Ottone I di Sassonia

sovrano del Sacro Romano Impero (r. 962-973)
Disambiguazione – Se stai cercando il duca di Sassonia che regnò negli anni 880-912, vedi Ottone I di Sassonia (duca).

Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (Wallhausen, 23 novembre 912Memleben, 7 maggio 973), è stato duca di Sassonia, re di Germania dal 936, dal 951 re d'Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 962. Era il figlio di Enrico I l'Uccellatore e di Matilde di Ringelheim.

Ottone I
il Grande
Replica del Cavaliere di Magdeburgo, monumento equestre tradizionalmente considerato una raffigurazione di Ottone
Re di Germania
(formalmente Re dei Franchi Orientali)
In carica2 luglio 936 –
7 maggio 973
IncoronazioneCattedrale di Santa Maria, Aquisgrana, 7 agosto 936
PredecessoreEnrico I l'Uccellatore
SuccessoreOttone II
Re d'Italia
(formalmente Re degli Italici)
IncoronazionePavia, 10 ottobre 951
PredecessoreBerengario II d'Ivrea
SuccessoreOttone II
Imperatore del Sacro Romano Impero
(formalmente Imperatore dei Romani)
IncoronazioneBasilica di San Pietro, Roma, 2 febbraio 962
PredecessoreTitolo vacante
SuccessoreOttone II
Altri titoliDuca di Sassonia
NascitaWallhausen, 23 novembre 912
MorteMemleben, 7 maggio 973
Luogo di sepolturaDuomo di Magdeburgo
DinastiaDinastia ottoniana
PadreEnrico I l'Uccellatore
MadreMatilde di Ringelheim
ConiugiEdith del Wessex
Adelaide di Borgogna
ReligioneCristianesimo Cattolico

Re di Italia e di Germania

Nel 929 sposò Edith del Wessex, sorellastra del sovrano anglosassone Æthelstan. La moglie morì nel 946. Nel 936 succedette a suo padre come re dei Germani e duca di Sassonia.

Nel 951-952 intraprese una campagna in Italia, conquistò la Lombardia e sposò Adelaide di Borgogna. Costei era vedova del re d'Italia Lotario II che era stato ucciso presumibilmente da Berengario II il quale, per distogliere i sospetti da sé, impose ad Adelaide il matrimonio con il proprio figlio Adalberto. La regina riparò nel castello di Canossa invocando l'aiuto di Ottone. Con il matrimonio celebrato a Pavia, capitale all'epoca della Lombardia, Ottone s'impossessò del titolo di Re dei Franchi e degli Italici.

Il nuovo re non proseguì il proprio cammino verso Roma perché richiamato in patria: la Germania era stata infatti minacciata dagli Ungari. Nel 955 sconfisse i Magiari nella Battaglia di Lechfeld, vicino Augusta in Baviera, fermandone l'avanzata nell'Europa centrale. Nello stesso anno, affrontò gli slavi nella battaglia del Raxa.

Nel 957 le armate germaniche, guidate dal figlio di Ottone, Liudolfo, strinsero d'assedio Berengario II, che si era nuovamente ribellato e rinchiuso nella fortezza dell'Isola di San Giulio, da cui il re italiano trattò condizioni di pace non eccessivamente sfavorevoli.

Nel 963 Ottone sconfisse Mieszko I, duca di Polonia e lo costrinse a pagargli tributo.

Imperatore

Dopo la morte di Liudolfo, forse avvelenato dallo stesso Berengario II nel castello di Pombia, si rese necessaria una nuova campagna in Italia, durante la quale Ottone fu incoronato Imperatore dei romani da papa Giovanni XII in San Pietro (2 febbraio 962). Subito dopo Ottone mosse su Pavia. I ribelli, non ritenendo di poter difendere la città e non avendo forze sufficienti per opporsi in campo aperto ai tedeschi, decisero di asserragliarsi nelle fortezze più sicure del regno, probabilmente sperando in qualche rovesciamento della sorte. La regina Willa scelse la fortezza dell'isola di San Giulio portandovi il tesoro reale, Berengario e Adalberto si arroccarono invece nell'imprendibile San Leo. Ottone dapprima strinse di assedio Willa. In quei mesi sull'isola nacque il futuro abate Guglielmo da Volpiano. Presa per fame la fortezza, il generoso imperatore fece scortare sana e salva la donna fino a San Leo perché potesse ricongiungersi col marito. Due anni dopo, comunque, anche San Leo dovette capitolare e Berengario e Willa furono portati prigionieri in Germania.

 
Ottone I nella battaglia di Lechfeld

Nel 963, l'Imperatore era ancora in armi contro Berengario d'Ivrea quando i suoi corpi di élite dell'esercito scoprirono una corrispondenza tra Papa Giovanni XII e il figlio del marchese d'Ivrea, Adalberto. Furente, Ottone arrivò a Roma nell'autunno dello stesso anno mentre Giovanni faceva in tempo ad organizzare la fuga in un castello del nord del Lazio. Il 6 novembre convocò un sinodo dove venne giudicato l'operato dell'ex-pontefice che venne accusato di spergiuro, omicidio e incesto. Ottone lo invitò a scagionarsi ma per tutta risposta Giovanni scomunicò tutti i firmatari delle accuse, Imperatore in testa. Questi allora lo depose e nominò al suo posto un laico, responsabile delle biblioteche lateranensi che prese il nome di Papa Leone VIII. Per ridare prestigio al pontificato e per esercitare un controllo politico sulla Chiesa Ottone emanò un atto, Privilegium Ottonianum, in cui si dichiarava che l'imperatore aveva il diritto di scegliere e confermare il papa a lui gradito.

Il 3 gennaio del 964, I Romani insorsero contro Ottone per aver nominato un papa senza la loro approvazione e l'Imperatore si salvò grazie ad uno squadrone di cavalleggeri che era con lui in Castel Sant'Angelo che caricò i manifestanti. Il 10 gennaio, Ottone si mosse con 100 ostaggi verso Spoleto, dove Adalberto del Friuli aveva posto la sua base. Due giorni dopo i romani richiamarono papa Giovanni XII, che fu portato in trionfo, Leone VIII dovette riparare su Camerino dove aveva posto la sua base logistica Ottone.

Alla morte di Giovanni, il 14 maggio 964, i romani elessero un pontefice per conto loro che prese il nome di Papa Benedetto V detto il Grammatico a causa della sua passione per Seneca e Cicerone. Ottone indirizzò l'esercito sulla città, assetato di vendetta, e la prese per fame bloccandone le vie d'accesso. Fu subito indetto un altro sinodo dove Benedetto fu deposto e riconosciuto papa Leone. Ottone lasciò ancora una volta Roma, nel luglio del 964, e dopo un anno il papa morì.

 
Ottone sottomette Berengario II, Manuscriptum Mediolanense (1200 circa). In alto la didascalia Otto·I·Thevtonicor(um) REX ("Ottone I, Re dei Franchi Orientali")

Stavolta i romani, rispettando il "Privilegio Ottoniano", mandarono un'ambasceria in Germania per chiedere all'Imperatore la reintegrazione di Benedetto, ma Ottone rifiutò. L'ambasceria allora, rispettosamente, chiese il nome del nuovo papa a lui gradito. Venne scelto il figlio del vescovo di Narni, che prese il nome di Papa Giovanni XIII. Ma i romani, che non lo avevano mai amato, lo deposero nel dicembre del 965. Ottone fu costretto ancora una volta a scendere in Italia. Il capo dei rivoltosi romani, un nobile di nome Giovanni, venne stanato e appeso per i capelli sulla statua equestre dell'Imperatore Marco Aurelio. La vigilia di Natale del 967, lo raggiunse a Roma il figlio quattordicenne Ottone II, che fu associato da lui al trono e incoronato Imperatore.

Nel 968[1][2] vennero scoperte a Rammelsberg delle vene d'argento, garantendo quindi una fonte d'entrate a Ottone.

Nel 972, tornarono tutti a Roma dove venne celebrato il matrimonio tra Ottone II e la principessa bizantina Teofano, che venne officiato da Papa Giovanni XIII. Lo scopo di Ottone I era quello di riunire tutta la penisola sotto la casata di Sassonia sperando così di trattare pacificamente la resa in Calabria e Puglia dei bizantini.

Dopo il suo ritorno dall'Italia presiedette nel 973 la Dieta di Quedlinburg, il 7 maggio 973 morì per un avvelenamento alimentare (carne avariata durante un festeggiamento). Suo successore al trono imperiale fu il figlio Ottone II.

Suo fratello minore fu l'arcivescovo di Colonia Bruno I.

Il Sacro Romano Impero

 
Ottone I in una miniatura medievale
 
Miniatura medievale con Ottone I in battaglia

Anche se il termine "Sacro Romano Impero" non venne usato fino a 200 anni dopo, Ottone ne viene talvolta considerato il fondatore (altri conferiscono questo onore a suo padre Enrico) e viene ricordato come il primo in una successione di Imperatori di varie dinastie che finì solo quando Napoleone dissolse il Sacro Romano Impero e l'ultimo Imperatore della Casa di Asburgo abdicò la Corona nel 1806.[3]

Ottone I e la Santa Sede

Il papato nel X secolo era in preda a una grave crisi iniziata nel secolo precedente, con venti pontefici nell'arco di 65 anni, molti dei quali deceduti per morte violenta. Le elezioni di vescovi e papi si svolgevano in un clima di disordini e sedizioni istigate dalle famiglie aristocratiche che si contendevano i titoli ecclesiastici. A Roma dominava la famiglia Tuscolo, col suo capofamiglia Teofilatto († 924), la moglie Teodora e la figlia Marozia, la quale dopo la morte del padre fece nominare papa suo figlio, sebbene fosse ancora nello stato laicale (Giovanni XI)[4].

Questo periodo turbolento finì nel 932, quando un altro figlio di Marozia, Alberico, appena ventenne, prese il potere a Roma e destituì il papa della sua autorità temporale. Alberico dominò la vita pubblica di Roma per circa vent'anni, controllando anche la nomina stessa del pontefice. Nel 954 Alberico impose alla nobiltà e al clero romani di far eleggere il figlio Ottaviano appena dopo la morte di Agapito II. L'anno seguente Ottaviano salì al soglio pontificio col nome di Giovanni XII. Così il potere temporale e quello spirituale tornarono ad essere riunificati in una sola persona. Il nuovo pontefice, cercando di rafforzare la difficile situazione dello Stato della Chiesa, chiamò il re di Germania Ottone I, che discese nel 961 e si fece incoronare in San Pietro il 2 febbraio 962.

Ottone I decise di vincolare il pontefice a un patto di fedeltà verso il sovrano: fu così concepito il Privilegium Othonis (13 febbraio del 962). Da allora ogni elezione pontificia avrebbe richiesto la conferma imperiale; per un lungo periodo la Chiesa fu sotto il controllo imperiale, dovette cioè seguire la politica dell'Impero.

Politica

Ottone I riprese la vecchia politica tendente a unire il nord dell'Italia e il Sud, politica che era già stata iniziata da Carlo Magno, quando aveva cercato di togliere ai Bizantini i baluardi italiani. Egli combinò il matrimonio tra Ottone II e Teofano, nipote dell'imperatore bizantino Giovanni I, in maniera che Teofano portasse in dote l'Italia meridionale, cosicché l'Impero avrebbe avuto il controllo di tutta l'Italia e avrebbe subordinato a sé Gaeta, Napoli, Amalfi che si governavano da sé, senza i Bizantini. I ducati di Benevento, Capua, Salerno, sarebbero stati costretti ad accettare la sottomissione.

Ottone I voleva combattere la feudalità, sistema economico la cui controparte politica era il frazionamento dello Stato, e voleva mettere feudo contro feudo, attuare così la lotta tra i feudi: istituì un feudo cittadino, mettendo città contro campagna e affidando i feudi cittadini all'unica autorità rimasta in città, i Vescovi.[5]

Gli obiettivi di Ottone I erano sostanzialmente tre:

  • Costituire una dinastia, nella fattispecie la Dinastia ottoniana di Sassonia, in modo da ovviare alle problematiche relative alle successioni nel Sacro Romano Impero.
  • Istituire i vescovi-conti, in verità già presenti nell'Impero carolingio. Il fatto che questi non potessero avere successori legittimi implicava il fatto che i feudi loro destinati, benché vitalizi, erano destinati a ritornare nella disponibilità dell'imperatore.
  • Contrastare in Italia il potere dell'Impero bizantino, in modo da proporsi come i legittimi rappresentanti dell'Impero Romano d'Occidente. Questo obiettivo non fu mai raggiunto, infatti non vi fu mai soluzione di continuità tra l'Impero di Romolo Augusto e l'impero romano-germanico. Già l'opzione dell'Impero carolingio, con Carlo Magno, non era stata accettata dai bizantini.[6] L'insistenza degli imperatori romano-germanici di proclamarsi diretti successori dell'Impero romano favorì, grazie anche in seguito alle università, la reintroduzione del Diritto romano in Occidente, andando a rimpiazzare le tradizioni giuridiche degli invasori germanici.

I vescovi-conti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Vescovo-conte.

Secondo la storiografia tradizionale il potere regio degli Ottoni avrebbe perseguito una politica sistematica di potenziamento dei vescovi dalla metà dell'X secolo. Tale idea è stata oggi messa in crisi da alcuni storici.[7] I vantaggi che ne derivavano consistevano nel fatto che la città, divenuta sede di un feudo, avrebbe tentato di espandersi verso la campagna, controllando le vie di comunicazione: combattendo contro la campagna, si avrà un urto tra feudatari laici ed ecclesiastici, un urto tra la città vescovile e il contado, ci sarà un frantumarsi del potere feudale.

Il feudo ecclesiastico non è ereditario e per i feudi ecclesiastici non si sentirà il danno del Capitolare di Quierzy, emesso da Carlo il Calvo: l'imperatore potrà disporre di essi, si arrogherà il diritto di eleggere il vescovo, nominando egli stesso la gerarchia ecclesiastica, a lui fedele. Il fatto che il vescovo abbia potere vitalizio è perché si è dimostrato degno della fiducia imperiale.

In questo modo l'Imperatore non solo controllava la Chiesa, avendola tutta a sua disposizione, ma otteneva la limitazione del potere feudale e faceva un passo avanti verso la distinzione della feudalità. La gerarchia ecclesiastica sarà più fedele all'Imperatore che al Papa. Il lato negativo dei vescovi stava nel fatto che essi fossero uomini rozzi, ignoranti, che vogliono fare la loro vita, sono violenti e corrotti. Ad un certo momento ci sarà una vasta ondata di reazione. Il lato positivo dei vescovi stava nel fatto che, appena divenuti feudatari, cercheranno di rafforzare la città che viene fortificata, rialzando le mura, pronta a difendersi e a ripopolarsi (dopo che la gente ne era fuggita), proprio perché non è più indifesa e diventa così un luogo sicuro.

Alla corte del vescovo ci sono le stesse esigenze che esistono al castello feudale. Gli artigiani e i mercanti tornano dal burgum in città, perché ci trovano lavoro, col vantaggio che la città si trova in luoghi più favoriti, all'incrocio delle grandi vie commerciali. Vi è la possibilità di scambi e da qui deriva il commercio e il prodotto si raffina. Tutto questo non determina il crollo della campagna, anzi succede che nella più comoda vita cittadina si trasferiscono anche i piccoli vassalli.

Dal latifondo si torna alla piccola proprietà e vengono fatti contratti a lunghissima scadenza (un certo terreno viene affittato per novantanove anni, col pagamento di un canone annuo). L'affittuario versa all'affittante prodotti in natura ed è portato a far fruttare il terreno al massimo, passando ad una coltivazione intensiva, cosicché anche l'agricoltura migliora.

In complesso l'istituzione dei vescovi-conti si tradusse in un vantaggio economico e divenne il presupposto dei fenomeni cittadini. Le città parteciperanno alle lotte tra città e campagna e, col dare al vescovo il loro appoggio, otterranno concessioni. Alla morte di Ottone I è in atto il presupposto per le formazioni comunali e Ottone II cerca di ottenerne i frutti.

Matrimoni e figli

 
Tomba di Ottone I nella Cattedrale di Magdeburgo

Da una donna slava senza vincoli matrimoniali

Primo matrimonio con Edith nel 929.

Secondo matrimonio Adelaide di Borgogna nel 951.

Note

  1. ^ J. Schneider, SEDEX/VMS deposits in the Rhenohercynian Zone, Germany: Rammelsberg: Lat. 40º30'N, Long. 6º50'E; Meggen: Lat. 40º30'N, Long. 6º50'E, in D. Blundell, N. Arndt, P.R. Cobbold, C. Heinrich eds., Geodynamics and Ore Deposit Evolution in Europe, su books.google.com, Elsevier, 2005, p. 268.
  2. ^ I. Blanchard, Mining, Metallurgy and Minting in the Middle Ages, vol. 2, su books.google.com, Steiner, 2001, p. 531 (note 6).
  3. ^ Carlo Magno venne incoronato Imperatore nell'800, rivitalizzando il concetto e l'ideale di Imperatore Romano d'Occidente, e viene visto da alcuni come il primo Imperatore del Sacro Romano Impero; egli fu seguito da alcuni Imperatori carolingi; con Ottone inizia l'associazione tra il titolo di Imperatore e la regalità tedesca.
  4. ^ Risale a quest'epoca di confusione la nascita della leggenda della papessa Giovanna.
  5. ^ Franco Cardini e Marina Montesano, Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, p. 174 "Poiché il regno di Germania era diviso -secondo la tradizione carolingia- in contee, Ottone prese ad assegnarne numerose ai vescovi, imponendo però che a capo delle diocesi fossero costantemente chiamati uomini a lui fedeli: in questo modo egli era sicuro che non vi sarebbero state spinte a "privatizzare" tali cariche pubbliche, rendendole ereditarie. Si ebbe così l'approfondirsi di una tradizione già nata in ambito carolingio, nella quale i vescovi si trovavano investiti di una doppia funzione, laica ed ecclesiastica."
  6. ^ Franco Cardini e Marina Montesano, Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, p. 178 "Ma in Occidente la continuità rispetto alla riforma teodosiana si era interrotta nel 476, con la deposizione di Romolo Augusto; essa era stata forzosamente e ambiguamente ripresa nell'800 con l'incoronazione di Carlomagno ma a Bisanzio si negava (e, sotto il profilo giuridico, con ragione) a quell'episodio, che aveva veduto protagonisti un re franco e un vescovo di Roma, qualunque relazione con l'impero romano."
  7. ^ Renato Bordone; Giuseppe Sergi, Dieci secoli di medioevo, Einaudi, Torino, 2009, pag. 113

Bibliografia

Voci correlate

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