Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone
Chi si ferma è perduto
modificaSe vi doveste trovare, una notte d'autunno mentre piove, completamente nudi ai comandi di un aereo di linea che sta sorvolando Ponte San Giacomo, e si dovessero spegnere d'improvviso entrambi i motori, il mio consiglio è di non lasciarvi prendere dal panico. In primo luogo perché Ponte San Giacomo, il posto dove vivo, è un paese per modo di dire: in realtà è una strada in mezzo a una pianura, e le uniche case sorgono accanto alla strada stessa, per cui se siete esperti non avrete nessun problema a trovare un campo o un altro spiazzo erboso abbastanza vasto per atterrare senza fare danni.
In secondo luogo, anche se non sapete pilotare un aereo non c'è problema, perché quello che vi ho descritto ovviamente è solo un sogno.
Per essere precisi, è il sogno che ho fatto stanotte.
Citazioni
modifica- «Io sono vegetariano perché si può mangiare senza uccidere». Davvero? Hai mai visto coltivare un campo? Hai presente quante nutrie, quanti topolini e quante talpe vengono sbrindellati dagli aratri? Hai mai visto una lepre decapitata da una trebbiatrice? E tutti i parassiti che stermini, lumache e coccinelle, per avere la foglia di spinacio bella lucida e intera, non sono forme di vita? Ma tanto tu sei convinto che quegli spinaci siano cresciuti liberi in un campo enorme e rigoglioso, carezzati dalla mano robusta di un agricoltore biondo e democratico, e quindi hai la coscienza a posto. Occhio non vede, stomaco non duole. (p. 41)
- E Cosimo cominciò a suonare un'aria che anche Corinna conosceva, anche se non avrebbe mai saputo dirne il nome. Per amor di completezza, la melodia era il Minuetto tratto dal quintetto d'archi opera 13 n. 5 (G 275)[1] del compositore lucchese Luigi Boccherini, ma questo non dovrebbe invitare il lettore a pensare che la cultura musicale di Corinna fosse al di sopra della media: centinaia di milioni di testimoni riconoscerebbero la detta melodia, in quanto da decenni i pubblicitari di tutto il mondo la abbinano in modo abietto a ogni genere commerciabile, dai divani ai sottaceti. (p. 77)
- [...] mi sono adeguata da tempo al fatto che i cartoni giapponesi stanno ai nerd come i cineforum ai nostalgici del '77. (p. 86)
- Gli avevano tolto la bici per due settimane e Giacomo, il marito di Giulia, era stato chiaro: con quella gente non ti ci voglio vedere più. Se vuoi un motivo valido per drogarti, forma un gruppo progressive rock. Male che vada, magari trombi. (p. 95)
- Io mi chiedo: ma come è possibile che, siano pubbliche o private, quasi tutte le scuole elementari e medie che ho visto in vita mia abbiano dei cessi che si meritano il loro nome a pieno titolo? Vasi sporchi e rotti, carta igienica mancante, odori allucinanti. In tre o quattro casi ho visto persino le turche. Un tempo il grado minimo dei servizi igienici erano i cessi della stazione, oggi sono quelli delle scuole. Credo sia sintomatico di quanta importanza diamo all'istruzione. Non consideriamo 'sti ragazzi in base ai loro bisogni. (pp. 102-103)
- Io sono una chimica, non un dottore né tantomeno una biologa. Le persone spesso tendono a confondere le due cose. Te che hai fatto chimica, mi spieghi come fanno le cellule a riprodursi? So un tubo io. La biologia non mi è mai piaciuta. E se una cosa non mi piace, non mi interessa. (p. 125)
- Detesto le recensioni esagerate. Quelle piene di aggettivi: elegante, raffinato, un po' blasé. Oppure quelle esageratamente descrittive: nel descrivere il sapore di un vino mi parli di «accenti ruvidi di arenaria e di basalto». Ma che, mi vuoi far credere che hai mai leccato il basalto? (p. 131)
- [...] essere irrazionali sui particolari inutili è il modo in cui gli idioti mostrano il proprio potere [...] (p. 176)
- Cercare di lavorare con la Pistocchi era come tentare di coltivare un marciapiede. Viene fuori poca roba, diversa da quella che vorresti, e quasi sicuramente non utilizzabile. (p. 182)
- Essendo Corinna un essere umano, l'evoluzione le aveva fornito un pollice opponibile, grazie al quale usare lo smartphone: l'utensile che al momento ci distingue più di ogni altro dal resto del mondo animale, pur facendoci spesso comportare da bestie. (p. 182)
- Lo so, sono fissata col tempo. È che il tempo non lo puoi spostare. È veramente l'unica grandezza che è uguale per tutti. Puoi accumulare ricchezze, puoi costruirti una casa enorme, ma non puoi accumulare tempo. Scorre giorno per giorno, quello hai e devi farci entrare tutto ciò che vuoi e che devi fare. E l'inizio di solito è rinunciare a qualcosa. Capire subito che quella cosa che vorresti tanto fare non ci entrerà mai nella tua giornata, è troppo grossa o ha una forma troppo strana, e il resto non ci starebbe mai. (p. 222)
- Dal collo in giù, il figlio di Giulio era un uomo fatto e finito, in forma perfetta e senza un filo di grasso. All'ultimo piano, la faccia era ancora da adolescente, con un'espressione a metà tra il disincantato e il rincoglionito. D'altronde, si sa, nei maschi la crescita parte dai piedi (Pietro, a dodici anni appena compiuti, era alto un metro e cinquanta e portava il quarantadue) e per arrivare alla testa ci mette un po'. La maggior parte delle volte, è perché si ferma in mezzo. (pp. 249-250)
- Molti di noi sono un po' liquidi, tendiamo col tempo a prendere la forma del contenitore in cui il destino ci versa. Poi, invecchiando, ci disidratiamo, e secchiamo un po', come la vernice: il colore è sempre quello, ma siamo meno flessibili, meno propensi a venire tolti dal nostro bel recipiente. Anche perché ci rendiamo conto che non potremo mai raggiungere il bordo da soli; magari abbiamo aspettato tutta la vita un terremoto, un qualche scossone che ci aiutasse a tracimare oltre l'orlo del secchio, e che non è mai arrivato, e tutto sommato adesso in quel recipiente ci stiamo proprio comodi. (pp. 254-255)
- Si sa, no, che per i ragazzi delle medie in fisica esistono tre forze fondamentali: la gravità, l'elettricità e la mamma. La gravità ci tiene attaccati al letto, l'elettricità fa funzionare il cellulare e la mamma rimette a posto le cose che lasci in giro. (p. 269)
- La pasticceria è sincera e severa, come la chimica: se stai facendo una crema, 63 gradi non sono uguali a 65, perché a 61 inizia a gelificare la conalbumina, una delle proteine dell'albume, mentre a 65 iniziano a coagulare le proteine del tuorlo. E tu vuoi che succeda la prima cosa, ma non la seconda, perché in bocca desideri sentire una crema liscia, densa e piena; non una consistenza tipo bava di lumaca, ma nemmeno un uovo sodo zuccherato. (pp. 271-272)
- La Scuola Normale Superiore di Pisa gode di notevole prestigio, in maniera inversamente proporzionale a quello di cui godono i normalisti, perlomeno nella mente del pisano medio. Nell'immaginario collettivo dello studente standard, convinto che studiare sia un modo tutto sommato sopportabile per passare il tempo tra una festa e l'altra, il normalista è un'altra specie: un lemure già nato con gli occhiali, vestito come un cinquantenne e con la vitalità di un settantenne, completamente inadatto alla vita sociale. (pp. 278-279)
- Mi ha sempre affascinato come facciano le molecole a farsi strada, a diffondere nei liquidi e persino nei solidi. Come persone maleducate in una calca, approfittano degli spazi che si creano in continuazione, grazie ai piccoli movimenti delle altre persone, per incunearsi e passare oltre. Non è necessario essere particolarmente piccoli, o leggeri, basta avere pazienza. Anche atomi molto pesanti diffondono, se si dà loro del tempo. (p. 291)
Il problema, con le metafore, è questo: servono per capire, ma non per essere utilizzate. Usare una metafora in senso pratico, considerarla sul serio come se fosse esatta ed infallibile, è come aprire il manuale d'istruzioni della caldaia e dargli fuoco per riscaldare la casa.
Però attenzione, non prendetemi alla lettera; anche questa, in fondo, è una metafora.
Note
modifica- ↑ In realtà si tratta del quintetto opera 11 n. 5
Bibliografia
modifica- Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone, Chi si ferma è perduto, Sellerio, 2022. ISBN 9788838943720