Stemma di Messina

stemma dell'omonimo comune italiano

L'attuale stemma della città di Messina è fatto risalire, da una tradizione localmente tramandata, al V secolo d.C. Nel 407, infatti, l'Imperatore d'Oriente Arcadio, figlio di Teodosio, dopo essere stato scacciato da Costantinopoli, capitale dell'Impero, si trovò assediato dai Bulgari all'interno delle mura della città greca di Tessalonica. Secondo la leggenda, all'arrivo delle richieste di aiuto da parte dell'Imperatore Messina, che già allora era tra le più fiorenti città marinare del Mediterraneo, inviò in suo aiuto quindici navi cariche di armati e provviste al comando del generale Metrodoro, riuscendo non solo a liberare Arcadio dall'assedio in Tessalonica, ma persino a riconquistare Costantinopoli, restituendola all'Imperatore. Arcadio, grato di ciò ai messinesi, avrebbe donato loro in perpetuo lo stesso vessillo recante lo stemma imperiale (che, sempre secondo la vulgata era una croce d'oro in campo rosso) il quale sostituì il precedente (tre torri in campo verde, che in precedenza aveva a sua volta sostituito quello raffigurante una falce, simboleggiante la forma del porto) e avrebbe decretato che sulle mura della torre della basilica di Santa Sofia a Costantinopoli venisse incisa la frase "Gran mirci a Messina" ("Molte grazie a Messina"), oggi presente, a lettere dorate, sui cancelli del Municipio. L'Imperatore, inoltre, avrebbe insignito la città del titolo di città principale dell'Impero al pari di Costantinopoli e di Protometropoli della Sicilia e della Magna Grecia, e le avrebbe conferito il Comando e Governo perpetuo della Sicilia (la cui capitale era allora Siracusa), ordinando che la nave capitolina di Messina avesse in mezzo a tutte le altre il primo posto e che l'Imperatore, dovendo navigare, non si servisse d'altra che quella.

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Lo stemma ed il gonfalone della città di Messina hanno conformazione indicata nel decreto di riconoscimento dell'1 maggio 1942 ed adeguato al successivo D.L. 26 ottobre 1944 n. 313. Lo stemma della città di Messina è araldicamente così descritto: uno scudo a testa di cavallo, sovrastato da una corona e circondato da due tralci di vite con grappoli di uva. Lo scudo è ricamato nei colori: croce oro in campo rosso vermiglio.

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