Álmos d'Ungheria
Álmos, talvolta Almus (in slovacco e in croato Almoš (1070 circa o 1075 – Costantinopoli, 1º settembre 1127[1]), fu un membro della dinastia degli Arpadi e figlio di Géza I d'Ungheria.
Álmos d'Ungheria | |
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La riconciliazione dei due fratelli Colomanno e Álmos. Miniatura tratta dalla Chronica Picta | |
Duca d'Ungheria, Croazia e Nitra | |
In carica | XI secolo-XII secolo |
Nascita | 1070 circa o 1075 |
Morte | Costantinopoli, 1º settembre 1127 |
Dinastia | Arpadi |
Padre | Géza I d'Ungheria |
Madre | Sofia di Loon |
Consorte | Predslava di Kiev |
Figli | Adelaide, duchessa di Boemia Béla II, re d'Ungheria Edvige, margravina d'Austria |
Religione | cattolicesimo |
Fratello del re Colomanno, egli ricoprì diversi incarichi governativi nel regno d'Ungheria.
Biografia
modificaPrimi anni
modificaÁlmos era il più giovane dei due figli sopravvissuti all'infanzia del futuro re Géza I.[2][3] Si crede che sua madre fosse stata la prima moglie di suo padre, Sofia, in quanto la seconda consorte Sinadene, una nobildonna bizantina il cui nome di battesimo è incerto, tornò in patria dopo la morte del marito.[2] Secondo gli storici Gyula Kristó e Márta Font, sia Álmos che suo fratello maggiore Colomanno nacquero intorno al 1070.[2][4]
Salito al potere nel 1074, Géza I morì il 25 aprile 1077.[5] Gli successe suo fratello, Ladislao I, in quanto Colomanno e Álmos erano ancora in giovane età.[6] Il nuovo sovrano si convinse a instradare Colomanno verso una carriera ecclesiastica.[4] Una simile decisione appariva piuttosto insolita, se si tiene presente che tale percorso non riguardava quasi mai i primogeniti, ma piuttosto chi si trovava nella condizione di Álmos.[4]
Tra il 1084 e il 1091 Álmos ricoprì il ruolo di duca di Slavonia, mentre tra il 1091 e il 1095 fu nominato duca di Croazia.[7] Stando alla Chronica Picta, sia Colomanno che Álmos accompagnarono lo zio in una campagna militare contro la Boemia nella primavera del 1095.[8][9] Prima di raggiungere il confine del suo regno, Ladislao I «fu sopraffatto da una grave infermità» e decise di nominare Álmos quale suo erede.[9][10][11] Tuttavia, Colomanno si oppose alla decisione dello zio e decise di trovare rifugio in Polonia.[12][13]
Conflitto con Colomanno
modificaColomanno fece ritorno dopo la morte di re Ladislao per rivendicare i suoi diritti alla massima carica.[13] A giudizio della Chronica Picta, fu suo zio ad averlo sollecitato a lasciare la Polonia per tornare a sud.[14] La stessa fonte aggiunge che Álmos «nella pura semplicità del suo cuore onorò suo fratello Colomanno e gli concesse la corona del regno», circostanza la quale suggerisce che Colomanno salì al trono senza che avvenissero degli spargimenti di sangue.[10][12] D'altra parte, fu incoronato monarca soltanto all'inizio del 1096, ragion per cui i due fratelli stavano combattendo per la corona prima che stringessero un accordo.[13][15] Colomanno fu incoronato nella città di Albareale dall'arcivescovo Serafino di Strigonio.[12] Secondo la Chronica Picta, allo stesso tempo «concesse tutti i diritti relativi al ducato» ad Álmos.[16][17] Questo resoconto dimostra che Álmos riconobbe l'autorità del fratello soltanto in cambio dell'assegnazione del ducatus, ovvero una porzione di territorio del regno pari a circa un terzo della dimensione totale che godeva di uno status semi-autonomo (Tercia pars regni) e che in precedenza era stata già gestita dal loro padre e ancor prima da loro nonno Béla.[17][18]
Dopo le vittorie riportate da Colomanno su alcuni razziatori crociati nel 1096, Enrico IV, imperatore del Sacro Romano Impero, che Ladislao I aveva sostenuto contro papa Urbano II nei suoi ultimi anni, scrisse una lettera al duca Álmos.[19] Nella missiva il tedesco affermava che Colomanno aveva «trascurato» i suoi «doveri per compiacere i propri bisogni» e veniva chiesto l'intervento di Álmos per ovviare a questi comportamenti.[19][20] Tuttavia, il re, in passato un vescovo, non continuò la politica estera del suo predecessore e si schierò a sostegno dell'autorità papale.[21][22] Lo storico Gyula Kristó sostiene che, poiché suo fratello Álmos aveva per anni intessuto uno stretto rapporto con l'imperatore Enrico, la decisione di Colomanno potrebbe aver influenzato la sua politica anti-imperiale.[22]
Colomanno invase la Croazia e partecipò lui stesso alla campagna avviata nel 1097.[15] Approfittando dell'assenza del sovrano, Álmos si convinse a ottenere la corona per sé e, a tal fine, iniziò a cospirare contro suo fratello radunando varie unità dell'esercito reale.[23] Colomanno tornò dalla Croazia tempo dopo e, messo al corrente della situazione, marciò verso il ducato di suo fratello con le sue truppe nel 1098.[23] I due eserciti si incontrarono a Tiszavárkony, con il solo fiume Tibisco a separare gli schieramenti avversi.[24] Tuttavia, i comandanti delle due truppe iniziarono i negoziati e decisero di non combattere gli uni contro gli altri, costringendo Colomanno e Álmos a stipulare una pace.[24][25]
«[Colomanno] e il suo esercito marciarono verso quel luogo [Tiszavárkony] contro di lui [Álmos], e quest'ultimo [Álmos] giunse [a Tiszavárkony] dalla direzione opposta, con il solo fiume [Tibisco] tra di loro. Ma i leali ungheresi cercarono di ottenere una tregua, in maniera tale da poter aprire una discussione, e dissero: "Perché combattiamo? Se ci sconfiggono in battaglia, moriremo; e se scappano, fuggiranno: nei tempi passati i nostri padri combatterono l'uno contro l'altro e i fratelli furono messi gli uni contro gli altri, spesso morendo. Non riusciamo nemmeno a intuire una ragione valida per combattere. Si scontrino solo loro due se gli piace lottare; a chiunque vincerà, noi presteremo obbedienza". Dopo aver preso questa decisione, i comandanti si dispersero. Quando Grak gli riferì [a Colomanno] della loro decisione e Ilia informò la controparte [Álmos], si optò infine per la pace, malgrado si trattasse di una decisione non presa dai fratelli di propria spontanea volontà.»
Scontro finale
modificaIl conflitto riesplose pochi anni dopo tra i due fratelli, quando Colomanno fece incoronare suo figlio di quattro anni, Stefano, nel 1105, generando l'aperto dissenso a cui si lasciò andare Álmos.[27][28] Il duca lasciò l'Ungheria e chiese assistenza all'imperatore Enrico IV contro il re.[29] Tuttavia, la richiesta di aiuto cadde nel vuoto, in quanto l'imperatore era impegnato a sedare una rivolta scatenata dal proprio figlio Enrico V.[29] Álmos tornò in Ungheria nel 1106, ma presto dovette abbandonarla e si recò in cerca di asilo da suo cognato, Boleslao III di Polonia.[24][27] Una volta convinto il suo parente a fornirgli supporto, il magiaro varcò i confini del regno ed espugnò la fortezza di Abaújvár.[30] Allo scopo di neutralizzare l'ausilio esterno, Colomanno tenne un incontro con Boleslao III e i due monarchi giunsero a un'intesa, «giur[andosi] amicizia e fratellanza in eterno».[30][31][32] Privo dell'appoggio del monarca polacco, Álmos dovette cedere il possesso di quanto conquistato a Colomanno.[30]
Re Colomanno decise di approfittare dell'assenza di Álmos, che aveva compiuto un pellegrinaggio in Terra santa, e si impadronì del suo ducato nel 1107 o 1108.[30] Sebbene ad Álmos fosse stato concesso di preservare i propri feudi, l'annessione del suo ducato assicurò l'integrità del regno di Colomanno.[31] Abbandonata la Terra Santa, Álmos scoprì quanto successo e decise poco dopo di fondare un monastero a Dömös.[31] In occasione della sua consacrazione, dove era presente anche Colomanno, Álmos sarebbe stato accusato di aver provato a compiere un attentato ai danni del monarca, cosa questa ritenuta del tutto falsa dalla Chronica Picta.[31] Colomanno decise di far arrestare suo fratello, ma «i più reverendi vescovi e altri dignitari ben disposti» intervennero a favore di Álmos e, in tal modo, «si giunse a giurare solennemente la riconciliazione» tra i due consanguinei.[31][33]
Álmos partì alla volta di Passavia, nella Bassa Baviera; su sua richiesta, Enrico V di Franconia invase l'Ungheria e cinse d'assedio Presburgo (l'odierna Bratislava, in Slovacchia) nel settembre 1108.[30][34] Nello stesso frangente, il duca Svatopluk di Boemia, a sostegno anch'egli di Álmos, eseguì un'incursione nelle regioni a nord del Danubio.[34] Tuttavia, Boleslao III di Polonia, come detto giunto a un accordo di alleanza con Colomanno, invase la Boemia, costringendo il duca ceco a ritirarsi.[30][35] Sebbene anche il tentativo dell'imperatore di espugnare Presburgo si concluse con un fallimento, egli riuscì a persuadere Colomanno a perdonare il fratello ribelle, con il risultato che egli poté tornare in Ungheria.[36]
Colomanno scoprì che, nonostante tutte le vicissitudini, Álmos stava nuovamente cospirando per impadronirsi del trono.[37][38] Ormai estenuato dall'atteggiamento del suo consanguineo, Colomanno fece prigioniero Álmos e il suo giovane figlio, Béla, accecando entrambi per assicurare una successione pacifica al proprio discendente.[37] Nella stessa occasione, molti dei sostenitori di suo fratello subirono mutilazioni simili.[39] A seguito di questo evento, Álmos si diede a una vita eremitica andando a risiedere nel monastero di Dömös. Quando Colomanno morì nel 1116, suo figlio Stefano fu incoronato al suo posto ad Albareale.[40] La sua pacifica successione dimostra che le misure di sicurezza attuate da Colomanno per impedire ad Álmos di aspirare al trono si rivelarono efficaci.[41][42]
Esilio
modificaSecondo la Chronica Picta, l'ormai accecato Álmos, «temendo la sua morte per mano di re Stefano», fuggì nell'impero bizantino.[43][44][45] Molti dei suoi sostenitori lo seguirono e l'imperatore Giovanni II Comneno acconsentì a fornirgli ospitalità e protezione in una città della Macedonia.[46] Il romeo Giovanni Cinnamo conferma che l'imperatore «si fece una buona impressione» di Álmos «e lo ricevette con cordialità».[47] L'autore aggiunge che Stefano II «spedì dei suoi ambasciatori presso l'imperatore chiedendogli che «Álmos venisse espulso» dall'impero bizantino, ma la sua richiesta andò respinta.[46][48][49] Le fonti non specificano l'anno della fuga di Álmos, ma si tende a ritenere che essa avvenne intorno al 1125.[46] Lo storico Ferenc Makk riferisce che Álmos fu costretto ad abbandonare l'Ungheria perché aveva tentato di approfittare dei fallimenti militari riportati da Stefano in Volinia e Dalmazia al fine di cospirare contro la corona. La sua partenza scatenò la guerra bizantino-ungherese del 1127-1129, ma Álmos non ne vide la fine poiché morì in esilio il 1º settembre 1127.[50]
Suo figlio Béla detto il Cieco avrebbe regnato in Ungheria nel 1131. Le spoglie del duca furono restituite all'Ungheria nel 1137.
Ascendenza
modificaDi seguito un albero genealogico di Álmos.[51]
Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Vazul | Mihály | ||||||||||||
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Béla I d'Ungheria | |||||||||||||
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Géza I d'Ungheria | |||||||||||||
Miecislao II di Polonia | Boleslao I di Polonia | ||||||||||||
Emnilda di Lusazia | |||||||||||||
Richeza di Polonia | |||||||||||||
Richeza di Lotaringia | Azzo di Lotaringia | ||||||||||||
Matilde di Germania | |||||||||||||
Álmos d'Ungheris | |||||||||||||
Giselberto di Loon? | … | ||||||||||||
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Emmo di Loon | |||||||||||||
Liutgarda di Namur | … | ||||||||||||
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Sofia di Loon | |||||||||||||
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… | |||||||||||||
Swanilda di Frisia | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Il 21 agosto 1104, Álmos sposò Predslava di Kiev, da cui ebbe i seguenti figli:[52]
- Adelaide, (1107 circa - 1140), sposò Sobeslao I di Boemia nel 1123.
- Béla II, re d'Ungheria al potere dal 1131 al 1141. Nel 1129 sposò Elena di Raška (Rascia) e insieme ebbero almeno sei figli.
- Edvige, o Sofia (1107-1138), sposò il duca Adalberto d'Austria nel 1132.
Note
modifica- ^ Papo e Papo (2000), p. 496.
- ^ a b c Kristó e Makk (1996), p. 125.
- ^ Font (2001), p. 12.
- ^ a b c Font (2001), p. 13.
- ^ Bartl et al. (2002), p. 27.
- ^ Kontler (1999), p. 61.
- ^ (HU) István Kapitánffy, Hungarobyzantina: Bizánc és a görögség középkori magyarországi forrásokban, Typotex Kft, 2003, p. 161, ISBN 978-963-9326-67-5.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 129.
- ^ a b Font (2001), p. 15.
- ^ a b Chronica Picta, cap. 140.101, p. 130.
- ^ Engel (2001), p. 34.
- ^ a b c Font (2001), p. 16.
- ^ a b c Makk (1989), p. 11.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 131.
- ^ a b Stephenson (2000), p. 197.
- ^ Chronica Picta, cap. 142.102, p. 131.
- ^ a b Kristó e Makk (1996), p. 133.
- ^ Font (2001), p. 20.
- ^ a b Font (2001), p. 21.
- ^ Lettere di Enrico IV, p. 171.
- ^ Font (2001), pp. 21-22.
- ^ a b Kristó e Makk (1996), p. 136.
- ^ a b Kristó e Makk (1996), p. 137.
- ^ a b c Font (2001), p. 22.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 138.
- ^ Chronica Picta, cap. 144.102-103, p. 131.
- ^ a b Kristó e Makk (1996), p. 143.
- ^ Font (2001), p. 79.
- ^ a b Makk (1989), p. 14.
- ^ a b c d e f Makk (1989), p. 15.
- ^ a b c d e Font (2001), p. 23.
- ^ Gesta principum Polonorum, cap. 2.29, p. 173.
- ^ Chronica Picta, cap. 148.105, p. 132.
- ^ a b Bartl et al. (2002), p. 28.
- ^ Manteuffel (1982), p. 108.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 146.
- ^ a b Engel (2001), p. 35.
- ^ Font (2001), p. 82.
- ^ Makk (1989), pp. 16-17.
- ^ Makk (1989), p. 18.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 151.
- ^ Font (2001), p. 83.
- ^ Chronica Picta, cap. 157.112, p. 135.
- ^ Kristó e Makk (1996), pp. 156-157.
- ^ Makk (1989), p. 23.
- ^ a b c Makk (1989), p. 22.
- ^ Atti di Giovanni e Manuele Comneno, 1.4, p. 17.
- ^ Atti di Giovanni e Manuele Comneno, 1.4, pp. 17-18.
- ^ Fine (1991), p. 234.
- ^ Makk (1989), pp. 23-24.
- ^ Kristó e Makk (1996), appendici 1-2.
- ^ Prinzing, Salamon e Stephenson (2001), p. 162.
Bibliografia
modificaFonti primarie
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- (EN) Gallo Anonimo, The Deeds of the Princes of the Poles, traduzione di Paul W. Knoll e Frank Schaer, Central European University Press, 2003, ISBN 963-9241-40-7.
- (EN) Dezső Dercsényi, Leslie S. Domonkos (a cura di), Chronica Picta, Corvina, Taplinger Publishing, 1970, ISBN 0-8008-4015-1.
- (EN) The letters of Henry IV: Henry thanks Duke Almus for his support and promises him a reward, in Imperial Lives & Letters of the Eleventh Century, traduzione di Theodor Mommsen e Karl F. Morrison, Columbia University Press, 2000, pp. 52-100, ISBN 978-0-231-12121-7.
Fonti secondarie
modifica- (EN) Július Bartl, Dušan Škvarna, Viliam Čičaj e Mária Kohútova, Slovak History: Chronology & Lexicon, Wauconda, Bolchazy-Carducci Publishers, 2002, ISBN 978-08-65-16444-4.
- (EN) Pál Engel, The Realm of St Stephen: A History of Medieval Hungary, 895-1526, I.B. Tauris Publishers, 2001, ISBN 1-86064-061-3.
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- (EN) Márta Font, Koloman the Learned, King of Hungary, Szegedi Középkorász Műhely, 2001, ISBN 963-482-521-4.
- (EN) László Kontler, Millennium in Central Europe: A History of Hungary, Atlantisz Publishing House, 1999, ISBN 963-9165-37-9.
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- (EN) Ferenc Makk, The Árpáds and the Comneni: Political Relations between Hungary and Byzantium in the 12th century, traduzione di György Novák, Akadémiai Kiadó, 1989, ISBN 963-05-5268-X.
- (EN) Tadeusz Manteuffel, The Formation of the Polish State: The Period of Ducal Rule, 963-1194, traduzione di Andrew Gorski, Wayne State University Press, 1982, ISBN 0-8143-1682-4.
- Adriano Papo e Gizella Nemeth Papo, Storia e cultura dell'Ungheria: dalla preistoria del bacino carpatodanubiano all'Ungheria dei giorni nostri, Rubbettino, 2000, ISBN 978-88-72-84988-0.
- (EN) Günter Prinzing, Maciej Salamon e Paul Stephenson, Byzantium and East Central Europe, Universitas, 2001.
- (EN) Paul Stephenson, Byzantium's Balkan Frontier: A Political Study of the Northern Balkans, 900-1204, Cambridge University Press, 2000, ISBN 978-0-521-02756-4.
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