Vittoria cadmea
Vittoria cadmea - in greco καδμεία νίκη - è un'espressione proverbiale, utilizzata, nell'antica Grecia, per indicare una battaglia vinta a un prezzo altissimo o in cui il vincitore patisce sofferenze analoghe a quelle del vinto.
La locuzione può essere accostata (seppur non esprimano lo stesso significato) a una successiva, ancor viva nell'italiano contemporaneo, che suona come vittoria di Pirro.
Origini del mito
L'espressione viene comunemente riferita alla vicenda della lotta fratricida di Eteocle e Polinice, figli di Edipo e discendenti di Cadmo, che si uccisero l'un l'altro per il possesso di Tebe. La città, infatti, era stata fondata da Cadmo che vi eresse quella che per questo motivo fu detta la Rocca cadmea. L'episodio, noto come la Spedizione dei Sette a Tebe, ha fornito ispirazione alla tragedia Sette contro Tebe di Eschilo.
È questa l'interpretazione corrente dell'espressione erodotea, alla quale aderisce anche Plutarco: «Gli antichi definivano vittoria cadmea, in quanto turpe e miserrima, quella dei due fratelli davanti a Tebe».[1]. Erasmo da Rotterdam riporta invece una leggenda secondo la quale Cadmo, volendo essere il primo a trasmettere la scrittura ai Greci, uccise il cantore Lino, che si era ripromesso di fare altrettanto. Non ottenne però alcun beneficio, perché poco dopo fu cacciato dai suoi concittadini.[2]
Anche Carcopino riferisce il detto allo stesso Cadmo, ma secondo circostanze diverse: i Focei, con le poche navi superstiti, avrebbero fondato Elea allo stesso modo con cui Cadmo fondò la sua Tebe dopo che i suoi uomini furono abbattuti dal drago.[3] Questa interpretazione suggerirebbe quindi una diversa etimologia dell'espressione proverbiale, non più legata alla spedizione dei Sette a Tebe, quanto alla stessa vicenda di Cadmo, ecista di Tebe, che, nel riuscito tentativo di fondazione, si trovò a dover combattere un drago, da lui ucciso in una vittoria a caro prezzo, che comportò la morte di tutti i suoi compagni nell'impresa.
Citazioni
«ἅτε δὲ οὐκ ἐπισταμένων τῶν Πελοποννησίων μάχεσθαι πρὸς τὸ τεῖχος, ποιουμένων δὲ θυμῷ μᾶλλον ἢ σὺν ἐπιστήμῃ τὰς προσβολάς, πολλοὺς μὲν ἀπὸ τοῦ τείχους βάλλοντες φονεύουσιν αὐτῶν οἱ Θηβαῖοι, κρατοῦσι δὲ ὕστερον καὶ τοὺς ἄλλους ἐπεξελθόντες τεταραγμένοις, ὡς τὸ σύμπαν στράτευμα πλὴν Ἀδράστου φθαρῆναι. ἐγένετο δὲ καὶ αὐτοῖς τὸ ἔργον οὐκ ἄνευ κακῶν μεγάλων, καὶ ἀπ' ἐκείνου τὴν σὺν ὀλέθρῳ τῶν κρατησάντων Καδμείαν ὀνομάζουσι νίκην.»
«Non sapendo i Peloponnesiaci come espugnare le mura, attaccarono con più coraggio che discernimento e molti di loro furono uccisi da proietti lanciati dalle mura dai Tebani, i quali, precipitatisi fuori, sopraffecero i rimanenti mentre essi erano in disordine, cosicché l'intera armata fu distrutta con l'eccezione di Adrasto.
Ma l'azione costò ai Tebani così gravi perdite che da allora fu chiamata cadmea ogni vittoria che porti distruzione ai vincitori.»
L'espressione è utilizzata da Erodoto per qualificare la sofferta vittoria navale ottenuta dai Focei, contro Etruschi e Cartaginesi, nella battaglia di Alalia del VI secolo a.C.
«οἱ δὲ Φωκαιέες πληρώσαντες καὶ αὐτοὶ τὰ πλοῖα, ἐόντα ἀριθμὸν ἑξήκοντα, ἀντίαζον ἐς τὸ Σαρδόνιον καλεόμενον πέλαγος. συμμισγόντων δὲ τῇ ναυμαχίῃ Καδμείη τις νίκη τοῖσι Φωκαιεῦσι ἐγένετο: αἱ μὲν γὰρ τεσσεράκοντά σφι νέες διεφθάρησαν, αἱ δὲ εἴκοσι αἱ περιεοῦσαι ἦσαν ἄχρηστοι: ἀπεστράφατο γὰρ τοὺς ἐμβόλους.»
«I Focei, da parte loro, armarono le loro navi, sessanta di numero, e si diressero incontro ai nemici nel mare chiamato Sardonio. Ingaggiata battaglia i Focei ottennero una vittoria cadmea: infatti, quaranta delle loro navi furono distrutte, le rimanenti, dai rostri spezzati, inservibili.»
Diodoro Siculo, ad esempio, riferisce l'espressione proverbiale alla vittoria di Serse nella battaglia delle Termopili nel 480 a.C.[4] Anche Platone era a conoscenza del proverbio. Nelle Leggi, infatti, scrive che «è vero che la buona educazione procura anche vittorie, ma non sempre una vittoria procura una buona educazione. Molti, infatti, sono diventati arroganti per le vittorie riportate in guerra, e per questo sono stati sopraffatti da infiniti mali. Perciò, se l'educazione non è mai stata la causa di una vittoria cadmea, molte vittorie militari sono state tali e lo saranno ancora».[5]
Note
- ^ Plutarco, Sull'educazione dei figli.
- ^ Erasmo da Rotterdam, Cadmea victoria, in Adagia, II, 8, 34.
- ^ Jérôme Carcopino, Les leçons d'Aléria,, «Revue de Paris», ottobre 1962, p. 1 e segg. (anche in «Corse d'hier et de demain», 1, 1963, pp. 7-20), e Andrée Barguet, Herodote, Bibliothèque de la Pléiade, Parigi, 1964, p. 1362.
- ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, IV
- ^ Platone, Le Leggi, I, 641c.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (GRC, EN) Pausania, Periegesi della Grecia, IX, 10, da Perseus project
- (GRC, EN) Erodoto. Storie, I, 166, da Perseus project