Ager Gallicus
L'ager Gallicus fu il territorio sottratto da Roma ai Galli Senoni agli inizi del III secolo a.C. dopo la battaglia del Sentino (295 a.C.) ed entrato a far parte del demanio romano. Originariamente abitato dai Piceni, dopo l'invasione dei Senoni del IV secolo a.C., era popolato da una mescolanza di Piceni e Galli. Per questo motivo era anche denominato ager Gallicus Picenus[1].
Territorio
modificaQuesto territorio corrisponde alla parte delle Marche situata a nord del fiume Esino ed alla parte meridionale della Romagna. Infatti, stando a Tito Livio, i Galli Senoni si stanziarono nella zona compresa tra i fiumi Montone ed Esino.[2]
I Romani, per controllare l'ager Gallicus, istituirono sulla costa le colonie romane di Sena Gallica (Senigallia, sorta attorno al 284 a.C. con la formula della colonia civium Romanorum) e Ariminum (Rimini, 268 a.C.). Successivamente furono fondate Fanum Fortunae (Fano, dopo il 207 a.C.) , Pisaurum (Pesaro, 184 a.C.) e "Aesis" (Jesi, 155 a.C.)
Nel 232 a.C. la lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim dividundo ("Legge Flaminia sul territorio gallico e piceno da dividersi individualmente"), voluta da Gaio Flaminio Nepote, organizzò l'amministrazione dell'entroterra, creando una rete di praefecturae che dalla metà del I secolo a.C. assunsero la dignità di municipia, tra le quali si ricordano Aesis (Jesi), Suasa, Ostra, Forum Sempronii (Fossombrone).
La costruzione della via Flaminia nel 220 a.C. che attraversava l'ager lungo la valle del Mataurus (Metauro) influenzò gli equilibri di questo territorio che si trovò collegato all'Urbe da questa importante via consolare.
Inquadramento amministrativo
modificaDopo la riorganizzazione amministrativa augustea (I secolo a.C.) della penisola italica, l'ager Gallicus fu unito all'Umbria ed entrò a far parte della regione denominata Regio VI Umbria et ager Gallicus. Con la riorganizzazione amministrativa dell'Italia effettuata da Diocleziano nel 297 d.C. l'ex ager Gallicus venne distaccato dall'Umbria romana e fu unito al Piceno, costituendo la provincia detta Flaminia et Picenum.
Successivamente sotto l'imperatore Teodosio I (379-395) i confini vennero nuovamente modificati: il territorio a sud dell'Esino fu denominato Picenum Suburbicarium; il territorio a nord del fiume fu invece inserito nella provincia detta Flaminia et Picenum Annonarium. In questa nuova denominazione il termine Piceno indicò anche il territorio a nord dell'Esino, probabilmente per ricordare il fatto che l'ager Gallicus, prima che vi si insediassero i Galli Senoni, era abitato dai Piceni[3].
Note
modifica- ^ Lorenzo Braccesi, Hellenikòs Kòlpos: supplemento a Grecità adriatica L'erma di Bretschneider, 2001 (pagina 110, testo consultabile su Google libri); Luca Antonelli, I Piceni: corpus delle fonti. La documentazione letteraria, editrice L'Erma di Bretscneider, 2003; Adam Ziólkowski, Storia di Roma, Pearson Italia S.p.a., 2006; Ulrico Agnati, Per la Storia Romana Della Provincia Di Pesaro e Urbino, editrice L'Erma di Bretscneider, 1999
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 3, 35.
- ^ Nereo Alfieri, Le Marche e la fine del mondo antico, in Atti Mem. Deputazione Storia Patria delle Marche. 86, 1983, pp. 9-34. Alferi scrive che i Piceni vi si insediarono fin dal X secolo a.C.
Bibliografia
modifica- P.L. Dall'Aglio - S. De Maria - A. Mariotti (a cura di), Archeologia delle valli marchigiane Misa, Nevola e Cesano, Perugia 1991
- Nereo Alfieri, Scritti di topografia antica sulle Marche, a cura di Gianfranco Paci, Editrice Tipigraf, 2000, ISBN 88-87994-09-9
- Mario Luni (a cura di), La Via Flaminia nell'ager Gallicus, Urbino 2002
- Alessio Cinti, Metus Gallicus. Le ragioni di una conquista, Senigallia, 2011, Biblioteca di testi brevi, Associazione Sena Nova.
Voci correlate
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