GBU-39 Small Diameter Bomb
La GBU-39 Small Diameter Bomb (bomba a piccolo diametro), o SDB, è una classe di bombe guidate plananti di peso pari a circa 139 kg (285 libbre[1]) sviluppata allo scopo di consentire ai moderni F-22, F-35 e UCAV di imbarcare un numero maggiore di munizionamento non propulso nella stiva interna (nei casi dell'F-22 e dell'F-35) e sotto le semiali dei droni da combattimento (caso UCAV) sacrificando il meno possibile in termini di letalità e precisione, questo sistema d'arma è altresì compatibile con gran parte degli aerei da combattimento USAF (e non solo), grazie al sistema di trasporto e rilascio ad eiezione pneumatica BRU-61/A sviluppato dalla Cobham[2]. È possibile agganciare quattro SDB come una sola unità con ingombri aggiuntivi minimi, sostituendo una bomba della classe delle 2000 libbre (907 kg).
GBU-39 Small Diameter Bomb | |
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GBU-39 SDB agganciate ad un F-15 | |
Descrizione | |
Tipo | Bomba guidata |
Impiego | aria-superficie |
Sistema di guida | GPS, sistema di navigazione inerziale o laser semiattiva (SALH, Semi-Active Laser Homing) |
Costruttore | Boeing Company |
Impostazione | 2001 |
Primo lancio | 2005 |
In servizio | 2006 |
Costo | 40 000 $ |
Peso e dimensioni | |
Peso | circa 113 kg |
Lunghezza | 1,5 m |
Prestazioni | |
Vettori | McDonnell Douglas F-15E Strike Eagle, Rockwell B-1 Lancer, Lockheed Martin F-35 Lightning II, Lockheed Martin-Boeing F-22 Raptor, General Dynamics F-16 Fighting Falcon |
Gittata | 74 km |
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Sviluppo
modificaIl programma SBS (Small Bomb System) venne impostato nel 1998[3][4] dall'USAF a seguito di un dimostratore sviluppato tra il 1995-1996 col nome di MMTD (Miniaturized Munitions Technology Demonstration).[1][4][5]
Vennero selezionati due eventuali fornitori, ognuno con il suo progetto, per una gara di due anni, Boeing e Lockheed Martin. Entrambi gli eventuali fornitori avrebbero proceduto con due Fasi; nella Fase I avrebbero fornito un dimostratore efficace contro bersagli fissi o comunque non in movimento, con il vincitore impegnato a rendere operativa l'arma sul finire del 2006. La Fase II ("SDB II" o "SDB Increment II") avrebbe visto le aziende proporre un sistema d'arma in grado di ingaggiare sia bersagli fermi che in movimento, grazie a un sistema di ricerca basato su più sensori e pianificato per entrare in produzione 3 anni dopo.
SDB Phase I | SDB Phase II | |
Boeing | GBU-39/B | GBU-40/B |
Lockheed Martin | GBU-41/B | GBU-42/B |
La GBU-39/B della Boeing fece il suo primo volo di prova nel Febbraio 2003 e si aggiudicò la Fase I del programma nell'Ottobre dello stesso anno. Nell'Aprile 2005 Boeing ricevette il primo contratto di tipo LRIP (Low-Rate Initial Production - produzione iniziale a basso numero) contract. Nel 2006 la bomba venne provata in modo operativo (ovvero in una situazione di guerra reale) e quindi accettata in IOC (Initial Operational Capability - capacità operativa iniziale) nell'Ottobre dello stesso anno su F-15E.[4][6][7]
Storia
modificaNote
modifica- ^ a b (EN) Dr Carlo Kopp, Boeing GBU-39/B Small Diameter Bomb I & Raytheon GBU-53/B Small Diameter Bomb II, su ausairpower.net. URL consultato il 27 gennaio 2014.
- ^ (EN) BRU 61A Datasheet, su cobham.com (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2020).
- ^ La sigla SBS venne successivamente modificata in SSB (Small Smart Bomb) e infine con la sigla definitiva SDB. [sempre Andreas Parsch nella pagina http://www.designation-systems.net/dusrm/app5/sdb.html]
- ^ a b c (EN) Andreas Parsch, Boeing / Lockheed Martin SDB (Small Diameter Bomb) (GBU-39/B, GBU-40/B, GBU-41/B, GBU-42/B, GBU-53/B), su designation-systems.net.
- ^ (EN) Miniaturized Munition Technology Demonstration Branch, su wlmn.eglin.af.mil (archiviato dall'url originale il 2 maggio 1997).
- ^ (EN) GBU-39 - SDB History, su globalsecurity.org.
- ^ (EN) Department of Defense Office of Inspector General, English: Acquisition (PDF), 15 luglio 2005. URL consultato il 28 marzo 2020.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su GBU-39 Small Diameter Bomb
Collegamenti esterni
modifica- Sito istituzionale, su af.mil (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2012).