Margherita di Savoia
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia (Torino, 20 novembre 1851 – Bordighera, 4 gennaio 1926) come consorte di Umberto I di Savoia, fu la prima regina d'Italia poiché la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena, era morta nel 1855 e quindi prima della proclamazione del Regno d'Italia avvenuta nel 1861.
Margherita di Savoia | |
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Margherita di Savoia, regina d'Italia | |
Regina consorte d'Italia | |
In carica | 9 gennaio 1878 - 29 luglio 1900 |
Predecessore | Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena Come Regina consorte di Sardegna |
Successore | Elena del Montenegro |
Nome completo | Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia |
Nascita | Torino, Italia, 20 novembre 1851 |
Morte | Bordighera, Italia, 4 gennaio 1926 |
Casa reale | Savoia-Genova |
Padre | Ferdinando di Savoia-Genova |
Madre | Elisabetta di Sassonia |
Consorte di | Umberto I di Savoia |
Figli | Vittorio Emanuele III di Savoia |
«Era una vera e seria professionista del trono, e gl'italiani lo sentirono. Essi compresero che, anche se non avessero avuto un gran Re, avrebbero avuto una grande Regina.[1]»
Biografia
L'adolescenza
Nata a Torino nel Palazzo Chiablese, Margherita era figlia di Ferdinando di Savoia-Genova, primo duca di Genova, e di Elisabetta di Sassonia, figlia del re Giovanni di Sassonia. Rimase orfana di padre all'età di 4 anni e con la madre e il fratello minore Tommaso duca di Genova passò l'infanzia e l'adolescenza nel Castello ducale di Agliè, lontana dalla corte. A Elisabetta, infatti, lo zio re Vittorio Emanuele II aveva imposto un velato allontanamento dopo il matrimonio di lei con un borghese, Nicola Rapallo (1856), detto poi impropriamente marchese di Rapallo.
Bionda e di bel portamento, la giovane Margherita sviluppò un carattere religioso e conservatore, dimostrando un notevole interesse per le arti ed eccellenti qualità di comunicatrice, che le guadagneranno una notevole popolarità, soprattutto presso la numerosa massa degli italiani ignari delle sue vere tendenze reazionarie (per esempio approvò vigorosamente le repressioni del 1898 - vedi più sotto - e più tardi, fu una fervente partigiana della presa di potere dei fascisti) supportata dal suo coinvolgimento in numerose opere di beneficenza e filantropiche, affiancato da attività promozionali delle arti, anche minori e dalle numerose visite e i cospicui lasciti ad ospedali, orfanotrofi, istituti vari, ecc.
Il matrimonio
Legata alla terra d'origine, evitò le nozze con il principe Carlo di Romania e sposò all'età di 17 anni il cugino Umberto, erede al trono, il 22 aprile 1868 a Torino, nel Palazzo Reale. Nel 1878, alla morte di Vittorio Emanuele II di Savoia, Margherita diventò la prima regina d'Italia poiché il suocero era rimasto vedovo pochi anni prima dell'incoronazione come Re d' Italia. Scaduti sei mesi di lutto (il padre di Umberto era morto il 9 gennaio), la coppia reale compì un viaggio attraverso l'Italia per farsi conoscere e per promuoversi quale simbolo dell'unione dell'Italia.
In generale la giovane regina, dotata di fascino, seppe accattivarsi le folle, anche parte di quelle contrarie alla monarchia. Il marito, tuttavia, subì il primo attentato alla sua vita proprio durante questo viaggio, quando, a Napoli, l'anarchico Giovanni Passannante tentò di accoltellarlo (17 novembre). La regina, nonostante fosse riuscita a mostrarsi calma e sorridente fino alla fine della parata, era rimasta fortemente scossa dal tentato regicidio e, di ritorno alla reggia, si sentì male. Accolta dal sindaco di Napoli, Guglielmo Capitelli, la regina gli mormorò: «Si è rotto l'incantesimo di Casa Savoia!».[2]
A Napoli era nato l'11 novembre 1869 l'unico figlio della coppia, battezzato Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro.
Era nota soltanto ad una strettissima cerchia di Corte la realtà del fallito matrimonio tra Umberto e Margherita. Umberto infatti era legato dal 1864 alla bellissima duchessa Eugenia Litta Bolognini, di sette anni maggiore di lui, che amerà tutta la vita. All'inizio del matrimonio, infatti, Margherita, mal sopportando la situazione nella quale si era venuta a trovare, avrebbe voluto separarsi: ma poi decise di resistere e alimentò tutta la vita la finzione del suo felice matrimonio. In quest'ottica il 22 aprile 1893 furono celebrate con sfarzo le nozze d'argento. La mattina dei festeggiamenti a Roma furono sparati 101 colpi di cannone. Per tale occasione era prevista l'emissione di un francobollo speciale detto appunto Nozze d'argento di Umberto I, che però non fu emesso. Pertanto è stata la prima regina italiana ad apparire su un francobollo.[non chiaro]
La sua figura fu esaltata dal poeta Giosuè Carducci negli ultimi anni della sua vita, nonostante il suo passato repubblicano e il suo dispregio verso tutti i monarchi, tanto da guadagnarsi critiche da diversi repubblicani.
Da regina promosse le arti e la cultura, introdusse la musica da camera in Italia, fondò il quintetto d'archi di Roma. Una volta alla settimana radunava attorno a sé al Quirinale il meglio della cultura italiana e di quella europea di passaggio nella capitale. Basti pensare a Ruggiero Bonghi, Theodor Mommsen, Ferdinand Gregorovius, Giuseppe Martucci. Fu grazie ad una borsa distudio da lei concessa che, dal 1880 al 1883, poté studiare al Conservatorio di Milano il giovane Giacomo Puccini.
Appassionata alpinista, scalò, prima donna, una delle più alte vette delle Alpi: Monte Rosa, per questo motivo le venne dedicato il rifugio Margherita costruito in prossimità della cime della montagna.
Morte di Umberto I
Il 29 luglio del 1900 re Umberto I e la regina Margherita erano in visita a Monza, invitati dalla società ginnastica monzese Forti e Liberi per premiare vari atleti nel quadro di una manifestazione sportiva. Avrebbero dovuto trattenersi solo alcuni giorni per poi trasferirsi a Gressoney-Saint-Jean per un periodo di riposo.
Alle 22:30 quattro colpi sparati da una pistola Hamilton and Booth, tre dei quali andati a segno, posero fine alla vita del secondo sovrano d'Italia. La regina, che lo attendeva nella Villa Reale, si vide riportare indietro un cadavere.
Il regicida era Gaetano Bresci, un anarchico emigrato in America nel 1897 e tornato in Italia per vendicare i morti dovuti alla repressione dei moti di Milano, ad opera del generale Bava Beccaris, cui Umberto I aveva conferito un'alta onorificenza per aver domata quella che riteneva una rivolta socialista antimonarchica.
L'11 agosto 1900 il trono passò al figlio, che divenne re Vittorio Emanuele III.
Regina madre
Dopo la morte del marito, la regina dovette adattarsi al ruolo di regina madre. In tale veste si dedicò ad opere di beneficenza e all'incremento delle arti e della cultura, incoraggiò artisti e letterati e fondò istituzioni culturali. Tutta la sua precedente vita era stata consacrata al ruolo di moglie del re, ora doveva adoperarsi a favore del figlio e della nuora Elena.
Sue sono la preghiera composta per la Campana di Rovereto che ricorda coi suoi rintocchi i caduti della Grande Guerra e quella per il defunto re Umberto.
Palazzo Margherita continuò ad essere il centro d'attrazione per artisti, letterati, nobili e uomini di mondo. Nel 1904 il vivaio belga Soppelt & Notting dedicò alla regina una rosa molto rara.
Poi venne la guerra e la regina madre trasformò in ospedale (Ospedale n.2, l'1 era il Quirinale dove operava come crocerossina Elena) la sua residenza romana. Finita la guerra, si rifugiò a Bordighera.
In campo politico si mostrò favorevole al fascismo, che vedeva al momento come l'unico movimento che si opponeva contro i disordini dei socialisti e dei bolscevichi, che minacciavano l'istituzione monarchica stessa. Nell'ottobre del '22 i quadrumviri andarono a Bordighera a renderle omaggio prima della marcia su Roma.
Margherita ebbe onoranze funebri prima a Bordighera, e poi a Roma, ove fu tumulata nelle tombe reali del Pantheon. In questa occasione si dimostrò tutto l'affetto popolare, al passaggio del convoglio ferroviario, dove una folla commossa, ostacolava e rallentava l'andamento dello stesso, per potersi avvicinare e gettare fiori.
Il garage della Regina Margherita
Margherita di Savoia fu tra le prime utilizzatrici degli automobili e convinta sostenitrice del nuovo mezzo di locomozione. Intrattenne cordiali e frequenti rapporti con molti pionieri del motorismo, come Emanuele Bricherasio o Carlo Biscaretti, ed ebbe tra i suoi chaffeur anche valenti piloti, come il campione Alessandro Cagno. Fu soprattutto grande promotrice dell'industria automobilistica italiana, nel primo decennio del XX secolo, compiendo arditi raid turistici sulle sconnesse strade dell'epoca, seguitissimi dalla stampa di tutta Europa, a cominciare dal lungo viaggio del 1905 di quasi 5.000 chilometri, attraverso Francia, Olanda e Germania, con il suo "Sparviero" su autotelaio Fiat 24/32 HP.
Divenne presto celebre il fornitissimo garage della Regina, suddiviso nel "reparto di città" e "reparto di campagna", ove quale erano custodite le vetture per i servizi di corte, ognuna identificata con il nome di un volatile, secondo il tipo di servizio cui era assegnata.
Secondo i registri del Grande Scudiere Reale, generale Alberto Solaro del Borgo, ad uso esclusivo della Regina madre erano riservati il "Falco", per le brevi gite, e il landaulet "Palombella", destinato alle occasioni ufficiali. Per i lunghi viaggi estivi e invernali erano impiegati gli automobili "Aquila", "Rondine", "Sparviero" e "Rondinella", mentre per le piccole passeggiate era a disposizione la vetturella "Alcione". Non mancavano gli automezzi pesanti come il "Condor", una grossa torpedo trasformabile per il trasporto dei bagagli e il "Cigno", un omnibus con camera da letto e da bagno che, probabilmente, rappresentò il primo esempio di camper ante litteram. Gli automobili "Airone", "Allodola" e "Falchetto" erano a disposizione per le visite dei reali Prìncipi, mentre il "Passero" e il "Francolino" erano al servizio della real Corte. Chiudeva la rassegna lo "Stornello", utilizzato dalla Dama di servizio Paola Rigon.
Naturalmente le case automobilistiche e i carrozzieri facevano a gare per fornire il garage reale, attuando lavori accurati a prezzi particolarmente convenienti, nella speranza di ottenere il decreto di "Fornitore ufficiale della Real Casa". Allestite dai principali carrozzieri dell'epoca, come Alessio, Lanza o Castagna, popolarono il garage di Margherita automobili Züst, Florentia, Rapid, FIAT e Itala, quest'ultima rappresentando la marca prediletta dalla Regina.
Nei mesi successivi alla morte di Margherita di Savoia, il garage venne dismesso e gli automobili venduti o ceduti, per esser messi all'asta a fini di beneficenza.
Popolarità
A Napoli, nel 1889, la regina assaggiò un cosciotto di pollo portandolo alla bocca dopo averlo afferrato direttamente con le mani e ne nacque il detto: «Anche la regina Margherita mangia il pollo con le dita».
Alla regina Margherita furono dedicate:
- la Pizza Margherita;
- il parco botanico "Villa Margherita" di Catanzaro, inaugurato il 21 gennaio 1881 dal Re Umberto I e dalla Regina Margherita che si trovavano in visita nel Capoluogo calabrese;
- la Capanna Margherita, costruita sul Monte Rosa, inaugurata il 18 agosto 1883, giorno in cui la regina stessa vi salì per pernottarvi, con corteo di guide, alpini e gentiluomini. Margherita era infatti una appassionata della montagna ed esperta scalatrice;
- la Punta Margherita delle Grandes Jorasses, salita per la prima volta nel 1898 e battezzata in suo onore dal nipote Luigi Amedeo di Savoia-Aosta;
- il Lago Margherita in Etiopia, scoperto e battezzato in suo onore dall'esploratore Vittorio Bòttego.
- i Giardini Margherita, il parco pubblico di Bologna;
- il Panforte Margherita, nome che i senesi, nel 1879 in occasione della visita dei reali a Siena, diedero alla variante meno speziata del loro dolce più caratteristico;
- le "Margheritine", dolcetti tipici di Stresa, che furono ideate nel 1857 per il palato dell'allora principessa Margherita.
- un comune, Margherita di Savoia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, (prima si chiamava Saline di Barletta).
- il primo battello a movimentazione meccanica in linea sul Canal Grande a Venezia, il Regina Margherita, 21 ottobre 1881.
- la prima scuola pubblica dell'Italia Unita (chiamata appunto "regina Margherita"). Si trova nel cuore del rione Trastevere a Roma, e venne inaugurata dalla stessa regina nel luglio del 1888.
- la Scuola Normale femminile per la formazione dei maestri, aperta a Roma nel 1888/89 fu registrata l'anno successivo col nome di Margherita di Savoia. Un bassorilievo bronzeo collocato all'interno dell'Istituto, a firma Zocchi, ricorda la regina Margherita.
- Bordighera le ha innalzato un monumento in marmo bianco di Carrara che la riproduce assisa sul trono, opera dello scultore Italo Griselli.
- Collepardo (Frosinone) le ha dedicato le grotte del paese, fino ad allora denominate "Grotte dei Bambocci", in seguito alla visita della sovrana avvenuta nel 1904
- la scuola di Chiavari nel quartiere di Ri Basso, nominata Scuola Elementare Regina Margherita, fondata nel 1927.
- il Ricovero di Mendicità di Sassari, fondato nel 1869 e poi dedicato alla regina, della quale ancora porta il nome (Casa di Riposo "Regina Margherita").
- l'ospedale infantile Regina Margherita di Torino
- il settimanale "Margherita" descrisse e riprodusse tutte le sue toelette.
- Giosuè Carducci dedicò alla regina Margherita una delle sue Odi barbare (Alla Regina d'Italia):
Onde venisti? quali a noi secoli | Sì mite e bella ti tramandarono? | Fra i canti de' sacri poeti | Dove un giorno o regina, ti vidi? | [.....] | O ver ne i brevi dì che Italia | Fu tutta un maggio, che tutto il popolo | Era cavaliere? Il trionfo | D'Amor già tra le case merlate | [......] | Fulgida e bionda ne l'adamàntina | Luce del serto tu passi, e il popolo | Superbo di te si compiace | [.....] |Le braccia porgendo ti dice | Come a suora maggior «Margherita!».
- Carducci dedicò alla regina Margherita anche l'ode: Il liuto e la lira.
Molti altri scrittori si ispirarono alla figura di Margherita: Antonio Fogazzaro, Riccardo Zanella, Salvator Gotta, Giovanni Prati, Giuseppe Giacosa, Giovanni Pascoli le rese omaggio nel suo inno "Pace!", Gabriele D'Annunzio nel "Fuoco", Ugo Oietti, ecc. Si parlò anche di forme di "margheritismo" dovute alla sua popolarità.
Ascendenza
Margherita di Savoia | Padre: Ferdinando di Savoia-Genova |
Nonno paterno: Carlo Alberto di Savoia |
Bisnonno paterno: Carlo Emanuele di Savoia-Carignano |
Bisnonna paterna: Maria Cristina di Sassonia | |||
Nonna paterna: Maria Teresa d'Asburgo-Toscana |
Bisnonno paterno: Ferdinando III di Toscana | ||
Bisnonna paterna: Maria Luisa di Borbone-Napoli | |||
Madre: Elisabetta di Sassonia |
Nonno materno: Giovanni di Sassonia |
Bisnonno materno: Massimiliano di Sassonia | |
Bisnonna materna: Carolina di Borbone-Parma | |||
Nonna materna: Amalia Augusta di Baviera |
Bisnonno materno: Massimiliano I di Baviera | ||
Bisnonna materna: Carolina di Baden |
Note
Bibliografia
- AA.VV., Margherita di Savoia. Il mito della modernità nella Napoli postunitaria, Catalogo della mostra, Milano, 2011
- Romano Bracalini, La regina Margherita, Rizzoli, Milano, 1983
- Carlo Casalegno, La regina Margherita, Einaudi, Torino, 1956. Ristampato da Il Mulino, 2001. ISBN 8815083553
- Carlo M. Fiorentino, La corte dei Savoia (1849-1900), Bologna, Il Mulino, 2008
- Ugoberto Alfassio Grimaldi, Il re buono, Feltrinelli, Milano, 1970
- Manlio Lupinacci, La Regina Margherita, Le lettere editore, Firenze, 2008. ISBN 8860871743
- Indro Montanelli, Storia d'Italia (1861-1919), edizione edita con Il Corriere della Sera, Milano, 2003
- Onorato Roux, La prima regina d'Italia nella vita privata, nella vita del Paese, nelle arti e nelle lettere, Milano, 1901
Voci correlate
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