Anfinomo era figlio didel re [[Niso]],proveniente dadi [[Dulichio]]. Si dimostra uno dei pretendenti più insistenti ma è al tempo stesso quello meno tracotante; nell'impresa di sottrarre il regno a [[Odisseo]] e di uccidere suo figlio [[Telemaco]] si dichiara infatti disponibile a farlo soltanto nel caso che siano a volerlo gli dei (Libro XVI). Per la sua assennatezza Odisseo tenta di salvargli la vita: Anfinomo infatti (libro XVIII) è l'unico tra i pretendenti che si rivolge in maniera non sprezzante al mendicante sotto le cui spoglie si cela prodigiosamente l'eroe, e perfino gli porge due pani bianchi e una coppa di vino. Odisseo liba e si augura che un Dio lo conduca lontano dalla reggia dove s'appresta il ritorno dell'eroe, ma Anfinomo, senza proferir verbo, torna a sedersi fra gli altri pretendenti, turbato da quelle parole ma incapace di mutare il proprio fato ("avvinto da Pallade Atena"), dice Omero. Andrà incontro al suo destino di morte, per mezzo della lancia di [[Telemaco]] (Libro XXII).