Attacco al potere (film 1998)

film del 1998 diretto da Edward Zwick
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Attacco al potere

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Titolo originale

The Siege

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1998
Genere thriller
Regia Edward Zwick
Sceneggiatura Lawrence Wright
Produttore Lynda Obst
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Attacco al potere, film statunitense del 1998 con Denzel Washington e Bruce Willis, regia di Edward Zwick.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Non è mai la domanda ad essere indiscreta, è la risposta.[1] (Elise Kraft)
  • La CIA seppe del Muro di Berlino solo quando gli crollò addosso. (Gen. Deveraux)
  • Dovrete perquisire ogni buco, nascondiglio, mercato, centro sociale, ogni organizzazione studentesca che abbia mai detto anche una sola parola negativa su questo paese! Inoltre voglio che facciate muovere le chiappe a ciascuno dei vostri informatori, nessuno escluso! Ogni confidente dovrà essere torchiato, ogni fonte rivoltata come un calzino per vedere cosa ne esce fuori! Scuoteteli! Promettetegli dei soldi, qualsiasi cosa! Voglio dei risultati! Avvisate le famiglie, trovatevi un sacco a pelo, perché non potrete mettere piede a casa finché non avremo individuato una pista, e non voglio vedere nessuno con le mani in mano! (Hubbard)
  • L'esercito è una falce, non uno scalpello. (Gen. Deveraux)
  • Dodici ore dopo l'ordine del presidente possiamo essere sul campo. Una divisione di fanteria leggera di 10.700 uomini. Elementi di forza di intervento rapido, forze speciali, Delta Force, mezzi blindati di trasporto truppe, elicotteri, carri armati, e l'onnipresente fucile d'assalto M16 A1; un'arma dall'apparenza discreta finché non la tiene in mano un uomo davanti a una sala di bowling o al supermercato. Saremo rumorosi, impressionanti e non sarà possibile scambiarci per una parata di veterani. (Gen. Deveraux)
  • Per essere precisi: noi daremo la caccia al nemico, scoveremo il nemico, e uccideremo il nemico. (Gen. Deveraux)
  • Quest'oggi per il potere conferitomi dal presidenti degli Stati Uniti: dichiaro in vigore la legge marziale in questa città. Il nemico che ci troviamo di fronte non dovrebbe superare i venti individui. Si nasconde in una popolazione di circa due milioni. Dalle informazioni risulta di essere di lingua araba, compreso tra i 14 e i 30 anni, il che restringe il cerchio a 15.000 sospetti. Possiamo ridurre ulteriormente il numero a coloro che si trovano qui da meno di sei mesi, quindi restano 20 assassini in mezzo a duemila individui. Se tu che ascolti sei uno di quei 20: puoi nasconderti tra la popolazione del tuo stesso gruppo etnico, ma sfortunatamente per te puoi nasconderti solo là. E quella popolazione, secondo una consolidata abitudine, è concentrata proprio qui, a Brooklyn. Noi intendiamo isolare questo quartiere, e intendiamo setacciarlo. Questo signori è il paese dell'opportunità, e la vostra opportunità è di costituirvi. Dopo il tramonto, qualsiasi uomo corrispondente al profilo che ho descritto e che non ha collaborato, verrà arrestato e trattenuto. Non c'è niente di più dannoso per il morale di una popolazione che dover subire la legge marziale, ma il nemico si sbaglia se sottovaluta la nostra determinazione. Si trova faccia a faccia con la più temibile macchina bellica della storia dell'uomo; e io intendo utilizzarla e tornare alle basi per le finali del campionato. Grazie per la vostra pazienza. (Gen. Deveraux)
  • Non ci sara mai un'ultima cellula. Questo è solo il principio. (Samir)

Dialoghi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Elise: È facile capire la differenza che c'è tra bene e male.
    Hubbard: Ah si?
    Elise: Certo! Il difficile è dover scegliere quale sia il male minore.
  • [Nel luogo dell'attentato alla sede dell'FBI]
    Colonnello Hardwick: Non vorrei sembrare insensibile, ma quali sono le vostre capacità organizzative al momento? Le vostre infrastrutture?
    Hubbard: Ce le ha sotto i piedi colonnello.
  • Elise: Non ho intenzione di fotterti!
    Hubbard: Come fai a ricordare tutti quelli con cui fotti?
  • Soldato: Non mi faccia innervosire o potrei decidere che lei è un etiope.
    Hubbard: Lei è abbastanza stupido da considerarlo un insulto.
  • [L'esercito è in procinto di torturare un prigioniero per estorcergli informazioni]
    Hubbard: Siete impazziti tutti quanti? Di che diavolo state parlando?!
    Gen. Deveraux: Un uomo dovrà soffrire per poter salvare centinaia di altre vite.
    Hubbard: Un uomo, eh? E perché non due, o magari sette? Oppure delle esecuzioni pubbliche!
    Gen. Deveraux: È libero di andarsene quando vuole, agente Hubbard.
    Hubbard: Andiamo, lei ha perso uomini, io ho perso uomini ma non può fare una cosa del genere! Ha mai preso in considerazione che quelli potrebbero non essere interessati allo sceicco, eh? Se la loro vera intenzione fosse indurci a radunare ragazzi nello stadio come noi stiamo facendo, a piazzare soldati nelle strade e obbligare gli americani a guardarsi le spalle minando le leggi e demolendo la Costituzione un pezzo alla volta! Perché se torturiamo quest'uomo, Generale, se lo facciamo, tutto quello per cui ci siamo battuti, abbiamo sofferto e per cui siamo morti è finito! E loro avranno vinto! Loro hanno già vinto!!!
  • Hubbard: So tutto generale.
    Gen. Deveraux: Lei non sa un cazzo!
  1. Cfr. Oscar Wilde: «Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte, talvolta, lo sono».

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