Persa: differenze tra le versioni

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===Sagaristione===
Sagaristione è uno schiavo, amico di Tossilo, e il classico aiutante del [[protagonista]] nella commedia plautina. Perciò è molto affidabile e generoso ed è disposto a sottrarre del denaro al proprio padrone per aiutare l'amico.<ref name=B15/> Odia lo schiavetto di Tossilo e farebbe di tutto per insegnargli il rispetto nei confronti dei più anziani. Sagaristione si mostra abile nella recitazione della falsa vendita della prigioniera, anche se talvolta compie degli errori che rischiano di mandare a monte il piano: in questo personaggio l'attore romano, che già doveva calarsi nello spirito greco, doveva anche trasformarsi una seconda volta in persiano; a differenza della figlia del parassita, però, Sagaristione, in questa trasformazione, rimane sé stesso.<ref name=M105>{{cita|Marshall|pp. 105-106}}.</ref>
 
===Saturione===
Saturione, chiamato così per evidenziare la sua ingordigia (il nome deriva da "satur", cioè "pieno di cibo";<ref>{{cita|Armeling|p. 3}}.</ref> è chiamato anche Panciapiena),<ref name="cita|Plauto">{{cita|Paratore}}.</ref> è il parassita simpatico e lo scroccone, che per cibo non esita a far finta di vendere la propria figlia per la realizzazione del piano di Tossilo.<ref name=B258/> Inoltre collabora in prima persona allo svolgimento di questo, quando si reca a reclamare sua figlia, venduta illecitamente, e minaccia di denunciare il lenone. Nonostante si metta a disposizione di Tossilo, però, Saturione, a differenza di altri personaggi analoghi nelle commedie plautine, non è stabilmente al servizio di un patrono in particolare.<ref>{{cita|Armeling|p. 19}}.</ref> Al contrario, nomina i suoi antenati e la patria potestà su sua figlia proprio come fanno, in altre commedie, i vecchi.<ref name=GG1/>
 
In un passo in cui Saturione afferma di non avere denaro e di possedere, alla maniera dei [[cinici]], solo un'ampolla, uno [[strigile]], una tazza, un paio di sandali, un [[Pallio (abito)|pallio]] e una borsa con pochi soldi, alcuni studiosi vedono un richiamo alla [[commedia Nuova]] greca da cui prende ispirazione Plauto.<ref>{{cita|Pasetti|pp. 1-2}}.</ref> In quella, infatti, filosofi e parassiti erano personaggi molto simili, e nella trasposizione alla commedia latina le due maschere furono unificate, creando il personaggio di un parassita che si atteggia da filosofo e che, con le sue affermazioni da sapiente, crea il pretesto per delle situazioni comiche.<ref>{{cita|Pasetti|pp. 8-9}}.</ref>
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===Figlia di Saturione===
La figlia di Saturione è una fanciulla saggia, [[moralista]], e parla in modo forbito e soprattutto recita la parte dell'araba senza dire troppe bugie. Ella vorrebbe opporsi ai propositi del padre, per salvare la reputazione del padre e di sé stessa in vista di un matrimonio futuro.<ref name=H25/> Tuttavia, nella farsa con il lenone, risulta alquanto abile nell'elaborare risposte ambigue per non farsi scoprire dal ruffiano Dordalo.<ref name=B262/> Come con Sagaristione, anche in questo personaggio l'attore romano doveva compiere una doppia trasformazione: quella in un greco prima e quella in persiano poi. Con la figlia del parassita, a differenza di Sagaristione, sono presenti sostanziali differenze tra il ruolo di fanciulla greca e di schiava persiana.<ref name=M105/>
 
Dato che questa fanciulla rappresenta l'unico caso nella produzione di Plauto di figlia di un parassita e di donna libera che prende parte ad un inganno<ref name=H25/> e che nella sua figura coesistono i valori morali della donna libera e quelli della schiava astuta,<ref name=P17>{{cita|Pasetti|p. 17}}.</ref> alcuni storici ritengono che questo personaggio sia stato ampiamente modificato da Plauto rispetto al modello greco o che costituisca addirittura una invenzione totalmente plautina;<ref name=P17/> probabilmente nell'originale Saturione era un [[sicofante]], e in tal caso si spiegherebbe la presenza di una figlia.<ref name=L394>{{cita|Lowe|p. 394}}.</ref> Di certo l'autore, con questa combinazione di saggezza e astuzia, ha voluto creare un motivo di comicità<ref>{{cita|Pasetti|p. 21}}.</ref> che ben è esemplificato durante il colloquio con il lenone, quando la fanciulla elenca i mali morali per la città di Atene<ref>{{cita|Pasetti|p. 19}}.</ref> e riesce ad eludere le domande di questo senza mai mentire.<ref name=R>{{cita|Raia}}.</ref> Al di là del fattore comico, tuttavia, che non è quello preminente nel personaggio,<ref name=H26>{{cita|Hardy|p. 26}}.</ref> la fanciulla è molto importante all'interno della commedia e di tutta la produzione plautina per la sua complessità, il suo pudore e il suo coraggio,<ref name=R/> in quanto combina la ragazza morale e la serva astuta, così come Tossilo incarna sia il servo che l'innamorato.<ref name=H25/>
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===Sofoclidisca===
Sofoclidisca è l'ancella di Lemniselene e serva di Dordalo; è alquanto astuta e intraprendente, ma non ha un ruolo rilevante nella commedia. Il suo personaggio acquista un ruolo comico solamente nella discussione con Pegnio, dal quale emerge la sua antipatia per il ragazzo. A differenza delle ancelle nelle altre commedie plautine, qui Sofoclidisca assume anche un ruolo da seduttrice.<ref name=GG1/>
 
===Pegnio===
Pegnio, chiamato anche Giocarello,<ref name="cita|Plauto"/> è il piccolo schiavetto''[[servus currens]]'' di Tossilo, impertinente e pestifero; ha un ruolo comico nella commedia essendo sempre il primo a creare le basi per un litigio e torna in scena durante il banchetto finale, dove è incaricato di servire il vino e coglie ogni occasione per beffeggiare il lenone. La sua arguzia lo fa avvicinare anche al personaggio del ''servus callidus''.<ref name=GG1/> Nonostante la bassa altezza e l'esile corporatura, è molto agile e acrobatico e riesce a sottrarsi ai goffi tentativi di percossa da parte di Dordalo.
 
==Trama==