Tricarico: differenze tra le versioni

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<!-- Tricarico ed il suo territorio:
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un suggestivo libro di storia, arte e … poesia, in cui immergersi piacevolmente. Tricarico in un suggestivo notturno invernale: il campanile della chiesa di Sant'Antonio, l'imponente torre normanna ed un pugno di case nel mezzo.Tricarico, città arabo-normanna, come la indica la segnaletica stradale, è un'antica cittadina situata nel cuore della Lucania interna, ricca di monumenti e protagonista di una storia millenaria, intrecciata, da un lato, con la diocesi di cui è sede sin dal X sec., e, dall'altro, con la sapienza delle genti che l'hanno popolata.
L'origine del suo nome è, finora, sconosciuta ed al riguardo sono state fatte solo ipotesi non suffragate da elementi concreti: alcuni ritengono possa derivare dal greco treis = tre ed akros, akris = vetta, monte, vertice, ossia "città dalle tre vette", altri dal greco treis kari kora o treis kariaris, da intendersi come "città delle tre grazie" o "città graziosa", altri ancora la associano al latino trigarium (stazione di posta per il cambio dei cavalli).
Sebbene di antichissima origine (testimonianze archeologiche risalenti al VI-V sec. a. C. sono state ritrovate nel rione cappuccini, nei pressi del cinquecentesco monastero di S. Maria delle Grazie), le prime notizie documentate la riportano come cittadella longobarda nell'849, poi roccaforte araba, quindi città fortificata bizantina (kastron) e poi contea normanna della potente famiglia dei Sanseverino.
Nel '400 vide la presenza di una consistente comunità ebraica e, nel '500, di una comunità albanese.
Culture distanti, anche da un punto di vista religioso, che qui hanno trovato un naturale luogo di incontro e di crescita,testimoniato non solo attraverso l'arte e l'architettura ma anche attraverso un modo sapiente di utilizzare il territorio nel rispetto della natura.
Un esempio di straordinaria rilevanza, anche storica, sono gli orti e giardini terrazzati, di origine araba ed ancora oggi in uso, realizzati a ridosso della città verso il vallone del Milo rendendo fertili, così, terreni scoscesi altrimenti brulli ed improduttivi.
Le favorevoli vicende storiche e culturali che l'hanno caratterizzata, hanno fatto di Tricarico un centro di primaria importanza, tanto da essere l'unica città lucana ed una delle pochissime dell'intero meridione, ad essere raffigurata nella prestigiosa opera di G. Braun e F. Hogemberg "Theatrum Urbium Praecipuarum Mundi" pubblicata a Colonia nei primi anni del '600.
Innumerevoli le emergenze architettoniche: l'imponente '''Cattedrale di S. Maria Assunta''', voluta da Roberto il Guiscardo, nella quale, nel 1383, Luigi I d'Angiò fu incoronato re di Napoli, '''le numerose chiese''' (nel 1585 ve n'erano ben 52, di cui 13 parrocchiali), alcune delle quali interamente affrescate, '''i conventi''' (S. Antonio da Padova, Santa Chiara, Santa Maria del Carmine, S. Francesco d'Assisi, S. Maria delle Grazie), la maestosa '''torre normanna''' che è un vero e proprio gigante di pietra di 27 metri e con pareti spesse anche
oltre 5 metri, la '''torre della Saracena''', la '''torre della Ràbata''', le porte della città fortificata (Fontana, duecentesca e che ancora conserva i cardini in pietra di alloggiamento del portone, del Monte, della Ràbata, della Saracena, delle Beccarie), '''il palazzo ducale''' ed il museo archeologico ivi ubicato, i palazzi nobiliari. I suoi vasti boschi e la natura ben conservata fanno da cornice a diverse aree archeologiche: Piano della Civita (città lucana del IV sec. a.C.), Calle (insediamento romano, con impianto termale), Serra del Cedro (città lucana del VI sec. a. C.), S. Agata (villa romana con pavimento mosaicato policromo), sono solo tra le più importanti.
Non si può, poi, non immergersi nelle strade e vicoli del centro storico, caratterizzati da un diverso andamento a seconda che ci si trovi nei '''quartieri arabi della Ràbata e della Saracena''' (a struttura labirintica, con strade principali, "shari" in arabo, da cui si dipartono strade secondarie, "darb", che spesso si concludono in vicoli ciechi "zouquaq") o nei '''quartieri normanni''' del Monte e del Piano (a pianta regolare, con strade principali parallele unite perpendicolarmente da vicoli per lo più gradinati ed a forte pendenza).
La storia recente è legata alla figura del poeta Rocco Scotellaro (1923-1953), tricaricese illustre, che ha lasciato liriche tra le più significative del nostro tempo. Un percorso letterario a lui dedicato, è stato allestito dalla locale Pro Loco, con una selezione di sue poesie riportate su pannelli lignei collocati lungo le strade ed i vicoli del centro storico, che consentono al visitatore di leggere i componimenti nei luoghi che hanno ispirato l'autore.
 
'''Le maschere di Tricarico'''.
Convenzionalmente dette "campanacci", costituiscono un prezioso retaggio di culture ancestrali, legato, si ritiene, a riti di fertilità. Mucche e tori, impersonati da uomini (la partecipazione è interdetta alle donne) rappresentano una mandria in transumanza nella quale i partecipanti mimano l'andatura ed i movimenti degli animali, comprese le "prove di monta" dei tori sulle vacche.
La maschera da mucca è costituita da un cappello a falda larga coperto da un foulard e da un velo e riccamente decorato con lunghi nastri multicolori che scendono fino alle caviglie; la calzamaglia indossata (o, in alternativa, maglia e mutandoni di lana) è anch'essa decorata con nastri o foulards dai colori sgargianti al collo, ai fianchi, alle braccia ed alle gambe.
La maschera da toro è identica nella composizione ma si distingue per essere completamente nera con alcuni nastri rossi.
Ogni maschera ha un campanaccio, diverso nella forma e nel suono a seconda che si tratti di mucche o di tori.
All'alba del 17 gennaio, giorno dedicato a S. Antonio Abate, protettore degli animali, è usanza che i fedeli, insieme ai propri animali per i quali si invoca la benevolenza del Santo, compiano tre giri intorno alla chiesa a lui dedicata, prima di ricevere la benedizione da parte del prete.
Lo stesso rituale è osservato dalla mandria, prima di muoversi verso il centro storico e percorrerne tutti gli antichi rioni.
La sfilata delle maschere si ripete l'ultima domenica prima della chiusura del carnevale.
E' un rito collettivo, nel quale anche il semplice spettatore si trova coinvolto, catturato, da immagini e suoni che balzano dalla notte dei tempi.
Testo di: Rocco Stasi - Tricarico-->
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