Seconda crociata: differenze tra le versioni

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[[File:Stained glass St Bernard MNMA Cl3273.jpg|verticale|miniatura|sinistra|[[Bernardo di Chiaravalle]] raffigurato su una vetrata, 1450 circa]]
 
[[Papa Eugenio III]] commissionò all'[[abate]] e [[teologo]] [[francesi|francese]] [[Bernardo di Chiaravalle]] (Bernard de Clairvaux) di predicare la seconda crociata e concesse le medesime [[indulgenza|indulgenze]] che [[papa Urbano II]] aveva accordato ai partecipanti della prima crociata.<ref>{{cita|Bunson, 1998|p. 130}}.</ref> Venne convocata una riunione a [[Vézelay]] in [[Borgogna]] nel 1146 e Bernardo predicò davanti all'assemblea il 31 marzo. [[Luigi VII di Francia]], la moglie [[Eleonora d'Aquitania]], i principi e i signori presenti si prostrarono ai piedi di Bernardo per ricevere la croce dei pellegrini. Bernardo si recò poi in [[Germania]] e i racconti dei miracoli che si moltiplicavano quasi a suo ogni passo, contribuirono indubbiamente al successo della sua missione. A [[Spira (Germania)|Spira]], [[Corrado III di Svevia]] e suo nipote, il futuro [[imperatori del Sacro Romano Impero|imperatore del Sacro Romano Impero]] [[Federico Barbarossa]], ricevettero la croce dalla mano di Bernardo.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 48-p48">{{cita|Riley-Smith, 1991|p. 48}}.</ref> Papa Eugenio si recò personalmente in Francia a incoraggiare l'impresa.<ref name="Tyerman pp. 275"/>
 
Bernardo di Chiaravalle teorizzò, in risposta alla difficoltà per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio, la teoria del [[malicidio]]: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui; dunque egli non è un omicida bensì un malicida. Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito dei cavalieri templari, non assunse tuttavia il carattere di giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una campagna per la riconquista di Edessa.
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[[File:Siege of Lisbon - Muslim surrender.jpg|miniatura|''L'assedio di Lisbona'' in un dipinto di [[Joaquim Rodrigues Braga]] (1840)]]
 
Nella primavera del 1147, il Papa autorizzò l'espansione della crociata nella [[penisola iberica]] nel contesto della cosiddetta ''[[Reconquista]]''. Inoltre, autorizzò [[Alfonso VII di León|Alfonso VII di León e Castiglia]] a uguagliare le sue campagne contro i mori con il resto della seconda crociata.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 48-p48"/> Nel maggio dello stesso anno i primi contingenti di crociati partirono da [[Dartmouth (Devon)|Dartmouth]], in [[Inghilterra]], alla volta della Terra Santa. Il 16 giugno, le cattive condizioni meteorologiche costrinsero le navi ad approdare sulla costa portoghese, più precisamente nella città settentrionale di [[Porto]], con la convinzione che lì avrebbero incontrato [[re del Portogallo|re]] [[Alfonso I del Portogallo]].<ref name="cita|-Runciman, -1952|p. 258-p258">{{cita|Runciman, 1952|p. 258}}.</ref>
 
I crociati stipularono un solenne accordo con il re in cui si impegnavano ad aiutarlo ad attaccare [[Lisbona]] in cambio della possibilità di saccheggiare i beni della città e di far proprio il denaro proveniente dai riscatti dei prigionieri. L'[[assedio di Lisbona]] durò dal 1º luglio al 25 ottobre 1147, quando, dopo quattro mesi i governanti moreschi accettarono di arrendersi, soprattutto per via della carestia che stava mettendo in ginocchio la città. La maggior parte dei crociati decisero di stabilirsi a Lisbona ma altri proseguirono verso la Terra Santa.<ref name="cita|-Runciman, -1952|p. 258-p258"/> Molti di quelli che si fermarono, contribuirono poi alla conquista di [[Santarém (Portogallo)|Santarém]], all'inizio dello stesso anno, e successivamente alla presa di [[Sintra]], [[Almada]], [[Palmela]] e [[Setúbal]], e vennero autorizzati a stabilirsi definitivamente nelle terre conquistate.
 
Quasi contemporaneamente, altrove sulla penisola iberica, Alfonso VII di León, [[Raimondo Berengario IV di Barcellona]] e altri nobili condussero un esercito misto di catalani, leonesi, castigliani e crociati francesi contro la ricca città portuale di [[Almería]]. Grazie anche al sostegno di una flotta [[repubblica di Genova|genovese]]-[[Repubblica di Pisa|pisana]], la città venne occupata nell'ottobre del 1147.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 48-p48"/>
 
Raimondo Berengario successivamente invase i [[Taifa|Regni di Taifa]] degli [[Almoravidi]] di [[Regno di Valencia|Valencia]] e [[Murcia]]. Nel dicembre del 1148 [[Battaglie di Almeria e Tortosa|conquistò Tortosa]] dopo un assedio di cinque mesi grazie all'aiuto dei crociati francesi, anglo-normanni e genovesi.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 48-p48"/> L'anno successivo, [[Fraga (Spagna)|Fraga]], [[Lleida]] e [[Mequinenza]], città poste nella confluenza dei fiumi [[Segre (fiume)|Segre]] ed [[Ebro]], caddero al suo esercito.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 126-p126">{{cita|Riley-Smith, 1991|p. 126}}.</ref>
 
== Forze in campo ==
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L'esercito crociato tedesco, accompagnato dal [[legato pontificio]] e dal [[cardinale]] Teodovino, programmò di incontrarsi con i francesi a [[Costantinopoli]]. [[Ottocaro III di Stiria]] si unì a Corrado a [[Vienna]] e la nemica di Corrado, [[Géza II d'Ungheria]], gli permise di attraversare i suoi possedimenti senza problemi. Quando i crociati tedeschi, forti di 20&nbsp;000 uomini, arrivarono nel territorio bizantino, l'imperatore [[Manuele I Comneno]] temette di essere attaccato e truppe bizantine furono inviate per assicurarsi che ciò non avvenisse. Vi fu una breve schermaglia con alcuni dei soldati tedeschi più indisciplinati nei pressi di [[Plovdiv|Filippopoli]] e [[Edirne|Adrianopoli]], dove il generale bizantino Proschè si scontrò con il nipote di Corrado, il futuro imperatore [[Federico I Barbarossa]]. A rendere le cose più difficili, all'inizio di settembre alcuni dei soldati tedeschi rimasero uccisi a causa di un'alluvione. Il 10 settembre, tuttavia, fecero finalmente il loro arrivo a Costantinopoli, dove i rapporti con Manuele si dimostrarono freddi, sfociando in una battaglia, che convinse i tedeschi ad attraversare l'Asia Minore il più rapidamente possibile.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|pp. 42}}.</ref>
 
Così Corrado decise di non aspettare i francesi e marciò verso [[Konya]], capitale del [[Sultanato di Rum|Sultanato Selgiudiche di Rum]]. Gran parte dell'autorità dell'Impero bizantino nelle province occidentali dell'Asia Minore era più nominale che reale, con la maggioranze delle province che erano terra di nessuno controllate dai nomadi turchi.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|pp. 43}}.</ref> Corrado sottovalutò la durata della marcia verso l'Anatolia e suppose che l'autorità dell'imperatore Manuele fosse maggiore rispetto a quella di fatto.<ref name="cita|-Nicolle, -2009|pp. 46-pp46" /> Per questo, egli portò con sé solo i cavalieri e le migliori truppe a seguire la strada battuta, mentre inviò gli aiutanti di campo, guidati da [[Ottone di Frisinga]], a seguire la strada costiera.<ref name="cita|-Nicolle, -2009|pp. 46-pp46">{{cita|Nicolle, 2009|pp. 46}}.</ref> La divisione guidata dal re venne quasi totalmente distrutta il 25 ottobre 1147 nella [[Battaglia di Dorylaeum (1147)|seconda battaglia di Dorylaeum]].<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50">{{cita|Riley-Smith, 1991|p. 50}}.</ref>
 
In questa battaglia, i turchi utilizzarono la loro tipica tattica di fingere di ritirarsi e poi tornare ad attaccare la cavalleria tedesca che si era separata dall'esercito principale per inseguirli. Corrado iniziò, dunque, un lento ritiro da Costantinopoli costeggiato da molestie quotidiane da parte dei turchi, che attaccarono i disertori e distrussero la [[retroguardia]].<ref>{{cita|Nicolle, 2009|pp. 47}}.</ref> Anche Corrado venne ferito in uno scontro con loro. L'altra divisione, guidata dal fratellastro del re, il vescovo Ottone di Frisinga, aveva marciato verso sud fino alla costa mediterranea dove venne anch'esso sconfitto all'inizio del 1148.<ref>{{cita|Runciman, 1952|pp. 267-270}}.</ref> Gli uomini guidati da Ottone si ritrovarono con scarse vettovaglie mentre si apprestavano ad attraversare una campagna inospitale e qui subirono un'imboscata da parte dei turchi Selgiudichi, nei pressi di Laodicea, il 16 novembre 1147. La maggior parte dei crociati di Ottone caddero in battaglia o vennero catturati e venduti come schiavi.<ref name="cita|-Nicolle, -2009|pp. 46-pp46"/>
 
=== Viaggio dei francesi ===
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[[File:RaymondOfPoitiersWelcomingLouisVIIinAntioch.JPG|miniatura|upright=1.4|[[Raimondo di Poitiers]] accoglie [[Luigi VII di Francia|Luigi VII]] ad Antiochia]]
 
Dopo aver ritardato anche a causa di tempeste, Luigi finalmente giunse ad Antiochia il 19 marzo; Amedeo di Savoia era morto a [[Cipro]] durante il viaggio. Qui venne accolto da [[Raimondo di Poitiers]] il quale si aspettava che così avrebbe potuto ricevere aiuto nella difesa contro i turchi e che Luigi lo avrebbe accompagnato in una spedizione contro Aleppo, la città musulmana che costituiva la porta per la via di Edessa. Tuttavia dovette ricevere il rifiuto del re francese che preferì invece proseguire per il suo pellegrinaggio verso Gerusalemme piuttosto che dedicarsi all'aspetto militare del crociata.<ref name="Brundage pp. 115">{{cita|Brundage, 1962|pp. 115-121}}.</ref> La regina Eleonora apprezzò il soggiorno presso Antiochia, tuttavia suo zio la esortò ad allargare i possedimenti familiari e a divorziare da re Luigi se egli si fosse rifiutato di adempiere alla causa militare della crociata.<ref name="cita|-Nicolle, -2009|p. 54-p54">{{cita|Nicolle, 2009|p. 54}}.</ref> Durante questo periodo circolarono voci riguardo a una relazione tra Raimondo ed Eleonora, una situazione che causò delle tensioni tra quest'ultima e il re.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|pp. 18, 54}}.</ref> Così Luigì abbandonò velocemente Antiochia per recarsi a [[Tripoli]].
 
Nel frattempo, [[Otto di Frisinga]] e il resto delle sue truppe fecero il loro arrivo a Gerusalemme all'inizio di aprile, seguite subito dopo da Corrado.<ref>{{cita|Riley-Smith, 1991|pp. 49-50}}.</ref> [[Fulcherio di Angoulême]], [[Patriarcato di Gerusalemme dei Latini|patriarca latino di Gerusalemme]], fu inviato anche incontro a Luigi per convincerlo a lasciare Tripoli per unirsi a loro. La flotta che sostò a Lisbona giunse anch'essa, così come i provenzali che si incamminarono dall'Europa sotto la guida di [[Alfonso Giordano di Tolosa|Alfonso Giordano]] [[conti di Tolosa|conte di Tolosa]]. Tuttavia, Alfonso stesso non riuscì a giungere a Gerusalemme in quanto morì avvelenato a [[Caesarea]].<ref name="cita|-Nicolle, -2009|p. 54-p54"/> Nonostante l'obiettivo principale della crociata fosse stata la città di Edessa, ora, [[Baldovino III di Gerusalemme|Baldovino III]] e i [[cavalieri templari]] si dimostrarono più propensi per dirigersi verso [[Damasco]].<ref name="Brundage pp. 115"/>
 
In risposta all'arrivo dei crociati, il reggente di Damasco, [[Mu'in al-Din Unur]], iniziò una febbrile attività preparatoria alla guerra, rafforzando le fortificazioni, radunando truppe e distruggendo o deviando le fonti d'acqua che si trovavano lungo la strada perla città. Unur cercò aiuto dai governanti Zangidi di Aleppo e Mosul (normalmente i suoi rivali), tuttavia le truppe di questi regni non arrivarono in tempo per prendere parte ai combattimenti fuori Damasco. È quasi certo che i governanti di Zangidi avessero ritardato volontariamente l'invio delle loro truppe nella speranza che il loro rivale Unur potesse perdere la sua città in favore dei crociati.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|p. 55}}.</ref>
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{{Vedi anche|Concilio di Acri}}
 
La nobiltà di Gerusalemme accolse l'arrivo delle truppe provenienti dall'Europa e venne annunciato un concilio dove si sarebbe dovuto decidere quale fosse il miglior obiettivo per i crociati. Ciò avvenne il 24 giugno 1148, quando l'[[Alta corte di Gerusalemme]] si incontrò con i crociati recentemente arrivati dall'Europa presso Palmarea, nei pressi di Acri, una grande città facente parte del [[Regno di Gerusalemme]]; fu la più ampia assemblea di nobili nella [[storia di Gerusalemme]]. La seconda crociata venne proclamata per riconquistare [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]], ma a Gerusalemme [[Baldovino III di Gerusalemme|re Baldovino III]] e i [[Templari|cavalieri templari]] miravano a [[Damasco]]. Anche Corrado III e Luigi VII furono persuasi della necessità di attaccare Damasco, sebbene molti dei nobili di Gerusalemme considerassero folle un tale piano, visto che la [[Buridi|dinastia buride]] di Damasco, per quanto [[musulmani|musulmana]], era alleata coi crociati e fortemente intenzionata a fronteggiare la minaccia rappresentata dalla [[Zengidi|dinastia zengide]].<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50"/>
 
Tuttavia, l'importanza strategica di Damasco per l{{'}}''[[Outremer]]'' fu tutta nella sua collocazione lungo la sua frontiera orientale e nella sua capacità di impedire che si saldasse il cerchio anti-crociato da parte delle forze musulmane ostili. Così, a luglio, gli eserciti crociati si riunirono a [[Tiberiade]] e presero la strada per Damasco passando da [[Baniyas]]. Si stima che l'esercito fosse composto da circa 50&nbsp;000 soldati in totale.<ref>{{cita|Runciman, 1952|pp. 228-229}}.</ref>
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[[File:Siege of Damascus.jpg|miniatura|upright=1.4|Assedio di Damasco]]
 
I crociati decisero di attaccare Damasco da ovest, dove la presenza di frutteti avrebbe garantito una costante fornitura di cibo.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50"/> Pertanto, il 23 luglio fecero il loro arrivo a Darayya. Il giorno seguente i musulmani contrattaccarono con forza l'esercito cristiano che avanzava attraverso i frutteti. Gli assediati trovarono l'aiuto di [[Saif ad-Din Ghazi I]] di [[Mosul]] e [[Nur ad-Din]] di Aleppo, quest'ultimo guidò personalmente uno dei tanti attacchi al campo crociato.<ref name="Brundage pp. 115"/>
 
Secondo [[Guglielmo di Tiro]], il 27 luglio i crociati decisero di proseguire verso la pianura posta sul lato orientale della città, considerata meno fortificata ma anche priva della possibilità di approvvigionarsi di cibo e acqua.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50"/> Intanto Nur ad-Din e Saif ad-Din giunsero a difesa della città e per i crociati non fu più possibile fare ritorno alla loro posizione migliore.<ref name="Brundage pp. 115"/> Vista la difficile situazione, intrappolati tra le mura che non riuscivano a infrangere e gli eserciti musulmani, i signori crociati locali si rifiutarono di continuare con l'assedio e i tre re non ebbero davanti a sé altra scelta che abbandonare la città e l'assedio.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50"/> Il primo a ripiegare fu Corrado che fece ritorno a Gerusalemme il 28 luglio. Anche la ritirata non fu facile in quanto per tutto il tragitto vennero seguiti da arcieri turchi che li aggredirono frequentemente.<ref>{{cita|Baldwin|Setton, 1969|p. 510}}.</ref>
 
== Conseguenze ==
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[[File:Byzantium1173.JPG|miniatura|sinistra|upright=1.5|Il mondo mediterraneo dopo la seconda crociata nel 1173]]
 
Ciascuna delle forze cristiane si sentì tradita dall'altra.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 50-p50"/> Venne ideato un nuovo piano per attaccare [[Ascalona]] e Corrado iniziò a radunare le sue truppe; tuttavia non gli arrivò alcun aiuto a causa della ormai perdita di fiducia nell'impresa scaturita dal fallito assedio. Questa reciproca diffidenza influì profondamente per un'intera generazione nella rovina dei regni cristiani in Terra Santa. Dopo aver abbandonato Ascalona, Corrado fece ritorno a Costantinopoli per tentare di allargare la sua alleanza con Manuele; Luigi rimase a Gerusalemme fino al 1149. La disfatta si ripercosse anche sul matrimonio tra Luigi ed Eleonora che andò in frantumi durante la crociata, tanto che i due regnanti di Francia fecero ritorno, nell'aprile del 1149, nelle loro terre su navi diverse.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|p. 77}}.</ref>
 
[[Bernardo di Chiaravalle]] si sentì umiliato dal fallimento della crociata e considerò un suo preciso dovere inviare una lettera di scuse al Papa, uno scritto che in seguito inserirà nella seconda parte del suo ''Libro di riflessione''. In esso spiegò come i peccati dei crociati furono la causa della loro disgrazia e dei loro fallimenti. In seguito tentò invano di predicare una nuova crociata dissociandosi dal precedente fallimento.<ref>{{cita|Runciman, 1952|pp. 232–234, 277}}.</ref>
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In Francia l'impatto culturale della seconda crociata fu ancora maggiore; molti [[trovatore|trovatori]] rimasero affascinati dalla presunta storia d'amore tra Eleonora e Raimondo, e ciò contribuì a ispirare temi riguardanti l'[[amor cortese]]. A differenza di Corrado, l'immagine di Luigi beneficò dalla crociata in quanto molti dei suoi sudditi lo videro come un re pellegrino sofferente che accettò in silenzio le punizioni inferte da Dio.<ref>{{cita|Nicolle, 2009|pp. 81-84}}.</ref>
 
Le relazioni tra l'Impero Romano d'Oriente e la Francia furono gravemente compromesse dall'esito della crociata. Luigi e gli altri condottieri francesi accusarono apertamente l'imperatore Manuele I di aver favorito gli attacchi turchi subiti durante la marcia attraverso l'Asia Minore. All'interno dell'impero, invece, la crociata fu ricordata come un capolavoro della diplomazia.<ref name="cita|-Nicolle, -2009|p. 84-p84" /> Nell'elogio per l'imperatore Manuele pronunciato dell'arcivescovo [[Eustazio di Tessalonica]] venne dichiarato:
 
{{citazione|Egli fu in grado di affrontare i suoi nemici con un'abilità invidiabile, mettendo uno contro l'altro con l'obiettivo di portare pace e tranquillità<ref name="cita|-Nicolle, -2009|p. 84-p84">{{cita|Nicolle, 2009|p. 84}}.</ref>}}
 
La crociata vendica ottenne risultati contrastanti. Mentre i sassoni poterono affermare il loro possesso di [[Wagria]] e [[Polabi]]a, i pagani mantennero il controllo delle terre Odobrite a est di [[Lubecca]]. I sassoni ricevettero, inoltre, il tributo dal capo [[Niklot]], che permise di colonizzare la [[Diocesi di Havelberg]] e di liberare alcuni prigionieri danesi. Tuttavia, i comandanti cristiani nutrirono ingenti sospetti tra di loro e si accusarono reciprocamente di sabotare la campagna.
 
Nella penisola iberica, le campagne di Spagna, insieme all'assedio di Lisbona, furono alcune delle poche vittorie ottenute dai cristiani nel corso della seconda crociata. Queste, tuttavia, si possono considerare come battaglie inserite in un più vasto contesto conosciuto come ''[[Reconquista]]'', una serie di azioni militari che si conclusero nel 1492 con la scacciata dei musulmani dalla penisola.<ref name="cita|-Riley-Smith, -1991|p. 126-p126"/>
 
In Oriente, per i cristiani, la situazione si fece molto più critica. In Terra Santa, la seconda crociata ebbe conseguenze a lungo termine disastrose che coinvolsero la stessa Gerusalemme. Nonostante [[Baldovino III di Gerusalemme|Baldovino III]] avesse esteso l'influenza cristiana in [[Egitto]], le relazioni con l'Impero bizantino erano oramai compromesse e dall'Europa si potevano contare scarsissimi rinforzi.<ref>{{cita|Riley-Smith, 1991|p. 56}}.</ref> Nel 1171 [[Saladino]], nipote di uno dei generali di [[Nur ad-Din]] venne proclamato sultano d'Egitto, unendo sotto il suo unico comando Egitto e Siria e, di conseguenza, circondando completamente il regno crociato. Nel frattempo, nel 1180, con la morte dell'imperatore Manuele I si concluse l'alleanza con i bizantini. Nel 1187 [[Assedio di Gerusalemme (1187)|Gerusalemme capitolò]] a Saladino. In seguito, le forze musulmane dilagarono a nord conquistando tutte le città, tranne le capitali degli Stati crociati, gettando le basi per la proclamazione della [[terza crociata]].<ref>{{cita|Riley-Smith, 1991|p. 60}}.</ref>