumaturgico nella città di Saint-Antoine-L'Abbaye, attorno alle spoglie di Antonio, nello stesso periodo si origina la tradizione che narra della presenza del corpo del santo all'interno dell'abbazia di Lézat (Lézat-sur-Lèze). Quindi i corpi di Antonio, in Occidente, diventano tre, e tali rimarranno fino al XVIII secolo[5].
Iconografia
[modifica | modifica wikitesto]La popolarità della vita del santo - esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle più antiche immagini pervenutaci, risalente all'VIII secolo, è contenuta in un frammento di affresco proveniente dal monastero di Baouit (Egitto), fondato da sant'Apollo.
A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo, solitamente raffigurato come un anziano monaco dalla lunga barba bianca, nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di Chartres), nelle sculture lignee destinate agli altari e alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendevano nelle loro case così come nelle loro stalle.
Nel periodo medievale, il culto di sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'ordine degli Ospedalieri Antoniani, che ne consacrarono altresì l'iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di Matthias Grünewald per l'altare di Issenheim) con una croce a forma di tau che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (thauma in greco antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di Issenheim (Alto Reno), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di Sant'Antonio in Ranverso (vicino a Torino) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da Giacomo Jaquerio (circa 1426).
Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni.
In numerosi dipinti l'immagine di sant'Antonio è associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del Pisanello (ca.1440-50) conservata alla National Gallery di Londra, che raffigura una visione della Madonna col Bambino che appare a un rude e barbuto sant'Antonio, con accanto un mansueto cinghiale accovacciato, e a un san Giorgio elegantemente vestito; e ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a san Nicola di Bari di fronte alla scena della Visitazione in una tavola di Piero di Cosimo (circa 1490) conservata alla National Gallery of Art di Washington.
Grande popolarità ebbero anche le scene d'incontro tra sant'Antonio e san Paolo eremita, narrate da san Girolamo. Nel camposanto di Pisa il pittore fiorentino Buonamico Buffalmacco affrescò (circa 1336) – con un linguaggio pittorico popolare e ironico alquanto dissacrante – scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della Tebaide.
Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del Sassetta alla National Gallery of Art di Washington (circa 1440), la tela di Gerolamo Savoldo alla Gallerie dell'Accademia in Venezia (circa 1510) e quella di Diego Velázquez (circa 1635) al Museo del Prado. Inoltre lo spettacolare gruppo ligneo scolpito nel '700 dal genovese Anton Maria Maragliano conservato nell'oratorio di Sant'Antonio Abate a Mele (Genova).
Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la Vita Antonii scritta da Atanasio di Alessandria – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del Beato Angelico (circa 1436) posta nel Museo delle Belle Arti di Houston, oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre Trittico delle Tentazioni di Hieronymus Bosch al Museo nazionale dell'Arte antica di Lisbona, oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel XVI e XVII secolo soprattutto nella pittura del Nord.
Tra le opere più conosciute a questo riguardo va menzionata la celebre tavola (ca 1515-20) di Matthias Grünewald che fa parte dell'altare di Issenheim conservato al Musée d'Unterlinden a Colmar. Essa è spesso citata assieme alla irriverente incisione (circa 1480-90) di Martin Schongauer al Metropolitan Museum of Art, New York.
Vanno poi ricordate anche le molteplici Tentazioni dipinte dai fiamminghi David Teniers il Giovane e da Jan Brueghel il Vecchio, con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al fuoco di sant'Antonio); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori. Molto particolare la versione che ne dà Salvator Rosa nel '600, soprattutto per l'aspetto atipico del demone.
Il tema delle Tentazioni di sant'Antonio riletto con una diversa sensibilità, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto Paul Cézanne con la sua Tentazione (circa 1875) della Collezione "E. G. Bührle" (Svizzera); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo La tentation de saint-Antoine di Gustave Flaubert.
Relativamente al XX secolo vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicoanalitica - da pittori quali Max Ernst e Salvador Dalí, entrambe eseguite nel 1946.
Attributi iconografici
[modifica | modifica wikitesto]- Croce a Τ (tau), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone.
- Bastone (spesso a forma di tau, la lettera 't' dell'alfabeto greco), se raffigurato in abiti monacali, spesso con una campanella.
- Pastorale, se raffigurato in abiti da abate, talora con un campanello.[Nota 1]
- Maiale, ai piedi (talora altri animali, come il cinghiale).[Nota 2]
- Campanella, in mano o legata al bastone, talora più di una.
- Mitra, se raffigurato in abiti abbaziali, sulla testa, ai piedi o sorretta da angeli.
- Libro delle Sacre Scritture, in mano, generalmente aperto[Nota 3] (talvolta ai piedi o sostenuto da angeli).
- Fuoco, sul libro o ai piedi (richiama la protezione del santo sui malati del fuoco di sant'Antonio).
- Serpente, schiacciato dal piede.
- Corona del Rosario, in mano o pendente dal bastone.
- Aquila, ai piedi.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Piero di Cosimo, Visitazione con san Nicola e sant'Antonio abate, 1490 circa, National Gallery of Art, Washington
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Sassetta, Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita, 1440 circa, National Gallery of Art, Washington
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Diego Velázquez, Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita, 1635 circa, Museo del Prado, Madrid
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Matthias Grünewald, Tentazioni di sant'Antonio, 1515-20 circa, Musée d'Unterlinden, Colmar
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David Teniers il Giovane, Tentazioni di sant'Antonio, Museo del Prado, Madrid
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Paul Cézanne, Tentazioni di sant'Antonio, 1875 circa, E. G. Bührle Collection (Svizzera)
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Giuseppe Graziosi, Le tentazioni di sant'Antonio, 1930 circa, Modena, Gipsoteca "Giuseppe Graziosi"
Culto
[modifica | modifica wikitesto]Patronati
[modifica | modifica wikitesto]Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.
Gli animali domestici
[modifica | modifica wikitesto]Sant'Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano servizio i monaci di sant'Antonio.
A partire dall'XI secolo gli abitanti delle città si lamentavano della presenza di maiali che pascolavano liberamente nelle vie e i Comuni s'incaricarono allora di vietarne la circolazione, ma fatta sempre salva l'integrità fisica dei suini «di proprietà degli Antoniani, che ne ricavavano cibo per i malati (si capirà poi che per guarire bastava mangiare carne anziché segale), balsami per le piaghe, nonché sostentamento economico. Maiali, dunque, che via via acquisirono un'aura di sacralità e guai a chi dovesse rubarne uno, perché Antonio si sarebbe vendicato colpendolo con la malattia, anziché guarirla.»[6].
Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l'omonimo santo) e dell'Emilia, la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio e si racconta di un contadino che, preso dalla curiosità di sentire le mucche parlare, morì per la paura.
Proverbi e modi di dire
[modifica | modifica wikitesto]Esiste, riferita a sant'Antonio, una sorta di giaculatoria scaramantica, abbastanza diffusa a livello popolare, nella quale si invoca il santo per ritrovare qualcosa che si è smarrito. Questo modo di dire si trova nei luoghi dove c'è tradizionalmente maggiore devozione al santo, e si declina in modi differenti secondo i dialetti e secondo la tradizione.
Uno dei modi più strutturati si trova nel comune di Teora[Nota 4], in Irpinia e dice: Sant'Antonij Abbat' cu rr' ccauz' arrup'zzat' cu lu cauzon' dd' vullut' famm' truvà quedd' ch' agg' perdut', traducibile letteralmente in italiano come "Sant'Antonio Abate, con le calze rappezzate, con i pantaloni di velluto, fammi ritrovare ciò che ho perduto". In questa cittadina si tiene annualmente il "falò di Sant'Antuono" presso la chiesa di san Vito ove alloggia la statua di sant'Antonio abate.
Il riferimento all'abito di velluto diventa più generico, sempre al sud, nel detto "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto".
A Varese, in Lombardia, la festività di sant'Antonio abate - qui detto sant'Antonio del porcello - è molto sentita; qui il detto si declina in Sant'Antoni dala barba bianca famm' truà che'l che ma manca, sant'Antoni du'l purscel famm' truà propri che'l (ossia "sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, sant'Antonio del porcello (maiale) fammi trovare proprio quello").
Più in generale, al nord l'espressione si limita a sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca. Questo detto viene a volte riferito a sant'Antonio da Padova[7], ma il riferimento è chiaramente erroneo, dato che il santo di Padova è morto a 36 anni e difficilmente può aver avuto la barba bianca, né sembra sia mai stato rappresentato con la barba bianca.
In "serrano", dialetto parlato nella cittadina di Serracapriola, in provincia di Foggia, si dice A sènt'Endòn 'llong n'or (A sant'Antonio s'allunga un'ora), con riferimento al fatto che a partire dal 17 gennaio, memoria liturgica di Sant'Antonio Abate, la durata media del giorno, inteso come ore di luce, è di un'ora più lunga rispetto al giorno più corto, tradizionalmente fissato nel giorno di santa Lucia, ossia il 13 dicembre.
Ad Anzano di Puglia, in provincia di Foggia, si dice A sant'Antuon lu juorn è buon, con riferimento al fatto che la lunghezza del giorno in termini di presenza della luce è diventata consistente.
In Piemonte è invece diffusa l'espressione sant Antòni pien ëd virtù feme trové lòn ch'i l'hai perdu (ossia "sant'Antonio pieno di virtù fammi trovare quel che ho perso"), anche se in questo caso il detto non è chiaramente riferito all'uno piuttosto che all'altro santo.
In provincia di Bologna c'è l'invocazione Sant Antòni dal canpanén, an i é pan es an i é vén, an i é laggna int al granèr, la piṡån l’é da paghèr, Sant Antòni cum avaggna da fèr? (Sant'Antonio dal campanino, non c'è pane e non c'è vino, non c'è legna nel solaio, l'affitto è da pagare, Sant'Antonio come dobbiamo fare?).
Nel già citato Comune di Teora si usa dire Chi bbuon' carnuval' vol' fà da sant'Antuon' adda accum'enzà, (Chi buon carnevale vuole fare da sant'Antonio deve iniziare) e Sant'Antuon... masc'ch're e suon (ovvero "Sant'Antonio..... maschere e suoni"). Si dice anche "Per sant'Antonio abate, maschere e serenate".
Anche a Manfredonia, in Puglia, il 17 gennaio si festeggia Sant'Andunje, masckere e sune!(ovvero "Sant'Antonio, maschere e suoni"). È un evento molto importante per la città, infatti è la giornata che apre i festeggiamenti del Carnevale di Manfredonia.
In Veneto vige il detto a Nadal un passo de gal e a sant'Antonio un passo del demonio, riferendosi al progressivo allungamento delle giornate.
Nella tradizione contadina "umbro-marchigiana", sempre in riferimento all'allungarsi delle giornate, si usa dire a Natale 'na pedeca de cane a sant'Antò un'ora 'vò ("a Natale un passo di cane a sant'Antonio un'ora in avanti").
In Piemonte si dice: sant'Antoni fam marié che a son stufa d'tribilé (Sant'Antonio fammi sposare che sono stufa di tribolare), invocazione che le donne in cerca di marito fanno a sant'Antonio per potersi presto sposare.
In Napoletano si usa: Chi festeggia sant'Antuono, tutto l'anno 'o pass' bbuon. A Massaquano una simpatica filastrocca viene ripetuta in occasione della caduta dei denti da latte: Sant'Antuono Sant'Antuono, tecchet'o viecchio e damm'o nuov e dammell fort fort che me rosec n'o vescuott, e dammell accossì fort ca meggia rosecà n'o stant e port ( Sant'Antonio Sant'Antonio eccoti il vecchio - riferito al dente da latte che è caduto - dammi il nuovo. Dammelo forte forte da potermi rosicchiare un "biscutto" - pane fatto in casa molto duro - dammelo così forte da potermi rosicchiare l'architrave della porta).
A San Polo dei Cavalieri si dice: Sant'Antogno allu desertu se magnea li maccarù, lu diavulu, pe' despettu, glji 'sse pià lu forchettò. … Sant'Antogno non se 'ncagna: colle mani se li magna!!! (Sant'Antonio nel deserto mangiava gli spaghetti, il diavolo per dispetto gli sottrasse la forchetta, sant'Antonio non se ne curò, mangiandoseli con le mani.); è una filastrocca che viene insegnata ai bambini del paese per far capire loro che la necessità aguzza l'ingegno e che con l'umiltà si può fare tutto.
A Montorio Romano si dice ~Sant’Antoniu ca barba bianca o neve o fanga~ ( Sant’Antonio con la barba bianca o neve o fanga)
L'Ordine degli Antoniani
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1088 i monaci benedettini dell'Abbazia di Montmajour presso Arles (Provenza), vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Un nobile, un certo Gaston de Valloire, dopo la guarigione del figlio dal "fuoco di Sant'Antonio", decise di costruire un hospitium e di fondare una confraternita per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformò nell'"Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant'Agostino di Sant'Antonio Abate", detto comunemente degli Antoniani.
L'Ordine nel 1095 venne approvato da papa Urbano II al Concilio di Clermont e nel 1218 confermato con bolla papale di Onorio III. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una tau azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantenevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati.
Devozione popolare
[modifica | modifica wikitesto]Rappresentazioni sacre
[modifica | modifica wikitesto]Alla devozione popolare del santo sono associate benedizioni agli animali domestici, nonché ai prodotti dell'agricoltura e la sacra rappresentazione della sua vita, soprattutto nell'Italia centrale. La narrazione, con varianti territoriali, si svolge su questo schema: la scelta dell'eremitaggio nel deserto, la tentazione da parte dei diavoli, rossi e neri, e della donzella, interpretata da un uomo come nel teatro elisabettiano e un particolare elemento buffo. Infine l'arrivo risolutore dell'angelo dal caratteristico cappello conico, tipico delle figure con contatti soprannaturali come fate e maghi.
Nel finale, attraverso la spada, elemento simbolico mutuato dalla devozione all'Arcangelo Michele, l'angelo aiuta il Santo a sconfiggere il male e a tornare alla sua vita di preghiera. Sempre presente al termine della rappresentazione la questua, richiesta di "offerte" in vino e salsicce per i figuranti.
Esistono numerose versioni nei dialetti locali e una versione in forma di operetta dei primi anni del Novecento.
Chiese dedicate a sant'Antonio Abate
[modifica | modifica wikitesto]Ospedali dedicati a sant'Antonio Abate
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Questo attributo si può ricollegare all'usanza dei monaci di Sant'Antonio di allevare maiali tenuti in libertà, riconoscibili per un campanello attaccato al collo o ad un orecchio.
- ^ Due leggende stanno alla base dell'iconografia: la prima, che il maiale era in realtà un demone che aveva tentato il Santo e che fu da questi sconfitto e costretto a seguirlo sempre docilmente nelle sembianze di un maiale; la seconda vuole che una volta il Santo avesse curato e guarito un maiale e questi, da allora, l'avrebbe sempre fedelmente seguito. Vedi: Alfredo Cattabiani, Calendario, ed. Rusconi, 1991, p. 130. ISBN 88-18-70080-4. Pare comunque che gli antoniani allevassero i maiali per contribuire al sostentamento degli ospedali da loro gestiti. (vedi Cattabiani,op. cit., p.131).
- ^ Questo attributo richiama alla mente la regola scritta dal santo per i monaci.
- ^ Il comune di Teora è noto per la maschera de "Li Squacqualacchiun" rappresentata in occasione della sagra de "La Tomacella" di maiale e tarallucci scaldatelli detti: Tarall' senz'ov'
Riferimenti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Mt Mt 19,21, su laparola.net.
- ^ Melchiorre Trigilia, Ilarione: Il Santo vissuto a Cava d'Ispica, Trigilia Cultura 1982, p.11
- ^ "Sant'Antonio Abate nella tradizione ortodossa", su Tusciaweb.eu, 17 gennaio 2020. URL consultato il 30 maggio 2024.
- ^ André Chastel, Luigi d'Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l'Europa, Laterza.
- ^ A. Foscati, I tre corpi del santo. Le leggende di traslazione delle spoglie di sant'Antonio Abate in Occidente, Hagiographica, XX (2013), pp. 143-181.
- ^ M. C. Carratù, Recensione del libro "Dall'eremo alla stalla. Storia di sant'Antonio Abate e del suo culto" di Laura Fenelli (Laterza, 2011), in La Repubblica, 28 giugno 2011. URL consultato il 4 febbraio 2016.
- ^ Sant'Antonio da Padova: Storia e Ostensione del Santo, su apadova.info. URL consultato il 17 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio il Grande, Secondo il vangelo. Le venti lettere di Antonio. Matta el Meskin (a cura di), Comunità di Bose, 1999. ISBN 88-8227-046-7
- S. Atanasio, Vita di Antonio. Introduzione di Christine Mohrmann, testo critico e commento a cura di G. J. M. Bartelink, traduzione di Pietro Citati e Salvatore Lillao. Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori editore, 1998. ISBN 88-04-11183-6
- Athanasius, Vita Antonii. Ed. G.J.M. Bartelink. Paris 2000. Sources Chrétiennes 400.
- Vittoria Butera, La fuga nel deserto, Gezabele editore, Falerna, 2003, pp. 120, ISBN 88-900919-8-3.
- Traduzione di Evagrio: P.H.E. Bertrand, Die Evagriusübersetzung der Vita Antonii: Rezeption - Überlieferung - Edition. Unter besonderer Berücksichtigung der Vitas Patrum-Tradition. Utrecht 2005 [dissertation] testo critico e commento.
- Orazio Ferrara Orazi, L'ordine cavalleresco medievale del “Fuoco Sacro” (Cavalieri e ospitalieri nel nome di Sant'Antonio Abate) – in Santini et Similia, Anno X, nº 39, 2005.
- Laura Fenelli, Dall'eremo alla stalla. Storia di sant'Antonio abate e del suo culto, Roma-Bari 2001. ISBN 978-88-420-9705-1
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Benedetto da Norcia
- Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne
- Monachesimo
- Monastero di Sant'Antonio
- Padri del deserto
- Ordine antoniano di Sant'Ormisda dei caldei
- Ordine antoniano maronita
- Ordine libanese maronita
- Ordine maronita Mariamita
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una canzone popolare dedicata a sant'Antonio abate: Nel deśerto dell'Egitto
- Wikiquote contiene citazioni di o su Antonio abate
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio abate
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Antònio abate, santo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Alberto Pincherle e Raffaele Corso, ANTONIO Abate, sant', in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- Antonio abate, santo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) St. Anthony of Egypt, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Antonio abate, su Open Library, Internet Archive.
- (FR) Bibliografia su Antonio abate, su Les Archives de littérature du Moyen Âge.
- (EN) Antonio abate, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Antonio abate, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- Confraternita Sant'Antonio Abate di Troina - Sito ufficiale della Confraternita di Sant'Antonio Abate di Troina con la storia e vita del Santo, su confraternitasantantonioabatetroina.it.
- Biografia di Sant'Antonio abate su Associazione Eugubini nel Mondo, su eugubininelmondo.com.
- Traduzione italiana della Vita Antonii (PDF), su benedettineitaliane.org. URL consultato il 25 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2010).
- (EN) Traduzione inglese della Vita Antonii, su fordham.edu.
- Sito ufficiale delle Parrocchie "Sant'Antonio Abate" e "Maria SS. del Pane" di Novoli (Le)
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