Adriano Mari: differenze tra le versioni
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===Il periodo granducale=== |
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Nato a San Salvi ma dal ramo livornese<ref>Luigi Passerini, Ferdinando Martini, ''Il quarantotto in Toscana: diario inedito del conte Luigi Passerini de' Rilli'', Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1918, pag. 53 e Raffaello Lambruschini, ''Scritti politici e di istruzione pubblica'', Firenze, La Nuova Italia, 1936, pag. 400</ref> della [[Mari (famiglia)|famiglia Mari]], studiò giurisprudenza all'[[Università di Pisa]] e si dedicò fino al [[1831]] alla professione di avvocato. Cominciò la sua attività politica nel 1848 quando, cacciato il granduca e insediatosi un governo repubblicano, venne eletto deputato all'[[Assemblea toscana]] dove si schierò tra le file dei moderati. Ma abbandonò quasi subito il suo scranno parlamentare per il prevalere, nell'assemblea, dell'estrema fazione democratica e ritornò nuovamente all'attività forense. Tuttavia in quanto liberale, caduta la Repubblica Toscana, assunse la difesa di importanti imputati politici durante il periodo della restaurazione granducale. |
Nato a San Salvi ma dal ramo livornese<ref>Luigi Passerini, Ferdinando Martini, ''Il quarantotto in Toscana: diario inedito del conte Luigi Passerini de' Rilli'', Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1918, pag. 53 e Raffaello Lambruschini, ''Scritti politici e di istruzione pubblica'', Firenze, La Nuova Italia, 1936, pag. 400</ref> della [[Mari (famiglia)|famiglia Mari]], studiò giurisprudenza all'[[Università di Pisa]] e si dedicò fino al [[1831]] alla professione di avvocato. Cominciò la sua attività politica nel 1848 quando, cacciato il granduca e insediatosi un governo repubblicano, venne eletto deputato all'[[Assemblea toscana]] dove si schierò tra le file dei moderati. Ma abbandonò quasi subito il suo scranno parlamentare per il prevalere, nell'assemblea, dell'estrema fazione democratica e ritornò nuovamente all'attività forense. Tuttavia in quanto liberale, caduta la Repubblica Toscana, assunse la difesa di importanti imputati politici durante il periodo della restaurazione granducale. |
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===Il Regno d'Italia=== |
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Nel [[1859]] lavorò attivamente per la fine del Granducato e per l'annessione al Piemonte e successivamente venne eletto deputato al parlamento dove rimase per otto legislature in rappresentanza di diversi collegi toscani. Pur essendosi sin dall'inizio collocato a Destra, godette comunque della stima anche di altri partiti politici tanto che venne nominato membro di numerose commissioni e relatore di vari progetti di legge. |
Nel [[1859]] lavorò attivamente per la fine del Granducato e per l'annessione al Piemonte e successivamente venne eletto deputato al parlamento dove rimase per otto legislature in rappresentanza di diversi collegi toscani. Pur essendosi sin dall'inizio collocato a Destra, godette comunque della stima anche di altri partiti politici tanto che venne nominato membro di numerose commissioni e relatore di vari progetti di legge. |
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Dopo il trasferimento della capitale d'Italia a [[Firenze]], sua città natale, fu eletto alla [[Presidenti della Camera dei deputati |
Dopo il trasferimento della capitale d'Italia a [[Firenze]], sua città natale, fu eletto alla [[Presidenti della Camera dei deputati (Italia)|Presidente della Camera]] il 6 dicembre [[1866]], al terzo scrutinio, in ballottaggio con [[Antonio Mordini|Mordini]], e venne poi riconfermato una prima volta il 18 dicembre [[1866]] ed ancora il 27 marzo [[1867]] battendo [[Francesco Crispi]]. |
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Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 fu ministro di Grazia e Giustizia nel [[Luigi Federico Menabrea|governo Menabrea]] e fu lui che firmò l'ordine di arresto di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. In questo periodo turbinoso, segnato dalla [[Questione romana]], non riuscì ad attuare le riforme che desiderava, ma operò comunque in maniera equilibrata e corretta. |
Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 fu ministro di Grazia e Giustizia nel [[Luigi Federico Menabrea|governo Menabrea]] e fu lui che firmò l'ordine di arresto di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. In questo periodo turbinoso, segnato dalla [[Questione romana]], non riuscì ad attuare le riforme che desiderava, ma operò comunque in maniera equilibrata e corretta. |
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Versione attuale delle 23:40, 28 ago 2023
Adriano Mari | |
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Presidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 18 novembre 1865 – 27 ottobre 1867 |
Predecessore | Giovanni Battista Cassinis |
Successore | Giovanni Lanza |
Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 27 ottobre 1867 – 5 gennaio 1868 |
Monarca | Vittorio Emanuele II di Savoia |
Capo del governo | Luigi Federico Menabrea |
Predecessore | Sebastiano Tecchio |
Successore | Gennaro De Filippo |
Legislatura | X legislatura del Regno d'Italia |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 26 novembre 1884 – 24 luglio 1887 |
Legislatura | dalla XV |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno di Sardegna | |
Legislatura | VII |
Collegio | Legnaia |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea |
Università | Università di Pisa |
Adriano Mari (Firenze, 16 dicembre 1813 – Fiesole, 24 luglio 1887) è stato un politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XV e XVI legislatura.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Il periodo granducale
[modifica | modifica wikitesto]Nato a San Salvi ma dal ramo livornese[1] della famiglia Mari, studiò giurisprudenza all'Università di Pisa e si dedicò fino al 1831 alla professione di avvocato. Cominciò la sua attività politica nel 1848 quando, cacciato il granduca e insediatosi un governo repubblicano, venne eletto deputato all'Assemblea toscana dove si schierò tra le file dei moderati. Ma abbandonò quasi subito il suo scranno parlamentare per il prevalere, nell'assemblea, dell'estrema fazione democratica e ritornò nuovamente all'attività forense. Tuttavia in quanto liberale, caduta la Repubblica Toscana, assunse la difesa di importanti imputati politici durante il periodo della restaurazione granducale.
Il Regno d'Italia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1859 lavorò attivamente per la fine del Granducato e per l'annessione al Piemonte e successivamente venne eletto deputato al parlamento dove rimase per otto legislature in rappresentanza di diversi collegi toscani. Pur essendosi sin dall'inizio collocato a Destra, godette comunque della stima anche di altri partiti politici tanto che venne nominato membro di numerose commissioni e relatore di vari progetti di legge.
Dopo il trasferimento della capitale d'Italia a Firenze, sua città natale, fu eletto alla Presidente della Camera il 6 dicembre 1866, al terzo scrutinio, in ballottaggio con Mordini, e venne poi riconfermato una prima volta il 18 dicembre 1866 ed ancora il 27 marzo 1867 battendo Francesco Crispi.
Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Menabrea e fu lui che firmò l'ordine di arresto di Garibaldi. In questo periodo turbinoso, segnato dalla Questione romana, non riuscì ad attuare le riforme che desiderava, ma operò comunque in maniera equilibrata e corretta.
Continuò la sua attività politica dopo l'avvento della Sinistra al potere, sia nelle vesti di deputato alla Camera che in ambito comunale e regionale a Firenze.
Nominato Senatore il 26 novembre 1884, prese però parte solo saltuariamente ai lavori a causa dell'età avanzata e del suo precario stato di salute.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- La questione di Firenze trattata dal deputato Adriano Mari, Firenze, Libreria Paggi, 1878
- Il diritto alla vita e lo Stato. Note di economia Politica, Firenze, Tip. Di M. Ricci, 1899
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Luigi Passerini, Ferdinando Martini, Il quarantotto in Toscana: diario inedito del conte Luigi Passerini de' Rilli, Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1918, pag. 53 e Raffaello Lambruschini, Scritti politici e di istruzione pubblica, Firenze, La Nuova Italia, 1936, pag. 400
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Moise Finzi, Adriano Mari, Firenze, Le Monnier, 1888
- Fulvio Conti, Adriano Mari, in « Dizionario Biografico degli Italiani », vol. 70, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 2007
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Adriano Mari
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Adriano Mari
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Mari, Adriano, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Antonio Panella, MARI, Adriano, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934.
- Mari, Adriano, su sapere.it, De Agostini.
- Mari, Adriano, in L'Unificazione, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
- Fulvio Conti, MARI, Adriano, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 70, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008.
- Opere di Adriano Mari, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Adriano Mari, su Open Library, Internet Archive.
- Adriano Mari, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- MARI Adriano, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 89218003 · ISNI (EN) 0000 0000 6215 4532 · SBN SBLV205531 · BAV 495/102654 |
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