M7 (astronomia)

ammasso aperto

M 7 (noto anche col nome Ammasso di Tolomeo o NGC 6475) è un ammasso aperto visibile nella costellazione dello Scorpione; era conosciuto anche in epoca antica ed è uno degli ammassi aperti più grandi e luminosi del cielo.

Ammasso di Tolomeo
Ammasso aperto
Scoperta
ScopritoreTolomeo
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneScorpione
Ascensione retta17h 53.9m
Declinazione−34° 49′
Distanza800 a.l.
(245 pc)
Magnitudine apparente (V)3,3
Dimensione apparente (V)80,0'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
ClasseI3m
Dimensioni40 a.l.
(12 pc)
Età stimata200 milioni di anni
Altre designazioni
M 7, NGC 6475, Cr 354, Mel 183, OCL 1028, ESO 394-SC9
Mappa di localizzazione
coordinate celesti invalide
Categoria di ammassi aperti

Osservazione

 
Mappa per individuare M7.

M7 è un ammasso estremamente facile da osservare: si trova infatti poco a nord delle stelle che rappresentano la coda dello Scorpione e grazie alla sua luminosità è ben visibile anche ad occhio nudo, anche qualora si presenti molto basso sull'orizzonte. Un piccolo binocolo è sufficiente per risolverlo perfettamente in decine di astri principalmente biancastri; al telescopio, specie a bassi ingrandimenti, la visione diventa eccellente, con centinaia di stelle visibili. Un ingrandimento eccessivo tuttavia è sconsigliabile perché si perde la visione di insieme dell'oggetto, le cui dimensioni sono molto estese.[1]

M7 può essere osservato con facilità anche se è basso sull'orizzonte, ma occorre tener presente che si tratta di un oggetto situato a declinazioni moderatamente australi, dunque in molte aree del Nord Europa e del Canada non è mai osservabile; dall'emisfero sud, al contrario, M7 è uno degli ammassi meglio visibili del cielo.[2] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra aprile e settembre.

Storia delle osservazioni

M7 era già conosciuto da Tolomeo nel 130, che lo descrisse nel suo catalogo di oggetti del cielo come un ammasso nebuloso successivo alla coda dello Scorpione; venne poi osservato da Giovan Battista Hodierna, Nicolas Louis de Lacaille e da Charles Messier, che lo inserì nel Catalogo di Messier nel 1764 descrivendolo come "un ammasso considerevolmente più grande del precedente (M6). Ad occhio nudo si presenta come una nebulosità; è situato a breve distanza dal precedente, tra l'arco del Sagittario e la coda dello Scorpione. Diametro 30'". John Herschel lo osservò dal Capo di Buona Speranza e ne fornì una descrizione che poi sarebbe stata copiata e inserita nel New General Catalogue. Anche Edmond Halley aveva osservato quest'ammasso.[1]

Caratteristiche

M7 è formato da ancune centinaia di stelle, principalmente stelle blu; circa un'ottantina di queste sono più brillanti della decima magnitudine. Si estende per circa 1°,3, che alla distanza di 1000 anni luce equivale ad una dimensione reale di 25 anni luce; l'età è stimata di 200 milioni di anni. La recessione rispetto a noi dell'ammasso è di 18 km/s.[1]

All'interno dell'ammasso sono note alcune binarie spettroscopiche con periodi compresi fra i 2 e i 9 giorni, più alcune doppie strette con una separazione molto ridotta; la stella più brillante di M7 è una gigante gialla di magnitudine 5,6, dunque visibile già ad occhio nudo sotto buoni cieli, e di classe spettrale G8.[1]

Note

  1. ^ a b c d Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  2. ^ Una declinazione di 32°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 58°; il che equivale a dire che a sud del 58°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 58°N l'oggetto non sorge mai.

Bibliografia

Libri

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0521553326.

Carte celesti

  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
  • Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
  • Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  Portale Oggetti del profondo cielo: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di oggetti non stellari