Carl du Prel: differenze tra le versioni
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*Una dottrina dell'[[anima]], che meriti questo titolo, deve dimostrare nell'uomo non solo un fondo di natura metafisica – come fecero [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] ed [[Karl Robert Eduard von Hartmann|Hartmann]] – ma anche un'''individualità metafisica''. Ove essa soddisfacesse anche a questa esigenza, ciò che realmente ha luogo, solo allora rivelerebbe una vera e propria anima. Questa starebbe nell'incosciente, ma non sarebbe essa stessa incosciente, giacché sarebbe dotata di volontà, di conoscenza e di una individualità. Così dunque il nostro incosciente sarebbe trasformato in un'anima, in un ''soggetto''. (p. 39)
*Gli sforzi per {{sic|ispiegare}} prima l'universo, e poi con esso noi stessi riuscirono fino ad ora così insoddisfacenti, che vale la pena di tentare il cammino opposto, cioè di risalire dall'enigma dell'[[uomo]] a quello dell'universo. Anzi è proprio questa la via da percorrersi, perché l'uomo come l'essere più elevato della natura deve venire prima giustamente definito, se si vuole che la natura stessa venga apprezzata al suo giusto valore. (p. 164)
*I materialisti, se parlano di [[morale]], limitano in modo caratteristico la loro ricerca all'origine di essa; l'altra questiono se la morale sia un dovere, resta, e per buone ragioni, indiscussa. In un mondo puramente materiale , che si distingue da un alambicco solo per la sua maggiore vastità, non esiste assolutamente nulla su cui si possa fondare una morale, poiché la morale, secondo il proprio punto di vista, presuppone già che universo ed uomo siano problemi non puramente fisici, ma anche metafisici. Se il materialista nega ciò e tuttavia predica la morale, egli è illogico, il che del resto gli accade non di rado. (p. 175)
*Ci sono molti fra noi che considerano con cieco ottimismo la nostra civiltà, che vedono tutto roseo e credono già realizzato nella nostra società un alto grado di moralità, e che quindi non sanno persuadersi della necessità di nuove teorie. Ma, considerata più dappresso, la tinta morale della nostra civiltà si dissolve in pura apparenza, cioè si riduce a semplice legalità vuota di sentimento morale. E questa legalità si regge presso le persone colte sulla pubblica opinione, presso le incolte sulla forza e sul codice. (pp. 179-180)
*La vera pietra di paragone dei [[Filosofia|sistemi filosofici]] è la loro attitudine ad offrire una base per la morale. (p. 182)
*Il grado dell'[[intelligenza]] dipende [...] dallo sviluppo del senso del [[tempo]]. Il bruto vive solo del presente non avendo coscienza del tempo. Non molto diversamente avviene dell'uomo nomade; egli non ricava alcun ammaestramento dal passato, e non si prepara all'avvenire. L'uomo incivilito è perciò appunto l'essere terrestre più elevato, perché egli nelle sue azioni tien conto del passato e dell'avvenire. (p. 183)
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