Domu - Sogni di bambini

serie di manga
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Domu - Sogni di bambini (童夢?, Dōmu) è un manga disegnato fra il 1980 e il 1981 da Katsuhiro Ōtomo. Il nome Domu è composto da due kanji che vogliono dire rispettivamente "bambino" e "sogno", quindi il titolo è traducibile come "sogno di bambino". Questo è il primo successo internazionale dell'autore, vincitore in Giappone dello Science Fiction Grand Prix Award, premio mai andato prima ad un'opera a fumetti. Nel 1984 ha ricevuto il prestigioso Premio Seiun come miglior fumetto fantascientifico/fantasy dell'anno.

Domu - Sogni di bambini
童夢
(Dōmu)
Genereorrore, soprannaturale
Manga
AutoreKatsuhiro Ōtomo
EditoreFutabasha
RivistaManga Action
Targetseinen
1ª edizione19 gennaio 1980 – 6 luglio 1981
Tankōbonunico
Editore it.Comic Art
1ª edizione it.aprile 1992 – luglio 1993
Volumi it.unico

In Italia Domu - Sogni di bambini è stato pubblicato sulla rivista Comic Art in più uscite tra il numero 90 dell'aprile 1992 e il numero 105 del luglio 1993. In seguito il manga è stato pubblicato in due volumi editi dall'editrice Comic Art. Nel settembre 2005 il fumetto è ripubblicato in un volume unico sul numero 52 della collana I classici del fumetto di Repubblica - serie oro.[1]

La vicenda si dipana in una Tokyo insolita di case popolari, emarginazione e problemi familiari. In un grosso caseggiato di periferia si sussegue una serie di misteriosi incidenti: suicidi inspiegabili, infortuni domestici, morti improvvise. La situazione diventa talmente sospetta che la polizia apre un'indagine ufficiale. L'ispettore Yagamawa e il detective Takayama sono i principali artefici delle indagini. Yagamawa tuttavia muore suicidandosi misteriosamente dopo aver trovato una buona pista per scovare l'assassino, ed a Takayama rimane l'ingrato compito di continuare da solo l'indagine.

L'artefice dei delitti è un vecchietto dall'apparenza innocuo, il signor Cho, collezionista di cianfrusaglie. In realtà gli oggetti che custodisce gelosamente in casa sono il bottino che recupera dalle vittime. Il signor Cho è dotato di strani poteri mentali che riescono a manipolare il cervello umano, costringendo i suoi bersagli ad agire secondo il suo volere. Inoltre riesce anche a modificare allo stesso modo la realtà circostante, per esempio librandosi in volo o interagendo con gli oggetti a distanza. Per il signor Cho provocare incidenti alle persone non è altro che un divertimento, un gioco perverso. L'unica persona che sembra potersi contrapporre a lui è una bambina di nome Ecchan, dotata degli stessi poteri. Tra i due scoppia una sorta di guerra nella quale Cho fa di tutto per portare a termine i suoi infausti progetti, mentre Ecchan cerca con tutte le sue forze di impedire che si verifichino altre tragedie. A contorno di questa vicenda principale si dipanano le storie degli altri personaggi e le indagini di Takayama. La situazione precipita sempre di più e la guerra tra i due protagonisti diventa sempre più aspra fino a sfociare nel climax finale in cui viene coinvolto tutto il palazzo e perdono la vita moltissime persone, coinvolte loro malgrado dalla lotta delle due potenti menti. Alla fine del conflitto la polizia ferma il signor Cho, che però viene rilasciato perché mentalmente instabile. Egli si comporta come un bambino, quindi tutto lo scontro di cui sono partecipi i due protagonisti è in realtà un gioco di bambini, o per meglio dire, il folle sogno di due bambini. Tuttavia Ecchan non riuscirà a perdonare al vecchio il male che ha fatto e, al termine della storia, gli provoca un infarto uccidendolo.

Il mondo di Ōtomo

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Domu può essere considerato il precursore di Akira, le tematiche trattate nelle due opere sono simili: sono presenti strani e devastanti poteri mentali posseduti da bambini o da uomini che hanno la mente di bambini. Entrambe inoltre presentano il medesimo stile grafico: la presenza di campi lunghi, strutture claustrofobiche, personaggi molto caratterizzati, volti molto espressivi rispetto ai canoni "classici" del manga.

  1. ^ Domu - Sogni di bambini - Manga di Katsuhiro Otomo, su slumberland.it, 16 novembre 2011. URL consultato il 26 marzo 2023.

Collegamenti esterni

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