Batey: differenze tra le versioni
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* Haiti. Un terremoto che persiste da due secoli, di Eriona Culaj, Seneca Ed., Torino, 2010 - ISBN 978-88-6122-208-3 |
* Haiti. Un terremoto che persiste da due secoli, di Eriona Culaj, Seneca Ed., Torino, 2010 - ISBN 978-88-6122-208-3 |
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* Haiti Cherie, Film-documentario, Claudio del Punta, 2007 |
* Haiti Cherie, Film-documentario, Claudio del Punta, 2007 |
Versione attuale delle 01:59, 26 feb 2024
I batey sono villaggi costruiti in mezzo alle piantagioni di canna da zucchero, abitati da lavoratori haitiani con le loro famiglie, edificati con materiale di recupero. Alcuni di questi agglomerati hanno costruzioni molto semplici ma dotate di elettricità, acqua corrente, piccolo orto e qualche animale da cortile e sono quelli che vengono di solito mostrati dalle gite turistiche organizzate; la maggior parte sono costituiti da baracche senza servizi sanitari, senza acqua corrente e senza istruzione per i loro bambini.
Nella Repubblica Dominicana esistono circa 400 batey, per la maggior parte costruiti intorno alla piantagione della Fanjul Group di proprietà dell'omonima famiglia, fratelli cubano-americani residenti a Miami. Si stima, senza sicurezza statistica alcuna, che nella Repubblica Dominicana siano più di 500 000 gli haitiani che vivono nei batey. In questi villaggi si nasce e si muore, senza lasciare un segno. I bambini non vengono iscritti ad alcuna anagrafe, non ci sono dati certi e non vengono neppure mandati a scuola [1].
Nella maggior parte degli agglomerati, i diritti umani non esistono e i lavoratori provenienti da Haiti, grazie a un'autarchica e discriminatoria politica di immigrazione, vivono come schiavi, senza servizi sanitari, senza acqua corrente, senza istruzione per i loro bambini e senza alcuna sicurezza personale, che non viene tutelata dallo Stato. Il lavoro è spesso pesantissimo e mal pagato. I lavoratori sono tagliatori di canna da zucchero e sono definiti braceros. Tutto si svolge intorno alle piantagioni di canna da zucchero, dove i braceros, trascorrono l'intera giornata, per poi riunirsi alla sera nei Batey. Il guadagno giornaliero medio di un tagliatore di canna, a fronte di una produzione di circa due tonnellate, non supera i sei dollari [2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Haiti. Un terremoto che persiste da due secoli, di Eriona Culaj, Seneca Ed., Torino, 2010, pag. 137 - 141
- ^ Haiti Cherie, Film-documentario, Claudio del Punta, 2007 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2009).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Come schiavi in libertà. Vita e lavoro dei tagliatori di canna da zucchero in Repubblica Dominicana. URL consultato il 9 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016), di Raúl Zecca Castel, Edizioni Arcoiris, Salerno, 2015.
- Haiti. Un terremoto che persiste da due secoli, di Eriona Culaj, Seneca Ed., Torino, 2010 - ISBN 978-88-6122-208-3
- Haiti Cherie, Film-documentario, Claudio del Punta, 2007
- Come schiavi in libertà, trailer del documentario di Raùl Zecca Castel, 2014
- I l volto nero della Repubblica Dominicana, di Raùl Zecca Castel, InDialogo, n°102, 2013 - (diffuso online da Carmilla).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Batey