Vai al contenuto

Gerardus van der Leeuw: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(47 versioni intermedie di 22 utenti non mostrate)
Riga 1: Riga 1:
[[File:Gerardus van der Leeuw.jpg|thumb|Gerardus van der Leeuw, 1945]]
{{Bio
{{Bio
|Nome = Gerardus van der
|Nome = Gerardus van der
Riga 9: Riga 10:
|GiornoMeseMorte = 18 novembre
|GiornoMeseMorte = 18 novembre
|AnnoMorte = 1950
|AnnoMorte = 1950
|Epoca = 1900
|Attività = storico delle religioni
|Attività = storico delle religioni
|Attività2 = egittologo
|Attività = orientalista
|Attività = teologo
|Attività3 = teologo
|Nazionalità = olandese
|Nazionalità = olandese
}}
}}


È autore della ''Phanomenologie der Religion'', (1933, Fenomenologia della religione) <ref>La seconda edizione rivista dal figlio dell' autore J.R. van der Leeuw sulla base degli appunti del padre è stata pubblicata nel 1956. In italiano: Gerardus van der Leeuw. ''Fenomenologia della religione''. Torino, Boringhieri, 2002.</ref>, manifesto della [[Fenomenologia della religione|fenomenologia religiosa]].
È autore della ''Phanomenologie der Religion'', (1933, Fenomenologia della religione)<ref>La seconda edizione rivista dal figlio dell'autore J.R. van der Leeuw sulla base degli appunti del padre è stata pubblicata nel 1956. In italiano: Gerardus van der Leeuw. ''Fenomenologia della religione''. Torino, Boringhieri, 2002.</ref>, manifesto della [[Fenomenologia della religione|fenomenologia religiosa]].


==Vita==
== Biografia ==
Cresciuto al [[L'Aia]] Gerardus van der Leeuw studiò, dal 1908 al 1913, [[teologia]] e [[storia delle religioni]] all'[[Università di Leiden]] divenendo allievo di [[William Brede Kristensen]] (1867-1953) e approfondendo la religione degli antichi [[egizi]].
Cresciuto al [[L'Aia]] Gerardus van der Leeuw studiò, dal 1908 al 1913, [[teologia]] e [[storia delle religioni]] all'[[Università di Leiden]] divenendo allievo di [[William Brede Kristensen]] (1867-1953) e approfondendo la religione degli antichi [[egizi]].


Si recò quindi, nel 1913, in [[Germania]] dove perfezionò gli studi studiato prima a Berlino con [[Johann Peter Adolf Erman]] (1854-1937) e [[Kurt Sethe]] (1869-1934), poi a [[Gottinga]] con [[Wilhelm Bousset]] (1865-1920). Conseguendo infine il dottorato, nel 1916 a [[Leiden]].
Si recò quindi, nel 1913, in [[Germania]] dove perfezionò gli studi prima a Berlino con [[Johann Peter Adolf Erman]] (1854-1937) e [[Kurt Sethe]] (1869-1934), poi a [[Gottinga]] con [[Wilhelm Bousset]] (1865-1920); conseguendo infine il dottorato, nel 1916, a [[Leida]].


Fu pastore della [[Chiesa riformata]] olandese e professore, dal 1918 fino alla morte nel 1950, di [[storia delle religioni]], [[teologia]] e pensiero [[egizi|egizio]] all'[[Università di Groningen]].
Fu pastore della [[Chiese riformate|Chiesa riformata]] olandese e professore, dal 1918 fino alla scomparsa avvenuta nel 1950, di [[storia delle religioni]], [[teologia]] e religione [[egizi]]a all'[[Università di Groningen]].


Fu anche, nel biennio 1945-1946, ministro, laburista, dell'Istruzione, delle scienze e delle arti del governo [[Paesi bassi|olandese]].
Fu anche, nel biennio 1945-1946, ministro, laburista, dell'"Istruzione, delle scienze e delle arti" del governo [[Paesi Bassi|olandese]].


Se la sua opera principale è ''Phanomenologie der Religion'', van der Leeuw è stato anche autore di opere teologiche sui [[sacramento|sacramenti]] e sulla cultura egizia.
Oltre alla sua opera principale, ''Phanomenologie der Religion'', van der Leeuw è stato anche autore di opere teologiche sui [[sacramento|sacramenti]] e sulla cultura egizia.


==Il pensiero==
== Pensiero ==
Gerardus van der Leeuw si mosse lungo la via degli studi sulle religioni aperta ad altri due studiosi olandesi di fama internazionale: [[Cornelis Petrus Tiele]] (1830-1902) e [[Pierre Daniël Chantepie de la Saussaye]] (1848-1920). Se Tiele fu tra i primi studiosi a ritenere che l'esperienza religiosa dovesse essere correlata alla natura psicologica dell'uomo piuttosto che ai processi storici, Chantepie de la Saussaye evidenziò come la stessa comparazione tra le religioni nel loro divenire storico facesse emergere dei dati strutturali comuni quali i miti, i riti e le credenze.
L'opera di Gerardus van der Leeuw mosse lungo la via degli studi sulle religioni aperta da altri due studiosi olandesi di fama internazionale: [[Cornelis Petrus Tiele]] (1830-1902) e [[Pierre Daniël Chantepie de la Saussaye]] (1848-1920). Se Tiele fu tra i primi studiosi a ritenere che l'esperienza religiosa dovesse essere correlata alla natura psicologica dell'uomo piuttosto che ai processi storici, Chantepie de la Saussaye evidenziò come la stessa comparazione tra le religioni nel loro divenire storico facesse emergere dei dati strutturali comuni quali i miti, i riti e le credenze.


Interessato agli studi di [[Rudolf Otto]] (1869-1937) e a quelli di [[Nathan Söderblom]] (1866-1931), anche van der Leeuw analizzò il problema della [[religione]] secondo il [[vissuto]] dell'esperienza religiosa. In questo van der Leeuw è debitore anche di altri intellettuali a lui contemporanei, ad esempio di [[Edmund Husserl]] (1859-1938), da cui ereditò due concetti: l' ''[[epoché]]'', ovvero la sospensione del giudizio sul fenomeno osservato, e la comprensione "eidetica", per cogliere, del fenomeno osservato, gli elementi fondamentali. Allo stesso modo van der Leeuw è debitore della [[Psicologia della Gestalt]] tedesca a cui deve la matrice interpretativa, "insiemistica", nella sua indagine del vissuto religioso. Ultimo elemento che van deer Leeuw mise a fondamento della [[Fenomenologia della religione]] fu l'[[ermeneutica]], ovvero la necessità di "comprendere" (''Versthen'') dal suo interno il fenomeno e il vissuto religioso piuttosto che spiegarlo causalmente (''Erklären'') come produzione di processi storici.
Interessato agli studi di [[Rudolf Otto]] (1869-1937) e a quelli di [[Nathan Söderblom]] (1866-1931), come questi autori anche van der Leeuw analizzò il problema della [[religione]] secondo il [[vissuto]] dell'esperienza religiosa. In questo van der Leeuw seguì l'approccio anche di altri intellettuali a lui contemporanei, ad esempio di [[Edmund Husserl]] (1859-1938), da cui ereditò due concetti: l'''[[epoché]]'', ovvero la sospensione del giudizio sul fenomeno osservato, e la comprensione "[[eidetica]]", per cogliere, del fenomeno osservato, gli elementi fondamentali. Allo stesso modo van der Leeuw fu debitore della [[Psicologia della Gestalt]] tedesca a cui deve la matrice interpretativa, "insiemistica", nella sua indagine del vissuto religioso. Ultimo elemento che van deer Leeuw mise a fondamento della [[Fenomenologia della religione]] fu l'[[ermeneutica]], ovvero la necessità di "comprendere" (''Verstehen'') dal suo interno il fenomeno e il vissuto religioso piuttosto che spiegarlo causalmente (''Erklären'') come produzione di processi storici, seguendo in questo le orme dei pensatori critici del [[Positivismo]] come [[Wilhelm Dilthey]] (1833-1911) .


Nella ''Phänomenologie der Religion'', van der Leeuw descrisse la religione come una "potenza" in divenire, ovvero alla ricerca del suo compimento. A partire dall'"oggetto", sia per mezzo del ''[[mana]]'' e del ''[[tabù]]'' la religione si manifesta come "potenza" in virtù del sentimento di timore che ingenera l'"oggetto", sia questi rappresentato da una pietra, dal [[capo tribù]], da un albero o dal fuoco. Questa "potenza" dell'"oggetto" è tale perché trasmette enigmi sul destino. Successivamente la religione si evolve grazie all'enigma della morte e, dall'"oggetto", passa al "soggetto": valorizzando e intervenendo sulla vita e sui suoi aspetti sociali, la religione viene per questo interiorizzata. La terza ed ultima fase di questo processo evolutivo della religione si manifesta nell'unità e nella totalità che van der Leeuw esprime attraverso il concetto di "anima" (''fundus animae'') che è portatrice dello stesso [[sacro]] e dove l'oggetto e il soggetto trovano la loro sintesi, rappresentando sia l'"interiore" che "l'esteriore" ovvero il superamento della [[dualismo|dualità]].
Nella ''Phänomenologie der Religion'', van der Leeuw descrissee la religione come una "potenza" in divenire, ovvero alla ricerca del suo compimento.
{{q|"Il ''fundus animae'' è il luogo dove Dio e l'anima sono una cosa sola, l'unica e la medesima."<ref>Qui van der Leuuw cita il teologo tedesco [[Friedrich Delekat]] (1892-1970): Zeitschrift für Theologie und Kirche, n.s., 4 (1923) 280 e segg.</ref> Il fondo dell'anima è l'ultima rappresentazione possibile dell'anima. Non è neppure più una rappresentazione; questo dimostra che l'uomo che cerca l'anima, alla fine non la cerca; quel che ricerca è sempre qualche cosa che si trova più lontano, al di là, ''epekeina''<ref>Qui van der Leeuw chiosa: {{q|Certo il buddhismo meridionale va ancora più lontano, dato che nega l'anima, puramente e semplicemente.|Cfr. pag.590 ''Op.cit.''.}}</ref>. Vicinissimo, eppure esternamente elevato, sublime, Dio riposa nell'uomo, là dove il suo indicibile coincide col supremo indicibile dell'uomo|Gerardus van der Leuuw. ''Fenomenologia della religione''. Torino, Boringhieri, 2007 pag.241}}


== Opere ==

* ''Inleiding tot de godsdienst-geschiedenis'', 1924. (''Introduzione alla storia della religione'').
e quindi non conoscibile attraverso l'[[esperienza]], e quindi impossibile da conoscere attraverso l'[[intelletto]], che è connesso alla razionalità. Tuttavia, questa potenza in altro esercita due grandi forze sull'uomo: una [[forza centripeta]] denominata fascinans e una [[forza centrifuga]] denominata tremendum. Queste forze agiscono in contemporanea e fanno sì che, da una parte, l'uomo rifugga dall'ignoto e dal [[mistero]] (visto come qualcosa di inquietante, tremendum appunto), mentre dall'altra fanno sì che l'uomo sia contemporaneamente attratto da quello stesso mistero (che in quanto ignoto, è anche inesorabilmente fascinans).
* ''Phänomenologie der Religion'', 1933. Traduzione italiana: Gerardus van der Leeuw. ''Fenomenologia della religione''. Torino, Boringhieri, 1960 (ristampa 2017).<ref>{{cita web|url=http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda_rec.php?id=50|titolo=Gerardus Van Der Leeuw, Fenomenologia della religione.

Bollati Boringhieri, 1992}}</ref>
Dunque la religione, nonostante spinga l'uomo alla sua conoscenza, non è conoscibile attraverso i mezzi dell'esperienza sensibile: bisogna dunque che l'uomo non si rapporti all'oggetto in qualità di soggetto, ma bisogna che si immetta nei fenomeni stessi per riviverli, passando dal piano razionale a quello irrazionale, rendendo l'esperienza religiosa un'esperienza interna alla persona stessa.
* ''Inleiding tot de phaenomenologie van den godsdienst'', 1948. (''Introduzione alla fenomenologia della religione'').

Rapportandosi al mondo e alla cultura primitivi, Van Der Leeuw individua l'esperienza del mondo non come un'esperienza del soggetto verso l'esterno, ma come un'esperienza con un oggetto che coesiste con sé stesso, ed è quindi dominabile dall'interno. La dominazione del mondo in questo senso si concretizza attraverso un'ideale protesta dell'uomo che si sforza di riunire le molteplicità della realtà sensibile in un unico concetto generale, che è quello di [[magia]]. Quindi anche la magia, come la religione, è un'esperienza interna che non è frutto della conoscenza sensibile. Dunque è una potenza in altro, come la religione, e condivide con essa l'idea di tremendum e fascinans.

In effetti, anche se non fa riferimento ad alcuna divinità, la magia è come la religione, solo che, rispetto a quest'ultima, la magia si pone come fine (e come requisito) l'obbiettivo di governare il mondo, ponendosi al di sopra di esso come concetto riunificante. Quest'ultima affermazione svuota del tutto la concezione di magia che è tipica dell'[[evoluzionismo]], poiché, secondo Van Der Leeuw, essa non è collocata ai primi stadi dello sviluppo umano per poi sparire, ma è una costante condizione dello [[spirito]], il quale anch'esso rifugge dalla razionalità (per esempio attraverso il [[sogno]]).

==Le opere==
* ''Inleiding tot de godsdienst-geschiedenis'' (1924)
* ''Inleiding tot de phaenomenologie van den godsdienst'' (1948)


==Note==
==Note==
Riga 52: Riga 48:


==Bibliografia==
==Bibliografia==
* [[Giovanni Filoramo]]. ''Gerardus van der Leeuw'' in ''Dizionario delle religioni''. Torino, Einaudi, 1993, pagg. 409-11.
* [[Jacques Vidal]]. ''Gerardus van der Leeuw'' in ''Dizionario delle religioni''. Milano, Mondadori, 2007, pagg. 1008-9
* [[Jacques Waardenburg]]. ''Gerardus van der Leeuw'' in ''Encyclopedia of Religion'' vol.8. NY, Macmillan, 2005, pagg. 5390-3.
* [[Hubertus Gezinus Hubbeling]]. ''Divine Presence in Ordinary Life: Gerardus van der Leeuw's Twofold Method in His Thinking on Art and Religion''. Amsterdam, 1986.
* [[Alfred James]]. ''Interpreting Religion: The Phenomenological Approaches of Pierre Daniel Cantepie de la Saussaye W. Brede Kristensen, and Gerardus van der Leeuw''. Washington, D.C., 1995.
* [[Arie L. Molendijk]]. ''At the Cross-Roads: Early Dutch Science of Religion in International Perspective''. In ''Man, Meaning and Mystery: 100 Years of History of Religions in Norway'', a cura di Sigurd Hjelde, pagg. 19–56. Leiden, 2000.
* [[Richard J. Plantinga]]. ''An Ambivalent Relationship to the Holy: Gerardus van der Leeuw on Religion'' In ''Religion in History: The Word, the Idea, the Reality''. A cura di Michel Despland e Gérard Vallée, pagg. 93–100. Waterloo, Ontario, 1992.

==Voci correlate==
*[[Fenomenologia della religione]]
*[[Filosofia della religione]]
*[[Scienza delle religioni]]
*[[Storia delle religioni]]

== Altri progetti ==
{{interprogetto}}


== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}


{{Controllo di autorità}}
[[cs:Gerardus van der Leeuw]]
{{Portale|biografie}}
[[de:Gerardus van der Leeuw]]
[[Categoria:Filosofi della religione]]
[[en:Gerardus van der Leeuw]]
[[es:Gerardus van der Leeuw]]
[[nl:Gerardus van der Leeuw]]
[[pl:Gerardus van der Leeuw]]
[[ru:Ван дер Леув, Герард]]

Versione attuale delle 16:18, 4 feb 2024

Gerardus van der Leeuw, 1945

Gerardus van der Leeuw (L'Aia, 18 marzo 1890Utrecht, 18 novembre 1950) è stato uno storico delle religioni, egittologo e teologo olandese.

È autore della Phanomenologie der Religion, (1933, Fenomenologia della religione)[1], manifesto della fenomenologia religiosa.

Cresciuto al L'Aia Gerardus van der Leeuw studiò, dal 1908 al 1913, teologia e storia delle religioni all'Università di Leiden divenendo allievo di William Brede Kristensen (1867-1953) e approfondendo la religione degli antichi egizi.

Si recò quindi, nel 1913, in Germania dove perfezionò gli studi prima a Berlino con Johann Peter Adolf Erman (1854-1937) e Kurt Sethe (1869-1934), poi a Gottinga con Wilhelm Bousset (1865-1920); conseguendo infine il dottorato, nel 1916, a Leida.

Fu pastore della Chiesa riformata olandese e professore, dal 1918 fino alla scomparsa avvenuta nel 1950, di storia delle religioni, teologia e religione egizia all'Università di Groningen.

Fu anche, nel biennio 1945-1946, ministro, laburista, dell'"Istruzione, delle scienze e delle arti" del governo olandese.

Oltre alla sua opera principale, Phanomenologie der Religion, van der Leeuw è stato anche autore di opere teologiche sui sacramenti e sulla cultura egizia.

L'opera di Gerardus van der Leeuw mosse lungo la via degli studi sulle religioni aperta da altri due studiosi olandesi di fama internazionale: Cornelis Petrus Tiele (1830-1902) e Pierre Daniël Chantepie de la Saussaye (1848-1920). Se Tiele fu tra i primi studiosi a ritenere che l'esperienza religiosa dovesse essere correlata alla natura psicologica dell'uomo piuttosto che ai processi storici, Chantepie de la Saussaye evidenziò come la stessa comparazione tra le religioni nel loro divenire storico facesse emergere dei dati strutturali comuni quali i miti, i riti e le credenze.

Interessato agli studi di Rudolf Otto (1869-1937) e a quelli di Nathan Söderblom (1866-1931), come questi autori anche van der Leeuw analizzò il problema della religione secondo il vissuto dell'esperienza religiosa. In questo van der Leeuw seguì l'approccio anche di altri intellettuali a lui contemporanei, ad esempio di Edmund Husserl (1859-1938), da cui ereditò due concetti: l'epoché, ovvero la sospensione del giudizio sul fenomeno osservato, e la comprensione "eidetica", per cogliere, del fenomeno osservato, gli elementi fondamentali. Allo stesso modo van der Leeuw fu debitore della Psicologia della Gestalt tedesca a cui deve la matrice interpretativa, "insiemistica", nella sua indagine del vissuto religioso. Ultimo elemento che van deer Leeuw mise a fondamento della Fenomenologia della religione fu l'ermeneutica, ovvero la necessità di "comprendere" (Verstehen) dal suo interno il fenomeno e il vissuto religioso piuttosto che spiegarlo causalmente (Erklären) come produzione di processi storici, seguendo in questo le orme dei pensatori critici del Positivismo come Wilhelm Dilthey (1833-1911) .

Nella Phänomenologie der Religion, van der Leeuw descrisse la religione come una "potenza" in divenire, ovvero alla ricerca del suo compimento. A partire dall'"oggetto", sia per mezzo del mana e del tabù la religione si manifesta come "potenza" in virtù del sentimento di timore che ingenera l'"oggetto", sia questi rappresentato da una pietra, dal capo tribù, da un albero o dal fuoco. Questa "potenza" dell'"oggetto" è tale perché trasmette enigmi sul destino. Successivamente la religione si evolve grazie all'enigma della morte e, dall'"oggetto", passa al "soggetto": valorizzando e intervenendo sulla vita e sui suoi aspetti sociali, la religione viene per questo interiorizzata. La terza ed ultima fase di questo processo evolutivo della religione si manifesta nell'unità e nella totalità che van der Leeuw esprime attraverso il concetto di "anima" (fundus animae) che è portatrice dello stesso sacro e dove l'oggetto e il soggetto trovano la loro sintesi, rappresentando sia l'"interiore" che "l'esteriore" ovvero il superamento della dualità.

«"Il fundus animae è il luogo dove Dio e l'anima sono una cosa sola, l'unica e la medesima."[2] Il fondo dell'anima è l'ultima rappresentazione possibile dell'anima. Non è neppure più una rappresentazione; questo dimostra che l'uomo che cerca l'anima, alla fine non la cerca; quel che ricerca è sempre qualche cosa che si trova più lontano, al di là, epekeina[3]. Vicinissimo, eppure esternamente elevato, sublime, Dio riposa nell'uomo, là dove il suo indicibile coincide col supremo indicibile dell'uomo»

  • Inleiding tot de godsdienst-geschiedenis, 1924. (Introduzione alla storia della religione).
  • Phänomenologie der Religion, 1933. Traduzione italiana: Gerardus van der Leeuw. Fenomenologia della religione. Torino, Boringhieri, 1960 (ristampa 2017).[4]
  • Inleiding tot de phaenomenologie van den godsdienst, 1948. (Introduzione alla fenomenologia della religione).
  1. ^ La seconda edizione rivista dal figlio dell'autore J.R. van der Leeuw sulla base degli appunti del padre è stata pubblicata nel 1956. In italiano: Gerardus van der Leeuw. Fenomenologia della religione. Torino, Boringhieri, 2002.
  2. ^ Qui van der Leuuw cita il teologo tedesco Friedrich Delekat (1892-1970): Zeitschrift für Theologie und Kirche, n.s., 4 (1923) 280 e segg.
  3. ^ Qui van der Leeuw chiosa:

    «Certo il buddhismo meridionale va ancora più lontano, dato che nega l'anima, puramente e semplicemente.»

  4. ^ Gerardus Van Der Leeuw, Fenomenologia della religione. Bollati Boringhieri, 1992, su giornaledifilosofia.net.
  • Giovanni Filoramo. Gerardus van der Leeuw in Dizionario delle religioni. Torino, Einaudi, 1993, pagg. 409-11.
  • Jacques Vidal. Gerardus van der Leeuw in Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, 2007, pagg. 1008-9
  • Jacques Waardenburg. Gerardus van der Leeuw in Encyclopedia of Religion vol.8. NY, Macmillan, 2005, pagg. 5390-3.
  • Hubertus Gezinus Hubbeling. Divine Presence in Ordinary Life: Gerardus van der Leeuw's Twofold Method in His Thinking on Art and Religion. Amsterdam, 1986.
  • Alfred James. Interpreting Religion: The Phenomenological Approaches of Pierre Daniel Cantepie de la Saussaye W. Brede Kristensen, and Gerardus van der Leeuw. Washington, D.C., 1995.
  • Arie L. Molendijk. At the Cross-Roads: Early Dutch Science of Religion in International Perspective. In Man, Meaning and Mystery: 100 Years of History of Religions in Norway, a cura di Sigurd Hjelde, pagg. 19–56. Leiden, 2000.
  • Richard J. Plantinga. An Ambivalent Relationship to the Holy: Gerardus van der Leeuw on Religion In Religion in History: The Word, the Idea, the Reality. A cura di Michel Despland e Gérard Vallée, pagg. 93–100. Waterloo, Ontario, 1992.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN44402228 · ISNI (EN0000 0001 1025 8740 · BAV 495/34877 · LCCN (ENn85154333 · GND (DE118570889 · BNF (FRcb124931856 (data) · J9U (ENHE987007312356105171 · NDL (ENJA00447218
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie