Visualizza wikitesto di Riforma augustea dell'esercito romano

{{unità militare
|Nome = Riforma augustea dell'esercito romano
|Immagine = Busto Augusto minimum 02.gif
|Didascalia = Busto dell'[[imperatore romano]] [[Augusto]], grande innovatore delle [[esercito romano|forze armate romane]].
|Categoria = esercito romano
|Attiva = [[30 a.C.]] - [[14|14 d.C.]]
|Nazione = [[Roma (città antica)|Roma Antica]]
|Servizio = 
|Tipo = forze armate [[legione romana|terrestri]] (di [[fanteria (storia romana)|fanteria]], [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] e [[armi d'assedio (storia romana)#Artiglieria|artiglieria]])<br />oltre a [[marina militare romana|quelle marittime]]
|Ruolo = 
|Dimensione = 
|Struttura_di_comando = 
|Guarnigione = [[Castra Praetoria]]/''[[limes romano|limes]]''
|Descrizione_guarnigione = 
|Equipaggiamento = 
|Descrizione_equipaggiamento = 
|Soprannome = 
|Patrono = [[Marte (divinità)|Marte dio della guerra]]
|Colori = porpora
|Descrizione_colori = 
|Marcia = 
|Mascotte = 
|Battaglie = 
|Anniversari = 21 aprile
|Decorazioni = ''[[Ricompense militari romane|Dona militaria]]''
|Onori_di_battaglia = [[Trionfo]],<br />[[Ovazione|Ovatio]],<br />[[Spolia opima]],<br />[[Cognomina ex virtute]]
<!-- Comandanti -->|Comandanti_degni_di_nota = [[Augusto]],<br />[[Druso maggiore]],<br />[[Tiberio]],<br />[[Marco Vipsanio Agrippa]]
<!-- Simboli -->|Simbolo = 
|Descrizione_simbolo = 
|Simbolo2 = 
|Descrizione_simbolo2 = 
}}
La '''riforma augustea dell'esercito romano''' rappresentò uno dei momenti principali della storia dell'[[esercito romano]], che vide nel primo [[Imperatore romano]], [[Augusto]], l'artefice della riorganizzazione della macchina da guerra romana, grazie ad una disciplina ferrea, che rimase in vigore almeno per i successivi tre secoli.
{{Citazione|In campo militare [Augusto] introdusse molte nuove riforme e ristabilì anche alcune antiche usanze. Mantenne la più severa disciplina: dove i suoi ''[[legatus legionis|legati]]'' non ottennero, se non a fatica e solo durante i mesi invernali, il permesso di andare a trovare le loro mogli. [...] Congedò con ignominia l'intera ''[[legio X (Cesare)|X legione]]'', poiché ubbidiva con una certa aria di rivolta; allo stesso modo lasciò libere altre, che reclamavano il congedo con esagerata insistenza senza dare le [[honesta missio|dovute ricompense per il servizio prestato]]. Se alcune [[coorte|coorti]] risultava si fossero ritirate durante la battaglia, ordinava la loro [[decimazione]] e nutrire con orzo. Quando i [[centurione|centurioni]] abbandonavano il loro posto di comando erano messi a morte come semplici soldati, mentre per altre colpe faceva infliggere [[Punizioni militari romane|pene infamanti]], come il rimanere tutto il giorno davanti alla tenda del proprio generale, vestito con una semplice tunica, senza cintura, tenendo in mano a volte una pertica lunga dieci piedi, oppure una zolla erbosa.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 24}}.}}

Gli storici contemporanei si sono spesso trovati d'accordo nel negare le qualità militari di Augusto, insistendo sul fatto che raramente egli andò personalmente sui campi di battaglia.<ref>A. Piganiol, ''Histoire de Rome'', 1962, p.225; P. Petit, ''Histoire générale de l'Empire romain'', 1974, p.32.</ref> Ma Aurelio Vittore,<ref>[[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]], ''De Caesaribus'', I, 1.</ref> ricordando una tradizione antica, diede di questo principe un ritratto più lusinghiero. Egli si dimostrò, invece un abilissimo uomo politico e geniale stratega. La stabilità, infatti, dell'ordinamento militare augusteo fino a [[Gallieno]],<ref name="LeBohec263-264">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, pp. 263-264.</ref> dimostrò che l'imperatore aveva avuto ragione.

== Contesto storico ==
{{Vedi anche|Guerra civile romana (44-31 a.C.)|Augusto}}

Le [[Guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerre civili]] avevano insegnato come i pericoli maggiori fossero che un esercito avesse la facoltà di eleggere un imperatore e che vi potessero essere due imperi, uno in Occidente ed uno in Oriente. I propositi di Augusto furono quelli di rendere l'Impero più stabile e sicuro, anche attraverso un sistema di frontiere facili da difendere, grazie ad una fitta rete di comunicazioni tra settore e settore. Ma l'[[esercito romano|esercito]] necessitava di una riforma radicale. Dopo Azio, Augusto, ritenendo ormai superato il sistema di [[Gaio Mario]], decise di compiere una radicale riforma militare grazie anche alle indicazioni che [[Gaio Giulio Cesare]] era riuscito a dare [[cesaricidio|prima di morire]] nel [[44 a.C.]], introducendo uno spirito altamente professionale in un esercito composto ora da volontari professionisti, disposti a servire in modo permanente prima per sedici<ref name="Keppie147">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.147.</ref> e poi per vent'anni, dipendenti dal loro [[Imperatore romano|Imperatore]]. Era, inoltre, necessario trovare quelle risorse finanziarie che ne permettessero il suo auto-finanziamento. Per questi motivi, nel [[6]], fu creato un tesoro particolare: l{{'}}''[[aerarium militare]]''.<ref name="Keppie148"/><ref name="SvetonioAugusto49">{{Cita|Svetonio|''Augustus'', 49}}.</ref><ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Annales'', I, 78.</ref>
 
{{Citazione|17. [...] E sotto il consolato di [[Marco Emilio Lepido (console 6)|Marco Lepido]] e [[Lucio Arrunzio (console 6)|Lucio Arrunzio]] trasferii l'erario militare<ref>L'istituzione dell'erario militare avvenne nel 6 d.C.</ref>, che fu costituito su mia proposta perché da esso si prelevassero i premi da dare ai soldati che avessero compiuto venti o più anni di servizio,<ref name="SvetonioAugusto49"/><ref>Nel [[5|5 d.C.]] Augusto fissò la nuova durata del servizio militare: sedici anni per i pretoriani, 20 per i legionari. Ma la ferma veniva spesso prolungata, come Augusto stesso riconosce, sino a trenta o quarant'anni.</ref> centosettanta milioni di sesterzi prendendoli dal mio patrimonio.|| 17. [...] ''Et M. Lepido et L. Ar[r]untio cos. in aerarium militare, quod ex consilio n[eo] co[ns]titutum est, ex [q]uo praemia darentur militibus, qui vicena [aut plu]ra sti[pendi]a emeruissent — HS milliens et septing[e]nti[ens ex pa]t[rim]onio [m]eo detuli.''|lingua=la}}

Il primo problema che Augusto dovette risolvere al termine della [[Guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerra civile]] ([[44 a.C.|44]]-[[31 a.C.]]), non fu solo di [[Dislocazione delle legioni romane#Dalla morte di Cesare alla sconfitta di Antonio (44-31 a.C.)|ridurre l'immenso esercito]] che si era formato per combattere contro il rivale [[Marco Antonio|Antonio]], sostenendo con i suoi fondi personali una spesa enorme per offrire ai soldati terre ed elargizioni, ma soprattutto di costituire un'adeguata forza dalla varietà di truppe che si era ormai creata.<ref>H.Parker, ''The roman legions'', p.72.</ref> Delle oltre sessanta legioni sopravvissute (tra cui molte appartenute allo stesso [[Marco Antonio|Antonio]]), solo 28 rimasero attive dopo [[battaglia di Azio|Azio]],<ref>H.M.D.Parker, ''Roman legions'', p.89. E.Ritterling, voce ''Legio'', in ''Realencyclopädie of Klassischen Altertumswissenschaft'', Stuttgart 1924-1925, p.1216-1217. R. Syme, ''Some notes on the legions under Augustus'', XXIII (1933), in ''Journal of Roman Studies'', pp.14-19.</ref> e 25 dopo la [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Teutoburgo]]. Non a caso ben 300.000 [[veterano (storia romana)|veterani]] furono mandati in congedo durante l'intero arco di tempo del suo principato, per lo più tra il [[30 a.C.|30]] ed il [[14 a.C.]], come racconta lo stesso [[Augusto]] nelle sue ''[[Res gestae divi Augusti|Res Gestae Divi Augusti]]'':

{{citazione|3. Combattei spesso [[guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerre civili]] ed esterne in tutto il mondo per terra e per mare; e da vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. Preferii conservare i popoli esterni, ai quali si poté perdonare senza pericolo, piuttosto che sterminarli. [[Esercito romano#Grande riforma augustea|Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne]]; dei quali inviai più di trecentomila in [[Colonia romana|colonie]] o rimandai nei loro [[municipio (storia romana)|municipi]], compiuto il [[honesta missio|servizio militare]]; e a essi (tutti) assegnai terre o [[aerarium militare|donai denaro in premio del servizio]].<ref name="SvetonioAugusto49"/> Catturai 600 navi oltre a quelle minori per capacità alle triremi.||3. ''Bella terra et mari civilia externaque toto in orbe terrarum saepe gessi victorque omnibus v[eniam petentib]us civibus peperci. Externas gentes, quibus tuto ignosci potuit, conservare quam excidere malui. Millia civium Romanorum sub sacramento meo fuerunt circiter quingenta. Ex quibus deduxi in coloni]as aut remisi in municipia sua stipendis emeritis millia aliquanto plura quam trecenta et iis omnibus agros adsignavi aut pecuniam pro praemis militiae dedi. Naves cepi sescentas praeter eas, si quae minores quam triremes fuerunt.''||lingua=la}}

A queste vennero aggiunte tutta una serie di [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie provinciali]] (formate con volontari non-cittadini, desiderosi di acquisire la [[cittadinanza romana]] al termine della ferma militare), posizionate in prevalenza lungo l'intera [[limes romano|frontiera romana]] o nelle aree interne a maggior rischio di rivolta (es. in ''[[Guerre cantabriche|Hispania]]'' o ''[[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|Dalmatia]]'').<ref name="Bohec, 1992, p. 33">Yann Le Bohec, ''L'esercito romano'', Roma 1992, p. 33 e ss.</ref>. Augusto cercò di riorganizzare un esercito permanente e professionale in grado di difendere le frontiere imperiali in modo adeguato (senza abolire il principio della coscrizione obbligatoria), che gli fosse particolarmente fedele,<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Augustus'', XXIV-XXVI; [[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'', II, 11, 5; [[Cassio Dione|Dione]], ''Storia romana'', LIV, 25, 5-6.</ref> anche affidando i numerosi eserciti a parenti stretti ([[Druso maggiore]], [[Tiberio]], [[Gaio Cesare]], [[Germanico Giulio Cesare|Germanico]]) o collaboratori particolarmente fedeli imparentati con la [[dinastia giulio-claudia|sua stessa famiglia]] ([[Marco Vipsanio Agrippa]], [[Publio Quintilio Varo]]). Certo Augusto non costruì tutto partendo dal niente: la Repubblica del dopo-[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] gli aveva già messo a disposizione forze sufficienti e strutturate da poter conquistare buona parte del mondo mediterraneo. La distinzione fra guarnigione di Roma e province, però, la differenza fra [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie]] e [[legione romana|legioni]], il nuovo ''[[cursus honorum]]'' dei comandi militari, le nuove forme di reclutamento e la strategia messa in atto alle frontiere, appartengono senza dubbio al [[Augusto|suo principato]].

== Le unità militari ==
{{Vedi anche|esercito romano}}

=== Armate provinciali ===
{{Vedi anche|province romane}}

==== Legioni ====
[[File:Légionnaire romain.JPG|upright=0.7|left|thumb|Il [[legione romana|legionario]] ai tempi di [[Gaio Giulio Cesare]] ([[Repubblica romana|tarda Repubblica]]) e dell'imperatore [[Augusto]] ([[Principato (storia romana)|primo Principato]]).]]
{{Vedi anche|Legione romana}}

La "spina dorsale" dell'[[esercito romano]] rimase la [[legione romana|legione]], in numero di 28 (25 dopo Teutoburgo). Ogni legione era composta di circa 5.000 cittadini, in prevalenza [[Italici]] (attorno al 65%,<ref name="Keppie180">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.180.</ref> per lo più provenienti dalla [[Gallia Cisalpina]], mentre il restante 35% era formato da [[cittadinanza romana|cittadini romani]] residenti nelle [[provincia romana|province]]), per un totale di circa 140.000 uomini (e poi circa 125.000), che si rinnovavano con una media di 12.000 armati all'anno. L'ufficiale a capo della legione divenne ora un membro dell'[[senato romano|ordine senatorio]] con il titolo ''[[legatus legionis|legatus Augusti legionis]]''. Le legioni erano arruolate fra i circa 4.000.000 di [[cittadinanza romana|cittadini romani]].
 
È con [[Augusto|Ottaviano Augusto]] che la legione cambiò struttura, aumentando i suoi effettivi fino almeno a 5.000 soldati, essenzialmente [[fanteria (storia romana)|fanti]] ma anche [[cavalleria legionaria|cavalieri]] (120 per legione, comandati da [[centurione|centurioni]], non da [[decurione|decurioni]]),<ref name="LeBohec33">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 33.</ref> questi ultimi con funzioni di esplorazione, messaggeri o scorta del ''[[legatus legionis]]''.<ref name="Keppie173"/> La cavalleria legionaria, abolita nell'[[riforma mariana dell'esercito romano|epoca di Gaio Mario]], fu reintrodotta in modo definitivo da Augusto. Si trattava però di una forza alquanto ridotta, i cui cavalieri erano dotati di uno scudo più piccolo e rotondo (detto ''[[Parma (scudo)|parma]]'' o ''[[clipeo|clipeus]]''), come ci racconta [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]], al tempo della [[prima guerra giudaica]].<ref>[[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', III, 6, 2 (120).</ref><ref>L. Keppie, ''The Army and the Navy'', in ''Cambridge Ancient History'', seconda edizione, Vol. X, ''The Augustan Empire 30BC - 69 AD'', p. 375.</ref> Potrebbe essere stata, infine, abolita da [[Traiano]].<ref name="LeBohec33"/>

La fanteria legionaria era divisa in 10 [[coorte|coorti]] (di cui nove di 480 armati ciascuna), che al loro interno contavano 3 manipoli oppure 6 [[centuria|centurie]]. La riforma della prima [[coorte]] avvenne in un periodo imprecisato,<ref>[[Publio Vegezio Renato|Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', II, 6; [[Pseudo-Igino]], ''[[De munitionibus castrorum]]'', 3.</ref> sicuramente tra l'epoca di [[Augusto]]<ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008, p.29.</ref> e quella dei [[Dinastia flavia|Flavi]].<ref name="Keppie176">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.176.</ref> Si trattava di una coorte ''milliare'', vale a dire di dimensioni doppie rispetto alle altre nove coorti, con 5 centurie (non 6) di un numero doppio di armati (160 ciascuna), pari a 800 legionari complessivi, ed a cui era affidata l'[[Aquilifer|aquila della legione]].<ref name="Keppie176"/>

Sempre ad [[Augusto]] si deve l'introdurre un esercito di professionisti che rimanessero in servizio non meno di sedici anni per i [[legione romana|legionari]],<ref name="Keppie147"/> portati a venti nel [[5]]<ref name="Keppie148">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.148.</ref> (come era successo fin dai tempi di [[Polibio]], in caso di massima crisi<ref>[[Polibio]], ''Storie'', VI, 19.2.</ref>), e venti-venticinque per le [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]]. A questo periodo di servizio poteva subentrarne un ulteriore di alcuni anni tra le "riserve" di [[veterano (storia romana)|veterani]],<ref name="Keppie148"/> in numero di 500 per legione<ref name="Keppie150">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.150.</ref> (sotto il comando di un ''curator veteranorum'').

==== ''Auxilia'' provinciali ====
{{Vedi anche|Truppe ausiliarie dell'esercito romano}}

La riforma augustea ebbe conseguenze anche sulle unità ausiliare, che entrarono a far parte in pianta stabile dell'esercito romano. Si trattava di un corpo dell'[[esercito romano]] reclutato fra le popolazioni sottomesse di ''[[peregrinus|peregrini]]'', ovvero non ancora in possesso della [[cittadinanza romana]].<ref>G.L.Cheesman, ''The Auxilia during the first two century A.D.'', Oxford 1914, p.21.</ref> Esse costituivano il degno completamento tattico e strategico alle legioni romane, e furono per questo motivo sottoposte al ''[[legatus legionis|legatus]]'' della [[legione romana|legione]] pur rimanendo nettamente distinti da quest'ultima.

===== Tipologia di armati =====
{{Vedi anche|fanteria (storia romana)|cavalleria (storia romana)}}

Gli ''auxilia'' costituivano la seconda componente fondamentale dell'esercito. Erano formate da unità altamente specializzate (da [[arciere|arcieri]], a [[fromboliere|frombolieri]], [[speculatores|esploratori]], guastatori e, soprattutto, reparti di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] leggera o pesante), arruolate in aree territoriali di antiche tradizioni militari: come i frombolieri delle [[Isole Baleari|Baleari]], i cavalieri [[catafratto|catafratti]] e gli arcieri orientali, la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] leggera [[Numidia|numida]] o dei [[Mauri (Mauretania)|Mauri]]. Probabilmente molte di queste unità non esistevano prima della [[battaglia di Azio]], ma i nomi di alcuni squadroni di cavalleria fanno pensare che siano stati reclutati in [[Gallia]] dagli ufficiali di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]. Queste unità, almeno fino alla fine del [[dinastia giulio-claudia|periodo giulio-claudio]], conservarono il proprio carattere nazionale e non stazionarono molto distanti dai loro territori nativi. Questa situazione rimase pressoché invariata fino all'[[Rivolta batava|insurrezione batava]] del [[69]]/[[70]], quando [[Vespasiano]] decise diversamente e gli ''auxilia'' cominciarono ad essere posizionati lontano dei luoghi d'origine.

===== Tipologia di unità =====
[[File:9945466.jpg|thumb|[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|La cavalleria ausiliaria romana]].]]
{{Vedi anche|Cohors peditata|Ala (esercito romano)|Cohors equitata}}

Le truppe ausiliarie, come le legioni, avevano i loro nomi e numeri. Erano composte fin dall'inizio del principato di Augusto, fino a Nerone-Vespasiano, da circa 500 uomini (''quingenarie''). Solo in seguito queste unità cominciarono ad raddoppiare il numero degli effettivi fino ai 1.000 armati (''milliarie'').

Potevano essere di tre tipologie principali:
* Coorti di sola fanteria (''[[cohors peditata]]''), la cui struttura era molto similare a quelle delle [[coorte|coorti]] [[legione romana|legionarie]]. Furono sottoposte ad un ''[[praefectus cohortis|praefecti cohortis]]'' (''quingenariae''), alle cui dipendenze vi erano 6 centurioni (tra cui un centurione ''princeps''). Erano composte da 6 centurie di 80 uomini ciascuna di ''[[peregrinus|peregrini]]'', per un totale di 480 fanti, in alcuni casi muniti di armi da lancio (arcieri, frombolieri e lanciatori di giavellotto), a completamento della [[legione romana|fanteria pesante legionaria]].
* ''[[Ala (esercito romano)|Alae]]'' di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]], anch'esse ''quingenarie'', le quali erano sottoposte ad un ''praefectus equitum''. Erano divise in 16 ''turmae''<ref name="Igino16">[[PseudoIgino]], ''[[De munitionibus castrorum]]'', 16.</ref> da 32 uomini ciascuna<ref>G.L.Cheesman, ''The Auxilia during the first two century A.D.'', 1914, pp.26-27; L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.183.</ref><ref name="DixonSouthern23">K.R.Dixon & P.Southern, ''The roman cavalry'', 1992, p.23.</ref> (comandate ciascuna da 16 [[decurione|decurioni]],<ref>{{CIL|3|6581}}.</ref> tra cui un decurione ''princeps''), per un totale di 512 cavalieri.<ref name="Arriano18">[[Arriano]]''Ars Tactica'', 18.</ref> Fornivano alle legioni truppe di ricognizione e di inseguimento, oltre a costituire elemento d'urto sui fianchi dello schieramento nemico.
* Coorti miste di fanteria e cavalleria (''[[coorte equitata|cohors equitata]]''),<ref>{{CIL|10|4862}}.</ref> la cui caratteristica principale era quella di essere formate da 6 centurie di 80 fanti ciascuna<ref name="Igino27">[[Pseudo-Igino]], ''[[De munitionibus castrorum]]'', 27.</ref> e 4 ''turmae'' di cavalleria di 32 cavalieri ciascuna,<ref name="Igino27"/><ref>{{CIL|3|6760}}.</ref> per un totale di 480 fanti e 120 cavalieri.<ref name="Igino27"/> L'origine risalirebbe al tipico modo di combattere dei [[Germani]], descritto da Cesare nel suo [[Commentarii de bello Gallico|De bello Gallico]].<ref>[[Gaio Giulio Cesare]], ''[[Commentarii de bello Gallico|De bello Gallico]]'', II, 48.4-7; IV, 2, 3-4; IV, 12; VII, 65.</ref>

{| class="wikitable" border="1"
! width="20%" |Tipologia di<br />unità ausiliarie
! width="12%" |servizio
! width="12%" |comandante
! width="12%" |subordinato
! width="12%" |N. di sotto-unità
! width="12%" |Forza della<br />sotto-unità
! width="20%" |Forza dell'Unità
|--
|'''Ala''' quingenaria
|cavalleria
|''[[praefectus alae]]''<ref name="DixonSouthern22">K.R.Dixon & P.Southern, ''The roman cavalry'', 1992, p.22.</ref>
|[[decurione]]
|16 ''turmae''
|30 ''(32<ref name="Arriano17,3">[[Arriano]]''Ars Tactica'', 17,3.</ref>)''
|480 ''(512)''
|--
|'''Cohors''' quingenaria
|fanteria
|''[[praefectus cohortis]]''<ref>Era invece a capo di una ''cohors quingenaria'' un [[Tribuno militare|Tribunus militum]] nel caso in cui fosse costituita di ''[[cittadinanza romana|civium Romanorum]]'', come sostiene G.L.Cheesman (''The Auxilia during the first two century A.D.'', p.36).</ref>
|[[centurione]]
|6 ''centuriae''<ref name="Igino28">[[Pseudo-Igino]], ''[[De munitionibus castrorum]]'', 28.</ref>
|80
|480
|--
|'''Cohors equitata'''<br />quingenaria
|fanteria<br />e cavalleria
|''[[prefetto (storia romana)|praefectus cohortis<br />equitatae]]''<ref name="DixonSouthern22"/>
|centurione (fanti)<br />decurione (cav)
|6 ''centuriae''<ref name="Igino27"/><br />4 ''turmae''<ref name="Igino27"/>
|80<ref name="Igino27"/><br />30<ref name="Igino27"/>
|600<ref name="Igino27"/> (480 fanti<ref name="Igino27"/>/120 cav.<ref name="Igino27"/>)<br />720 (600 fanti/120 cav.)<ref>[[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] nella sua ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'' (III, 67) cita un caso in cui una [[coorte equitata]] aveva 600 fanti e 120 cavalieri. Questa maggiorazione, secondo Cheesman (op.cit., p.28), potrebbe essere dovuta ad un fatto contingente dovuto in questo caso alla [[prima guerra giudaica|guerra stessa]].</ref>
|}

===== Aree di reclutamento degli ''auxilia'' =====
{{Vedi anche|Elenco delle truppe ausiliarie romane}}

Si trattava di reparti di Galli Transalpini, Narbonesi e Belgi, Germani, Iberici (Spagnoli), Balearici, Cretesi, Numidi, Traci, ecc., dove originariamente erano arruolate localmente lungo le [[limes romano|frontiere]] per sfruttare al meglio le loro conoscenze dei luoghi e difenderne i loro territori. Dopo Augusto, però, furono inviate ovunque, pur conservando tuttavia la loro caratteristica omogeneità etnica, per cui si equipaggiavano e combattevano secondo le loro tradizioni. I Galli e i Germani, per esempio, formavano coorti di fanteria leggera, armati con scudi piatti e rotondi ed una lancia corta; i Galli indossavano anche una cotta di maglia di ferro e l'elmo, non i Germani.

Sembra che Cesare sia stato il primo generale romano ad utilizzare la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] mista di origine germanica, nella quale ciascun cavaliere era abbinato a un uomo a piedi, combinando così i vantaggi della [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] con quelli della fanteria e consentendo ai due uomini di proteggersi a vicenda. Fu questa l'origine delle ''[[coorte equitata|cohortes equitatae]]'' dell'Impero.

Gli spagnoli fornivano fanti senza armatura che potevano essere adibiti a compiti di vario genere; indossavano elmi di cuoio e combattevano con gladio, sciabola o picca. I Balearici fornivano coorti di frombolieri senza armatura, abilissimi nell'usare fionde di tipo semplice o fissate a un corto bastone; come proietti usavano palle di piombo o pietre rotonde. I Cretesi costituivano coorti di arcieri senza armatura, provvisti di archi piccoli che avevano una gittata di 100 metri, cioè tre volte quella dei giavellotti.

===== Paga e durata del servizio =====
{{Vedi anche|paga (esercito romano)|honesta missio}}

[[Augusto]] riordinò anche il sistema d'arruolamento, ora che era stato trasformato in servizio attivo permanente, non più solo in occasione delle solite campagne militari annuali. Era fornito loro una paga quadrimestrale ed un equipaggiamento uniforme, pari a circa un terzo di quanto percepiva un legionario. La [[paga (esercito romano)|paga]] (''[[paga (esercito romano)|stipendium]]'') di un cavaliere di ''[[ala (esercito romano)|Ala]]'' si aggirava attorno ai 250 [[denario|denari]], mentre quella di un cavaliere di ''coorte equitata'' attorno ai 150/200 denari.<ref name="LeBohec283">[[Yann Le Bohec|Y.Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p.283.</ref> In sostanza gli ''[[ala (esercito romano)|equites alares]]'' (cavalieri di ''Ala'') erano i più pagati. Dopo di loro c'erano gli ''[[coorte equitata|equites cohortales]]'' (cavalieri di una coorte equitata) ed infine i fanti di una coorte peditata.<ref name="Cheesman35">G.L.Cheesman, ''The Auxilia during the first two century A.D.'', Oxford 1914, p.35.</ref><ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', IV, 19.</ref><ref>{{CIL|8|18042}}.</ref>

Augusto stabilì, inoltre, che rimanessero di stanza nella loro regione di reclutamento per un periodo di 20-25 anni in modo che le famiglie meno abbienti fossero incentivate a far arruolare i loro figli morti{{chiarire}}, dando loro la possibilità di acquisire la cittadinanza romana al termine del servizio. Essi, infatti, al momento del congedo (''[[honesta missio]]'') ottenevano:
* un premio finale (in denaro o un terreno da coltivare, nelle nuove province da [[colonia romana|colonizzare]] come [[veterano (storia romana)|veterani]]),<ref name="Cheesman34">G.L.Cheesman, ''The Auxilia during the first two century A.D.'', Oxford 1914, p.34.</ref>
* la [[cittadinanza romana]],
* la legalizzazione di qualsiasi matrimonio contratto da quel momento (''[[matrimonio romano|ius connubii]]''),
* ed i loro figli potevano così aspirare al servizio nelle legioni.<ref>G.L.Cheesman, ''The Auxilia during the first two century A.D.'', Oxford 1914, p.31-32.</ref>

==== Il genio militare ====
[[File:Engineering corps traian s column.jpg|thumb|upright=1.4|Il genio militare romano rappresentato sulla [[Colonna Traiana|Colonna traiana]].]]
{{Vedi anche|Genio militare (storia romana)}}

Venne riorganizzato anche il reparto di tecnici e [[Genio militare (storia romana)|ingegneri militari]] atti a rendere più agevole il cammino delle [[esercito romano|armate romane]] durante le [[Storia delle campagne dell'esercito romano in età alto-imperiale|campagne militari]] o la loro permanenza negli alloggiamenti estivi (''[[castrum|castra aestiva]]'') ed invernali (''[[castrum|hiberna]]''). E così se le [[strade romane]] potevano essere utilizzate per velocizzare lo schieramento degli eserciti durante le operazioni di "polizia" lungo i [[limes romano|confini imperiali]], alcuni tipi di [[Ponti romani|ponti]] potevano essere montati e smontati velocemente senza l'utilizzo di chiodi: in questo modo i legionari, che trasportavano un equipaggiamento di circa 40 chili (comprendente anche un palo per la palizzata del campo) potevano percorrere nella marcia circa 24 chilometri al giorno (40 quando potevano viaggiare più leggeri)<ref name="Giorgio Ruffolo 2004, p. 50">Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza'', Einaudi, 2004, p. 50.</ref>. In altri casi si provvedeva alla costruzione di strade in zone acquitrinose (''[[pontes longi]]''), come avvenne in [[Germania (provincia romana)|Germania]] durante il periodo della sua [[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|occupazione]] (dal [[12 a.C.]] al [[9|9 d.C.]]).

L'[[armi d'assedio (storia romana)#Artiglieria|artiglieria romana]] comprendeva [[balista|baliste]] (ogni legione ne aveva 55, servite ciascuna da 11 uomini), ossia grandi balestre montate su ruote, che grazie alla torsione delle loro corde riuscivano a scaraventare anche a molti metri di distanza enormi dardi, che potevano essere anche incendiati. Insieme alle baliste c'erano anche gli "[[Scorpione (arma)|scorpioni]]", simili alle precedenti ma molto più piccoli e maneggevoli. Insieme alle baliste venivano schierati anche gli [[onagro (arma)|onagri]] (catapulte chiamate così per il rinculo che producevano durante il lancio), che lanciavano massi ricoperti di pece, cui si appiccava il fuoco, creando una bomba incendiaria, con lo scopo di abbattere le difese nemiche, distruggendo mura ed edifici.

=== Guarnigioni di Roma ===
[[File:CasernesVigileII planrome.png|thumb|upright=1.4|left|Mappa della città di [[Roma (città antica)|Roma]], divisa da Augusto in 14 ''regiones'', affidate a sette coorti di [[vigiles|vigili]], ciascuna posta in una caserma (pallini rossi).]]

{{Vedi anche|guardia pretoriana|Coorti urbane|Vigili (storia romana)}}

Le guarnigioni di [[Roma (città antica)|Roma]] furono riorganizzate da Augusto in nove [[guardia pretoriana|coorti pretorie]] nel [[27 a.C.|27]]-[[26 a.C.]] (da I a IX, il cui simbolo era lo [[scorpiones|scorpione]]), inizialmente posizionate quasi tutte nei dintorni di Roma (a parte 3)<ref name="SvetonioAugusto49"/><ref name="Keppie152-153"/> e nelle più importanti città italiane (tra cui [[Aquileia]]). La scelta di nove coorti fu dettata dalla necessità di non far apparire la presenza a Roma di una legione, composta da 10 coorti, che sarebbe stata considerata contraria alla sacralità della città<ref name="Keppie152-153"/> e che, per la legge del tempo di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]], proibiva la presenza di armati nella penisola italica (nella parte sottoposta all'autorità di diretta dei magistrati di Roma). Si trattava della guardia personale a difesa dell'Imperatore, la cui origine sembra sia derivata dalla [[Repubblica]], quando i [[Pretore (storia romana)|pretori]] erano accompagnati da un piccolo gruppo di armati. Per questi motivi Augusto volle che questo corpo di truppa fosse scelto tra i migliori soldati dell'intero [[esercito romano]] (di provenienza per lo più dall'[[Italia (epoca romana)|Italia centrale]]), posto sotto il comando di uno o due [[prefetto del pretorio|prefetti]] di [[ordine equestre|rango equestre]] (a partire dal [[2 a.C.]]),<ref>I primi due prefetti del pretorio furono [[Quinto Ostorio Scapula|Q.Ostorio Scapola]] e [[Publio Salvio Apro|P.Salvio Apro]] ([[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LV, 10,10). Rimasero in carica fino al [[14|14 d.C.]], quando furono poi sostituiti da [[Tiberio]] con due nuovi prefetti [[Lucio Seio Strabone|L.Seio Strabone]] e suo figlio [[Seiano|Elio Seiano]] ([[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Annales'', I, 7, 2; 24, 2). R.Syme, ''L'Aristocrazia Augustea'', Milano 1993, p.446. Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, pp. 28-29.</ref> e dove [[Gaio Cilnio Mecenate|Mecenate]] se ne può considerare, in un certo modo, il più antico prefetto.<ref>[[Santo Mazzarino]], ''L'Impero romano'', Bari 1976, p. 88.</ref> I due prefetti avevano come collaboratori, un [[tribuno militare|tribuno]] per singola [[coorte]], provenienti per lo più dal ''[[primus pilus|primpilatus]]'' (entrando a far parte di diritto dell'[[ordine equestre]]). Nel [[13 a.C.]] il servizio fu fissato in dodici anni, e poi nel [[5|5 d.C.]] a sedici, con una [[paga (esercito romano)|paga]] inizialmente di 1,5 volte quella di un normale [[legionario romano|legionario]],<ref name="Keppie154">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, pp. 154.</ref> poi di [[paga (esercito romano)|molto superiore]].

Vi è da aggiungere che Augusto volle anche una "personale guardia del corpo", per una maggior sicurezza sua e della sua famiglia imperiale, quasi fosse "privata" (in numero compreso tra i 100 ed i 500 armati), reclutati tra i [[Calahorra|Calagurritani]] fino alla [[battaglia di Azio|sconfitta di Antonio]] e poi tra le popolazioni [[germani]]che dei [[Batavi]] (''[[Germani corporis custodes]]''),<ref name="SvetonioAugusto49"/><ref name="Keppie154"/> i quali furono però sciolti dopo la ''[[battaglia della foresta di Teutoburgo|clades variana]]'' del [[9]], e poi ricostituiti poco prima della morte dello stesso imperatore.<ref name="LeBohec31"/> Nel [[68]] questo corpo fu definitivamente sciolto dall'Imperatore [[Galba]], poiché li riteneva fedeli al precedente imperatore [[Nerone]], morto da poco. Questa decisione provocò un profondo senso di offesa nei confronti dei Batavi, i quali poco dopo si [[rivolta batava|rivoltarono]] l'anno seguente.<ref>Tacito, ''Historiae'', II, 5.</ref>

Vi erano, inoltre, 3 [[coorti urbane]] di 500 armati ciascuna (create nel [[13 a.C.]], con la numerazione di X, XI e XII, in successione a quelle pretorie), le quali avevano funzioni di polizia "diurna" ed ordine pubblico,<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Augustus'', XLIX.</ref><ref>Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 30.</ref> ed affidate ad un ''[[Praefectus urbi]]'' dell'[[senato romano|ordine senatoriale]]. Ognuna di esse era comandata da un [[tribuno militare|tribuno]] e da sei [[centurione|centurioni]], e non è impossibile che comprendessero anche [[cavalleria (storia romana)|soldati a cavallo]] nei loro ranghi. Ecco come descrive [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] la loro missione:
{{Citazione|Esse devono assicurare la guardia dell’Urbe, così come i pretoriani costituiscono la guardia dell’imperatore.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Augustus'', XLIX.}}

A queste furono aggiunte nel [[6]], altre 7 coorti ''milliarie'' di [[vigiles|vigili]], militarizzate anch'esse e formate per lo più da [[liberto|liberti]],<ref>[[Santo Mazzarino]], ''L'Impero romano'', Bari 1976, p.89.</ref> a cui erano affidate le [[14 regioni di Roma augustea|14 regioni della città]] di [[Roma (città antica)|Roma]], con il compito di polizia "notturna" e di vigilare sui possibili incendi, a quel tempo molto frequenti.<ref name="LeBohec31">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 31.</ref> Erano dislocati un po' ovunque nella città, equipaggiati con lampade per i servizi di ronda notturna, secchi, scope, sifoni per la lotta contro il fuoco. Erano comandate da un ''[[praefectus Vigilum|praefectus vigilum]]'', affiancato da un [[tribuno militare|tribuno]] e sette [[centurione|centurioni]] per singola [[coorte]].<ref name="LeBohec31"/>

=== Flotte romane di Miseno, di Ravenna e provinciali ===
[[File:Trireme 1.jpg|thumb|Ricostruzione di una trireme romana impiegata nella [[battaglia di Azio]]]]
{{Vedi anche|Flotta romana}}

Anche la [[marina militare romana|flotta]] fu riorganizzata (tra il [[27 a.C.|27]] ed il [[23 a.C.]]) in marinai che rimanessero in servizio in modo permanente per almeno 26 anni,<ref>Alessandro Milan, ''Le forze armate nella storia di Roma antica'', XII, p. 121.</ref> grazie al valido collaboratore di Augusto, [[Marco Vipsanio Agrippa]]. Inizialmente fu dislocata in [[Gallia Narbonense]] a ''[[Fréjus|Forum Iulii]]'',<ref name="Keppie152-153">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, pp. 152-153.</ref><ref name="LeBohec38">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 38.</ref> in seguito fu divisa in varie flotte: 
* le due basi principali e permanenti erano a [[Miseno (Bacoli)|Miseno]] (''[[Classis Misenensis]]'' con 50 navi e 10.000 marinai ''classiarii''), per la difesa del Mediterraneo occidentale, e [[Ravenna]] (''[[Classis Ravennatis]]'') per la difesa di quello orientale;<ref name="SvetonioAugusto49"/> ognuna delle due "squadre navali" era poi sottoposta ad un prefetto, dove il ''[[classis Misenensis|praefectus classis Misenis]]'' risultava più alto in grado del ''[[classis Ravennatis#Cronotassi dei comandanti della flotta|praefectus classis Ravennatis]]''.<ref name="Keppie152-153"/> 
* oltre a tutta una serie di flotte [[provincia romana|provinciali]] a supporto delle armate di terra, sia di mare, come in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]] (''[[Classis Alexandrina]]''); sia lungo i maggiori fiumi come il [[limes renano|Reno]] (''[[Classis Germanica]]''<ref>Ernst Künzl, ''La flotta romana sul Reno (Classis Germanica)'', in ''Traiano ai confini dell'Impero'', a cura di Grigore Arbore Popescu (1998), p.59.</ref>) ed il [[limes danubiano|Danubio]]-[[Sava (fiume)|Sava]]-[[Drava]] (''[[Classis Pannonica]]'').

Questa flotta serviva a proteggere i mari dagli attacchi dei pirati, mentre truppe e salmerie potevano essere trasportate rapidamente senza pericolo. E se durante la [[Guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerra civile]] sia [[Sesto Pompeo]], sia [[Augusto|Ottaviano]] avevano reclutato tra gli equipaggi soprattutto [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavi]], con la nuova riorganizzazione gli equipaggi furono composti per lo più da provinciali di nascita libera, nonostante inizialmente fossero ammessi anche [[liberto|liberti]] e ancora schiavi.<ref>[[Santo Mazzarino]], ''L'Impero romano'', Bari 1976, p. 90.</ref> La flotta era, infine, composta da [[trireme|triremi]], lunghe circa 40 metri e larghe 5, che disponevano di 170 remi, su tre ordini, manovrati ciascuno da un solo uomo, ed imbarcavano anche 30 marinai e 120 legionari; da [[quinquereme|quinqueremi]], che avevano le stesse dimensioni delle triremi, ma 160 remi su tre ordini, i cui rematori erano 270 (con più uomini per ogni remo) ed imbarcavano 30 marinai e 200 legionari; da [[marina militare romana#Imbarcazioni|liburne]], che erano navi più piccole, leggere e veloci, armate con 82 remi disposti su due ordini.

=== Alleati e Stati clienti ===
{{Vedi anche|Regno cliente (storia romana)}}

[[Augusto]] come i suoi predecessori di [[Repubblica romana|epoca repubblicana]], intuì che il compito di governare e di civilizzare un gran numero di genti contemporaneamente era pressoché impossibile, e che sarebbe risultato più semplice un piano di annessione graduale, lasciando l'organizzazione provvisoria affidata a principi nati e cresciuti nel paese d'origine. Nacque quindi la figura dei [[Regno cliente (storia romana)|re o principi clienti]], la cui funzione era quella di promuovere lo sviluppo politico ed economico dei loro regni, favorendone la civilizzazione e l'economia. Così, quando i regni raggiungevano un livello di sviluppo accettabile, essi potevano essere incorporati come nuove province o parti di esse. Le condizioni di stato vassallo-cliente erano, dunque, di natura transitoria.

Tale disegno politico fu applicato all'[[Regno d'Armenia|Armenia]], alla [[Giudea romana|Giudea]] (fino al [[6]] d.C.), alla [[Traci]]a, alla [[Regno di Mauretania|Mauretania]] e alla [[Cappadocia]]. A questi re clienti fu lasciata piena libertà nell'amministrazione interna, e probabilmente non furono tenuti a pagare tributi regolari, ma dovevano provvedere a fornire truppe alleate al bisogno oltre a concordare preventivamente la loro politica estera con l'imperatore. Non a caso numerose furono le milizie di questi [[Regno cliente (storia romana)|regni clienti]], utilizzate dall'Impero romano in caso di conflitti interni o esterni. Un esempio furono le truppe [[traci|trace]] utilizzate durante la [[rivolta dalmato-pannonica del 6-9]], o le truppe del re [[Deiotaro]] di [[Galazia]],<ref>Il re [[Deiotaro]] di [[Galazia]] fu definito da [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] "''abbastanza forte per difendere i propri confini, ma non tanto da costituire una minaccia per gli interessi romani''" (Cic. ''Deiotarus'', 22).</ref> che andarono a formare la nuova unità legionaria della [[Legio XXII Deiotariana|XXII ''Deiotariana'']].

== Uomini e gerarchie militari ==
{{Vedi anche|Cursus honorum|Ordine senatoriale|Ordine equestre}}

{{Citazione|Mai dopo le [[guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerre civili]], sia nei discorsi pubblici, sia negli annunci pubblici, [Augusto] chiamò i suoi uomini «commilitoni» ma sempre «soldati», e non permise né ai suoi figli né ai suoi figliastri, quando ottennero l{{'}}''[[imperium]]'', di chiamarli in modo diverso, poiché riteneva che [la prima formula] fosse più ostentata rispetto a quanto necessario alla disciplina militare, sia per la pace dei tempi, sia per la dignità sua e della sua famiglia.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 25}}.}}

Di fatto esisteva in questo ambito un capo supremo: l'imperatore (si ricorda che il termine "imperator" si riferisce, prima dell'età imperiale, proprio al generale vittorioso in battaglia. Solo successivamente designa il capo di stato supremo). Egli era il vero trionfatore di ogni battaglia, anche se non era presente. Al generale vittorioso erano però concesse le insegne trionfali, gli ''[[Trionfo|ornamenta triumphales]]''. 
{{Citazione|Solo coloro che trionfavano, sebbene fossero compagni delle sue spedizioni e partecipi delle sue vittorie, mai ritenne di dover concedere loro ''[[ricompense militari romane|dona militaria]]'', poiché riteneva che questi avessero già ottenuto il diritto di venirgli riconosciuto ciò che volevano. Credeva, d'altra parte, che nulla fosse meno indicato per un buon generale della fretta e della temerarietà. Di conseguenza pronunciava frequentemente il detto: "Affrettati lentamente! Per un comandante è meglio la prudenza piuttosto che l'ardimento," e anche: "si fa abbastanza rapidamente ciò che si fa sufficientemente bene". Negava si dovesse assolutamente ingaggiare una battaglia o dichiarare una guerra, se la speranza di successo non fosse stata maggiore del timore di averne un danno. Sosteneva infatti che fossero simili a dei pescatori che osavano molto per guadagnare assai poco, servendosi di un amo d'oro, la cui perdita, nel caso si fosse rotto il filo, non poteva compensare nessuna buona pesca.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 25}}|lingua=la|''Solos triumphales, quamquam et socios expeditionum et participes victoriarum suarum, numquam donis impertiendos putavit, quod ipsi quoque ius habuissent tribuendi ea quibus vellent. Nihil autem minus perfecto duci quam festinationem temeritatemque convenire arbitrabatur. Crebro itaque illa iactabat: Speude bradeos. Asphales gar est ameinon e thraasus stratelates. Et, Sat celeriter fieri quidquid fiat satis bene. Proelium quidem aut bellum suscipiendum omnino negabat, nisi cum maior emolumenti spes quam damni metus ostenderetur. Nam minima commoda non minimo sectantis discrimine similes aiebat esse aureo hamo piscantibus, cuius abrupti damnum nulla captura pensari posset.''}}

Il ''princeps'' era assistito da uno stato maggiore per le questioni militari, a partire dal [[prefetto del pretorio]]. I suoi più stretti collaboratori erano chiamati ''[[comes|comites]]''.

[[Augusto]] volle distinguere prima di tutto le carriere superiori dalle inferiori. Egli dettò dei parametri d'avanzamento che comunque, in particolare per l'ordine equestre, videro la loro completa definizione a partire da [[Claudio]], se non dai [[Dinastia flavia|Flavi]].
* '''Quelle senatoriali''' collegate alla nuova riforma militare:
** cariche preliminari: tribuno laticlavio;
** cariche intermedie: [[legatus legionis]], [[proconsole]];
** Magistrature: [[questore (storia romana)|questore]].
* '''Quelle Equestri''':
** Milizie equestri: [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|prefetto di coorte]], [[tribuno angusticlavio]] di legione, triplo tribunato a Roma ([[vigiles|vigili]], [[praefectus urbi|coorti urbane]], [[Guardia pretoriana|coorti pretorie]]) [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|prefetto d'ala]];
** [[Prefetto (storia romana)|Prefetture]]: [[Marina militare romana|di flotta]], [[vigiles|dei vigili]], [[Prefetto (storia romana)|dell'annona]], [[prefetto d'Egitto|d'Egitto]], [[Prefetto del pretorio|del pretorio]]; tali prefetture costituivano il cosiddetto ''Fastigium equestre'', cioè l'apice della carriera di un cavaliere;

=== Le alte cariche militari: i governatori provinciali ===
{{Vedi anche|Province romane|Legatus Augusti pro praetore|Prefetto d'Egitto}}

I governatori delle province imperiali erano nominati dal ''[[Principato (storia romana)|Princeps]]'', con un mandato revocabile in qualsiasi momento. La loro carriera fu istituzionalizzata da [[Claudio]]<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Claudius'', 25.</ref>:
* il ''[[legatus Augusti pro praetore]]'', proveniente dal ''[[Cursus honorum|cursus]]'' senatorio e di rango consolare pretorio, in relazione la numero delle legioni ivi presenti, da minimo di uno a un massimo di tre; nelle [[Provincia imperiale|province imperiali]] presidiate una legione, essi rivestivano anche il ruolo di comandante di legione. I legati non possedevano un [[imperium]] proprio, ma delegato dal principe.

{| class="wikitable" border="1"
|----- align="center"
! width="20%" |Provincia
! width="15%" |Statuto
! width="20%" |Governatore
! width="20%" |Capitale
! width="25%" |Note
|-
| [[Gallia Aquitania|Aquitania]]
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Burdigala'' ([[Bordeaux]], [[Francia]])
| &nbsp;
|-
| [[Galazia]] (''Galatia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Ancyra'' o ''Sebaste Tectosagum'' ([[Ankara]], [[Turchia]])
| Tra [[Vespasiano]] e [[Traiano]] riunita con la [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]].
|-
| [[Gallia Belgica]] (''Gallia Belgica'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Durocortorum'' ([[Reims]], [[Francia]])
| &nbsp;
|-
| [[Gallia Lugdunense]] (''Gallia Lugdunensis'') o Gallia Celtica
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Lugdunum'' ([[Lione]], [[Francia]])
| &nbsp;
|-
| [[Germania (provincia romana)|Germania]] (''Germania Magna'')
| [[provincia imperiale|imperiale]] dal [[6]] al [[9|9 d.C.]]
| Legato imperiale di rango [[console (storia romana)|consolare]]?
| ''Aliso'' ([[Haltern (accampamento romano)|Haltern]], [[Germania]])
| tra il [[12 a.C.]] ed il [[6|6 d.C.]] era forse unita alla [[Gallia Lugdunense]]
|-
| [[Pannonia (provincia romana)|Illirico inferiore]] (''Illyricum inferius'') poi [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] (''Pannonia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]] da [[9]]/[[14|14 d.C.]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Carnuntum'' (tra [[Petronell]] e [[Bad Deutsch-Altenburg]], [[Austria]])
| &nbsp;
|-
| [[Dalmazia (provincia romana)|Illirico superiore]] (''Illyricum superior''), poi [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] (''Dalmatia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango [[console (storia romana)|consolare]]
| [[Salona]] ([[Croazia]])
| &nbsp;
|-
| [[Licia e Panfilia]] (''Lycia et Pamphylia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| &nbsp;
| dal [[135]] [[provincia senatoria]]
|-
| [[Lusitania]] (''Lusitania'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Emerita Augusta'' ([[Mérida (Spagna)|Merida]], [[Spagna]])
| &nbsp;
|-
| [[Mesia]] (''Moesia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]] dal [[6]]?
| Legato imperiale di rango [[console (storia romana)|consolare]]
| &nbsp;
| &nbsp;
|-
| [[Numidia]] (''Numidia'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango pretorio
| ''Cirta'' ([[Costantina (Algeria)|Costantina]], [[Algeria]])
| &nbsp;
|-
| [[Siria (provincia romana)|Siria]] (''Syria'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango [[console (storia romana)|consolare]]
| ''Emesa'' ([[Homs]], [[Siria]])
| &nbsp;
|-
| [[Tarraconense]] (''Hispania Tarraconensis'')
| [[provincia imperiale|imperiale]]
| Legato imperiale di rango [[console (storia romana)|consolare]]
| ''Tarraco'' ([[Tarragona]], [[Spagna]])
| &nbsp;
|-
|}

* il ''[[procurator Augusti]]'' proveniente dall'[[ordine equestre]], nelle province demilitarizzate o con la sola presenza di milizie ausiliarie; qualora avesse ricevuto in comando truppe legionarie, il suo titolo si modificava in ''[[Procurator pro legato|procurator Augusti pro legato]]''.
* il ''[[prefetto d'Egitto|praefectus Alexandreae et Aegypti]]'', era un funzionario di rango equestre elevato, che governava la provincia imperiale d'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]]. Egli aveva il comando in virtù di un ''[[imperium]]'', ''similitudo proconsulis'', delegato dal [[principato (storia romana)|principe]]. Le singole legioni d'Egitto erano comandate anch'esse da un ''[[ordine equestre|eques]]'', con il titolo di ''[[praefectus legionis]]''. A partire dal [[135]] circa, in Egitto rimase la sola [[legio II Traiana Fortis|Legio II ''Traiana Fortis'']]: fu l'unica provincia con una sola legione in cui il comandante di legione, in questa caso il ''praefectus legionis'', non era anche il governatore.
* un [[proconsole]] di rango pretorio, con una legione per la [[provincia senatoria]] [[Africa (provincia romana)|d'Africa]] (sino a [[Caligola]]), nominato dal senato con un sorteggio. Il mandato era annuale ed il [[proconsole]] possedeva un ''[[imperium]]'' proprio.

{| class="wikitable" border="1"
|----- align="center"
! width="20%" |Provincia
! width="15%" |Statuto
! width="20%" |Governatore
! width="20%" |Capitale
! width="25%" |Note
|-
| [[Africa (provincia romana)|Africa]] (''Africa'') o Africa Proconsolare (''Africa Proconsularis'')
| [[senato romano|senatoria]]
| ''Proconsole'' di rango [[console (storia romana)|consolare]]
| [[Cartagine]] ([[Tunisia]])
| unica [[provincia senatoria]] dotata di una [[legione romana|legione]], la [[legio III Augusta]] (di stanza ad ''[[Ammaedara]]'')
|-
|}

=== Ufficiali, sotto-ufficiali e altre cariche minori delle singole unità ===

==== Gerarchia interna alle legioni ====

Le gerarchie di comando rimasero identiche a quelle dell'epoca di [[Gaio Mario]] e [[Gaio Giulio Cesare]], anche se ora ogni coorte disponeva di un [[Signifer|vessillifero]], vestito con pelle di leone o d'orso, e che serviva per riconoscere le proprie insegne. Partendo dalla base troviamo:
# il semplice ''miles'' ([[legionario romano]]);
# gli ''[[immunes]]'' (soldati semplici "specializzati", che avevano identica paga del semplice ''miles'', ma esentati dai lavori pesanti): [[genio militare (storia romana)|ingegneri]], [[armi d'assedio (storia romana)#Artiglieria|artiglieri]], istruttori di armi, i ''[[frumentarii]]'' (polizia militare), [[Falegname|falegnami]], ''[[personale medico (esercito romano)|medici]]'', ''[[custos armorum]]'' (custodi d'armi) e alcuni tra i responsabili amministrativi (come il ''[[curator]]'', il ''[[librarius]]'');
# i ''[[principales]]'' (sotto-ufficiali con incarichi tattici) a loro volta divisi in (a seconda del livello del loro ''[[paga (esercito romano)|stipendium]]''):
## i ''[[paga (esercito romano)#Tabella riassuntiva degli stipendia militari: da Augusto a Massimino Trace|sesquiplicarii]]'' (paga pari a 1,5 volte quella di un soldato semplice), ovvero il ''[[cornicen]]'', il ''[[bucinator]]'', il ''[[tubicen]]'', il ''[[tesserarius]]'' ed il ''[[beneficiarius]]''
## i ''[[paga (esercito romano)#Tabella riassuntiva degli stipendia militari: da Augusto a Massimino Trace|duplicarii]]'' (paga pari al doppio rispetto a quella di un soldato semplice), ovvero l{{'}}''[[optio]]'', l{{'}}''[[aquilifer]]'', il ''[[signifer]]'', l{{'}}''[[imaginifer]]'', il ''[[vexillifer|vexillarius equitum]]'', il ''[[cornicularius]]'' ed il ''[[campidoctor]]''. A questo punto troviamo gli ''ufficiali'' della legione imperiale.<ref name="LeBohec33"/><ref name="Keppie176"/>
# i 54 [[centurione|centurioni]] dalla IX alla II [[coorte]] (all'interno della quale la gerarchia era in modo crescente: dall{{'}}''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|hastatus posterior]]'', al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|princeps posterior]]'', poi al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|pilus posterior]]'', all'''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|hastatus prior]]'', al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|princeps prior]]'' ed al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|pilus prior]]'');<ref name="LeBohec57">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 57.</ref><ref name="Keppie174">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.174.</ref><ref name="Keppie178"/>
# i 5 [[centurione|centurioni]] della I coorte, di cui il più alto in grado era chiamato ''[[primus pilus]]'', partendo dal più basso in grado, l{{'}}''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|hastatus posterior]]'', al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|princeps posterior]]'', all{{'}}''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|hastatus prior]]'', al ''[[centurione#Gradi dei centurioni dal I secolo a.C. al II secolo d.C.|princeps prior]]'', fino appunto al ''primus pilus'';<ref name="LeBohec57"/> quest'ultimo poteva poi accedere al [[tribuno militare|tribunato nei Vigili]] a Roma oppure alla [[Praefectus cohortis|prefettura di una coorte quingenaria]];<ref name="Keppie178"/><ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008, p. 55.</ref>
# un [[tribuno militare|tribuno]] al comando della [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]], il ''sexmenstris'', in carica 6 [[mese|mesi]] (di età attorno ai 20 anni<ref name="Keppie176"/>);<ref name="LeBohec33"/>
# i 5 [[tribuno angusticlavio|tribuni ''angusticlavii'']], di ordine equestre, ciascuno al comando di due [[coorte|coorti]] (di età attorno ai 30 anni<ref name="Keppie178">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.178.</ref>);<ref name="LeBohec33"/><ref name="Keppie176"/>
# un ''[[praefectus fabrum]]'', a capo di [[Genio militare (storia romana)|ingegneri]] e sottoposto al ''legatus legionis'' (almeno fino a [[Claudio]]);<ref name="Keppie178"/>
# un ''[[praefectus castrorum]]'' (prefetto dell'[[castrum|accampamento]]);<ref name="LeBohec33"/><ref name="Keppie176"/>
# un ''[[tribuno laticlavio|tribunus laticlavius]]'' (di solito il primo incarico per un giovane dell'[[senato romano|ordine senatoriale]]);<ref name="LeBohec33"/><ref name="Keppie176"/><ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', Rimini 2008, p. 31.</ref>
# un ''[[legatus legionis]]'', sempre di [[senato romano|rango senatorio]], a cui era affidato il comando di una singola legione, normalmente per due o tre anni. Nel caso in cui la provincia fosse stata difesa da una sola legione, il comando della stessa veniva affidato direttamente al governatore, il ''[[legatus Augusti pro praetore]]''.<ref name="LeBohec33"/><ref name="Keppie176"/><ref name="Cascarino32">G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', Rimini 2008, p. 32.</ref>
# un ''[[praefectus legionis]]'' di [[ordine equestre|rango equestre]] (per la legione della sola provincia d'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]]; a partire da [[Settimio Severo]] anche per le tre legioni partiche, [[legio I Parthica|legio I]], [[legio I Parthica|II]] e [[legio I Parthica|III]]; a partire da [[Gallieno]] sostituisce tutti i ''legati legionis'').

Sotto i centurioni vi era, infine, un cospicuo gruppo di collaboratori tra cui l{{'}}''[[Optio]]'', il ''[[Tesserarius]]'', il ''[[Signifer]]'', il ''[[Cornicen]]'', il ''[[decano (storia romana)|Decanus]]'' (quest'ultimo a capo di un ''[[contubernium]]'' di 8 ''miles''<ref>[[Publio Vegezio Renato|Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', II, 13.</ref>).<ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', Rimini 2008, p. 30.</ref>

==== Gerarchia interna alle unità ausiliarie (e prospettive di carriera successiva) ====
{{Vedi anche|Auxilia}}

I soldati che appartenevano alle [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie]] erano costituite da ''[[peregrinus|pregrini]]'' (privi ancora della [[cittadinanza romana]]), in alcuni casi erano [[liberto|liberti]] (schiavi affrancati). 
{{Citazione|[...] due volte soltanto arruolò i liberti come soldati: la prima volta fu per proteggere le [[colonia romana|colonie]] vicine dell'[[Illyricum|Illirico]], la seconda per sorvegliare la [[limes renano|riva del Reno]]. Erano schiavi che provenivano da uomini e donne facoltosi, ma egli preferì affrancarli subito e li collocò in prima linea, senza mescolarli ai soldati di origine libera (''peregrini'') e senza dar loro le [[armi e armature romane|stesse armi]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 25}}.}}

Erano comandati da un prefetto (''[[praefectus cohortis]]'' il comandante di fanteria, e ''[[ala (esercito romano)|praefectus equitum]]'' quello della [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]]), spesso capo tribù o ''[[primus pilum]]'' di legione, tranne nel caso di coorti di cittadini romani. In quest'ultimo caso il comandante era un ''[[tribuno militare|tribunus militum]]'' (dell'ordine equestre). Gli ufficiali subordinati come i ''[[decurione]]s'' delle ''turmae'' di cavalleria ed i ''[[centurione]]s'' delle coorti, erano [[cittadinanza romana|cittadini romani]] che potevano in seguito aspirare ad essere promossi alla carica di "centurioni di legione".

Ora in una prospettiva di una ''carriera'' militare tra le milizie ausiliarie, al primo gradino c'era:
# il semplice ''miles'' (soldato), poi
# gli ''[[immunes]]'' (soldati semplici "specializzati", che avevano identica paga del semplice ''miles'', ma esentati dai lavori pesanti): [[genio militare (storia romana)|ingegneri]], [[armi d'assedio (storia romana)#Artiglieria|artiglieri]], istruttori di armi, i ''[[frumentarii]]'' (polizia militare), [[Falegname|falegnami]], ''[[personale medico (esercito romano)|medici]]'', ''[[custos armorum]]'' (custodi d'armi) e alcuni tra i responsabili amministrativi (come il ''[[curator]]'', il ''[[librarius]]'');
# i ''[[principales]]'' (sotto-ufficiali con incarichi tattici) a loro volta divisi in (a seconda del livello del loro ''[[paga (esercito romano)|stipendium]]''):
## ''[[paga (esercito romano)#Tabella riassuntiva degli stipendia militari: da Augusto a Massimino Trace|sesquiplicarii]]'' (paga pari a 1,5 volte quella di un soldato semplice), ovvero il ''[[cornicen]]'', il ''[[bucinator]]'', il ''[[tubicen]]'', il ''[[tesserarius]]'' ed il ''[[beneficiarius]]'' e
## ''[[paga (esercito romano)#Tabella riassuntiva degli stipendia militari: da Augusto a Massimino Trace|duplicarii]]'' (paga pari al doppio rispetto a quella di un soldato semplice), ovvero l{{'}}''[[optio]]'', il ''[[signifer]]'', l{{'}}''[[imaginifer]]'', il ''[[vexillifer|vexillarius equitum]]'', il ''[[cornicularius]]'' ed il ''[[campidoctor]]''.
# i ''[[decurione]]s'' ed i ''[[centurione]]s'' (ufficiali);
# il ''[[praefectus cohortis|praefectus cohortis peditatae]]''<ref name="Keppie177">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.177.</ref> (che poteva accedere nel suo ''[[cursus honorum]]'' a diventare ''[[tribunus Angusticlavius]]'';<ref name="Cascarino32"/>
# il ''[[prefetto (storia romana)|praefectus cohortis equitatae]]'';<ref name="Keppie177"/>
# il ''[[praefectus alae]]'';<ref name="Keppie177"/><ref>Questo schema di gerarchia e "carriera" tra le truppe ausiliarie è stata realizzata sulla base di quanto contenuto in voci: [[cohors peditata]], [[coorte equitata|cohors equitata]] ed [[ala (esercito romano)|ala]], tenendo presente che non vi erano ancora unità ''milliarie'' e grazie al testo di G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', vol.II: ''da Augusto ai Severi'', pp.55, 78 e 79.</ref>

Al termine di tale carriera si poteva poi accedere alle cariche più elevate civili e militari dell'[[ordine equestre]], come esposto qui sotto, in ordine crescente:<ref name="Cascarino32"/>
* ''[[Procurator Augusti]]'';
* ''[[Praefectus Vigilum]]'' (prefetto dei ''[[vigiles]]'' di [[Roma]]);
* ''[[Prefetto dell'annona|Praefectus annonae]]'' (prefetto al [[annona (economia)|vettovagliamento]] della città di Roma);
* ''[[Praefectus legionis]]'' delle sole legioni [[egitto (provincia romana)|egiziane]];
* ''[[Prefetto d'Egitto|Praefectus Alexandreae et Aegypti]]'' della provincia d'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]];
* ''[[Prefetto del pretorio|Praefectus praetorio]]'' della città di Roma.

== Tattica e armamento dell'esercito augusteo ==
=== Armamento ===

L'equipaggiamento di un soldato romano al tempo dell'Impero non era molto differente da quello della Repubblica tarda. La maggiore disponibilità di risorse permise ai singoli soldati di procurarsi migliore armamento. Vale però la pena distinguere l'armamento sulla base delle unità in questione:
* la [[Legione romana|legione]], che costituiva il nucleo centrale, la cosiddetta fanteria pesante, il nerbo dell'esercito romano era equipaggiato da un'armatura a "maglia di ferro" (''[[lorica hamata]]'') e da primi esempi di a fasce metalliche (''[[lorica segmentata]]''<ref>I primi prototipi di ''[[lorica segmentata]]'' sono stati rinvenuti nel sito della [[battaglia della foresta di Teutoburgo|battaglia di Teutoburgo]] del [[9]], presso [[Kalkreise]] (G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', Rimini 2008, p. 140); [http://www.kalkriese-varusschlacht.de/en/varusschlacht-archaeology-2-6/ vedi il sito archeologico di Kalkriese] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090624114616/http://www.kalkriese-varusschlacht.de/en/varusschlacht-archaeology-2-6/ |data=24 giugno 2009 }}.</ref>), un grande scudo rettangolare e ricurvo (''[[scudo (esercito romano)|scutum]]'') che sostituì quello ovale di [[Repubblica romana|epoca Repubblicana]], un [[elmo (esercito romano)|elmo]] in bronzo dotato di protezioni per collo e orecchie, una spada corta (il famoso ''[[gladio (arma)|gladium]]'', lungo circa 50-55 [[metro|cm]]), due ''[[pilum]]'' (ovvero il giavellotto, di differente peso) ed una daga molto corta (''[[pugio]]'').<ref name="Keppie173">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, p.173.</ref> I comandanti delle legioni e l'imperatore si distinguevano in battaglia per l'utilizzo del [[Parazonio|Parazonium]],del [[Paludamentum]],della [[Lorica musculata]] e dell'elmo piumato. Adatta ad un tipo di combattimento in pianura "in campo aperto", poco e male si adattava ad un tipo di combattimento discontinuo in zone montane, contro predoni e banditi, quindi unità di piccole dimensioni e molto veloci nel dileguarsi.
* le [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]], a loro volta suddivise in:
** Ali di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]], che potevano essere:
*** veloci e leggere, equipaggiate, pertanto, di armamento leggero (piccoli scudi, giavellotti da lancio, archi e frecce, un [[elmo (esercito romano)|elmo]] ed un'armatura leggera a maglie), e reclutate in province specifiche, che per tradizione formavano un tipo di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] di questo tipo, come i cavalieri provenienti da [[Numidia]], [[Tracia]] e [[Gallia]];
*** pesanti e "corazzate", mobili anche se non velocissime, ovvero la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] pesante "da sfondamento" (equipaggiate spesso con lunghe lance, armatura pesante, [[spatha|lunghe spade]] e grandi elmi), tra cui i famosi [[Catafratto|Catafracti]] orientali o le truppe [[sarmati]]che.
** Coorti di fanteria specializzata come arcieri (spesso di origine orientale), frombolieri (di origine iberica), ecc. in alcuni casi anche miste con unità di cavalleria come le cosiddette ''[[coorte equitata|cohortes equitatae]]''.

=== Esercito in marcia, combattimento, assedio e guerriglia ===
[[File:Roman legion at attack 10.jpg|thumb|L'esercito romano schierato a battaglia.]]
{{Vedi anche|Tattiche della fanteria romana|Assedio (storia romana)|Armi d'assedio (storia romana)|castrum}}

* Nello stabilire quale fosse il corretto '''ordine di marcia''' delle singole unità che componevano un'armata: la fanteria ausiliaria era mandata in avanscoperta; seguiva l'avanguardia composta da truppe [[Legione romana|legionarie]], appoggiate da un corpo di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]]; dietro loro alcuni legionari muniti di attrezzi per la costruzione dell'[[accampamento]] al termine della giornata di marcia; seguivano gli ufficiali ed il [[generale]] con scorta armata e guardia del corpo nel caso dell'imperatore (si trattava della [[guardia pretoriana]]); ancora un gruppo di legionari e cavalieri; poi muli carichi di [[Armi d'assedio (storia romana)|armi da assedio]] smontate, oltre a bagagli ed alimenti; seguivano altre legioni, eventuali forze mercenarie o di popoli Clienti; e chiudeva la retroguardia composta da un grosso contingente di cavalleria.
* Al termine della giornata era costruito un '''[[castrum|accampamento da campagna]]''', per poter soggiornare la notte, protetti da eventuali attacchi notturni dei nemici della zona<ref>{{Cita web|url=http://www.romanhideout.com/studies/Exp_Arch_Ricostruzione_Campo_Romano.asp|titolo=Un articolo sulla costruzione del campo mobile a cura del dott. G.Cascarino|accesso=20 maggio 2008}}</ref>.

I Romani generalmente si basavano su vari metodi in battaglia, che adeguavano in base al nemico ed al terreno dello scontro come segue:
* Nel '''combattimento in campo aperto''', la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] era solitamente posizionata alle ali. Le [[legione romana|legioni]] erano posizionate nella parte centrale dello schieramento in ''triplex acies'' (tripla linea, ed in rari casi in ''duplex acies'' ovvero su una doppia linea),<ref name="Keppie173"/> poiché come fanteria pesante, dovevano reggere lo scontro frontale delle unità nemiche. Erano protette alle spalle dall'[[artiglieria]] e da quelle [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]] di fanteria specializzata nel lancio di dardi, frecce, ecc. (come arcieri, frombolieri, lanciatori in genere). Questa seconda linea serviva a decimare il nemico prima ancora che potesse prendere contatto con l'armata romana (come ben illustrato nel film de [[Il gladiatore|Il Gladiatore]]). Alle spalle dell'esercito schierato, magari su un promontorio, la guardia pretoriana e l'[[Imperatore]] stesso. Era necessario vi fosse una forma di sinergia tra le diverse unità da combattimento: la combinazione di legioni e truppe ausiliarie (cavalleria, fanteria leggera e truppe di tiratori), conferiva ai Romani una superiorità tattica quasi su ogni tipo di terreno e contro qualunque tipo di avversari.<ref>[[Edward Luttwak|E.Luttwak]], ''La grande Strategia dell'Impero romano'', Milano 1981, p. 63.</ref>
* Nel compiere '''un [[Assedio (storia romana)|assedio]]''' erano utilizzate sia macchine, scale, torri per la scalata o la demolizione delle [[mura (fortificazione)|mura]] nemiche, sia unità di [[artiglieria]] pesante come [[Balista|baliste]] (affidate ai cosiddetti ''[[Ballistarius|ballistarii]]''), ecc. per colpire gli assediati da lontano. Spesso prima di cominciare un assedio, era eretto lungo l'intero percorso un ''[[Aggere|Agger]]'', ovvero un fossato ed un terrapieno a volte sormontato da una palizzata, per bloccare il nemico internamente, ed uno esternamente per difendersi da eventuali attacchi di nemici accorrenti in aiuto degli assediati. Era inoltre usata comunemente, una volta sfondata una porta della cittadella assediata, o per avvicinarsi a strutture fortificate evitando frecce e proiettili vari che lanciavano i difensori, la celebre formazione a [[testuggine romana|Testuggine]], così chiamata poiché i legionari posizionavano gli scudi affiancati l'uno all'altro ovunque, sia lateralmente, sia sopra la testa, creando un gruppo compatto completamente protetto.
* Nel caso di guerriglia con popolazioni che tendevano ad evitare lo scontro diretto (come le [[Guerre cantabriche|tribù spagnole]] o [[Conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto|alpine]] dei primi anni del principato di Augusto), le cui risorse e beni risultavano non fissi, o per lo meno non concentrati in un solo punto, era preferibile l'impiego, non tanto delle legioni, quanto quello delle più agili e maggiormente adatte, [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie]].<ref>[[Edward Luttwak|E.Luttwak]], ''La grande Strategia dell'Impero romano'', Milano 1981, p. 67.</ref>

== Strategia lungo le frontiere: strutture difensive "puntuali" e "lineari" ==
{{Campagnabox Guerre augustee}}
{{vedi anche|Strategia (esercito romano)|Limes romano|fortezza legionaria}}

Al termine della [[Guerra civile romana (44-31 a.C.)|guerra civile]] nel [[31 a.C.]], [[Augusto]] rimase unico padrone incontrastato della [[Repubblica romana|''Res Publica'' romana]]. Delle oltre sessanta legioni sopravvissute (tra cui molte appartenute allo stesso [[Marco Antonio|Antonio]]),<ref>H.Parker, ''Roman legions'', pp.70-72.</ref> solo 28 rimasero attive dopo [[battaglia di Azio|Azio]],<ref>H.M.D.Parker, ''Roman legions'', p.89. E.Ritterling, voce ''Legio'', in ''Realencyclopädie of Klassischen Altertumswissenschaft'', Stuttgart 1924-1925, p.1216-1217. R. Syme (''Some notes on the legions under Augustus'', XXIII (1933), in ''Journal of Roman Studies'', pp.14-19) ipotizza anche che ben tre legioni siano scomparse durante il principato di [[Augusto]]. Si tratterebbe di una legio I (''Augusta''?) sciolta alla fine delle [[guerre cantabriche]]; una legio X, identificabile con la [[legio X (Cesare)|X]] di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]; ed una legio V, identificabile con la [[legio V Alaudae|legio V Gallica]], diversa però dalla [[legio V Alaudae]] secondo Parker (pp.89, 266 e 271) e Ritterling (pp.1225 e 1571-2).</ref> e 25 dopo la [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Teutoburgo]].<ref name="Bohec, 1992, p. 33"/> I conti sembrano tornare se consideriamo che le legioni rimaste in attività dopo [[battaglia di Azio|Azio]], comprendevano tra le sue file 150.000 [[legionario romano|legionari]] (5.500 x 28) e che furono mandati in congedo tra il [[30 a.C.|30]] ed il [[14 a.C.]], 120.000/105.000 [[veterano (storia romana)|veterani]].<ref>[[Augusto]], ''[[Res gestae divi Augusti|Res Gestae Divi Augusti]]'', III, 15 e 16; J.R.Gonzalez, ''Historia del las legiones romanas'', p.32.</ref> La loro somma produrrebbe, pertanto, un totale di 270.000/255.000 armati complessivi al termine della guerra civile, che divisi per il numero di legioni sopravvissute dopo lo scontro finale (pari a 60/65 unità), darebbe come risultato 4.000/4.200 armati a legione. In effetti le legioni repubblicane dell'epoca di Cesare sembra avessero un [[esercito romano#Riforma di Gaio Mario (107-101 a.C.)|numero di effettivi pari a 4.000 circa]], mentre dopo la riforma augustea, la prima coorte fu raddoppiata nel numero di armati, portando il totale a [[legione romana#La grande riforma augustea (fine I secolo a.C.)|5.500 legionari per unità]].

Durante il suo [[principato (storia romana)|principato]] furono coinvolte quasi tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della [[Guerre cantabriche|Cantabria]] fino al [[Campagne augustee lungo il fronte africano ed arabico|deserto dell'Etiopia]], in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste lungo l'intero [[bacino del Mediterraneo]] e in Europa, con lo [[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|spostamento dei confini più a nord]] lungo il [[Danubio]] e più ad est lungo l'[[Elba (fiume)|Elba]] (in sostituzione del [[Reno]]).<ref>R. Syme, ''L'Aristocrazia Augustea'', Milano 1993, p. 104-105; A. Liberati – E. Silverio, ''Organizzazione militare: esercito'', Museo della civiltà romana, vol. 5; R. Syme, "Some notes on the legions under Augustus", XXIII (1933), in ''Journal of Roman Studies'', pp. 21-25.</ref>

L'esercito doveva essere disposto in ragione dell'importanza di un'area territoriale, rifacendosi a criteri di ordine economico, religioso, culturale e strategico militare. In generale le armate erano disposte lungo l'intero confine imperiale esterno per meglio difendersi da eventuali attacchi di popolazioni nemiche (come [[Germani]], [[Impero partico|Parti]], ecc.), ma servivano anche per civilizzare e "romanizzare" quelle province appena conquistate (diffondendo sia i principi amministrativi, giuridici, culturali imperiali, sia costruendo strade, ponti, strutture amministrative come Fori, palazzi del governatore, teatri, ecc.), e costituivano una sorta di "polizia" provinciale, per evitare possibili insurrezioni, rivolte interne (ad es. la ''[[Tarraconense|Hispania Tarraconensis]]'', conservò per quasi 100 anni ben tre legioni al suo interno.

Lungo le frontiere erano poi disposti innumerevoli forti ausiliari e fortezze legionarie, concentrati nei settori strategici più importanti. Con Augusto cominciavano ad essere costruite le prime [[castrum#Fortezze legionarie|fortezze legionarie]] semi-permanenti (''castra stativa''), unitamente a tutta una serie di forti per le [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]]. Queste prime costruzioni erano costruite in legno sia internamente, sia lungo l'intero percorso esterno (palizzata e torrette incluse) del forte o fortezza. È solo con [[Tiberio]] che le nuove costruzioni cominciarono ad essere costruite in pietra. Queste fortificazioni furono disposte principalmente lungo i confini esterni imperiali, pur avendo mantenuto in alcune aree da poco pacificate (come [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e ''[[Spagna romana|Hispania]]'') postazioni militari preventive in caso di nuove rivolte interne. Basterebbe ricordare quanto era caccaduto in questi territori negli anni [[26 a.C.|26]]-[[19 a.C.]] in [[Guerre cantabriche|Cantabria]] o negli anni [[6]]-[[9]] in [[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|Illirico]].

=== Principali settori strategici ===
{{Vedi anche|limes romano}}
[[File:Augusto 30aC - 6dC 55%CS jpg.JPG|thumb|center|upright=3.6|Le conquiste di Augusto fino al 6, prima della [[battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Varo]] nella selva di Teutoburgo.]]

Le campagne di Augusto furono effettuate con il fine di consolidare le conquiste disorganiche dell'[[repubblica romana|età repubblicana]], le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l'Oriente poté rimanere più o meno come [[Marco Antonio|Antonio]] e [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno e il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, frontiere più difendibili.

==== Aree interne ====
{{Vedi anche|Guerre cantabriche|Conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto}}

Prima di tutto, Augusto in persona si dedicò, con l'aiuto di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]], a portare a compimento una volta per tutte la sottomissione di quelle "aree interne" all'impero non ancora conquistate completamente. 
* la parte nord-ovest della penisola iberica, che ormai creava problemi da decenni, fu condotta sotto il dominio romano, dopo una serie di pesanti [[Guerre cantabriche|campagne militari in Cantabria]] durate 10 anni (dal [[29 a.C.|29]] al [[19 a.C.]]), l'impiego di numerose [[legione romana|legioni]] (ben sette/otto:<ref>R.Syme, Journal of Roman Studies 1933, ''Some notes on the legions under Augustus'', p.22.</ref> [[Legio I Germanica|I ''Germanica'']], [[Legio II Augusta|II ''Augusta'']], [[Legio IIII Macedonica|IIII ''Macedonica'']], [[Legio V Alaudae|V ''Alaudae'']], [[Legio VI Victrix|VI ''Victrix'']], [[Legio VIIII Hispana|VIIII ''Hispana'']], [[Legio X Gemina|X ''Gemina'']] e [[Legio XX Valeria Victrix|XX ''Valeria Victrix'']]) insieme ad un numero altrettanto elevato di [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliari]], oltre alla presenza dello stesso Ottaviano sul teatro delle operazioni (nel [[26 a.C.|26]] e [[25 a.C.]]).
* la conquista dell'[[Alpi|arco alpino]], per dare maggior sicurezza interna ai valichi e alle relazioni fra [[Gallia]] e [[Italia]], operata dal [[26 a.C.|26]]-[[25 a.C.]] quando furono sottomessi i [[Salassi]] con la fondazione di [[Aosta|Augusta Praetoria]] (Aosta) al [[14 a.C.]] quando furono vinti i [[Camuni]] della [[Val Camonica]], le tribù della Val Venosta ed i [[Liguri]] Comati delle Alpi sudoccidentali. Questi successi furono commemorati con l'erezione del celebre trofeo di [[Trofeo delle Alpi|La Turbie]] nella [[Francia]] mediterranea.

==== Fronte settentrionale ====
{{Vedi anche|limes renano|occupazione romana della Germania sotto Augusto|limes danubiano|Campagne dalmato-illiriche (13-9 a.C.)}}

Ma fu la frontiera dell'Europa continentale che preoccupò Augusto più di ogni altro settore strategico. Essa comprendeva due settori principali: quello [[limes danubiano|danubiano]] e quello [[limes renano|renano]]. Dopo un quindicennio di relativa tranquillità, nel [[6]], il settore danubiano tornò ad [[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|essere agitato]]. I Dalmati si ribellarono, e con loro anche i [[Breuci]] di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], mentre Daci e Sarmati compirono scorrerie in Mesia. Fu necessario sospendere ogni [[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|nuovo tentativo di conquista]] della [[Germania Magna]] a nord del Danubio, per sopprimere questa rivolta durata per ben tre anni, dal [[6]] al [[9]]. [[Tiberio]], in questo modo, fissò definitivamente il confine dell'area illirica al fiume [[Drava]], mentre le legioni furono posizionate poco più a sud lungo il [[Sava (fiume)|fiume Sava]] (con le fortezze legionarie ad ''[[Emona]]'', ''[[Siscia]]'' e ''[[Sirmio|Sirmium]]''). Contemporaneamente in [[Germania (provincia romana)|Germania]], tutti i territori conquistati in vent'anni di guerre dopo il [[12 a.C.]], furono definitivamente compromessi quando nel [[7]] Augusto inviò in questa nuova provincia [[Publio Quintilio Varo]], sprovvisto di doti diplomatiche e militari, oltreché ignaro delle genti e dei luoghi. Nel 9 un esercito di 20.000 uomini composto da tre legioni (la [[legio XVII|XVII]], la [[legio XVIII|XVIII]] e la [[legio XIX|XIX]]) venne massacrato nella [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|selva di Teutoburgo]], portando alla definitiva perdita di tutta la zona tra il Reno e l'Elba.<ref>C. M. Wells, ''The german policy of Augustus'', Oxford 1972, ISBN 978-0-19-813162-5.</ref>

==== Fonte orientale ====
{{Vedi anche|limes orientale|politica orientale augustea}}

In [[limes orientale|Oriente]], invece, dopo che [[Augusto]] vi soggiornò in due diverse circostanze (vale a dire subito dopo la [[battaglia di Azio]], nel [[30 a.C.|30]]-[[29 a.C.]] e dal [[22 a.C.|22]] al [[19 a.C.]], oltre a quella di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] fra il [[23 a.C.|23]]-[[21 a.C.]] e ancora tra il [[16 a.C.|16]]-[[13 a.C.]]), fu necessario raggiungere un ''modus vivendi'' con la [[Impero partico|Partia]], l'unica potenza in grado di creare problemi a Roma in [[Anatolia|Asia Minore]]. Per questi motivi la politica di Augusto si differenziò in base a due aree strategiche dell'Oriente antico.

Ad occidente dell'[[Eufrate]], dove Augusto provò ad inglobare alcuni stati vassalli, trasformandoli in province, come la [[Galizia (provincia romana)|Galizia]] di [[Aminta di Galazia|Aminta]] nel [[25 a.C.]], o la [[Giudea]] di [[Erode Archelao]] nel [[6]]; rafforzò vecchie alleanze con re locali, divenuti "re clienti di Roma", come accadde ad [[Archelao di Cappadocia|Archelao]], re di [[Cappadocia]], ad [[Asandro (Bosforo Cimmerio)|Asandro]] re del [[Regno del Bosforo Cimmerio|Bosforo Cimmerio]], e a [[Polemone I del Ponto|Polemone I]] re del [[Regno del Ponto|Ponto]],<ref>[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LIII, 25; LIV, 24.</ref> o ai sovrani di [[Homs|Emesa]] e [[Iturea]].<ref>[[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]], ''Antichità giudaiche'' XV, 10.</ref>

Ad oriente dell'Eufrate, in Armenia, Partia e Media, Augusto ebbe come obiettivo quello di ottenere la maggiore ingerenza politica senza intervenire con dispendiose azioni militari. Ottaviano mirò infatti a risolvere il conflitto con i [[Impero partico|Parti]] in modo diplomatico, con la restituzione nel [[20 a.C.]], da parte del re parto [[Fraate IV]], delle insegne perdute da Crasso nella [[battaglia di Carre]] del [[53 a.C.]] Augusto avrebbe potuto rivolgersi contro la Partia per vendicare le sconfitte subite da [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e da [[Marco Antonio|Antonio]], al contrario ritenne invece possibile una coesistenza pacifica dei due imperi, con l'Eufrate come confine per le reciproche aree di influenza. Di fatto entrambi gli imperi avevano più da perdere da una sconfitta, di quanto potessero realisticamente sperare di guadagnare da una vittoria. Infatti, durante tutto il suo lungo principato, Augusto concentrò i suoi principali sforzi militari in Europa. Il punto cruciale in Oriente era, però, costituito dal regno d'[[Armenia]] che, a causa della sua posizione geografica, era da un cinquantennio oggetto di contesa fra Roma e la Partia. Egli mirò a fare dell'Armenia uno Stato-cuscinetto romano, con l'insediamento di un re gradito a Roma, e se necessario imposto con la forza delle armi, come avvenne nel [[2]] d.C. quando, di fronte ad una possibile invasione romana dell'Armenia, [[Fraate V]] riconobbe la preminenza romana davanti a [[Gaio Cesare]], mandato in missione da Augusto.<ref>D. Kennedy, ''Il mondo di Roma imperiale: la formazione'', a cura di J. Wacher, Parte IV: Le frontiere, L'Oriente, Bari 1989.</ref>

==== Fronte meridionale ====
{{Vedi anche|limes africano|campagne augustee lungo il fronte africano ed arabico}}

In ultima analisi vi era il [[limes africano|fronte meridionale africano]], il quale poneva problemi diversi nei suoi settori orientale ed occidentale. Ad oriente, dopo la sua conquista (nel [[30 a.C.]]), l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]] divenne la prima provincia imperiale, retta da un prefetto di [[ordine equestre|rango equestre]], il [[prefetto d'Egitto]], a cui Ottaviano aveva delegato il proprio [[imperium]] sul paese, con ben tre legioni di stanza (''[[legio III Cyrenaica|III Cyrenaica]]'', ''[[legio VI Ferrata|VI Ferrata]]'' e ''[[legio XXII Deiotariana|XXII Deiotariana]]''). Non a caso l'Egitto costituì negli anni seguenti una base di partenza strategica per spedizioni lontane in ''[[Penisola araba|Arabia felix]]'' e [[Nubia]].

Ad occidente la [[Africa (provincia romana)|provincia d'Africa]] e la [[Creta e Cirene|Cirenaica]] conobbero diverse guerre contro le popolazioni nomadi del [[deserto del Sahara]] come i [[Garamanti]] dell'attuale [[Libia]], o i [[Nasamoni]] della [[Tripolitania]], o i [[Musulami]] della regione di [[Theveste]], o i [[Getuli]] ed i [[Marmaridi]] delle coste mediterranee centrali.

=== Dislocazione legioni nel 9 d.C. ===
{{vedi anche|Lista di fortezze legionarie romane|Dislocazione delle legioni romane}}

Sappiamo che all'epoca dell'imperatore [[Augusto]], poco dopo la fine della [[rivolta dalmato-pannonica del 6-9]] e poco prima della [[battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Teutoburgo]], c'erano 28 legioni lungo i [[limes romano|confini imperiali romani]], così come è evidenziato qui sotto nella tabella riassuntiva sulla loro dislocazione:<ref>J.R.González, ''Historia de las legiones Romanas'', pp.695; G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', Rimini 2008, p.15.</ref>

{| class="wikitable" width="100%"
! width="20%" | N. fortezze legionarie<br />[[File:Roman Empire in 14 AD-2.PNG|125px]]
! width="20%" | unità legionaria
! width="20%" | località antica
! width="20%" | località moderna
! width="20%" | provincia romana
|-
|<div align="center">1</div>
|[[Legio I Germanica]]<ref name="I Germanica">{{AE|1976|515}}; {{AE|1956|169}}; {{AE|1956|170}}.</ref>
|''[[Noviomagus Batavorum]]''<ref name="I Germanica"/>
|[[Nimega]]
|[[Gallia Belgica]]
|-
|<div align="center">2</div>
|[[Legio V Alaudae]]<ref name="V Alaudae">A.Liberati – E.Silverio, ''Organizzazione militare: esercito'', pag. 81; H.Schonberger, ''The roman frontier in Germany: an archeological survey'', p.151-152.</ref>
|''[[Castra Vetera|Vetera]]''
|[[Xanten]]
|[[Gallia Belgica]]
|-
|<div align="center">3</div>
|[[Legio XIX|Legio XIX Paterna]]?
|''[[Haltern (accampamento romano)|Aliso]]''
|[[Haltern (accampamento romano)|Haltern am see]]
|[[Germania (provincia romana)|Germania]]
|-
|<div align="center">4</div>
|[[Legio XVIII|Legio XVIII Lybica]]?
| ?
|[[Anreppen]]
|[[Germania (provincia romana)|Germania]]
|-
|<div align="center">5</div>
|[[Legio XVII|Legio XVII Classica]]?
|''[[Colonia Agrippina]]''
|[[Colonia (Germania)|Colonia]]
|[[Gallia Belgica]]
|-
|<div align="center">6</div>
|[[Legio XIIII Gemina|Legio XIV Gemina]]
|''[[Mogontiacum]]''
|[[Magonza]]
|[[Gallia Belgica]]
|-
|<div align="center">7</div>
|[[Legio XVI Gallica]]
| ?
|[[Marktbreit (accampamento romano)|Marktbreit]]
|[[Germania (provincia romana)|Germania]]
|-
|<div align="center">8</div>
|[[Legio XXI Rapax]]
|''[[Augusta Vindelicum|Augusta Vindelicorum]]''
|[[Augusta (Germania)|Augusta]]
|[[Rezia (provincia romana)|Vindelicia]]
|-
|<div align="center">9</div>
|[[Legio XV Apollinaris]]
|''[[Aquileia]]''
|[[Aquileia]]
|[[Italia (epoca romana)|Italia]]
|-
|<div align="center">10</div>
|[[Legio XIII Gemina]]
|''[[Emona]]''
|[[Lubiana]]
|[[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]
|-
|<div align="center">11</div>
|[[Legio VIIII Hispana|Legio IX Hispana]]
|''[[Siscia]]''
|[[Sisak]]
|[[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]
|-
|<div align="center">12</div>
|[[Legio VIII Augusta]]
|''[[Sirmio|Sirmium]]''
|[[Sremska Mitrovica]]
|[[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]
|-
|<div align="center">13</div> 
|[[Legio XX Valeria Victrix]]
|''[[Burnum]]''
|[[Suplja Crkva]]
|[[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]]
|-
|<div align="center">14</div> 
|[[Legio XI Claudia]]
|''[[Tilurium]]''
|[[Gardun]]
|[[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]]
|-
|<div align="center">15</div> 
|[[Legio VII Claudia]]
|''[[Naissus]]''
|[[Niš]]
|[[Mesia]]
|-
|<div align="center">16</div>
|[[Legio V Macedonica]]<ref name="AE1961.125">{{AE|1961|125}}.</ref>
|''[[Scupi]]''<ref name="AE1961.125"/>
|[[Skopje]]
|[[Mesia]]
|-
|<div align="center">17</div>
|[[Legio X Fretensis]]<ref name="AE1936.18">{{AE|1936|18}}.</ref>
|''[[Anfipoli|Amphipolis]]''<ref name="AE1936.18"/>
|[[Anfipoli]]
|[[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]]
|-
|<div align="center">18</div>
|[[Legio VI Ferrata]]<ref name="VI Ferrata">{{AE|2006|1478}}.</ref>
|''[[Ankara|Ancyra]]''<ref name="VI Ferrata"/>
|[[Ankara]]
|[[Galazia]]
|-
|<div align="center">19</div>
|[[Legio IIII Scythica|Legio IV Scythica]]<ref name="IV Scythica">{{AE|1908|25}}; {{AE|2003|1785}}; {{AE|2003|1791}} a.</ref>
|''[[Zeugma (città)|Zeugma]]''<ref name="IV Scythica"/>
|[[Belkis]]
|[[Siria (provincia romana)|Siria]]
|-
|<div align="center">20</div>
|[[legio III Gallica]]
|''[[Antiochia di Siria|Antiochia]]''
|[[Antakya]]
|[[Siria (provincia romana)|Siria]]
|-
|<div align="center">21</div>
|[[Legio XII Fulminata]]
|''[[Raphana|Raphaneae]]''
|[[Châma]]
|[[Siria (provincia romana)|Siria]]
|-
|<div align="center">22</div>
|[[Legio XXII Deiotariana]]
|''[[Nicopolis (Egitto)|Nicopolis]]''
|[[Alessandria d'Egitto]]
|[[Egitto (provincia romana)|Egitto]]
|-
|<div align="center">23</div>
|[[Legio III Cyrenaica]]
|''[[Copto (Egitto)|Coptos]]'' e ''[[Thebae]]'' 
|[[Copto (Egitto)|Qift]] e [[Al Uqsur]]
|[[Egitto (provincia romana)|Egitto]]
|-
|<div align="center">24</div>
|[[Legio III Augusta]]
|''[[Thugga]]'' o<br />''[[Ammaedara]]''
|[[Haidra]]
|[[Africa (provincia romana)|Africa proconsolare]]
|-
|<div align="center">25</div>
|[[Legio II Augusta]]
|''[[Petavonium]]'' o<br />''[[Iuliobriga]]''
|[[Rosinos de Vidriales]] o<br />[[Retortillo]]
|''[[Spagna romana|Hispania Citerior]]''
|-
|<div align="center">26</div>
|[[Legio IIII Macedonica]]
|''[[Pisoraca]]''
|[[Herrera de Pisuerga]]
|''[[Spagna romana|Hispania Citerior]]''
|-
|<div align="center">27</div>
|[[Legio VI Victrix]]
|''Legio''
|[[León (Spagna)|León]]
|''[[Spagna romana|Hispania Citerior]]''
|-
|<div align="center">28</div>
|[[Legio X Gemina]]
|''[[Asturica Augusta]]''
|[[Astorga (Spagna)|Astorga]]
|''[[Spagna romana|Hispania Citerior]]''
|}

=== Dimensione dell'esercito augusteo ===

L'insieme delle forze armate al tempo di Augusto doveva ammontare a circa 300.000/340.000 uomini, con una popolazione dell'intero Impero che si aggirava attorno ai 50 milioni di abitanti,<ref>Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza'', Einaudi, 2004.</ref> Dopo la [[battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Teutoburgo]], le [[legione romana|forze legionarie]] raggiunsero la ragguardevole cifra di 125.000/140.000 [[legionario romano|legionari]], suddivise in 25 legioni, e di altrettanti combattenti tra le [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]] per un totale di 250.000/280.000 armati (di cui circa 30.000 [[cavalleria (storia romana)|a cavallo]]). A queste forze andavano poi sommati i 10.000 soldati posizionati nella [[Roma|Capitale]] (tra [[guardia pretoriana]], [[coorti urbane]], [[vigiles|vigili]] ed ''[[equites Singulares Augusti|equites singulari Augusti]]''), oltre a 40/45.000 marinai<ref>M.Reddé, ''Mare Nostrum'', 1986.</ref> impiegati nelle [[marina militare romana|flotte pretorie e provinciali]]<ref name="LeBohec44-46">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano d Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, pp. 39, 44-46.</ref>.
[[File:Roman-legions-14-AD-Centrici-site-Keilo-Jack.jpg|thumb|center|upright=3.6|La dislocazione delle legioni romane nel [[14]] alla morte dell'imperatore [[Augusto]], dopo la [[clades variana|disfatta di Teutoburgo]].]]

== Ruolo dell'esercito in tempo di pace e romanizzazione provinciale ==
{{Vedi anche|Romanizzazione (storia)|veterano (storia romana)}}

=== Ruolo economico ===
{{Vedi anche|Economia dell'Impero romano}}

Questi soldati-marciatori-costruttori infaticabili si nutrivano quasi solo di grano (non amavano la carne): 850 grammi al giorno a testa, più 150 grammi di lardo, 20 di formaggio e un po' di vino acetato (''[[posca]]''). Tali risorse alimentari dovevano essere inevitabilmente acquistate nelle province dove gli eserciti erano dislocati, o presso i vicini "stati Clienti". Ciò significava sviluppo per l'economia dell'intera area e dei suoi abitanti. Gli stessi legionari o ausiliari con le loro [[castrum|basi permanenti]], utilizzavano spesso la loro [[paga (esercito romano)|paga]] per acquistare beni a loro utili dalle popolazioni indigene, oltre a intraprendere commerci anche oltre confine (i più intraprendenti).

=== Ruolo demografico ===

Al tempo di [[Augusto]] l'[[Impero romano]] dominava su una popolazione di circa 55 milioni di persone (di cui 8-10 in Italia) su una superficie di circa 3,3 milioni di chilometri quadrati. Rispetto ai tempi moderni, la densità era piuttosto bassa: 17 abitanti per chilometro quadrato, i tassi di mortalità e natalità erano ancora molto elevati e la vita media non andava oltre i 20 anni. Solo un decimo della sua popolazione viveva nelle sue 3&nbsp;000 città, più in particolare: 3 milioni circa abitavano nelle quattro città più grandi ([[Roma]], [[Cartagine]], [[Antiochia di Siria|Antiochia]] e [[Alessandria]]), di questi almeno un milione abitava nell'Urbe.

Secondo calcoli approssimativi il prodotto interno lordo di quell'Impero era a quell'epoca attorno ai 20 miliardi di sesterzi e caratterizzato da vertiginose concentrazioni di ricchezze. Il reddito annuale dell'imperatore era attorno ai 15 milioni di sesterzi, quello della [[senato romano|classe senatoria]] (rappresentata da 500 senatori) ammontava a circa 100 milioni (0,5 per cento del Pil), il 3 per cento dei percettori di redditi godeva del 25 per cento delle ricchezze prodotte.

L'[[Italia (epoca romana)|Italia]], centro dell'Impero augusteo, godeva di una posizione privilegiata: grazie alle nuove conquiste di Augusto poteva disporre di nuovi grandi mercati di approvvigionamento (grano, in primo luogo, proveniente dalla Sicilia, dall'[[Africa (provincia romana)|Africa]], dall'Egitto) e di nuovi mercati di sbocco per le proprie esportazioni di vino ed olio; le terre confiscate alle popolazioni sottomesse erano immense e dalle province arrivavano tributi in moneta e in natura (bottini di guerra, milioni di schiavi, tonnellate d'oro).<ref>Giorgio Ruffolo,''Quando l'Italia era una superpotenza'', Einaudi, 2004, pp. 24-25.</ref>

In questo mondo, è evidente che i legionari ([[cittadinanza romana|cittadini romani]]) e gli stessi ''auxilia'' (ancora [[peregrinus|peregrini]], privi della cittadinanza) contribuissero a stringere rapporti con la popolazione locale, attraverso legami duraturi (sanciti spesso da matrimoni, vietati da [[Augusto]] nei 16/25 anni di servizio,<ref name="Keppie148"/> al termine del [[honesta missio|meritato congedo]]) e la messa al mondo di figli, che a loro volta divenivano di diritto [[cittadinanza romana|cittadini romani]], potendo questi ultimi essere impiegati, nella generazione futura, nelle [[legione romana|legioni]].

Vi è da aggiungere che le ben note difficoltà di reclutamento fra i cittadini (già al tempo di Augusto, assai gravi), riflettevano un non trascurabile problema demografico: il numero complessivo degli uomini in età di leva in [[Italia (epoca romana)|Italia]] ammontava, probabilmente, a meno di un milione.<ref>P.A. Brunt, ''Italian Manpower 225 B.C. – A.D.14'' (1971); G. Forni, ''Il reclutamento delle legioni da Augusto a Diocleziano'', (1953).</ref> Fu pertanto fondamentale coinvolgere i [[peregrinus|peregrini]] delle province. Questa fu una delle più importanti intuizioni di Augusto, il quale, affidando la difesa delle frontiere imperiali anche ai [[provincia romana|provinciali]], coinvolse questi ultimi direttamente e li rese partecipi di un progetto comune, donando loro al termine del servizio di leva, la [[cittadinanza romana]] quale premio finale, un privilegio da difendere contro gli attacchi esterni delle [[barbaro|popolazioni barbariche]]. Nulla vi fu di più valido, anche al fine di generare un sentimento comune di [[roma (città antica)|appartenenza ad una stessa civiltà]] che potesse svilupparsi negli anni a venire. Non a caso, già a partire dalla fine del [[I secolo]], alcuni imperatori romani erano provinciali, come l{{'}}''[[Traiano|Optimus Princeps]]'' di [[Traiano]].

=== Ruolo edilizio ===
[[File:Metopa Columna lui Traian Constructie drum.jpg|thumb|Un [[legionario romano]] costruisce una [[strade romane|strada]] in [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] durante la [[conquista della Dacia|sua conquista]] (101-6). Dettaglio dalla [[Colonna Traiana|Colonna di Traiano]] a Roma.]]

La più importante attività non-militare dell'esercito romano era nel compiere attività di costruzione edilizia. L'esercito costituiva, infatti, una grande e specializzata "forza lavoro", grazie a uomini assai disciplinati che includevano anche alcune centinaia di abili artigiani. Le truppe erano retribuite comunque anche in tempo di pace, quindi era più economico per i governanti utilizzarle per realizzare progetti edilizi di vario genere, ogni volta che la situazione provinciale in termini di sicurezza lo permettesse, oltre ad assumere lavoratori privati. In realtà, i soldati nel corso della loro vita lavorarono di più alla costruzioni di edifici, che al lavoro nei campi.

I legionari non erano, infatti, soltanto guerrieri combattenti, ma anche operai, manovali, carpentieri, artigiani. Per la maggior parte, il loro tempo non era speso nelle [[battaglie romane|battaglie]], bensì nelle esercitazioni e nella costruzione degli [[castrum|accampamenti]], vere e proprie città militari con terrapieni, torri, baraccamenti, ecc. Quello romano era soprattutto un esercito di costruttori<ref>E. Luttwak, ''La grande strategia dell'Impero romano'', Rizzoli, 1981; Goldsworthy (2003), pp.146-8.</ref> e la forza delle legioni stava nel lavoro oscuro e massacrante del [[Genio militare (storia romana)|genio militare]]<ref name="Giorgio Ruffolo 2004, p. 50"/>. Gli eserciti stanziati nelle [[provincia romana|province]] in tempo di [[pace]] si dedicavano non solo alle opere di costruzione di ingegneria civile, come [[canale artificiale|canali]], [[strade romane|strade]], [[ponte|ponti]], [[acquedotto romano|acquedotti]] e [[castrum|fortini]], che contribuirono alla [[romanizzazione (storia)|romanizzazione]] dei [[provincia romana|provinciali]], ma ebbero altri importati ruoli. Gli insediamenti prossimi agli [[castrum#Fortezze legionarie|accampamenti]] di maggiori dimensioni (''[[canabae]]'') si trasformavano spesso in piccoli nuclei cittadini, dove si stabilivano numerosi soldati-[[cittadinanza romana|cittadini romani]] ormai in congedo (''[[veterano (storia romana)|veterani]]''). E poiché le armate portavano con sé oltre alla [[lingua latina]], anche i loro costumi, diventarono centri di romanizzazione da cui le abitudini romane si diffusero fino alle parti più remote dell'[[Impero romano|Impero]].

L'esercito veniva anche impegnato in grandi lavori di bonifica di acquitrini o di disboscamento di parti di foreste, per guadagnare terreni fertili per l'agricoltura.<ref>D.J. Thompson in Wacher (2002), p.557.</ref> Le armate erano anche impiegate a scavare miniere che producessero materiali grezzi per la realizzazione di armi, armature o costruzioni. I soldati erano spesso impiegati come supervisori della manodopera servile, che generalmente lavorava in miniera, o essi stessi quando un lavoro era veramente urgente<ref>Goldsworthy (2003), p.249.</ref>

Sappiamo anche da alcune [[tavolette di Vindolanda|tavolette rinvenute]] a ''[[Vindolanda]]'', che 12 soldati ausiliari costruirono un [[terme romane|impianto termale]] (''balneum''), oltre ad un ponte nelle vicinanze.<ref>''Vindolanda Tablets'' 155 e 258.</ref>

=== Ruolo culturale ===

I soldati furono certamente tra i primi a portare presso le genti indigene appena conquistate, non solo la [[lingua latina]] inizialmente con interpreti, ma anche elementi culturali alla base della società romana, come il [[diritto romano|diritto]] (il quale si manifestava nei [[diploma militare (esercito romano)|diplomi militari]], nel diritto alla [[cittadinanza romana]] con il congedo degli ''[[truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliari]]'', nella creazione di [[colonia romana|colonie]] e [[municipio (storia romana)|municipi]]) o gli stessi [[:Portale:Antica Roma/U|usi e costumi]] dell'[[Impero romano]].

=== Ruolo religioso ===
[[File:Thracian Horseman Histria Museum mod.jpg|left|thumb|Basso rilievo di un eroe tracio. Il rilievo è incompleto, mancando la lancia del cavaliere e la vittima. ''Histria'' Museum, [[Romania]].]]
[[File:Fresque Mithraeum Marino.jpg|thumb|Dipinto murale che mostra [[Mitra (divinità)|Mitra]] che uccide un toro, al centro del rito mitraico (la [[tauromachia]]). Nota che Mitra indossa un copricapo Frigio, il suo mantello contiene il firmamento celeste, il serpente e la grotta in cui si celebra l'atto di culto.<ref name="Goldsworthy 2003 112-3">Goldsworthy (2003), pp. 112-3.</ref> Da [[Dura Europos]], sull'[[Eufrate]] in [[Siria (provincia romana)|Siria]].]]

E da ultimo i soldati furono interpreti di una [[Religione romana|cultura religiosa romana]] esportata in tutte le [[provincia romana|province romane]], a partire dalla [[mitologia romana|mitologia]], ai [[dei Consenti|principali Dei]], al [[calendario romano|calendario delle festività]] ed a [[:Portale:Antica Roma/U|tutta una serie di riti religiosi]] come la ''[[lustratio]]'' (sacrificio che serviva prima di una [[Storia delle campagne dell'esercito romano|campagna militare]] per purificare l'[[esercito romano|esercito]] e l'[[castrum|accampamento di marcia]]). Le armate romane riconoscevano in [[Marte (divinità)|Marte Ultore]], [[Roma (divinità)|Dea Roma]] ed il [[Genio (divinità)|genio]] dell'[[Imperatore romano|Imperatore]] gli dei patroni, anche se ogni legionario pregava il suo dio in piena libertà.<ref>Davide Nardoni, ''La Colonna Ulpia Traiana'', Roma 1986, p.52.</ref>

La [[religione romana]] era politeistica e perciò accettò ed assorbi facilmente molte divinità dell'impero, dove la maggior parte delle culture erano anch'esse politeiste. Ma c'erano dei limiti: i Romani proibirono quei culti dove le credenze o pratiche erano considerate incompatibili con i principi fondamentali della religione romana. Per esempio, i Romani erano contrari a quei culti che praticavano i sacrifici umani, questo il motivo per cui il [[druidismo]] fu in parte vietato sotto l'imperatore [[Tiberio]], sebbene vi fossero anche considerazioni politiche, dove i druidi erano sospettati di orchestrare una resistenza al dominio romano in [[Gallia]].<ref name="PlinioVecchioXXX.4">[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il vecchio]], ''[[Naturalis historia|Naturalis Historia]]'', XXX, 4.</ref> Altra religione messa al bando fu il [[Cristianesimo]], inizialmente ''de facto'', poi proibita formalmente dal tempo di [[Settimio Severo]].<ref>Enciclopedia Cattolica, ''I Martiri''.</ref> Religione monoteista i cui seguaci si rifiutarono di partecipare al [[culto imperiale]], ovvero il culto dell{{'}}''immagine dell'[[Imperatore romano|Imperatore]]'' (ritratti o statue).

Il culto fu usato dai Romani come giuramento di fedeltà, come affermazione di lealtà allo Stato. Era obbligatorio per tutti i ''peregrini'' compiere scarifici all'immagine del Imperatore regnante, almeno una volta. Il rifiuto era considerato come un tradimento ed era punito con la morte.<ref>[[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il giovane]], ''Lettere'', X, 9.</ref> I Cristiani erano inoltre sospettatti, a causa delle cerimonie del battesimo e dell'eucaristia, di pratiche clandestine con l'uccisione di neonati (per annegamento) e [[cannibalismo]] rispettivamente, violando così due tabù romani.<ref name="PlinioVecchioXXX.4"/>

In teoria, i soldati erano ammessi solo per onorare dei non-romani, solo se approvati da un ''[[Collegium Pontificum]]'' ("Consiglio di sommi sacerdoti") a [[Roma (città antica)|Roma]], che regolava la religione di Stato. E così tale istituto doveva valutare se un culto straniero era accettabile. In tal caso, mediante il processo dell{{'}}''[[interpretatio graeca|interpretatio romana]]'', un dio non-romano poteva essere ufficialmente ammesso a far parte del culto romano sulla base di caratteristiche comuni:<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Germania'', 43.</ref> ad esempio [[Marte (divinità)|Marte]]-''[[Toutatis]]'' rappresentava l'assimilazione di una divinità gallica al dio romano "della guerra".<ref>Mattingly (2006), p. 484.</ref> In pratica, i soldati romani quando erano fuori servizio, furono autorizzati a seguire qualunque culto a loro piacimento, a patto che non fossero espressamente vietati. Molte dediche militari sopravvissute, soprattutto quelle offerte dai ranghi inferiori, erano offerte a dei non-romani.<ref>Mattingly (2006), pp. 214-216.</ref>

Ai soldati era, tuttavia, richiesto di partecipare ad una serie di riti ufficiali religiosi romani, tenuti all'interno delle loro unità ad intervalli regolari nel corso dell'anno. Questi includevano parate religiose in onore degli [[dei Consenti|dei più importanti romani]], specialmente [[Giove (divinità)|Giove]], il dio supremo del ''pantheon'' romano<ref>Molti altari e lapidi romane di militari, conservano le lettere IOM (''Iovi Optimo Maximo'' = "a [[Giove (divinità)#Giove Ottimo Massimo|Giove Ottimo Massimo]].</ref> [[Marte (divinità)|Marte]], il "dio della guerra", e [[Minerva]], dea anche lei associata alla guerra. Questi cortei erano probabilmente accompagnati dal sacrificio di animali, oltre a dei banchetti. Un altro importante culto delle unità militari era il culto dell'Imperatore. In questo caso avvenivano della parate ad ognuno dei compleanni imperiali, quando le ''immagini'' dell'Imperatore in carica e di quelli in precedenza divinizzati, erano ''[[imperator|salutati]]'', (''salutatio imperatoria''), con l'offerta di sacrifici da parte del prefetto o del legatus dell'unità.<ref>Goldsworthy (2003), p. 108.</ref>

Al di fuori delle cerimonie dell'unità, i soldati avevano una vasta gamma di divinità da celebrare,<ref>Goldsworthy (2003), p. 110.</ref> che potevano essere suddivisi in tre principali categorie:
* divinità romane; 
* divinità della popolazione indigena, come un [[Ares]], eroe tracio, spesso rappresentato sulle lapidi dei veterani della Tracia, mentre a cavallo infilza una bestia (od un uomo); 
* gli dei locali della provincia in cui si serviva, come il culto della ninfa ''[[Coventina]]'' in Britanna (es. presso il [[vallo di Adriano]]).<ref>Mattingly (2006), p. 215; RIB-1, 1524, 1525, 1526, 1527, 1528, 1529, 1531, 1532 (in località: [[Carrawburgh]] / ''[[Brocolitia]]'').</ref>

Dal [[II secolo]] i culti orientali, basati sulla centralità di una sola divinità (benché non necessariamente monoteisti) e su sacre verità rivelate solo agli iniziati, si diffusero ampiamente nell'Impero, ed il politeismo subì un graduale e definitivo declino. Uno di questi culti era quello del ''[[Sol Invictus]]'' (il Sole invincibile) che divenne culto ufficiale al tempo dell'Imperatore [[Aureliano]] ([[270]]-[[275]]), rimanendo tale fino al tempo di [[Costantino I]]. E comunque il culto più popolare tra l'esercito romano era quello di [[Mitra (divinità)|Mitra]], basato su una divinità orientale [[persia]]na o forse derivata dalle stesse [[limes orientale|province orientali]] dell'Impero romano, in particolare dalla [[Frigia]].<ref>[[Plutarco]], ''Pompeo'', 24.</ref>

Il Mitraismo era probabilmente un mix di elementi da diversi culti. Da qui l'apparente adozione di una divinità persiane, del rito del ''[[taurobolium]]'' dal culto di [[Cibele]], e del [[Berretto frigio|copricapo frigio]]. Basato su un rito segreto di iniziazione, questo culto è attestato, per esempio, grazie alla scoperta di un ''Mithraeum'' (tempio dedicato a Mitra) a [[Brocolitia]], forte nei pressi del [[vallo di Adriano]]. L'adepto, secondo quanto scritto in una dedica rinvenuta a ''Nida'' ([[Heddernheim (Frankfurt am Main)|Heddernheim]]), non dipendeva da condizioni sociali.<ref name="Goldsworthy 2003 112-3"/><ref>Meier-Arendt, ''Römische Steindenkmäler aus Frankfurt am Main'', Museum Frankfurt, Archäologische Reihe 1 (1983).</ref>

Il Cristianesimo era invece meno comune tra i soldati, almeno fino a quando questo culto non fu favorito da [[Costantino I]], agli inizi del [[IV secolo]]. Tuttavia è probabile che avesse dei seguaci clandestini tra i militari già durante il II e III secolo, specialmente in Oriente, dove si diffuse ampiamente.<ref>Goldsworthy (2003), p. 212.</ref> La scoperta di una chiesa cristiana, con dipinti databili agli inizi del III secolo nella fortezza di [[Dura Europos]] in [[Siria (provincia romana)|Siria]] potrebbe indicare un elemento cristiano in quella guarnigione.<ref>S. James ''Dura-Europos: Pompeii of the Desert'', p. 4.</ref>

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
<div class="references-medium" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
;Fonti primarie:
* {{cita libro|autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=''Historia Romana'' (Ῥωμαϊκά)|pp=libri III e IV|url=http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html|cid=Appiano|accesso=5 luglio 2013|dataarchivio=20 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html|urlmorto=sì}} Versione in inglese
* {{cita libro|autore= [[Augusto]]|titolo= Res Gestae Divi Augusti|url=http://www.thelatinlibrary.com/aug.html|cid= ''Res Gestae''}} Vedi anche {{CIL|3| p 0774}}.
* {{cita libro | autore=[[Sesto Aurelio Vittore]]|titolo= De Caesaribus|url=http://www.thelatinlibrary.com/victor.caes.html|cid= Aurelio Vittore, ''De Caesaribus''}}
* {{cita libro | autore=[[Sesto Aurelio Vittore]]|titolo= De viris illustribus Urbis Romae|url=http://www.thelatinlibrary.com/victor.ill.html|cid= Aurelio Vittore, ''De viris illustribus''}}
* {{cita libro | autore=[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]]|titolo= Historia Romana|pp=libri XLV-LVI|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html|cid= Cassio Dione}} Versione in inglese
* [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], ''Deiotarus'', 22.
* {{cita libro | autore=[[Eutropio]]|titolo= Breviarium ab Urbe condita|url= https://la.wikisource.org/wiki/Breviarium_historiae_romanae|cid= Eutropio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* ''[[Fasti triumphales]]''. Testo in latino: {{AE|1930|60}}. Versione in inglese [http://www.attalus.org/translate/fasti.html qui]
* {{cita libro | autore=[[Floro]]|titolo= Epitomae de Tito Livio|url= https://la.wikisource.org/wiki/Flori_Epitomae_Liber_primus|pp=libro II|cid= Floro}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} Versione in inglese [[wikisource:en:Epitome of Roman History/Book 2|qui]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''[[Strategemata]]'' [http://www.thelatinlibrary.com/frontinus.html il sito in latino qui].
* {{cita libro | autore=[[Tito Livio]]|titolo= Periochae|url= https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita_-_Periochae|cid= Livio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* {{cita libro | autore=[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]]|titolo=Naturalis historia|url=https://la.wikisource.org/wiki/Naturalis_Historia|cid= Plinio il Vecchio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* [[Pseudo-Igino]], ''[[De munitionibus castrorum]]'' [http://www.thelatinlibrary.com/hyginus/hyginus6.shtml il sito in latino qui].
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;Fonti secondarie:
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* [[Ronald Syme|R.Syme]], ''L'Aristocrazia Augustea'', Milano 1993.
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* G.Webster, ''The Roman Imperial Army'', Londra - Oklahoma 1998.
</div>

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