Bernardino Brugnoli

architetto italiano

Bernardino Brugnoli (Verona, 1538Mantova, 16 marzo 1583) è stato un architetto italiano, parente del famoso architetto Michele Sanmicheli, con il quale collaborò e di cui portò a termine diversi cantieri.

Biografia

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La chiesa di Santo Stefano Protomartire a Isola della Scala, di cui Brugnoli fu progettista

Bernardino, figlio maggiore di Alvise, molto probabilmente si formò presso il padre e presso Michele Sanmicheli, che lo indirizzò verso l'architettura civile e religiosa. Inizialmente impiegato come assistente, divenne poi sovrintendente degli ultimi cantieri del celebre parente.[1]

Il primo cantiere sanmicheliano di cui diresse i lavori di cui si abbia notizia, è quello relativo alla costruzione del campanile del Duomo di Verona, che seguì tra il 1555 e il 1579. Tuttavia più importante fu il suo contributo nella realizzazione del presbiterio e del campanile della chiesa di San Giorgio in Braida. Infine portò a compimento, cercando di mantenere intatto il più possibile il disegno originario, l'ultima opera del Sanmicheli, la chiesa della Madonna di Campagna, nel 1561 quasi completa.[2]

Tra le opere che tradizionalmente gli vengono attribuite vi sono palazzo Turchi, palazzo dei Diamanti e palazzo Ridolfi Da Lisca, tutti a Verona. Sua la progettazione, in qualità di «peritor disegnator», della chiesa di Santo Stefano a Isola della Scala, la cui realizzazione si avviò il 25 aprile 1578, concludendosi dopo la sua morte, nel 1619.[3]

Grazie alla sua autorevolezza riuscì ad ottenere la carica di prefetto delle Fabbriche Gonzaghesche, per cui intorno alla metà del 1580 si trasferì a Mantova dove diresse i lavori al giardino pensile nella corte vecchia di Palazzo Ducale, proseguendo il progetto di Pompeo Pedemonte. Tuttavia sul finire dello stesso anno, o forse a inizio 1581, ritornò a Verona per riprendersi da una malattia. Verso la fine dell'anno riuscì a tornare a Mantova dopo essere stato richiamato e licenziato per via di una sua visita a Venezia; l'architetto, infatti, il 14 novembre risulta nuovamente assunto alla corte dei Gonzaga, dove continuò a lavorare presso la corte vecchia e venendo coinvolto anche in altri progetti minori nel contado.[4]

Morì di febbre a Mantova, il 16 marzo 1583, quando i suoi disegni furono fatti prelevare dal duca in modo che non andassero persi.[5]

  1. ^ Brugnoli e Sandrini, p. 211.
  2. ^ Brugnoli e Sandrini, pp. 211-212.
  3. ^ Brugnoli e Sandrini, p. 213.
  4. ^ Brugnoli e Sandrini, pp. 213-214.
  5. ^ Brugnoli e Sandrini, p. 214.

Bibliografia

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  • Pierpaolo Brugnoli e Arturo Sandrini (a cura di), L'architettura a Verona nell'età della Serenissima, vol. 2, Verona, Banca Popolare di Verona, 1988, SBN CFI0113116.

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