Depressione esistenziale
«Spesso il male di vivere ho incontrato [1]»
La depressione esistenziale «... è un’espressione introdotta da Heinz Häfner [2] per indicare quella forma depressiva che non ha rapporto con precedenti traumi psichici, ma con tutto il senso della vita, quando il soggetto avverte che gli sfuggono il raggiungimento e la realizzazione di scopi e valori che hanno rappresentato l’aspirazione di tutta la sua vita.» [3] È dunque una forma di depressione non causata da fenomeni patologici organici o di tipo psicologico ma che deriva da una più o meno chiara consapevolezza, risultante da considerazioni sentimentali e analisi razionali, della propria realtà esistenziale tale da condurre a una modalità di vita simile alla depressione nevrotica o psicogena in senso classico [4]. La stessa espressione di depressione esistenziale fu poi ripresa qualche anno dopo da W.T. Winkler [5] che ne ipotizzava un trattamento psicoterapeutico.
La depressione esistenziale è stata, e lo è tuttora, oggetto di studio della psichiatria fenomenologica quella corrente psichiatrica che, più di tutte, nel corso del Novecento fino a oggi, ha cercato di instaurare un rapporto costitutivo con la filosofia, in particolare con quella di Edmund Husserl e di Martin Heidegger [6].
La psichiatria fenomenologica e il modello biopsicosociale
La psichiatria fenomenologica nasceva dalla constatazione dei limiti della psichiatria positivista ottocentesca (psichiatria organicista) che interpretava la malattia mentale come fosse esclusivamente di origine organica e quindi modellava il suo metodo sull'esempio delle scienze naturali ma questo le impediva di concepire lo psichico, poiché lo statuto anonimo e meccanicistico, proprio dei modelli neuroscientifici, non avrebbe mai permesso di capire il vissuto del singolo paziente. Il contributo che la riflessione filosofica vuole dare alla psichiatria è stato proprio quello di aiutarla a superare quel paradigma organicista ("biomedico") e di provare a porsi nei confronti del paziente nell'ottica del paradigma che oggi viene detto bio-psicosociale, una strategia di approccio alla persona, che attribuisce il risultato della malattia, così come della salute, all'interazione intricata e variabile di fattori biologici (genetici, biochimici, ecc.), fattori psicologici (umore, personalità, comportamento ecc.) e fattori sociali (culturali, familiari, socioeconomici , ecc.)[7] da identificare e correggere [8]. Il modello biopsicosociale trova applicazione in discipline che vanno dalla medicina alla psicologia alla sociologia; la sua accettazione e prevalenza variano tra discipline e culture [9].
Binswanger e la "fenomenologia oggettiva"
Ludwig Binswanger, in particolare, evidenziando la difficoltà di distinguere nei casi più gravi la depressione nella sua "forma esistenziale" (Daseinsgestalt) dalla depressione clinica patologica [10] affermò di trovarsi di fronte a una fenomenologia solo soggettiva: essa infatti «si limita a confrontarsi con [...] le esperienze soggettive (normali o patologiche) di una persona, escludendo, con questo, che la psichiatria possa consegnare significati alle esperienze psicotiche che non possono essere rivissute da ciascuno di noi, quando non sia immerso in esse [11], cosa che accade, in generale, nel caso delle psicosi, quando le allucinazioni e i deliri "allontanano" in maniera apparentemente invalicabile l'esperienza del malato, da quella dello psichiatra (sano). Giunto a questa conclusione Binswanger si dedicò allora a una ricerca di una "fenomenologia oggettiva" ricavandola dall'analisi della filosofia di Heidegger.
La fenomenologia heideggeriana ci dice che l’uomo non è semplice coscienza o mero soggetto sempre uguale a se stesso nel tempo ma è "Esser-ci" è "l’essere-nel-mondo" ossia il suo manifestarsi come esistenza [12] e quindi concepisce se stesso in vista dei suoi progetti futuri: allora una psicoterapia non potrà che rivolgersi al futuro del paziente. «Così, la depressione sarà una patologia che consegue alla chiusura inaspettata e definitiva magari di un orizzonte di attesa, una patologia in cui l’individuo perde la sua capacità progettuale ed inizia a vivere solo nel presente, quasi identificandosi totalmente con il contesto in cui (soprav)vive.»
Depressione esistenziale e melanconia
Secondo Eugenio Borgna possiamo distinguere una depressione esistenziale, una depressione motivata e una depressione psicotica, che a volte si confondono, mescolando cause biologiche, psicologiche e sociali. [13] Per questo la depressione esistenziale viene spesso accostata alla malinconia a quell'emozione cioè, caratterizzata da un costante scoramento e impotenza, che va dalla semplice e scostante sensazione malinconica a una forma anche grave di depressione (detta anche in linguaggio psichiatrico melanconia o melancolia, o più raramente melencolia). La malinconia è infatti una sorta di tristezza di fondo a volte inconsapevole che «... prima ancora che una dimensione radicale di ogni depressione è uno stato d'animo, una Stimmung, che come l'angoscia (clinicamente del resto, angoscia e melanconia, ansia e depressione sono spesso l'una associata all'altra) riempie di sé ogni esistenza» [14] E necessario tuttavia distinguere la depressione esistenziale, da quella motivata (neurotica)«riempita di tristezza psichica riconosciuta nella sua fenomenologia clinica e [...] differenziata da una tristezza leopardiana») da quella psicotica che manifesta una sintomi tali che si manifestano in un soggetto che vive passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino o che in essi non possa avervi un ruolo determinante. Il depresso psicotico vive sunque il tempo come uno stato di transitorietà volgendosi verso un passato o un futuro, fuori dal tempo, che è reputato impossibile da stabilire nel presente. [15] «In questo senso, la psicoterapia si pone nell’ottica di cercare di aprire, partendo dai modi di essere e fare esperienza del paziente, nuovi orizzonti di senso che lo "rilancino" verso il suo futuro. Al contrario, se l’assunto di base circa la natura umana ci porta a paragonare l’uomo ad una macchina è indubbio che la psicopatologia sarà considerata come un errore di funzionamento della mia macchina-cervello e dunque la psicoterapia sarà un intervento tecnico di riparazione del guasto.» [16]
La psicoterapia deve invece avere «... come oggetto [non] il cervello ma [...] un soggetto, una persona, analizzata e descritta nelle sue emozioni, nei suoi pensieri, nelle sue fantasie, nelle sue immaginazioni: nei suoi modi di essere che non si identificano nel comportamento ma nei significati che si esprimono in ogni singolo comportamento.» [17]
Note
- ^ Eugenio Montale, Ossi di seppia, Torino, Piero Gobetti Editore 1925
- ^ H.Häfner, Die existentielle Depression in Arch. Psychiat. Neurol. 191, 1954
- ^ Enciclopedia Treccani.it
- ^ Rocco Donnici, Camminare eretti. Filosofia come terapia fondamentale. Il filosofo come consulente esistenziale, Giuseppe Laterza 1995
- ^ W.T. Winkler, Formen existentieller Depressionen und ihre psychotherapeutische Behandlung, vol. 6, Regensb. Jb. Ärtzl. Forbild., 1957, p. 236
- ^ V. Costa,(2015), Heidegger, Editrice La Scuola, Milano
- ^ Santrock, J. W. (2007). A Topical Approach to Human Life-span Development, 3rd edn. St. Louis, MO: McGraw-Hill.
- ^ Engel George L, The need for a new medical model: A challenge for biomedicine, in Science, vol. 196, 1977, pp. 129–136.
- ^ Penney J. N., The biopsychosocial model of pain and contemporary osteopathic practice, in International Journal of Osteopathic Medicine, vol. 13, 2ª ed., 2010, pp. 42–47.
- ^ L. Binswanger, Melanconia e mania. Studi fenomenologici, Bollati Boringhieri, 2006
- ^ L. Binswanger (2007) Per un'antropologia fenomenologica. Saggi e conferenze psichiatriche, Feltrinelli,
- ^ M.Heidegger (1927), Essere e Tempo, Trad. It. (2015), Arnoldo Mondadori Editore, Milano.
- ^ Eugenio Borgna, Noi siamo un colloquio: gli orizzonti della conoscenza e della cura in psichiatria, Feltrinelli Editore, 1999 p.94
- ^ Bugna p.75
- ^ Bugna p.88
- ^ La svolta ontologica di Heidegger
- ^ E. Borgna (s.d.) Introduzione al quaderno: attualità e prospettive della fenomenologia, in: www.isuri.org.
Bibliografia
- M. Armezzani (1996) Il contributo di Husserl alla psicopatologia. (Che cosa vuol dire essere fenomenologi?), in: A cura di F. Sbraccia, Schizofrenia: labirinti e tracce. Sogno e schizofrenia, La garangola, Padova.
- L. Binswanger (2007) Per un'antropologia fenomenologica. Saggi e conferenze psichiatriche, Feltrinelli, Milano. EAN 9788807100390.
- E. Borgna (s.d.) Introduzione al quaderno: attualità e prospettive della fenomenologia, in: www.isuri.org.
- V. Costa,(2015), Heidegger, Editrice La Scuola, Milano.
- V. Costa, I modi del sentire Un percorso nella tradizione fenomenologica, Quodlibet Studio. Discipline filosofiche, 2009
- Ludwig Binswanger, Melanconia e mania. Studi fenomenologici, Bollati Boringhieri, Torino 1977.
- Eugenio Borgna, Malinconia, Feltrinelli, Milano 1998.